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Autore: akira uzumaki    24/02/2015    2 recensioni
Che lo scherzo a Will non dispiaccia è un dato di fatto.
E che Gabriel abbia il senso dell'umorismo di un platano di Hyde Park è più che noto.
Ma se catastroficamente il nostro Herondale si scordasse di questa piccola grande verità, sopravvalutando la capacità del Lightworm di capire una presa in giro?
Ambientata durante l'Angelo, dopo la riunione dell'Enclave
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gabriel Lightwood, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di riunioni, piani geniali
ed eccessiva maturità
 


La riunione dell’Enclave si era appena conclusa quando Will si precipitò fuori dal magazzino, come un uragano nel pieno del suo vigore.
Era infuriato. Anzi, non era infuriato, era catastroficamente infuriato, così infuriato che neanche sapeva dove si stesse dirigendo.
Era mai possibile condensare tanti elementi incendiari nel giro di poche ore? L’Enclave aveva offeso e maltrattato Charlotte, che per di più, per l’ennesima volta, era rimasta sola ad affrontarli ed a giustificare il marito, evidentemente troppo occupato con quelle sue strampalate invenzioni per stare al suo fianco, non tanto per difenderla, nessuno alla fine se lo sarebbe potuto aspettare da lui, quantomeno per fornirle una spalla a cui appoggiarsi. Ma l’unica cosa che era stato in grado di fare era mettere ancora più in imbarazzo la moglie, con quell’inutile aggeggio che aveva creato ancora più scompiglio nella situazione, già di per se complicata.
Le insinuazioni di Benedict Lightwood, sempre così viscido, provocatorio, ottuso ed antiquato con i suoi tentativi di mettere, sempre e comunque, in cattiva luce la gestione dell’istituto da parte di Charlotte, erano state anche più cattive e maligne. Per non parlare di come aveva offeso e tentato di liquidare il suo geniale piano. Solo perché, a detta di Will, sapeva benissimo che suo figlio non sarebbe stato in grado di sfornarne uno geniale soltanto la metà del suo.
Suo figlio, proprio lui faceva stringere forte i pungi all’Herondale, che corrugava forte la fronte al pensiero.
Gabriel Lightwood, che adesso si sentiva grande perché poteva partecipare alle riunioni dell’Enclave, come se si potesse definire maturo un soggetto come lui. La sola idea che contasse più di lui, che potesse decidere qualcosa per lui, gli faceva venir voglia di infilarlo a testa in giù nel Tamigi, con in bocca vermi per pesci.
Il Gabriel Lightwood che si era permessa di dire a lui che rappresentava il disonore dei cacciatori, col padre che si ritrovava.
Che aveva cercato di escluderlo dal suo stesso piano, proponendosi come accompagnatore di Tessa al posto suo. Va detto però che il pensiero di Tessa, che lo rimetteva al suo posto tenendogli testa, gli riempiva il cuore di una tenera risata, quasi volesse indentificare l’espressione di coraggio della ragazza non tanto simbolo di uno spirito giusto e leale qual era ma come un gesto di affetto nei suoi confronti, cosa che allo stesso tempo gli faceva sfarfallare lo stomaco e gelare il sangue.
Ma quel viscido bell’imbusto aveva osato considerare Jem, il suo Jem, vittima di una certa infermità. Non sapeva valutare se fosse eccessiva vanità oppure una limitazione celebrale l’incapacità del damerino di comprendere che la sua infermità mentale era sicuramente più grave di quella di Jem.
Con in testa tutti questi simpaticissimi pensieri Will non si rese neanche conto di trovarsi davanti alla porta dell’armeria.
Ricordò i pomeriggi passati lì dentro con Jem, la serenità che questi gli portavano, e si convinse che il suo inconscio fosse decisamente degno del suo geniale conscio. Ciò di cui aveva proprio bisogno era l’odore di ferro e di polvere che trovava solo nell’armeria.
Spalancò la porta, sapendo benissimo l’ambiente familiare in cui si sarebbe trovato.
Ma davanti a se si trovò proprio chi non voleva, non doveva, trovarsi lì. Non quando aveva intorno a se un’enorme quantità di armi e l’autocontrollo di una cavalluccio marino a macchie rosa.
Gabriel era in piedi davanti al camino, fissando l’arco che si diceva appartenuto a Robin Hood appeso alla parete sovrastante. Sentendo aprire la porta spostò lo sguardo sul cacciatore appena entrato, soffocando una risata.
-Penso tu abbia preso troppo sul serio la mia proposta a proposito del duello, Herondale.
