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Autore: Inspired_girl    24/02/2015    12 recensioni
Cosa puoi fare quando l'insicurezza ti blocca? Cosa puoi dire quando la timidezza ti opprime la gola? Come puoi vivere quando attualmente vivi solo di malinconia e depressione?
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«Non abbiamo bisogno di psicopatici appena usciti da istituti per depressi, tornatene a casa Howen»
(N.d.A: tematiche delicate trattate con estrema cura e cautela, realismo)
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
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'Con questo mio scritto pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo'





                                       Let's have fun



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“Tutte le cose che mi piace fare veramente sono illegali, 
immorali oppure fanno ingrassare.”
-Alexander Woollcott, 1933











«Vai a cambiarti, ti supplico», «va bene» sussurrai. Tornai in casa, ero indecisa sul cosa mettermi, mi sedetti sul letto e sbuffai, forse non era l'abbigliamento adatto a me, non ero sexy, solo una bambina che molto probabilmente voleva sembrare più grande. Ero convinta che se fosse stata Lizzie l'avrebbe mostrata agli altri fieramente.
Mi spogliai con una certa malavoglia e buttai gli indumenti per terra, rimasi lì in mutande e reggiseno a dondolarmi sui talloni.
«Al diavolo» dissi, presi dei pantaloncini inguinali semplici semplici, decisamente più lunghi degli altri che tra poco mi facevano da mutandone. Erano sempre in jeans chiaro, indossai una camicetta bianca a tre quarti, un giacchino nero in pelle e degli stivali del medesimo stile, neri pece e sempre in pelle. 
Cancellai con una salvietta struccante quel rossetto rosso fiamma e il blush pesca, mi guardai allo speccio. Forse aveva ragione, così stavo meglio, ero più naturale, però desideravo apparire in qualche modo diversa almeno questa sera. Mi morsi l'interno guancia, chissà perché le sbagliavo tutte, sempre. Quando mi accorsi di essere ancora lì impalata a condannarmi per le mie mosse sbagliate, mi sbattei la mano sul viso, «posso sempre rifarmi» esclamai acquistando mano a mano sempre più intraprendenza.  Mi profumai e uscii nuovamente di casa, dove Justin mi aspettava impaziente.
«Hai visto? Prima non mi dispiacevi, però così stai meglio» puntualizzò facendomi l'occhiolino, arricciai il naso «hai ragione» gli dissi, «come sempre» aggiunsi poi. 
«Cos'è quel cruccio? Dobbiamo andare a divertirci, no?» domandò con tanto di buffetto alla guancia, «hai di nuovo ragione» replicai e scoppiammo a ridere entrambi. 
«Mi fa piacere notare che in qualche modo tu stia sorridendo più spesso» sussurrò accarezzandomi la guancia, mi sentivo così impotente quando mi trattava così premurosamente.
«Sì?» feci improvvisamente stordita, mi faceva un effetto così strano Justin.
«Sì» rispose mostrandomi i denti bianchi e allineati. Feci lo stesso e mi misi a ridere, poggiai una mano davanti alla bocca, quando sorridevo diventavo una vera e propria schifezzuola. Mi si allargava il naso, gli occhi si rimpiccolivano e gli zigomi sembravano rifatti. Purtroppo non rientravo nella categoria delle ragazze che potevano sorridere e fare smorfie liberamente, perché loro erano belle lo stesso. 
«Ti trovo stanchissimo, sicuro che te la senti di andare in discoteca?» domandai apprensiva e preoccupata. 
«Tranquilla, so cos'è meglio per me» rispose in maniera autoritaria. 
«Non ne ho dubbi» allusi al fatto che se sapesse cosa fosse meglio per lui non si sarebbe fidanzato con una come Lizzie. Mi guardò e notai che avesse compreso la frecciatina, però lasciò stare.

Camminammo fianco a fianco in un silenzio imbarazzante in direzione della scuola.
Durante il cammino lo guardavo di nascosto, mi intimidiva parecchio la sua presenza, eravamo solo noi due. Inoltre due erano le cose sicure: il suo profilo era bellissimo e io mi ero presa una bella cotta.
Quando raggiungemmo il cancello scolastico erano già presenti i ragazzi, Chris dal viso dolce ed estremamente carino, Alex gnocco da paura e Zack... Beh Zack era sempre bellissimo, biondo, occhi verdi e sorriso mozzafiato, diciamo che la pecora nera ero io. Non lo seppi spiegare, ma in quel momento mi sentii proprio fortunata, ero circondata da quattro fighi da paura che non facevano altro che trattarmi dolcemente e riempirmi di attenzioni, queste cose le realizzavo solo in circostanze del genere. «Boh, siete bellissimi» ammisi franca, c'era chi rise e chi annuì. 
«E tu sei dolcissima» rispose Zack, le mie gote si colorarono di un rosso vermiglio e abbassai gli occhi, sapevo di non aver bisogno di blush, bastava quello. «Si va?» chiesi per rompere il ghiaccio. Ricevetti un consenso di gruppo e ce la facemmo a piedi fino a quella che era la famosissima discoteca. 
«È nuova per caso?» chiesi riferendomi a essa, «sì, ha aperto tipo un mese fa» fece Justin, «ci siete mai stati?» dissi in aggiunta. «Sì, quattro o cinque volte. È un bel posticino» rispose questa volta Zack.
«Wow» commentai, aveva aperto da un solo mese e già vi erano stati cinque volte. 
«Ammirevole» lo canzonai, «che fai? Sfotti?» chiese, «non potrei mai, avanti!».
«Che tipo di gente c'è?» domandai nuovamente, «di tutti i tipi e di tutti i colori» esclamò il biondino, «ma se sei con noi non ti tocca nessuno» disse Justin in aggiunta e sospirai sollevata.
«Era questo che ti preoccupava?», «oh sì, ricordi l'ultima volta?» feci riferendomi alla notte in cui ero stata baciata da quella ragazza, Julie se non ricordo male. Ricordai ancora lo spavento che mi presi, bastava poco per farmi sbiancare, il minimo accenno o il minimo ammiccamento da parte di estranei mi faceva venire la tremarella alle gambe.
«Oh sì, quando abbiamo fatto rissa?» ridacchiò Chris, «e mi sono preso due pugni» continuò cambiando il tono della voce e smettendo di ridere. «Mi spiace» gli dissi, «è stata colpa mia, me la sarei potuta cavare da sola, però ero in uno stato ipnotico e non capivo bene la situazione» tentai di giustificarmi. 
«Oh nessun problema, io l'ho fatto con piacere» ammise Zack, «Justin? Solo perché ti avevano toccato Lizzie, vero?» rise Alex, ignaro che quel nome mettesse ansia un po' a tutti.
«No, ora cambiamo discorso!» urlò alzando il viso e chiudendo gli occhi, sembrava quasi che nominarla lo messe in una grande agitazione, che provasse ancora qualcosa per lei?
