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Autore: heynat    24/02/2015    0 recensioni
Fragile, ti sei sempre sentita fuori luogo, anche se un posto per te in questo ammasso di disordini che è la Terra lo hai sempre cercato, ma inutilmente; solo una persona dall'anima cieca avrebbe potuto non notarlo, ma tu meglio di me conoscevi le persone e i loro occhi insensibili, nessuno si è mai accorto di te e di quanto tu stonassi nel perfetto quadro statico e falso del Creato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The Loveliest Kind Of Lily.

 

 

Ti sono sempre piaciuti gli inverni; le calde stagioni non facevano per te.

La neve depositata con leggerezza sulla struttura frattale dei rami spogli, nudi come potevano esserlo solo in quel periodo dell'anno, in cui tutto moriva per rinascere. Il vento pungente che penetrava attraverso i vestiti, raggiungendo le ossa, impregnandoti di quel gelo indolente di cui tu non avvertivi nemmeno la presenza.

Tu il freddo lo percepivi anche d'estate, o in primavera, anche quando il sole raggiungeva il tuo angolo di mondo per scaldarlo; l'abitudine ti portava ad ignorare l'esistenza di quel ghiaccio persistente, eppure ti seguiva come un'ombra, una proiezione di te stessa nera e cupa che avresti tanto voluto tagliare con un colpo di forbici, ma incombeva su di te in ogni momento, anche di notte, forse soprattutto di notte.

Osservavi il bianco candore della spessa coltre di neve e sorridevi impercettibile; dicevi che il mondo ti sembrava più vero, più concreto, perché ai tuoi occhi quel manto di fiocchi rappresentava i buchi e le mancanze che lo caratterizzavano. Come quando alle scuole elementari ti assegnavano il compito di colorare con i pastelli dei disegni vuoti privi di tinte e sfumature, e non passava occasione in cui le maestre non ti rimproverassero per aver lasciato degli spazi vuoti ovunque.

È questo che vedi?” Pausa. “Vedi un mondo inconsistente?” Hai annuito con un piccolo cenno del capo, impercettibile ancora una volta. Non capivo come tu ci riuscissi, avevi questi modi di fare invisibili, sfuggenti, astratti. La tua voce era un flebile sussurro intimidito, il tuo sorriso era una silenziosa esplosione di supernove... persino l'andatura della tua camminata rendeva inavvertibili i tuoi passi: sembrava quasi che il vento spingesse il tuo corpo e lo sollevasse in aria di pochi millimetri, il necessario per farti volare senza sbattere le ali. E – sai – forse lo eri veramente... un angelo caduto.

Fragile, ti sei sempre sentita fuori luogo, anche se un posto per te in questo ammasso di disordini che è la Terra lo hai sempre cercato, ma inutilmente; solo una persona dall'anima cieca avrebbe potuto non notarlo, ma tu meglio di me conoscevi le persone e i loro occhi insensibili, nessuno si è mai accorto di te e di quanto tu stonassi nel perfetto quadro statico e falso del Creato. Tutti – sì – tutti eccetto me.

Quattordici” Hai corrugato con semplicità la fronte alta e mi hai guardato interrogativa, aspettando le mie spiegazioni in quel flebile silenzio carico di quella curiosità che animano solo i bambini. “Le lentiggini sul tuo naso”. Ho visto le tue labbra sottili incresparsi e i tuoi occhi brillare del barlume di una candela nel denso oceano notturno. Credo fosse per questo che poco a poco mi innamorai di te, Lily: mi è sempre parso di intravedere una bambina dietro quelle iridi chiare, una bambina il cui unico desiderio era quello di giocare al Gioco del Mondo secondo le sue regole. Per questo le veniva negato ogni divertimento, ogni gioia, ogni spensieratezza. Chi ti aveva generata non ti aveva fatta nascere per vivere. Dovevi essere la figlia che avevano sempre voluto, temevano il solo pensiero che tu, crescendo, finissi per diventare una ragazza sconsiderata, sopra le righe, la macchia d'inchiostro che sporca l'intaccabile omogeneità del comune normale, la nuvola che spezza la limpidezza del cielo. Tu eri questo e mille altre cose, e non sapevi quanto tu fossi bella nel tuo modo d'esser sbagliata; perché tu eri quella piccola parte di male che da sempre delinea i tratti del bene, il vento che increspa lo specchio d'acqua perfetto del lago, turbandone la tranquillità e l'equilibrio. E tu? Tu assecondavi. Tu non eri ciò che amavi essere, tu eri ciò che gli altri si aspettavano che fossi; nulla di più, nulla di meno.

