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Autore: Triz    24/02/2015    1 recensioni
In panne con un caso di aggressione seriale, Elliot Stabler si vede capitare sul suo cammino una donna di nome Olivia che non solo ha l'aria di essere interessata al caso, ma sembra addirittura che ne sappia molto più di quello che voglia dare a vedere. Anni dopo, Elliot racconta dell'incontro a George Huang, che sta cercando la Detective per il governo inglese.
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Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elliot Stabler, George Huang, Olivia Benson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
L'inizio della storia
Se c'era una cosa che il Detective Ispettore Elliot Stabler era in grado di prevedere con assoluta certezza era l'arrivo delle rogne.
Ne previde addirittura un'ondata quando al commissariato capitò un tizio che sembrava cinese e che cercava il commissario Cragen. I due si rintanarono nell'ufficio del commissario, ma dalla finestra a vetri Elliot vide il nuovo arrivato voltarsi proprio verso di lui e fissarlo per un momento prima di rivolgersi di nuovo a Cragen.
«Elliot, nel mio ufficio» lo chiamò Cragen sulla porta e aveva tutta l'aria di non voler ripetere l'ordine. Elliot fu felice di abbandonare le scartoffie da controllare ed entrare nell'ufficio del commissario mentre questi se ne andava.
Lo sconosciuto aveva occupato il posto dietro la scrivania e con un cenno lo invitò a sedersi di fronte a lui: «Lei è il Detective Ispettore Elliot Stabler, esatto?» domandò asciutto ed Elliot annuì.
«Io sono George Huang e lavoro per il governo inglese».
«Cosa vuole il governo da me?» domandò Elliot ironico, ma in realtà era sospettoso della tranquillità di Huang.
«Sto cercando una persona che lei conosce o ha avuto modo di conoscere in passato. Vede» e si mise a frugare nella borsa che aveva con sé, estraendone una cartellina blu: «Ho fatto delle ricerche e credo che lei sia la persona più adatta per rintracciarla».
Detto questo, aprì la cartellina e ne mostrò il contenuto a Elliot: pagine di diari, foto di dipinti, disegni e iscrizioni su tavolette o lastre di pietra, materiale di epoche diverse e che, nonostante tutto, avevano una cosa in comune...
«Parlano di lei, Stabler» mormorò Huang indicando il viso di Elliot ritratto da un'artista semisconosciuto di metà Seicento: «E ascolti qui, è una lettera di Cicerone scoperta recentemente: "Benché cerchi di non dare nell'occhio, mio caro amico, è chiaro che Elliot Stabler, ammesso che questo sia il suo nome, provenga da un popolo barbaro non ancora sottomesso ai Romani. Ad accompagnarlo per le strade di Roma, o meglio a guidarlo, c'è una donna che si fa chiamare la Detective - nome di origine celtica, forse - ma io preferisco chiamarla... "».
«Olivia» concluse Elliot paralizzato dallo stupore.
«Esatto, Olivia» disse George Huang incrociando le dita sul tavolo davanti a lui: «E da quello che le ho appena mostrato, mi sembra di capire che lei l'abbia accompagnata nei suoi viaggi nel tempo».
George Huang tacque, in attesa di una risposta di Elliot che non tardò ad arrivare: «Non la sento più nominare da anni, ormai».
«Non importa, lei mi racconti ciò che sa, al resto penserò io» disse Huang rassicurante: «Mi racconti come ha avuto inizio».
Elliot esitò ancora un attimo, poi prese un bel respiro: «Ho conosciuto la Detective sei anni fa...» esordì.
 
Lo schema di quelle aggressioni - ammesso che potessero essere definite tali - era sempre quello: due sconosciuti di origine ispanica entravano in casa con la forza e perquisivano tutte le stanze in cerca di qualcosa, poi se ne andavano così come erano arrivati senza lasciare la benché minima traccia.
L'ultima donna aggredita era la cognata del sindaco, che costrinse poi tutti gli agenti di polizia della città a pattugliare le strade in cerca dei due aggressori.
Elliot era di pattuglia la sera in cui conobbe la Detective: aveva appena spiegato a sua moglie Kathy che non sarebbe tornato presto quella sera, quando proprio vicino alla sua auto passò la coppia di aggressori seriali descritta nelle denunce. Elliot riattaccò il telefono e osservò con maggiore attenzione la coppia ferma sotto il lampione, poi vide uno di loro indicare una casa dall'altra parte della strada e decise di agire.
«Ehi, voi...» esordì scendendo dall'auto, ma una donna sbucò da chissà dove e riuscì a placcare uno dei due, mentre l'altro era scappato non appena Elliot li aveva chiamati.
«Hai delle manette?» borbottò la donna sforzandosi di trattenere il fuggitivo sotto di lei ed Elliot tirò fuori le manette che aveva in dotazione. Lei avvicinò uno strano oggetto cilindrico simile a una penna alle manette, emise una luce verde e ammanettò il prigioniero.
«Senti...».
«Detective Olivia Benson, del Quindicesimo Distretto» disse la donna prendendo il distintivo e mostrandolo rapidamente a Elliot. L'uomo la aiutò a rialzarsi e con lei trascinò il prigioniero sbraitante parole incomprensibili alla macchina.
 
«La mia centrale era più vicina, così portammo quel tizio qui per farci dire dove fosse il suo compagno» raccontò Elliot: «Una volta arrivati, però, scoprii che non esisteva nessuna Olivia Benson in polizia».
«E quindi cosa ha fatto?».
«Che cosa dovevo fare, secondo lei? L'ho arrestata».
  
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