«a me piace questo discorso» lo misi in difficoltà, forse lo stavo pressando, però la mia gelosia superava ogni cosa,
«allora tienilo per te nanetta», «ha parlato il nano malefico» risposi.
«Sono più alto di te», «sì certo, di tipo un centimetro».
«Facciamo anche dieci centimetri»
«non cambia nulla, fatto sta che il soprannome non è azzeccato per niente»
«Ragazzi, Caren è una nanetta o no?» chiese al gruppo, «sì Caren lo sei, io ti amo ma tu sei comunque la più bassa» mi abbandonò Chris, «ehm sì» fece Zack. «Quoto gli altri» rimase per ultimo Alex.
«Devo ancora crescere» mormorai, «ho visto, non solo di altezza purtroppo» mi stuzzicò il Chris, sarcastico sempre e comunque. 
«Dai!» protestai dandogli uno scappellotto.
«Caren non si toccano le ragazze» mi rimproverò il biondino, scoppiai a ridere mentre il ragazzo preso in causa si arrabbiò.
«Chris perché sei così permaloso?», «perché continua a fare il bullo con me, sempre. Ti ricordi alle medie Zack?».
«Sì» fece lui lasciandosi scappare vari risolini insieme a Justin, c'erano cose che non sapevo.
«Vi ricordate di quando mi prendevate di mira?», «porcaccia io e te Justin, eravamo proprio degli idioti».
«Cos'avete combinato?» domandai curiosa. 
«Andavamo alle scuole medie e in pratica io e Zack eravamo dei bulletti, facevamo le solite stupidate, rubavamo le merendine e prendevamo in giro gli alunni con ottimi voti, tra questi rientrava Chris» ammise Justin, spalancai la bocca dalla sorpresa. E così Chris era vittima di bullismo e i bulli erano proprio Zack e Justin?
«Questa storia è magnifica» ridacchiai, «e Alex?».
«Alex lo abbiamo conosciuto poco dopo, all'inizio delle scuole superiori, diversi anni fa», «e Lizzie?» chiesi poi. Forse ero un po' spaventata dalla risposta.
«Lizzie è sempre stata con noi, anche alle scuole medie, era lei che difendeva Chris. Diciamo che prima eravamo tutti semplici amici e ci stimavamo, tranne io e Zack che siamo sempre stati come fratelli. È alle superiori che siamo diventati un vero e proprio gruppetto, e ora come vedi non possiamo vivere l'un senza l'altro» mi rispose Justin e deglutii. 
«Capisco» sussurrai. 


Giungemmo al fatidico locale e mi fermai più o meno all'entrata, spalancai la bocca da cotanta magnificenza. Era un luogo di classe, l'edificio era gigantesco e decorato in maniera impeccabile, l'insegna 'party club' brillava in alto e due uomini di colore altissimi e robusti controllavano le carte di identità di chi stesse entrando. Dopo di loro seguitava un mini tunnel da attraversare, era pieno di luci e il pavimento era coperto da un lussuoso tappeto rosso che portava fino all'entrata vera e propria. 
«Ciao ragazzi, avete cambiato la ragazza? È un bel bocconcino anche questa eh» fece uno dei due uomini in completo nero e occhiali da sole, mi stava già simpatico. Non mi importava se stesse scherzando o no, mi fece piacere il complimento.
«Possiamo dire che c'è sempre stata» rispose Justin, sorrisi al bodyguard. 
«Lizzie invece?» domandò l'altro liberatosi della coppia con i documenti falsi.
«È ammalata» troncò il discorso Chris, solo come lui sapeva fare del resto. L'interlocutore annuì e ci fece entrare senza controlli, si vede che conosceva i ragazzi piuttosto bene. Ne fui contenta, loro erano popolari... Però io no, che bellezza.
Non appena il tunnel finì, entrammo dal portone principale e accedemmo al mega salotto. Era classico e la musica era bassa, vi era solo gente diplomatica. Un altro portone, un'altra sala; questa era più per coppie che volevano divertirsi da sole, senza casino. L'ennesima porta e spalancai gli occhi per quanto grande fosse la sala, era gigantesca, i soliti posti famiglia, quelli singoli, due bar che avevano bibite e sigarette di ogni tipo e le diverse piste da ballo. La più grande, quella centrale era gremita di persone ammassate tra loro. Vi erano facce mai viste e alcune notate a scuola o in giro. La musica era altissima e la luce era blu, odore di alchol e fumo fecero sì che io mi tappassi il naso e solo dopo essermi abituata lo lasciai andare.
«Però, tanta roba» ammisi più a me stessa che a loro. Nonostante non fossi solita a frequentare posti del genere, l'atmosfera mi piacque e per la prima volta dopo anni mi venne voglia di ballare, l'unico problema era che non lo sapevo fare.
Non stavo scherzando, ero scoordinata e non riuscivo a muovermi come si doveva, ero un disastro. L'avevo potuto testare quando da piccola mi escludevano sempre dai balli di gruppo, non ne facevo loro un dramma, se facevo pena era solo colpa mia. Neanche a muoverci per sederci in pace, tre ragazze mezze nude, anzi quasi totalmente vennero verso di noi.
Due di loro indossavano un tubino bianco strettissimo, arrivava appena dove terminavano le mutande e copriva metà del seno, eh già, quest'ultimo era schiacciato, sporgente e mezzo di fuori, in realtà riuscivo ad intravedere anche le culottes rosse.
L'altra aveva dei pantaloncini a mutanda, erano diversi da quelli che avrei voluto mettere io, questi le coprivano metà dei glutei  sodi. La natica destra aveva un tatuaggio cinese, che voleva sicuramente mettere in vista. Tacchi a spillo e solita aria da ragazze assetate. Sbuffai.
«Buongiorno bellocci» disse una quasi ansimando, «è notte» puntualizzai. «E cosa importa?» replicò alzando gli occhi al cielo.
Non risposi, restai a guardare cosa avrebbero fatto tutte e tre.
«Il biondo è mio» marcò miss tubino e perizoma in vista, «io una cosa a tre con te» disse indicando Justin, «e te» aggiunse poi rivolgendosi a Chris. «Perfetto, così l'altro me lo prendo tutto io» arrivò la terza madonnina parlando di Alex.
«Cosa?» gridai agitando le mani. 
«Qual'è il problema? Vuoi entrare con me e con il biondo?» 
«Vergognati, non si dicono queste cose» la rimproverai, quanto lerciume.
«Fammi capire, tu sei la tipica ragazza a cui insegnano di come l'ape tragga il polline dal fiore?» chiese scoppiando poi in una bellicosa risata con le altre. I ragazzi non dissero nulla, sembravano essere divertiti, imbecilli.
«So benissimo le tematiche di cui parli spudoratamente e so anche di come le puttane possano attaccare l'aids ai maschietti, scusate io voglio i miei ragazzi sani, quindi vi salutiamo» sputai trascinandomi dietro i miei amici, che a quanto pare ragionavano con qualcos'altro che purtroppo non era il cervello.
