Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |      
Autore: Angel_29    25/02/2015    1 recensioni
Kirk e Spock stanno insieme da dieci anni e due anni dopo la loro unione ufficiale, il pianeta vulcano esplode e tra i superstiti salvati dall'esterpirse c'è un bambino vulcaniano di nome Soren, rimasto orfano dopo l'esplosione. I due adottano il bambino e lo crescono sull'Enterpise. Otto anni dopo Soren e cresciuto, e ormai diciottenne si prepara ad partire insieme ai genitori per un'altra missione quinquennale. La sera prima della partenza Soren esce con gli amici e in un locale incontra un giovane affascinante e simpatico, passano la serata insieme e si salutano la mattina dopo convinti di non rivedersi mai più, ma....
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock, Un po' tutti | Coppie: Kirk/Spock
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Soren si guardò un’ultima volta allo specchio. L’immagine che gli restituiva lo sguardo era quella di un giovane di diciotto anni, alto, snello ma anche muscoloso, con i capelli scuri tagliati in puro stile vulcaniano, e due occhi neri profondi e intensi. Sebbene l’aspetto esteriore fosse quello di un vulcaniano, il carattere di Soren era tutto meno che tipico della sua razza d’origine.


Fin dall’età di dieci anni, era vissuto tra gli umani e aveva imparato le loro abitudini, ma soprattutto aveva capito quello che i vulcaniani ancora non riuscivano a comprendere, e che suo padre aveva capito tempo prima: che le emozioni, per quanto illogiche e irrazionali non dovevano venire represse e controllate, ma espresse, non a parole magari, ma con piccoli gesti, sguardi, accorgimenti. Le persone care non sono eterne, questo Soren l’aveva imparato a sue spese, e proprio per questo bisognava godersi con loro ogni minuto, ogni secondo. Perché il tempo passa, e non torna.

Godersi il tempo con le persone care era proprio quello che aveva intenzione di fare quella sera. Era infatti in procinto di uscire per incontrare i suoi amici e festeggiare con loro l’imminente partenza. Non li avrebbe visti più per molto tempo. Loro erano terrestri, nati e cresciuti sulla Terra, persone che non avevano mai visto lo Spazio, che non avevano mai visto altro se non il pianeta in cui vivevano.

Lui, invece, era diverso. Lui era un figlio dello spazio, l’unica casa che conosceva era l’astronave su cui aveva passato metà della sua vita; la sua famiglia era composta da un equipaggio strano, pazzo, ma unito e sempre pronto a combattere per quello in cui crede. Era passato un anno dall’ultima volta che aveva messo piede sull’Enterprise, e ora stava per tornarci. Il giorno seguente sarebbe cominciata la sua missione quinquennale diretta all'esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima.

Con lentezza ed eleganza scese le scale dell’elegante villa dove viveva con i suoi genitori tra una missione e l’altra. Il suo passo leggero e sicuro non tradiva l’impazienza che sentiva crescere dentro al pensiero di una serata con gli amici. Giunto alla fine della scala si trovò nel salotto, arredato con cura e quasi immacolato, a dimostrazione di quanto poco fosse il tempo passato lì.

Su un divano al centro della stanza, immerso nella lettura di un documento che aveva l’aria di essere importante, sedeva il capitano dell’Enterprise, James T. Kirk. Il tempo era stato gentile con lui, il suo aspetto, la sua prestanza fisica e i lineamenti erano rimasti più o meno gli stessi di quando otto anni prima Soren l’aveva incontrato sul ponte dell’astronave, poco dopo la distruzione del suo pianeta, Vulcano. Solo le poche rughe tradivano la vera età del comandante.

Spesso Soren si chiedeva cosa sarebbe successo se invece di decidere di prenderlo con sé come loro figlio, quel giorno il capitano Kirk e il suo Primo Ufficiale, Spock, l’avessero lasciato andare con gli altri vulcaniani sopravvissuti. Probabilmente la sua vita sarebbe stata molto diversa, solitaria e priva dell’affetto di una famiglia. Perché Kirk e Spock erano i suoi genitori, legame di sangue o meno. Loro l’avevano cresciuto, accudito, curato quando stava male, gli avevano insegnato tutto quello che sapeva e l’avevano trasformato da bambino spaventato e solo a giovane uomo con dei sogni e delle speranze. Doveva loro tutto.

Si avvicinò al padre e questi percependo la sua presenza alzò la testa con un sorriso “Sei pronto?”

Soren annuì “Sì, a momenti dovrei uscire, volevo solo salutarvi. Dov’è sa-mekhⁱ?”

“E’ uscito un minuto dovrebbe rientrare tra poco”

“Non posso aspettare, sono già in ritardo. Salutamelo tu. Buona serata” dicendo questo scappò via.

“Stai attento e non fare tardi, ricordati che domani abbiamo la partenza presto” gli urlò dietro il padre, vedendolo sparire in direzione della porta.

“Sì sì” fu l’unica risposta che ricevette prima di sentire il rumore della porta che si chiudeva, e quello della macchina di Soren che partiva. Fece un respiro profondo prima di rimettersi a leggere il documento mandatogli dalla Starfleet. Qualche minuto dopo sentì di nuovo la porta aprirsi e richiudersi, e dei passi leggeri in direzione del salotto. Sorrise piano ma non staccò gli occhi dallo schermo, finché la figura non gli si sedette affianco.

Girò il viso lentamente e si immerse negli occhi profondi del suo t'hy'laⁱⁱ. “E’ già uscito?” chiese Spock con apparente noncuranza. “Sì aveva un po’ di fretta stasera. Ma c’è da capirlo, non rivedrà i suoi amici per molto tempo”. Spock annuì, appoggiandosi con grazia allo schienale del divano “Comprensibile”.

“Cinque anni nello spazio, un’altra missione, altri mondi da scoprire. Ci stancheremo mai di tutto questo?” chiese Kirk allungando la mano verso il compagno e strofinando le dita contro le sue nel tipico bacio vulcaniano.

“Tu? L’irrazionale, attira guai capitano Kirk? Non credo che niente e nessuno ti terrà mai lontano per troppo tempo dal ponte dell’astronave, ne dalla tua poltrona da capitano, su cui ti adagi un po’ troppo spesso” rispose Spock con tono di leggera derisione e un sopracciglio alzato.

“Ah sì? Avete qualcosa da recriminare sul mio modo di comandare l’Enterprise, Signor Spock” Jim si sporse leggermente sulla spalla dell’altro, appoggiandogli una mano sulla coscia.

“Sul vostro modo di comandare no, Capitano. Sulla vostra pigrizia nel smaltire le scartoffie, forse”

“Io sono un uomo d’azione signor Spock, non un topo da biblioteca abituato ad essere sommerso di inutili pratiche”

“A meno che lei non si riferisca ad una nuova specie di roditore non ancora scoperta, capace di leggere e scrivere, non mi sembra che i topi siano assidui frequentatori di biblioteche”

Jim cercò di trattenere una risata e invece di rispondere, si gettò sul suo interlocutore dalle orecchie a punta, incollando le labbra alle sue. Il bacio durò a lungo, trasformandosi lentamente in qualcosa di passionale e profondo. Attraverso il legame mentale, ognuno percepiva le sensazioni e l’eccitazione dell’altro.

Spock…

Jim….

Vogliamo portare la nostra conversazione al piano di sopra?

Ai vostri ordini capitano.
 
i: Padre
ii: Compagno per la vita

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Angel_29