Will sbuffò, prendendo con noncuranza un coltello e passando un dito sulla lama, a saggiarne il filo.
-Mi sembra che, trai due, quello a prendere le cose troppo sul serio sia sempre stato tu, mio caro.
Accennò un sorriso sghembo quando vide le sopracciglia del ragazzo arcuarsi, ed un’espressione severa disegnarsi sul suo volto. Per l’angelo se si divertiva a farlo infuriare.
-Oh bhe, la serietà è sinonimo di maturità, per questo nessuno se ne aspetta mai da te.
Gabriel aveva ormai abbandonato la sua posizione, avvicinandosi al suo interlocutore con un passo greve, mordendosi la guancia per il nervosismo che la presenza dell’Herondale gli causava. Era tutto a posto, si diceva, William era solo un bambino in un corpo, un corpo dannatamente perfetto ed attraente, un po’ troppo cresciuto per lui.
-Oh beh se essere maturi significa avere il senso dell’umorismo di un lampione spento preferisco essere un inguaribile immaturo- soffocò una risatina sommessa –Dopotutto l’Enclave sembra apprezzarmi sicuramente più di quanto faccia con te, dato che utilizza i miei piani e mi reputa più adatto ad eseguirli rispetto alla qui presente sua maturità.
Fece una piccola riverenza, liberando l’ennesimo risolino.
Gli occhi di Gabriel sembravano liberare fiamme, fiamme di un verde brillante. Portare Gabriel a quello stato era una delle sensazioni più appaganti che conoscesse. Cercò di scacciare però subito l’apprezzamento per la sublime sfumatura che i suoi occhi raggiungevano quando erano accesi di rabbia, concentrandosi invece per la buffa espressione che si dipingeva sul suo viso mentre cercava qualche argomentazione con cui controbattere.
-Non è apprezzamento nei tuoi confronti, sono solo i fatti che volgono a tuo favore... e poi… aspetta…- il suo viso si contrasse ancora di più in un’espressione di rabbia, stavolta mista a stupore –E tu come fai a sapere che cosa è stato deciso, dal momento che la riunione si è appena conclusa, Charlotte si è trattenuta a parlare con il marito e la zia e nessun altro avrebbe potuto riferirti tutto ciò?
Will non riuscì stavolta a trattenere una sonora risata
-Sai Lightwood- soffocò contro la manica della camicia un’altra risata –penso che la maturità mi priverebbe anche della mia fantasia e del mio ingegno. No, non farebbe proprio al caso mio.
-Tu – la voce di Gabriel suonava piena di astio –Tu hai osato spiare una riunione dell’Enclave, William Herondale.
Il giovane cacciatore esibì il sorriso più ampio del suo repertorio.
-Esattamente.
Il LIghtwood era paonazzo.
-Tu sporco infame…- si era avvicinato ancora di più a lui, ed ormai era a pochi centimetri dal suo viso, da quei sue due occhi che sembravano volerlo risucchiare come due vortici tanto erano belli. Era furioso, e Will, con quel suo sorriso provocante, sembrava solo volesse urlargli quanto fosse bello e come potesse avere, a suo piacimento, chiunque ai suoi piedi.
Fu proprio quel pensiero a dargli una nuova arma per l’attacco.
-Bhe, ma tanto di che ti preoccupi, tanto c’è la bella streghetta che ti difenderà, come prima no?
L’espressione di sorpresa e di rabbia che invase il viso dell’Herondale fu come nettare per Gabriel, che constatò quello che aveva già supposto. Tessa era il suo tasto debole.
-Lascia fuori Tess…- soffiò, quasi ringhiò, Will.
-Perché mai, hai forse un debole per quella ragazzetta? I
ncalzò l’altro, con un ghigno espresso in faccia.
-Ripeto…- strinse forte i pugni, abbassando lo sguardo –Lascia fuori Tessa da tutto questo.
-Ah bhe… - sospirò il Lightwood, soddisfatto di quella reazione e deciso nel proseguire su quella strada –mi sembra che sia stato tu a metterla per primo in mezzo, inserendola nel tuo “geniale” - fece un inchino all’aggettivo, trattenendo una risata –piano no? E poi bhe, sembra proprio che tu abbia apprezzato il modo in cui si è messa sulla tua difesa. Non capita tutti i giorni una ragazza, cresciuta tra mondani, che ha il coraggio di mettersi in mezzo ad un litigio che non la riguarda. Devo dire che ha carattere- sorrise, in un ghigno di vittoria –Mi azzardo quasi a dire che mi piace, magari potrebbe diventare un ottimo trastullo per le noiose giornate nella mia villa, un grazioso, piacevole trastullo, e sono convinto che non è poi tanto sciocca da rifiutare un tale privilegio, dopotutto….