«Che vi salta in mente? Zack! Mi deludi» dissi in uni sbuffo, «sei una grande» fece Chris cominciando a ridacchiare.
«Aids? Questa era bellissima» si aggiunse Alex che rise come non mai.
«Ci saremmo divertiti» mi stuzzicò il 'biondo', lo guardai torva e scoppiò a ridere insieme agli altri. Si stavano prendendo gioco di me, ridacchiai con loro prendendola alla leggera.
«Pensavo fossi serio, ti avrei ucciso», «lo sai che ti rispetto» esclamò lui. Guardai Justin che era girato e continuava a cercare con lo sguardo le tre mignotte.
«Justin?» domandai, lui si giró. Sembrava nervoso e il suo umore cambiò, sperai in bene.
«Le stai cercando?» feci attendendo una riposta. 
«Da quando abbiamo chiuso con Liz, lui è in astinenza» mi sussurrò Chris all'orecchio. Arricciai il naso.
«Andresti con quelle?» chiesi nuovamente.
«Vedi altre soluzioni?» rispose prontamente e non credetti alle mie orecchie. 
«Che schifo» commentai.
«Che schifo? Cosa ne sai tu che sei ancora vergine?». Quando giunse quella frase alle mie orecchie incredule scossi la testa. Mi chiesi se stesse succedendo davvero. Deglutii, un secondo fa mi abbracciava e mi faceva complimenti, ora mi urlava contro ridicolizzandomi.
«Scusa?» dissi di rimando, fingendo di non aver sentito.
«Hai sentito bene, non farmelo ripetere» tuonò lui rudemente, cosa gli era successo? 
«Sei davvero disposto a scoparti tre zoccole che non la danno anche alle formiche solo perché sono troppo piccole, perché sei in astinenza da Lizzie?» ero esterrefatta.
«Sì» replicò. Ero gelosa, ma anche schifata.
«Cosa direbbe Lizzie?» 
«Potreste smetterla di nominarla tutti? Comunque se fossimo solo semplici amici, non mi starebbe addosso come fai tu» sentii il mio cuore spezzarsi, 'semplici amici'.
«Sai che ti dico Justin? Sei una troia» dissi, «devo ricordarti com'eri vestita prima di cambiarti? Sicura che sia io la troia?».
A quel punto non ci vidi più, l'atmosfera era tesa e io cominciavo a sentire caldo e disagio. Sudai un freddo artico e cominciò a battermi il cuore, «stronzo» lo insultai per non restare in silenzio, avrei pianto. «Troia» fece lui. 
«Justin!» gli urlò contro Zack, Chris si coprì la bocca con le mani e Alex tentò di calmarlo. Volevo sparire, che umiliazione, mi aveva dato della mignotta, mi aveva messa al pari di quelle tre ragazze. 'Verginella troia che sta addosso' ecco il succo del discorso, era colpa mia se non la davo a chiunque? Colpa mia se ero gelosa e se prima mi era venuta voglia di vestirmi sensualmente? Avevo sempre saputo che Justin avesse un carattere forte. Prima mi trattava bene, poi se facevo qualcosa che non andava diventava subito uno stronzo assurdo, inoltre era bravo con le parole, sapeva dove colpirmi e come farmi stare male, lui era in grado di farmi ridere e di farmi piangere, ero completamente nelle sue mani. Sentivo di apparire una stupida, una ragazza stolta, che sapeva solo di come l'ape prendeva il polline dal fiore. Ero stupida, però non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno dal ragazzo che mi piaceva.
«Dajè, basta dire stronzate. Prima verginella poi puttana, non sai neanche formulare due frasi senza contraddirti. Andiamo bene» portai avanti la discussione. Lo guardai con uno sguardo gelido e lo fulminai come si doveva.
«Da quando in qua hai carattere?» replicò nonostante Alex stesse tentando di farlo tacere in tutti i modi possibili, gli altri guardavano e mi mettevano in soggezione, però cosa ci potevo fare? Le situazioni andavano affrontate al mille per cento.
«Da quando sento il primo stronzo di turno darmi della zoccola» ero al culmine.
«Basta discutere, vi prego» urlò Chris, mentre Zack prese per il braccio Justin e lo portò un po' più lontano da noi.
«Ho bisogno di prendere aria» sbottai, «sì, vengo con te se vuoi» cercò di confortarmi il mio compagno di merende, feci di no con la testa e lo ringraziai con lo sguardo. Ancor prima che lui o Alex mi fermassero, mi confusi tra la massa di persone che ballavano e camminai verso un posto leggermente più appartato. Mi spinsi in mezzo a quella gente che puzzava di fumo, erba e alcool, «ti chiedo perdono» mi scusai con un ragazzo a cui avevi pestato il piede e continuai a camminare.
Ben presto notai ai lontanissimi lati della discoteca due scalinate che portavano di sopra, 'dove le persone ci davano dentro' pensai. L'importante era trovare un posto dove non ci fosse musica e tanta gente.
Presi quella di destra e notai vari ragazzi guardarmi, non avevano capito che non volevo fare proprio nulla. 
«Ehi bella» mi sentii dire. Non mi voltai nemmeno, tutte frasi per rimorchiare. Magari anche Justin le diceva per accaparrarsi qualche ragazza, così a caso. Certo che i ragazzi facevano proprio schifo. 
Salii la scala e vidi un omone con numerose chiavi appese alla sua cintura. 
«Sali da sola?» chiese, io annuii. 
«Ci pensi da sola? In camera non troverai oggetti che ti possano aiutare, vuoi che ti procuri qualche candela?» domandò nuovamente. Arricciai il naso, «che schifo, si vergogni signore». 
«E allora cosa sali a fare?» fece accigliato, «mi sento poco bene e vorrei stare in un posto più tranquillo». Lui annuì e mi lasciò salire senza darmi alcuna chiave, segno che c'erano stanze libere per appartarsi da soli.
Salii le scale e arrivai ad un corridoio sia largo che lungo, pieno di stanze, lo attraversai mentre ero obbligata a sentire le zozzerie che la gente combinava. Un altro corridoio, un altro ancora e poi finalmente uno con delle stanze semplici e aperte. 
Ricordai l'accaduto di qualche minuto fa e di come fui insultata senza alcuno scrupolo da Justin.
Il cuore tamburellò per dei secondi, mi mancò di poco il respiro e cominciai a sentire qualche brivido qua e là. 
Guardai l'alto per evitare ciò che come sapevo stava arrivando, ma il naso pizzicava lo stesso. Sembravano formicolii, le narici bruciarono leggermente, ma cercai di controllarlo.