Sono innamorato di te”. È durato un attimo, ma credo di aver sentito il tuo cuore dimenticarsi di battere, per poi ripartire più forte e veloce di prima. “Sono innamorato di te; non chiedermi di smettere perché non ci riuscirei. Sono innamorato dei tuoi capelli costantemente spettinati, del modo in cui ti mordi l'angolo del labbro quando sei nervosa, del profumo che impregna la tua pelle, del modo in cui arricci il naso, della tua risata genuina, del rossore che invade le tue guance quando sei imbarazzata... Sono innamorato del suono e del timbro della tua voce, delle clavicole sporgenti che tanto detesti, della tua gentilezza, della tua semplicità, di te e tutto ciò che ti circonda.”

Hai schiuso le labbra per dire qualcosa ma la tua bocca non ha emesso suono.

Ti ho preceduta, e prima che tu potessi proferir parola ti ho baciata. Solo dopo aver stretto il tuo viso fra le mani ho capito con quanta foga avessi azzardato quel gesto, quanto avessi sporcato la tua purezza con un bacio rubato. Ho accarezzato il tuo viso dalla pelle nivea, ho assaggiato il sapore delle tue labbra piene, e come se il tempo e lo spazio non fossero mai esistiti ho sentito il peso di anni e la leggerezza di pochissimi istanti scorrermi sulla pelle come acqua fresca solo per schiacciarmi come un macigno. E ancora una volta non riesco a capacitarmi di come ciò fosse possibile: provavo due sensazioni contrapposte e contemporanee l'una all'altra; sentivo di esser precipitato in una trappola mortale, quel sottile strato di limbo fatto di vuoto assordante, in cui né l'inferno né il paradiso riescono a prevalere.

Ho circondato la tua vita con le braccia e mi è parso di sentire devastarsi l'universo dentro il tuo corpo piccolo ed esile. E ancora una volta, inspiegabilmente, inesorabilmente, non sapevo. Non sapevo come sciogliere i nodi alle corde che ti tenevano stretti i polsi, graffiandoli. Ho avvertito i brividi scorrerti lungo la schiena e scuoterti le membra in un unico bacio, ho fatto scorrere le dita lungo le tue braccia percependo la pelle d'oca appropriarsene. Nell'atmosfera surreale che ti avvolgeva ho sentito l'aria satura di un dolce profumo d'erba appena tagliata e il suono di un pianoforte scordato.

Tagliata e scordata, tu.

A pensarci mi viene da sorridere. Per un breve istante ho immaginato che tu saresti diventata mia, ma sono stato uno sciocco a crederlo davvero. Tu non appartenevi a nessuno, nemmeno a te stessa, nemmeno al corpo che da sedici lunghi anni abitavi e che ora iniziava ad andarti troppo stretto, perché la tua anima cresceva, e cresceva, e cresceva ancora, e tu non riuscivi a sopportortare più l'angusto spazio claustrofobico che ti limitava. La percepivi come una gabbia, alle volte non ti sembrava nemmeno più tuo. Il tuo corpo era diventato un ostacolo a tutto, ed è per questo che hai deciso di gettarlo via.

E ti sei gettata.

Nel vuoto.

Nel buio.

Nel silenzio.

 

Mi è sempre piaciuto il mare in inverno, quello in estate non ha mai fatto per me.

Oggi la brezza marina mi ha riempito i polmoni e in qualche strano modo mi è sembrato che una parte di quella distesa finita di acqua stesse invadendo il mio corpo prepotentemente.

Ho osservato le onde e mi sono chiesto semmai un giorno decideranno di smettere: loro continuano a infrangersi sugli scogli nel tentativo di superarli, non ci riescono, eppure ogni volta trovano la forza per rigenerarsi e riprovare a superare quella massiccia barriera che ostacola loro il cammino.

È così che si dovrebbe vivere, mi dico. Infrangersi e riprovarci, infrangersi e riprovarci, infrangersi e riprovarci.. Ma quando la forza sbiadisce e il coraggio si sgretola, come possiamo andare avanti?

Oggi ho lasciato cadere fra le onde un giglio e l'ho osservato sparire lentamente al largo. Un'altra goccia salata si è unita al resto del mare, e ho pensato a quella ragazza dalle lentiggini sul naso e i capelli biondi sempre scompigliati. Ho pensato alla ragazza nata nel mondo sbagliato e che ora, finalmente, ha trovato il posto dove sentirsi veramente libera di essere Lily.

  
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