Will, nei suoi settantasei anni di vita, non seppe mai se fu perché per una volta non era in grado di controbattere, se fu perché doveva fargliela pagare per quello che aveva detto su Jem prima e su Tessa in quel momento, perché voleva semplicemente trovare un modo per farlo tacere una volta per tutte o perché, dopo avere osservato i loro movimenti a lungo, era proprio necessario scoprire se quelle labbra erano tanto morbide quanto sembravano, ma afferrò il colletto della camicia di Gabriel, tirandolo a se con forza e premendo le labbra sulle sue.
Un mugolio di sorpresa e disappunto uscì dalla gola del Lightwood, che inutilmente cercava di liberarsi dalla ferrea presa dell’altro, che ora lo stringeva, con un braccio, per la vita mentre con quell’altra premeva sulla nuca per spingerlo ancor di più contro di lui. Will, dal canto suo, sentendo i tentativi dell’altro di divincolarsi e leggendo la sorpresa nei suoi occhi trattenne a stento una risata, deciso più che mai a scandalizzare il ragazzo maturo. Quindi, devoto all’intento, mordicchiò il labbro inferiore dell’altro, che dischiuse leggermente la bocca in un mugolio di dolore. Approfittò subito di ciò e lasciò libera esplorazione alla sua lingua, facendo sussultare ancora di più per la sorpresa il povero Lightwood. Ma toccò a Will strabuzzare gli occhi dalla sorpresa quando Gabriel, invece che respingerlo, iniziò a rispondere al bacio, intrecciando la lingua con la sua.
Ora, le cose erano due: o stava semplicemente giocando al suo gioco, oppure lo aveva preso sul serio... Ricordando però chi fosse il soggetto che gli stava spingendo la lingua in gola, era chiara la risposta. Un brivido di orrore percorse la schiena di Will, che spinse via l’altro con forse troppa forza, visto che questo, preso di sorpresa, cadde seduto sul pavimento.
Gabriel lo guardò stranito.
-William- l’aria era seria, troppo seria -se provavi queste cose per me potevi dirmelo, invece di trattarmi come mi hai trattato per tutti questi anni.
Confermata la sua tesi, Will poté solo rabbrividire ulteriormente.
-Io provo cosa?
Quasi urlò, facendo stridere la voce.
-Mi hai baciato. Quindi suppongo che tu provi una sorta di sentimento amoroso nei miei confronti, mi sembra normale.
“Sta solo scherzando” pensò Will, ma l’espressione composta del Lightwood, unita all’assurdità provocata dall’accostamento “Gabriel-Scherzo” smentiva totalmente la sua speranza.
-Questa è buona- lo guardò con un’aria superiore –Ti ho baciato per farti tacere, nient’altro. Mi dispiace ma non ho certi gusti tesoro. - stava cercando, in tutti i modi, di trattenersi, non tanto dal ridere, ma quanto dall’urlare, passando per una donnicciola isterica. -E questa, caro mio- si avviò alla porta, dandogli le spalle –non si chiama maturità, è pura e cristallina stupidità, a livelli anche piuttosto gravi.
Gabriel era ammutolito e sbiancato, ancora seduto sul pavimento, mentre William apriva la porta ed usciva. Prima però che la porta si richiudesse la chioma nera si riaffacciò.
-Comunque, è un cinque.
Gabriel alzò lo sguardo, ancora più confuso.
-Il bacio, intendo, è un cinque. Non saresti male, ma ti manca la pratica.
Detto questo lasciò che la porta dell’armeria sbattesse alle sue spalle.










 
N.A.
Ok, questa cosa è nata in un pazzo GDR con la mia cara sorellina Cecy, mentre raccontavamo delle bravate del caro Will.
Pretese direi che non ce ne sono, sono morta dalle risarte sulla tastiera del mio pc scrivendolo, ed ho pensato che fosse la storia giusta per il mio battesimo in quanto, udite udite, sono qui da più di 6 mesi ma ancora non ho avuto il coraggio di pubblicare nulla :')
Quindi bhe, oltre a ringraziarvi tutti per essere arrivati fin qui, vi chiedo pure consigli, indicazioni oppure anche un genuino "meglio che tu appenda la penna al chiodo"

Ave atque vale
   
 
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