Feci una smorfia. Serrai le labbra, aggrottai le sopracciglia, storsi di poco il naso ed intrattenni il respiro. Però alle emozioni non si comandava e lo sapevo, così entrai immediatamente nel primo stanzino vuoto che trovai, iniziai a vedere appannato e alzai nuovamente gli occhi al cielo. Imprecai e la coscienza mi urlò di fermarmi, di smetterla, ma la cosa non aiutava e sentii una goccia di liquido dolce attraversarmi la guancia, idratandone la secchezza.
Sussurrai un «no» disperato e mi coprii il viso con le mani, convinta di apparire brutta mentre soffrivo e mentre il viso si contorceva dal dolore interno, di sofferenza psichica e morale. Sbuffai asciugando le lacrime, ma inaspettatamente ecco che ne scesero altre; strofinai gli occhi, ma non riuscii a fermarmi, non riuscii ad arrestare la lacrimazione.
Mi accorsi che ormai era troppo tardi, così mi lasciai cadere a terra esausta. Mi rannicchiai su me stessa portandomi le ginocchia al petto e chiusi le braccia attorno alle gambe. Tirai sù col naso e respirai profondamente. Dopo un altro appannamento degli occhi, emisi un singhiozzo. Mi portai la mano alla bocca, ma continuava. Sentii mancare ma continuai a singhiozzare. Partì un piagnucolio, inizialmente bambinesco, ma poi frustrato. Cercai di respirare ma il sentimento represso mi faceva emanare versi malinconici; il petto andava su e giù e io piangevo. Non riuscivo a comandarmi, a farmi forza tra le lacrime, la vista appannata, la smorfia, i versi, i singhiozzi ed i lamenti spontanei che mi sembravano patetici. Non potevo fare nulla e lasciai che tutto succedesse. Compresi di non poter fare niente, di avere le mani legate e di non riuscire a regolarmi. Alzai la testa in alto e chiusi gli occhi rassegnata.
Passano minuti, mi  sentii meglio, respiravo in modo regolare e asciugai le lacrime. Mi accorsi che avevo smesso di piangere, sentii che i lamenti erano finiti e l'espressione era rilassata quanto i muscoli. Sciolsi la posizione in cui ero e tirai un'ultima volta sù col naso. Mandai giù un groppo di saliva e mi guardai intorno spaesata. Fu un'ultimo singhiozzo a svuotarmi completamente.
Avevo fatto tardi, così mi alzai lentamente, asciugai le ultime lacrime rimaste e strofinai gli occhi, come se fosse stato tutto un brutto sogno, però dentro di me sapevo che non fosse così. Respirai piano, più volte per assicurarmi di non scoppiare a piangere di nuovo e mi passai la mano sul viso stanco, m'inumidii le labbra. Provai uno o due sorrisi, attesi che il rossore agli occhi sparisse e uscii dallo stanzino, come se nulla fosse successo.
Mi ero sfogata e ora conoscevo le direttive da prendere, non avrei chiesto scusa, sarebbe stato lui a farlo. Mentre tornavo di sotto, mischiandomi nuovamente tra la folla fui in qualche modo trascinata da un gruppo di ragazzi che avendomi notata da sola avevano creduto di poter liberamente flirtare con me. 
«Sei sola tesoro?» mi fu chiesto da uno di loro, che seccatura. Possibile che andare in discoteca comportasse sempre cose del genere? Una non poteva fare qualcosa che subito le si attaccavano gente pervertita. 'La discoteca è anche questo' pensai ricordandomi delle parole di Justin. Feci per rispondere ma quella gente non mi piaceva, così chiusi il bec o finché non mi sentii trascinare dietro da un'altra persona. Fui presa per la mano e nascosta dietro una schiena larga quanto bastava, quella di Zack, che Dio lo benedisse. I ragazzi se ne andarono, capirono che ero intoccabile. Sospirai sollevata, lui senza girarsi mi presi entrambe le braccia e se le portò alle spalle, mi avvicinai a lui e aiutandomi con la presa sui polsi saltai e legai le gambe ai suoi fianchi. Cominciò a camminare con me sulle spalle. 
«Non farlo mai più, cosa ti avevo detto? Sarai al sicuro solo se starai vicino ad uno di noi, questo non è posto per delle ragazze da sole. Caren, ti sarebbe potuto succedere di tutto, non oso nemmeno pensarci» mi rimproverò.
«Scusa, avevo bisogno di stare un po' sola» dissi per poi poggiare la testa sulla sua spalla destra.
«Stai bene almeno?», annuii senza parlare. In realtà stavo parzialmente bene. Quando alzai lo sguardo notai che si stesse dirigendo verso il bagno. 
Scesi e mi fece chinare sul lavandino bagnandomi il viso con dell'acqua gelida, poi me lo asciugò con uno degli asciugamani. Restai in silenzio e camminammo in direzione del bar.
«Cosa vuoi bere?» chiese sorridendomi e m'infuse coraggio. 
«Non so, oggi voglio provare a bere» me ne uscii improvvisamente, lui ridacchiò. 
«Che c'è?» domandai ridendo con lui, «niente. Billy, una vodka alla fragola per lei e un Daniel's per me» ordinò poi a quello che sembrava essere un suo amico oltre che un barista. 
«Vodka alla fragola?»
«sí, non vorrai mica andare oltre?»
«perché no? Dai ti prego, voglio solo provare, come il tuo almeno» lo supplicai, necessitavo di una distrazione.
«Scordatelo. Finirai per vomitare l'anima» mi negò il permesso guardandomi con aria divertita, che lo rendeva estremamente attraente e gnocco. 
«Quindi la vomiterai pure tu?»
«no, io reggo l'alcool piuttosto bene. Il problema sei tu»
«Zack ti prego» lo pregai. Mi alzai dallo sgabello e gli presi le mani tra le mie, «avanti. Starò buona e tranquilla».
«D'accordo, però voglio vedere come lo reggi» rispose lui, esultai. 
«Amico, abbiamo cambiato qua, due Daniel's e niente vodka» disse, «come vuoi boss» fece Billy. Dopo una decina di minuti arrivò l'ordine e bevemmo lentamente, o perlomeno io dato che Zack stava già mandando giù il terzo bicchiere.
«Comunque lascia stare Justin, è uno che reagisce d'istinto. Però ci tiene a te» esclamò improvvisamente voltandosi per guardarmi. 
«Non mi era mai capitato di sentirmi dire della troia in maniera diretta, tantomeno della vergine inesperta. Non è stato bello, per niente» puntualizzai. 
«Dimentica il discorso, tu non sei niente di questo e Justin non l'ha fatto di certo apposta, era nervoso», «stai negando il fatto che io sia vergine?», «quello no, se lo sei amen». 
Annuii e restammo ulteriormente in silenzio mentre l'alcolico mi stava facendo venire mal di testa, però avevo una richiesta che frullava per la mente e che mi opprimeva la gola.   
«Zack» sussurrai, lui si girò e sembrò addolcirsi. «Dimmi».
«Mi fai perdere la verginità?». 



