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Autore: Verdeirlanda    24/02/2015    0 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice:
Perdonate l'attesa!
Il lavoro mi ha assorbita molto ma per fortuna non mi ha impedito di continuare a scrivere, quindi eccoci qui con un nuovo capitolo
Buona lettura! 
Baci!
VerdeIrlanda 
 
 
 
 
 
 
"Che diavolo credi di fare?" 
La voce di Leonardo era un sibilo.
Beatrice lo guardò negli occhi: "Secondo te?" disse stringendo ancor più forte tra le dita il pugnale. 
Fece per avanzare ma Leonardo la fermò mettendole una mano su una spalla: "Non farlo."
I fratelli Da Vinci si scrutarono, erano uno di fronte all'altra chissà dove in quella immensa foresta che stavano attraversando. Attorno a loro c'erano i rumori della notte, gli sconosciuti animali che ogni tanto si muovevano invisibili, il vento che scuoteva le larghe foglie degli alberi, e il crepitio leggero del piccolo fuoco che avevano acceso per illuminare il loro riposo.
Il gruppo aveva lasciato la Volta Celeste da molti giorni, la destinazione era la spiaggia dove avevano ormeggiato la loro nave. Si erano mossi velocemente cercando di fermarsi il meno possibile per allontanarsi da Ima e dalle sue terrificanti visioni, sapevano che se li avessero scoperti il loro destino sarebbe stato la morte. Ma la notte era inevitabile fermarsi, bisognava riposare e non era prudente muoversi nell'oscurità.
E quella notte, come le altre precedenti, si erano accampati e avevano acceso un fuoco, facendo i turni nel restare svegli per vigilare che non giungessero pericoli.
Beatrice lanciò un'occhiata agli altri membri del gruppo, dormivano, dai loro respiri tranquilli si poteva capire che non avevano idea di cosa stesse succedendo.
"Era il tuo piano da sempre? Attendere il tuo turno di guardia notturna per accoltellare Riario?" chiese Leonardo a voce bassa.
"Facile e indolore." rispose Beatrice "Una pugnalata al cuore, si muore in meno di un minuto. Certo lui meriterebbe di soffrire di più, ma a differenza sua io non ho l'animo del torturatore."
"Ad essere sincero temevo che Zoroastro avrebbe cercato di uccidere Girolamo..."
"Voleva farlo infatti, me ne aveva parlato, ma io glielo ho impedito."
"Glielo hai impedito per poterlo fare tu." la voce di Leonardo era quasi un'accusa.
"Sì! Lo so che lo avrebbe fatto, per me, ma non sarebbe stato giusto. Posso combattere da sola le mie battaglie, e posso farmi giustizia da sola."
"Tu non sei un' assassina, hai ucciso in passato ma sempre per difenderti, non a sangue freddo."
"Riario è un pericolo per noi Leo, non saremo mai al sicuro finché rimarrà in vita." Beatrice si mosse per scansare il fratello, ma lui le afferrò saldamente la mano che stringeva il pugnale. 
"Non posso lasciartelo fare." mormorò Leonardo.
Gli occhi verdi di Beatrice si spalancarono per la sorpresa, fissarono quelli di Leonardo in un misto di rabbia e stupore, chiedevano, pretendevano una risposta, un chiarimento: "Dopo quello che ci ha fatto..." riuscì a dire con voce greve "Devo ricordarti il modo orribile in cui ha ucciso mia madre? Devo raccontarti le cose disgustose che mi ha fatto?" 
Leonardo prese fiato: "Merita di essere punito per quello che ha fatto ma..."
"Ma cosa? La morte sarà la giusta punizione per questa serpe." Beatrice osservò con attenzione il fratello "È per il Libro, vero? Lui lo vuole quanto lo vuoi tu. Lo agognate nello stesso modo. Vi ho visti in questi giorni, è da quando siamo fuggiti dalla Volta che ne parlate. Avete confabulato a lungo. Ti ha parlato di qualcosa di importante, ti ha forse promesso qualcosa?" gli chiese a bruciapelo.
Leonardo non rispose, ma era chiaro che la ragazza aveva colto nel segno. 
Beatrice si fece sfuggire una risatina nervosa e scosse la testa in segno di disappunto, allora Leonardo si avvicinò di più, il viso a pochi centimetri da quello di lei, negli occhi uno sguardo disperato: "Io non posso non sapere Bea. Devo trovare il Libro delle Lamine, leggere quelle pagine. Tu non vuoi conoscere la verità, sapere cosa ha condotto delle persone così lontano, conoscere il nostro passato? Io sì, ne ho bisogno."
Beatrice guardò suo fratello negli occhi, quegli occhi verdi così simili ai suoi, quegli occhi che conosceva da tutta una vita. Quello sguardo che conosceva da una vita. Disperato, angosciato, colmo di desiderio di conoscenza, spaventato all'idea di non poter indagare oltre. Aveva visto quell'espressione sul viso di Leonardo ogni volta che qualcuno cercava di impedirgli di lavorare, di inventare, di scoprire, ogni volta che una sua macchina non funzionava. 
Leonardo non concepiva l'idea che qualcuno volesse arrestare il proprio cammino, arrendersi, perché la sua mente era in continuo movimento. Idee, pensieri, visioni, evoluzioni di idee già partorite. Per questo si straniva con l'oppio, esso placava i suoi pensieri e dava loro un ordine. Oppio e costante ricerca, costante scribacchiare sul taccuino, costante proseguire senza mai fermarsi.
"Io voglio sapere tutto su di noi Bea. Se troviamo il Libro potremmo comprendere la nostra storia, quella delle nostre famiglie. E pensa alla conoscenza racchiusa in quel testo." mormorò emozionato Leonardo.
Eccolo, pensò Beatrice, mio fratello eccitato dalla speranza, la fase successiva alla disperazione era la consapevolezza che avrebbe trovato una nuova strada per proseguire la sua avventura. E in questo caso la strada era Girolamo Riario.
"Cosa ti ha promesso Riario?" chiese Beatrice.
"Gli archivi di Mercuri."
"Gli archivi del Vaticano di cui Mercuri era il curatore?"
"No." sorrise Leonardo "I suoi archivi privati."
Bea scosse la testa: "Lupo non aveva niente in mano, non sapeva nemmeno dove conducesse la mappa."
"Ma potrebbe avere raccolto molto altro, sui Figli di Mitra ad esempio. Riario mi ha parlato di pergamene, libri, e se questi ci aiutassero a comprendere il taccuino di Berengario?" Leonardo aveva una luce brillante negli occhi.
Beatrice avrebbe voluto dirgli che poteva essere un inganno, l'ennesimo, ma sapeva che Leonardo non l'avrebbe ascoltata, in quel momento di speranzosa euforia non avrebbe sentito ragioni. 
La ragazza sospirò e mise via l'arma che aveva in mano: "E sia. Non lo ucciderò, per ora. Ma a una condizione."
"Quale?" chiese Leonardo sospettoso.
"Quando saliremo sulla nostra nave, voglio che tu usi il tempo che passeremo in mare per riflettere se davvero vale la pena mettersi nelle mani di Riario per trovare il Libro delle Lamine." rispose Beatrice "Dovrai rifletterci molto bene prima di decidere."
Era chiaramente un tentativo, forse vano, di dissuadere Leonardo nel fare un patto col diavolo.
Suo fratello lo capì, tuttavia annuì: "D'accordo, non prenderò nessuna decisione fino a che non saremo attraccati sulla penisola italiana."
"Bene. Puoi iniziare il tuo turno di guardia. E ricorda Leonardo," aggiunse Beatrice prima di mettersi supina "sei in debito con me di un grosso favore."
 
