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Autore: Macy McKee    26/02/2015    1 recensioni
[Missing-moment 1.09, Renée/Barbara]
«Cos’è successo?»
«Me ne sono andata» bisbiglia Barbara. Sembra più vero, ora che le parole rimbombano nella notte. È come se le tenebre catturassero i suoi sussurri e glieli restituissero, amplificati e reali.
Renée annuisce, e la traccia di luce che fugge dalla porta alle sue spalle si fa un po’ più ampia mentre lei si scosta per lasciarla entrare.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Barbara Kean, Renée Montoya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Piccolo missing-moment della 1.09, collocato dopo che Barbara ha lasciato James e prima di vederla con Renée alla fine della puntata.
Scritta per il prompt “Sbaglio” dal gruppo Facebook “Fanfiction Challengers II”

 
So I stayed in the darkness

Then I heard your heart beating, you were in the darkness too
So I stayed in the darkness with you
Cosmic Love – Florence + the Machine
Il buio le preme sugli occhi e sulla bocca. Si sente soffocare, Barbara, le ombre che le invadono la gola e i polmoni a ogni respiro.
Ha paura. La paura è nel battito del suo cuore, nei tremiti delle sue mani.
È un errore, essere lì.
Ti arrendi già, Barbara?, le sussurra la sua mente. Tutti quegli anni e quei soldi. Tutto gettato via. È questo che vuoi, Barbara?Sei così debole?
No, non vuole essere debole.
Cosa farai, Barbara? Busserai alla sua porta, dormirai con lei, inghiottirete qualche pastiglia? Cadrai di nuovo?
La lampadina sopra la porta sibila e la luce trema.
Barbara si volta, la mano ancora sollevata per bussare. Non busserà. Non cadrà.
No.
Si volta, scendendo i gradini quasi correndo.
«Barbara?» il sussurro la raggiunge sul vialetto, congelando le sue gambe. Prova a muovere un passo in avanti, ma sa da subito che non ci riuscirà.
Sa già come finirà, nel momento in cui la voce di Renée sfiora le sue orecchie e i suoi pensieri.
«Non dovrei essere qui» mormora Barbara. Ma le sue gambe non sono d’accordo con le sue parole, mentre la sospingono di nuovo verso la porta d’ingresso.
«Cos’è successo?»
«Me ne sono andata» bisbiglia Barbara. Sembra più vero, ora che le parole rimbombano nella notte. È come se le tenebre catturassero i suoi sussurri e glieli restituissero, amplificati e reali.
Renée annuisce, e la traccia di luce che fugge dalla porta alle sue spalle si fa un po’ più ampia mentre lei si scosta per lasciarla passare.
«Renée» comincia Barbara, mentre la raggiunge e le si accosta. «Non so dove altro andare.»
Non guardarla. Non guardarla. Se la guardi, succederà. Cadrai.
Dita calde le sfiorano il braccio.
Non guardarla.
«Lo so.»
Barbara non deve alzare lo sguardo per cogliere l’amarezza nella sua voce.
Sei una vigliacca. Ti presenti a casa sua nel cuore della notte, non riesci nemmeno a guardarla in faccia e “non so dove altro andare”? Diglielo, Barbara.
«E io… volevo vederti.»
«Lo so.»
«Avevo bisogno di…»
Occhi lucidi e fieri afferrano il suo sguardo e lo imprigionano.
L’hai guardata.
E un istante dopo non può più guardarla, perché le dita di Renée sono sulla sua nuca e il suo respiro le sfiora le labbra.
«Non posso» sussurra Barbara alla pelle della donna, ed è così vicina, così calda, così familiare. «È uno sbaglio.»
«Sì. È uno sbaglio» ripete Renée.
«Devo andare.»
«Domattina.»
«Sì. Domattina» risponde Barbara, e si perde nei suoi respiri.
Sei debole, Barbara. Sei caduta, e dovrai rialzarti.
Domattina.
Sta cadendo di nuovo, ma non è sola mentre sprofonda fra le tenebre. Renée le tende la sua mano e il suo cuore, e Barbare li afferra.
Si lascia cadere.
 

 
   
 
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