Sputò letteralmente il drink davanti a sé e si voltò con occhi stralunati. Forse l'avevo combinata grossa, cominciai già a pentirmi. Dannazione a me, non riuscii però ad intrattenere un'espressione mortificata, ero decisamente un'idiota. La cosa bella era che in quel momento ero lucida e consapevole di me stessa, lui era lievemente brillo, proprio di poco quindi non avrebbe dimenticato la richiesta assurda. Però mi complimentai con me stessa, ero riuscita a dire una cosa del genere e di conseguenza stavo combattendo la timidezza che in genere mi bloccava la mente, gli arti e le corde vocali.
«Devi essere andata» disse poi girandosi davanti a sé e continuando a sorseggiare la bevanda. Pensava che fossi ubriaca.
«Non sono ubriaca» feci mollando il bicchierino. Ormai avevo già fatto la figuraccia, tanto valeva continuarla.
«Non sto scherzando, mi servirebbe, soprattutto se... Insomma se sei tu» aggiunsi cominciando a sentire la palpitazione aumentare. Ero convinta di essere arrossita, ma grazie alle luci blu non si sarebbe visto nulla.
«Dimmi qualcosa, mi imbarazzi. Avevi detto che mi avresti aiutato con lui...» borbottai poi. Sbuffò scocciato.
«Fammi capire: vuoi perderla per mostrare a Justin di non essere vergine e inesperta?» chiese risoluto, però sorrise e mi bastò quello per rassicurarmi. «Sì» risposi decisa, in caso avesse accettato però non avrei saputo cosa fare, soprattutto come... Poi dovevamo tornare subito dagli altri ragazzi, era già tanto se ci eravamo fermati a bere.
«Mi dispiace, no. Beh, io non avrei problemi. Non mi sembra giusto nei tuoi confronti. Se lo devi fare è perché lo senti, non per ripicca e non mi va di fare un passo così grande con te per una stronzata. Solo perché Justin te lo ha detto non devi mica dimostrargli che non è vero, quante sono le ragazze vergini oggi? Dieci su ventimila? Resta come sei che va benissimo» disse poi cercando di spiegarmi il motivo del suo rifiuto, però ci rimasi un po' male. Non lo facevo solo a causa di Justin anche perché lui mi attraeva in quel senso e mi sarebbe piaciuto da impazzire avere un contatto con lui.
«Non puoi dirmi di no» lo pregai. 
«mhm, lo so» replicó.
«Quindi?» cercai in qualche modo di capire cos'avesse deciso.
«Quindi posso fare qualcos'altro, vieni però che dobbiamo sbrigarci» disse poi scendendo dallo sgabello, mi prese la mano e mi trascinò nello stesso luogo in cui ero prima, si fece dare una chiave dall'uomo che avevo incontrato e dopo che questo mi sorrise come per dirmi 'hai trovato il partner', salimmo le scale in fretta e furia, altrimenti gli altri avrebbero sospettato di più. Forse sarebbe successo, ero agitata e contenta.
Entrammo nell'apposita stanza e dopo aver chiuso la porta con le chiavi, mi trascinò nuovamente verso quello che sembrava un bancone e senza preavviso, quasi con nervosismo poggiò le mani dietro le mie cosce e mi ci buttò sopra. Mi sedetti composta, curiosa da sapere cosa avrebbe fatto. Giurai a me stessa di non scandalizzarmi, gli avevo chiesto tutto io.
«Che ore sono? Metti la sveglia tra dieci minuti così scendiamo» sbottò. 
«Mezzanotte e venti, va bene» risposi dopo aver controllato il cellulare e attivato la sveglia.
«Ti spiego cosa voglio fare. Innanzitutto slacciati i primi bottoni della camicia» mi ordinò con una certa fretta. Obbedii senza esitazione, di lui mi fidavo e qualsiasi cosa avrebbe proposto per me sarebbe andata benissimo.
«Perfetto. Allora, adesso ti lascio qualche segno sul petto e appena sopra il reggiseno, così sembra che io sia andato più a fondo. Quando scenderemo sotto, devi cercare di mettere questi succhiotti in esposizione, così Justin penserà che tu abbia bellamente fatto qualcosa con me che ti abbia tolto la castità. Capisci?» spiegò. Io annuii e mi tenni pronta a ricevere i miei primi succhiotti da Zack, che a quanto pare ci sapeva fare benissimo. Respirai pesantemente e mandai giù un groppo di saliva enorme, dopotutto era legittimo provare un senso di vergogna, non mi era mai successo e non ero abituata.
Ancor prima di darmi il tempo di calmarmi e di darmi una regolata, procedette. 
Poggiò le dolcissime labbra morbide appena appena sopra il mio seno destro. La mia pelle era calda, le sue labbra invece erano gelate, mi vennero dei brividi lungo la spina dorsale e sul petto stesso.
Leccò leggermente la pelle e fremetti, ci soffiò sopra e vi lasciò un umido bacio, segno che oltre che farmi la chiazza voleva farmi stare bene.
Avvicinò nuovamente le labbra e cominciò a risucchiare la pelle prima lentamente e con una certa passione, poi con insistenza e fece salire il sangue in superficie. Boccheggiai da cotanto piacere e buttai la testa all'indietro. Aprii le gambe per permettergli di insinuarsi tra esse e lavorare meglio, quando lo fece gliele chiusi dietro e lo trascinai ulteriormente vicino a me.
Poggiò le mani sui miei fianchi e continuò a succhiare, per circa trenta secondi finché i capillari non si ruppero e cominciò a formasi una chiazza rossa. Fece una breve pausa di dieci secondi, poi riprese a baciare lì intorno e tornò sullo stesso punto, mordicchiando leggermente la pelle e lambendola con cura e delicatezza. 
Passò le labbra senza staccarle dal mio corpo fino all'altro seno e più o meno sulla stessa posizione ripeté l'azione, la sua bocca era morbida e invitante. Mentre si fermava per leccare, controllava la quantità di saliva e ingoiava qualora fosse in eccesso sulla mia pelle. Sentivo il cuore battermi e la mente svuotarsi completamente, ero vogliosa che continuasse all'infinito e già mi rammaricavo per quando il piacere sarebbe terminato. Improvvisamente percepii una bassa pressione sul bacino, presi dolcemente i capelli di Zack tra le dita e poggiai le mani sia sulla sua nuca che sulla testa, spingendolo in una nuova zona, quella tra i due seni, abbassai di poco il reggiseno per non infastidirlo e lo spinsi nuovamente contro di me, finché il suo viso affondò tra quelle che erano le mie tette. Sorrise sulla mia pelle e sogghignò, mi afferrò più energicamente e a sua volta mi spinse contro di lui. Strinsi i suoi fianchi con le gambe e azzerai ogni tipo di distanza, poggiando le braccia sulle sue spalle e lasciandolo divorarmi quella parte del corpo in cui scoprii di avere un debole. Lui era bravissimo, mi lasciai sfuggire un gemito di godimento e quando cominciai ad ansimare, capii che tra me e lui ormai non era più un gioco di semplici succhiottini sul petto, perché volevo altro e non per ripicca nei confronti di Justin, volevo altro e basta.