 
L'oceano di fronte a loro e la foresta ormai lontana, finalmente.
Beatrice respirava a pieni polmoni l'aria salmastra, sembrava passata un'eternità da quando erano attraccati, e dopo un lungo peregrinare finalmente potevano tornare a casa.
Girolamo scrutò la spiaggia, abbozzò un sorriso: "La mia nave è ancorata al largo di quegli scogli, dunque ci salutiamo qui."
"Sì, e noi raggiungeremo la nostra, è a poche ore di cammino." rispose Leonardo.
"E noi, artista, ci rivedremo. Abbiamo molti di cui parlare."
"Vi scriverò una volta giunto a Firenze." disse Leonardo, non specificando se nella lettera gli avrebbe confermato o meno la loro collaborazione.
Riario guardò l'oceano: "Che avventura singolare abbiamo vissuto, della quale ovviamente non potremo parlare. Ci prenderebbero per folli se raccontassimo di questa terra lontana." 
Allungò la mano verso Leonardo il quale, educatamente, gliela strinse.
"Signori, e signora" disse il conte "Buon viaggio, ci rivedremo presto, magari a Roma." alzò una mano in cenno di saluto.
I fiorentini iniziarono ad allontanarsi.
Ma Riario chiamò Beatrice, le andò vicino, lei lo guardò interrogativa.
"Che cosa volete?"
Girolamo, con il suo consueto sorriso freddo, si chinò per bisbigliarle: "Lo so che avete tentato di uccidermi, ero sveglio quella notte. E potete stare certa che me ne ricorderò la prossima volta che ci rivedremo."
Riario fece per andarsene ma lei gli afferrò un gomito e strinse forte le dita attorno all'osso e al nervo, strappando una smorfia di dolore al conte: "E fate bene Girolamo, fate davvero bene a non dimenticarVi che ero pronta a piantarVi un pugnale nel cuore." 
Prima di essere allontanato con uno spintone Riario vide quella strana luce negli occhi di Beatrice, quella scintilla nata dal suo orgoglio e dalla sua rabbia.
Il conte si incamminò verso la sua nave senza voltarsi indietro.
La ragazza raggiunse gli altri con passo lesto, lei invece si voltò per un istante, ma non certo per guardare Riario, bensì la foresta e più lontano le alte montagne che si ergevano maestose contro il cielo. Lì c'erano la grande Città di pietra, dove Ima regnava e cercava di proteggere il suo popolo, e la Volta Celeste, ciò che restava del sogno infranto dei Figli di Mitra. 
Erano arrivati fino ai confini del mondo e ora tornavano a casa.
Era la fine di qualcosa, lo sentiva, come se lasciare quella terra segnasse per loro una linea di demarcazione. Ormai ogni cosa avrà un profumo e un sapore diverso, e la guarderemo con una luce diversa, pensò Beatrice.
Perché siamo noi ad essere diversi pur rimanendo noi stessi.
 
 
 
Secondo angolo dell'autrice:
Vi avviso che questo è uno degli ultimi capitoli della fanfiction, ancora poche pagine e arriveremo alla conclusione di questa vicenda, ma non disperate, non sarà la fine di tutto.
Mi piace immaginare le mie storie come se fossero seasons di una serie TV, quindi diciamo che sta per finire una stagione ma a breve ne inizierà un'altra. :) 
Ancora baci! 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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