Ansimai nuovamente quando prese ad accarezzarmi il seno sinistro e improvvisamente gli indumenti mi andavano stretti. Respirai affannata e mi sbottonai tutta la camicia, me la tolsi di dosso e feci lo stesso con il reggiseno, non m'importava più di denudarmi davanti a lui, io che ero l'emblema dell'introversione e della timidezza.
Gli presi il capo tra le mani e lo portai più in basso, vicino al capezzolo, dove continuò a baciare e lambire di saliva, per poi leccarla e ingoiarla. La situazione depravò quando entrambi volemmo di più, io più piacere e lui più soddisfazione.
Gemette quando ansimai nuovamente in maniera più rumorosa e mi fece scendere dal balcone senza staccare le mie gambe dal suo bacino e il viso dal mio seno, ormai pieno di succhiotti e chiazze violacee, rosse e rosa.
Cominciai a sentire un qualcosa nella mia intimità fare lo stesso movimento del cuore. Zack sapeva che ciò che stavo provando era del tutto nuovo per me, però non andava oltre il contatto con la bocca e forse stava facendo bene. Suonò la sveglia e tutta la magia creatasi s'interruppe come d'incanto. Ci fermammo entrambi, levai la mia mano dai suoi capelli e lui si bloccò. Attendemmo che l'allarme si disattivasse da solo e quando successe, ci staccammo. Eravamo entrambi imbarazzati, soprattutto io, che ero mezza nuda e che se la sveglia non fosse suonata, lo sarei stata completamente. Mi coprii con le mani.
«Cazzo» sussurrò lui, che sembrava pentito di essersi lasciato trasportare in quella roba con me. Non lo biasimavo, sarebbe successo qualcosa di troppo grande e ci eravamo ripromessi entrambi di mantenere una certa distanza l'un dall'altro. Eravamo amici, solo amici, o sbagliavo?
«Vestiti, ti aspetto» disse un po' più sereno, sorridendo nel vedermi impacciata e completamente rossa. 
«Inutile che ti copri, ho già visto e toccato tutto» mi prese in giro tirando fuori la lingua.
«Idiota» lo rimproverai infilandomi il reggiseno e la camicia di spalle. Ridacchiai con lui, tentai di dimenticare l'accaduto e di concentrarmi sul dopo. 
«Scherzavo! Lascia i primi due bottoni sbottonati» disse, «ti stanno così bene però» aggiunse facendo riferimento ai succhiotti. «Dici che si vedranno?» chiesi.
«Sì, forse anche troppo». Spalancai gli occhi, alla fine però non dovevo soprendermi.
«Zack» sussurrai, «cos'avremmo fatto se la sveglia non fosse suonata?». 
«Non importa, ora vai a mostrare le tette a Justin e vediamo come reagisce».
Certo che facevo proprio schifo, un comportamento del genere sarebbe stato accettabile da Lizzie, da altre ragazza, ma non da me. Sospirai, ero cambiata, decisamente cambiata, ero irriconoscibile, un'altra persona e da una parte la cosa mi piaceva, dall'altra mi procurava un senso di sgradevolezza addosso. Dovevo ammettere di sentirmi una sgualdrina, una svergognata. Ben presto mi pentii di cosa avevo fatto, mi ero denudata di fronte ad un maschio, ad un ragazzo a peggiorare la situazione era che si trattava di Zack. Ero amareggiata, sorpresa da me stessa. 
«Comunque Chris sa di tutto», «lo avevo sospettato».
Ci fu una lunga pausa silenziosa in cui non facevo altro che fissare un punto vuoto della stanza.
«Cos'è quella faccia?» chiese Zack.
«Mi sento diversa, è come se fossi cambiata in male» ammisi.
«Caren, piccola mia, l'unica cosa a non cambiare è il cambiamento. Sù con il morale, avanti» disse sarcastico, ironico e positivo come sempre.
«Non mi piace questa cosa» continuai il discorso per ricevere da lui una consolazione ed un appoggio, «a me, a Justin e ai ragazzi sì. Ti troviamo più sana e più dolce». I miei occhi si illuminarono. «Tutti?» domandai a bocca aperta.
«Sì. Ne abbiamo avuto occasione di parlarne. Io personalmente penso che tu stia uscendo per come sei davvero, sei più radiosa, più socievole e soprattutto più affabile, sei decisamente migliorata e io ti trovo sempre più bella e particolare. Justin dice che ti vede ridere più spesso e che ad ogni tuo sorriso corrisponde una sua vittoria. Chris ti conosce come le sue tasche ed è fiero di te, Alex invece ti apprezza, tanto a lui piacevi prima e piaci anche ora» finì poi di dire. Mi aprii in un dolcissimo sorriso che sapeva di fragola, zucchero, gaudio, gioia e tutto ciò che era più bello nella vita. 
«Quindi dite che è meglio?»
«decisamente, anche i tuoi genitori hanno detto lo stesso prima, ti stai facendo più amici a cominciare dal rapporto che hai con Lil e compagnia bella e inoltre stai andando sempre meglio a scuola. Sicura che preferisci tornare a prima?» mi sorrise anche lui. Feci di no con la testa, aveva ragione. Scossi la testa contenta e uscii dalla stanza a braccetto con lui, il mio cavaliere. Ero così felice, dannazione avrei voluto strillare dal brio e dall'esultanza. 
«Comunque ho capito una cosa» mormorò, corrucciai il viso non capendo a cosa si riferisse.
«Ah lascia stare» fece poi ridacchiando. Feci come mi disse mentre mi sentivo ilare e serena.
«Chi arriva per ultimo è un asino» sbottai cominciando a correre. 
«Mi cogli impreparato!» si lamentò correndomi dietro, mi sentivo anche più agile, ero sicura però che mi avrebbe fatto vincere, la mia fisicità non poteva competere con la sua. I ragazzi erano seduti in un posto riservato ed erano lì tutti, compreso Justin che ignorai bellamente.
«Caren, dove sei stata?» disse Chris portandomi a sedere vicino a lui, «già dove sei stata?» chiese Alex con lo stesso tono drammatico dell'amico mettendosi vicino a noi.
«Alex, mantieniti alla larga, devo parlare privatamente con Caren» tuonò il mio -ormai- fratellino.
«E così mi escludete eh, come sempre del resto. Alex non ha amici, Alex è un elfo libero» piagnucolò allontanandosi e sedendosi vicino a Zack. Mi fece una certa compassione, ma al contemplo non potei non ridacchiare.
«Caren cos'hai fatto lì?» chiese Justin che sembrò saltare dal suo posto allarmato. 
«Sono stata violentata» risposi sarcastica benché la tematica dello stupro non era cosa su cui scherzare. Lui spalancò gli occhi, ci credette. «Zack!» protestò. 
«Ma stai scherzando?» lo interruppi, «Zack non ha potuto salvarmi» continuai a prenderlo in giro, ormai era diventato una specie di hobby che avrei coltivato per sempre.
«Mi stai pigliando per i fondelli?» domandò inarcando un sopracciglio.
«Buongiorno! Cucù cervello di Justin, ci sei o sei andato a dormire?» si aggiunse allo scherzo Chris, che era velenosamente sarcastico, amavo quel suo lato, soprattutto quando lo utilizzava con qualcun altro che non fossi io.
«Il cervello secondo me dorme, prova con la mente» se ne uscì disastrosamente Alex. Restammo in silenzio e lo fissammo. Lui era ancora esaltato, credeva di aver contribuito alla perfezione alla presa in giro, il problema era che fosse convinto...
«Alex, tu lo sai vero che cervello e mente sono la stessa cosa?...» domandò Chris con una voce apprensiva, come se si stesse rivolgendo ad un interdetto. Lui si guardò intorno, si grattò la nuca e balbettò. «Ma certo!» urlò poi ridendo. Ci credevamo tutti...
«Se ci è arrivato pure Zack pensi di non potercela fare tu?» fece Justin, ridacchiammo, ora il bersaglio era il biondino.
«Appunto!» rimarcò il concetto quest'ultimo che era molto più autoironico, cosa che gli faceva onore. Potevi dirgli qualsiasi cosa, lui avrebbe riso con te e ci avrebbe scherzato sù. Era un segno di maturità che aspiravo ad ottenere.
«Comunque non ho ancora capito come ti sia fatta quello scempio» riprese il dialogo serio come non mai Justin, che prima mi insultò senza coscienziosità di alcun tipo. 
«Ti spiego, mi sono tolta la camicia e sono andata in bagno, poi ho cominciato a farmeli da sola, è stato difficile, ma alla fine ce l'ho fatta», «ti vedo estremamente ironica», «non mi dire».
«Tuo padre mi ha detto di controllarti, non posso tollerare che tu faccia cose del genere», «Justin rilassati, il corpo è il mio».
«Dimmi chi è stato e basta, sono solo curioso», «non ti dovrebbe interessare, poi l'hai detto prima tu, sono una vergine troia, quindi le cose me le sono fatta da sola o me le faccio fare, che importanza ha?» portai avanti la discussione che stava nascendo. Vidi la sua mascella contrarsi e decisi di fermarmi lì.
«Mi vedo costretto a dirlo a tuo padre», «che scatole, Justin mollami» protestai. 
«Amico vedo che continui a non essere perspicace» disse Zack, Justin lo guardò e assottigliò gli occhi, «quindi sei tu...» cominciò a dire, io e il biondino annuimmo. 
«Fai come cavolo vuoi, non mi riguarda più di tanto. Però vedi di regolarti Caren» fece improvvisamente ammutolendosi. Chris mi pizzicò la coscia, mi girai addolorata. «È l'ora che tu faccia qualcosa con Zack, così vediamo se non lo riguarda più di tanto» mi sussurrò all'orecchio.
Annuii, ma cosa potevo fare? 
«Del tipo?» gli chiesi.
«Che ne so, portagli qualcosa da bere, siediti su di lui e parlate. Giovinetta datti una svegliata, prima ci avete dato dentro a quanto pare e ora mi dici che non sai cosa fare? Vuoi farmi ridere?». Arrossi e mi concentrai sul consiglio, aveva ragione, dovevo usare la mia femminilità. Sapevo di disporne in scarsità, però tentare non mi costava nulla. Poi non vedevo l'ora di vedere una reazione in Justin -caso mai ci fosse- e di stare con Zack.
«Ehi bellissimo, vuoi che ti porti qualcosa da bere?» domandai. Lui sembrò capire.
«No, grazie» rispose, mi alzai e mi avvicinai a lui lo stesso. Mi sedetti su di lui frontalmente e lo guardai negli occhi, gli toccai l'orecchino. «È oro?», annuì e mi ritrovai su di lui senza sapere cosa fare, anche lui sembrava spaesato, era come se avesse perso la vera origine del nostro compito. Imprecai dentro di me. 
«Che si fa? È impassibile» gli dissi all'orecchio con una voce bassissima e quasi intontita. Zack si girò a guardare Justin, sembrò pensarci sopra poi avvicinò la sua mano e al mio seno, strinse leggermente quello sinistro e finalmente Justin si voltò. Portai l'altra sua mano su quello destro e sospirai. «La prossima volta andiamo oltre» disse facendomi l'occhiolino.
«RAGAZZI NON QUI, CHE SCHIFO» urlò. Si alzò e mi staccò dal ragazzo su cui ero sopra che stava ridacchiando, trasportandomi lontano dal posto famiglia dove eravamo comodamente seduti tutti.
«Lasciami andare» dissi irruente staccandomi da lui.
«Cosa ti salta in mente?» chiese, «non capisco quale sia il tuo problema, sii sincero. Ti infastidisce la cosa?» feci io diretta con voce leggermente debole, sperai che mi dicesse qualcosa, non ce la facevo più, io avevo bisogno di sapere, ne avevo il diritto. Se non parlava ci avrei rinunciato, 'Say something I'm giving up on you' mi venne istintivo dirgli, pero tacqui. Mi fissò e sbuffò. «Ancora questa storia del fastidio e della gelosia, Caren sei fuori strada. Ti devo ripetere che mi sento responsabile nei tuoi confronti e che è come se fossi tuo fratello o tuo padre? Non posso lasciarti fare determinate cose, cavolo, capiscimi» gridò gesticolando, era in difficoltà, stava cominciando a sudare. Mi demoralizzai e lo guardai taciturna.
«Perfetto, allora andiamo in una camera, così non ti diamo fastidio paparino» dissi e corsi verso Zack, lo presi per mano e lo trascinai lontano da lì. Guardai anche Chris che comprese e ci seguì. «Ma Caren!» sentii chiamarmi, non mi girai. 'Ma Caren' al diavolo. «Inoltre aspetto ancora le tue scuse, mi hai insultata pesantemente e pretendi che io ti obbedisca?» replicai dirigendomi verso l'uscita, avevo bisogno di aria e di respirare.
Quando uscimmo dalla discoteca inspirai a più non posso e seguì una fase di silenzio.

«Ci avete dato dentro alla grande» disse Chris scoppiando in una magnifica risata che nonostante l'arrabbiatura mi trascinò. «Hai visto? Sono stato bravissimo» si complimentò con sé Zack, toccandosi il petto coperto da una semplice t-shirt bianca.
«Ragazzo mio ti dai troppe arie. Dimmi Caren, com'è stato?» si concentrò Chris su di me sorridendomi in una maniera talmente maliziosa che sembrava aver compreso che approfittare di Zack non mi dispiaceva. Dannazione alla perspicacia di quel ragazzo, era un mago con la m maiuscola. Incredibile.
«Devi provarlo per saperlo» risposi con fronte bassa, dondolandomi sui talloni. 
«Ehm, Zack amico mio, stai lontano dai miei capezzoli» esclamò toccandoseli e facendo la faccia di un castoro, risi.
«Non ce li avrai nemmeno»
«oh sì e sono piuttosto grandi. Vuoi vedere?»
«Oh no ti credo, stai tranquillo che per quanto riguarda capezzoli mi piacciono solo quelli delle ragazze»
«ma prima a cena hai detto che sono una ragazza» protestò Chris facendo gli occhi da cucciolo, «allora hai una prima piuttosto scarsa, anzi manco quella»
«Sei molto esperto per quanto riguarda taglie di reggiseni. Come mai? Spiegalo a Caren»
«Chris stai zitto»
«Oh no sono curiosa» sbottai sorridendo innocua. Ed ero davvero curiosa, forse anche troppo. 
«Ehm...» tentò di formulare una frase di senso compiuto sotto il mio sguardo poliziesco, non seppi come mai ma all'improvviso mi sentii infastidita e assillata. 
«Sai che l'ha fatto anche con Lizzie?» mi disse Chris guardando il suo migliore amico male.
«COSA?» spalancai gli occhi.
«Chris ti ho detto di tacere», «Zack tra amici bisogna dirsi tutto, è arrivato il momento che lo sappia anche lei» fece lui, mentre al mio interno si stava sviluppando la voglia di spaccare qualcosa e di dimenarmi.
«Dietro alle spalle di Justin?» domandai scossa.
«No, era prima che si mettessero insieme. Lo sapevi no che prima di stare con lui piacevo a Lizzie...», «e lei ti è mai piaciuta?» indagai con un nodo alle corde vocali e un senso di smarrimento intorno. 
«Non sono mai stato innamorato fino ad oggi» ammise guardandomi negli occhi, giurai di averglieli visti brillare, emanavano una specie di luce, erano più limpidi e trasparenti che mai. Zack era pieno di segreti, però non li sapevo leggere, mi resi conto che lui per me fosse ancora un oceano di tesori nascosti e di verità celate da un sorriso che lasciava trasparire solo e solamente vivacità.  Per la prima volta mi chiesi: ma Zack cosa provava in tutto questo?
«Capisco» mormorai in un fruscio di fonemi disconnessi mentre la brezza del venticello mi faceva rabbrividire, scuotendo i miei capelli nerissimi all'aria. Diceva di non essere mai stato innamorato fino ad oggi, non seppi come interpretare quella frase però mi parve chiaro che per me non sentisse nulla. Forse ero smorfiosa, pretendevo che tutti avessero una cotta per me quando alla fine ero una specie di nerd bianca latte con occhi e capelli corvini, una specie di streghetta, mi mancava solo il brufolo sul mento, la scopa, il cappello ed ero a posto, davvero.
«Deduco che prima di scegliervi come amici Lizzie si sia scopata tutti voi, così per provarvi» prorompi senza neanche badarci, «non dire così, non è vero!» mi sgridò Chris con tono apprensivo e dolce, «solo con Justin e Zack» aggiunse poi. Guardai l'ultimo nominato e feci spallucce, decisi di buttarla sul ridere anche se dentro di me sentivo che qualcosa si fosse spezzato.
«Dopotutto siete bellissimi, ha fatto bene» dissi poco convinta. I due sospirarono sollevati.
«Comunque Justin è una testa di coccio» affermai ottenendo il consenso dei miei due interlocutori, «o ci riproviamo per bene oppure gli devi confessare ciò che provi e la facciamo finita» propose Zack.
«Siete dei pappamolla imbecilli» ruppe il dialogo frammentato Chris, «insomma, pensate che ad ingelosirlo basti parlare di uno stupido orecchino d'oro e sedersi su di lui e bla bla bla? Dovete fare altro»
«Però se continua ad essere indifferente allora non serve a nulla, ci rinuncio» ammisi stanchissima.
«Non lo devi fare, nessuno riesce a decifrare Justin. Già che comunque scatta e usa la scusa della 'responsabilitá' per interrompere ogni cosa che facciamo, allora è un buon segno giusto Chris?», «giustissimo!».
«Ascolta, lo sai che per te sono disposto a fare qualsiasi cosa, quindi dimmi ciò che ti passa per la testa e io lo farò. Poi abbiamo Chris che ci aiuta» Zack era un ragazzo davvero ottimista. Lo guardai e non seppi cosa dire, però stavo sudando e avevo le gambe molli, più mi guardava negli occhi più mi sentivo a disagio.
«Zack io...» cominciai a dire paralizzata, «io penso che tu sia il migliore». 
«Lo penso anche io» fece lui, «hai rovinato un momento sacro» lo rimproverai ironica.
«In realtà il migliore sarei io, però lasciamo stare» s'intrufolò Chris.
«Sì, solo quando stai zitto però» Zack e Chris erano una coppia mitica.
«Senti biondo ossigenato cosa vuoi?»
«leccarti i capezzoli»
«e vieni qua allora».  Cominciai a ridere e mi seguirono tutti e tre.
«Ragazzi allora torniamo dentro e facciamo il culo al mio migliore amico, d'accordo?» disse Zack, lui e Justin erano cresciuti insieme e si amavano alla follia. 
«Dai siamo in tre, ce la possiamo fare a smuoverlo» incoraggiò la situazione mio fratello, «uno per tutti, tutti per uno!» gridai euforica, ci battemmo il cinque e rientrammo dentro come se fossimo pronti a gareggiare, eravamo una squadra, la migliore in circolazione. 





SPAZIO AUTRICE
Ehy bellissimi,
sarò breve perché in genere mi dilungo troppo negli spazi autrice lol.  
Allora, il capitolo non è lunghissimo come avrei voluto fare, e ho deciso di pubblicare subito perché mi tolgono la connessione internet e dovrò aspettare una settimana o di più per rifarla.
Poi sono indecisa sul se fare il sequel o no, alla fine non è stranecessario ed è solo per allungare la storia, decidete voi.
Un'altra cosa, i lettori aumentano ma perché invece nessuno recensisce? Ho bisogno di un po' di incoraggiamento, quindi vi chiedo per cortesia di farvi sentire, ho bisogno di sapere cosa ne pensate. Peraltro quando degli impegni mi tengono occupata e non riesco ad aggiornare mi mandate messaggi privati dicendomi di farlo che ho ritardato ecc..., mi faccio il culo, aggiorno e vi fate sentire in 8 su quasi 200 lettori che siete. Vi giuro che talvolta metto da parte lo studio o perdo ore di sonno per scrivere, questo solo per voi lettori, quindi non so, ditemi voi.
Vi lascio con delle gif di tutti i protagonisti. 
Ps. Cosa ne pensate del personaggio che ho scelto per Caren? Ci sta?
Un bacio,
Sarah
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CAREN


JUSTIN


ZACK


CHRIS


ALEX


LIZZIE

  
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