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Autore: Jaredsveins    26/02/2015    3 recensioni
Questa OS è il sequel di "gone forever".
Cosa sarà successo dopo la morte di Dean?
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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E rieccomi qui con un'altra OS che è il sequel di gone forever. (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3025252&i=1 ecco il link)
Spero che vi piaccia e niente, spero anche di non aver fatto errori grammaticali, lol.
Alla prossima!

 

Erano passati due mesi dalla mia morte causata dal padre di Castiel. Due mesi esatti da quando scappai dal mietitore e rimasi lì, a girovagare e stare con i fantasmi come me. Diciamo che non erano molto socievoli ma potevo solo capirli, dopo secoli che giri e rigiri sulla terra senza poter far nulla se non guardare le generazioni future non è che tu possa essere di buon umore.

Però avevo stretto amicizia con uno di loro, si chiamava Annie ed era un fantasma da tre anni. Aveva deciso di non seguire il mietitore e scappare per guardare sua figlia Jodie che aveva quindici anni. Annie era morta per via di un incidente stradale e diceva sempre che sarebbe andata via solo quando anche sua figlia avrebbe raggiunto la meta della morte.

Io invece ero rimasto per Castiel, per dirgli tutto quel che volevo lui sapesse prima che suo padre mi facesse fuori. All’inizio non sapevo come farlo, ma grazie alla mia amica avevo imparato ad apparire agli umani, a parlare con loro e a muovere le cose. Molta gente era svenuta ma ne era valsa la pena, ero pronto per materializzarmi a Cas e dirgli tutto.

In quanto a lui le cose non gli stavano andando per niente bene: sua madre lo aveva abbandonato, così come suo padre ovviamente e invece Gabriel si era trasferito dalla sua ragazza dopo aver sentito Castiel dire di odiare suo padre e che lo avrebbe ucciso.

Lo avevano lasciato da solo, il mio piccolo angelo era rimasto da solo.

Ogni sera si affacciava, guardava il cielo e versava tante di quelle lacrime che avrebbe potuto allagare l’intera America. E pregava, diceva che voleva che chiunque ci fosse ai piani alti mi proteggesse e poi si rivolgeva direttamente a me, dicendomi che gli mancavo, che gli dispiaceva e che mi amava.

Ogni sera andava sempre peggio.

Ogni sera piangeva sempre di più.

Ogni sera ripeteva che presto si sarebbe tolto la vita per raggiungermi.

E faceva male, avrei preferito morire di nuovo e nei modi più atroci piuttosto che sentirgli dire quelle cose. Ma quella sera sarebbe stata diversa, sarei entrato nella sua camera come ogni giorno ma questa volta mi sarei fatto vedere, sperando di non spaventarlo troppo e cercando di fargli capire che doveva andare comunque avanti.

 

Lo guardai cenare mentre fissava la tv senza interesse, ridendo tra me e me quando lo vidi sbattere contro lo scaffale per poi imprecare a bassa voce.

Era rimasto il solito imbranato, con la differenza che il suo aspetto era cambiato. Adesso teneva la barba un po’ lunga, i capelli erano scompigliati e il tutto lo faceva sembrare un po’ più grande.

Ma rimaneva sempre bellissimo.

Dopo un’oretta andò in camera, mise il pigiama, si recò in bagno e aprì la finestra. Si poggiò con i gomiti al davanzale dietro di questa e iniziò a sussurrare. “Dean, oggi sono due mesi e tre giorni. E da due mesi e tre giorni ti parlo, prego per te e cerco di sorridere sempre. Cerco di andare avanti con la mia vita ma ogni giorno è sempre più difficile...ogni giorno ho l’impressione di non farcela più e ho sempre più voglia di buttarmi da questo balcone e raggiungerti. Mi manchi e mi sento in colpa per quel che ti è successo, avrei dovuto dirti di no e non farti venire da me. A quest’ora saresti ancora vivo e chissà, magari saresti felice.” Le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso e in seguito anche sul mio. “Oggi ho fatto delle ricerche, sai? Si dice che se si tiene con sé un oggetto della persona defunta, essa resti collegata a quest’ultimo e resti con chi ne è in possesso. Io ho ancora la tua maglietta.” Andò in camera e poco dopo ricomparve con la maglia che avevo lasciato da lui addosso. “Vedi? E io voglio illudermi, Dean. Voglio credere che sia vero e quindi credo che tu sia qui. Tu sei qui con me.” Le ultime parole furono un sussurro spezzato e Dio, avrei davvero preferito non essere lì perché sentirgli dire quelle cose faceva troppo male. Sentire quanto fosse disperato mi spezzava il cuore e io dovevo fermarlo, dovevo cercare di farlo ragionare e fargli sapere che stavo bene, anche se non c’era bugia più grande di quella.

Mi posizionai dietro lui e poggiai una mano sulla sua spalla, concentrandomi e capendo di esser riuscito ad apparire quando lo sentì sussultare per il mio tocco. Non parlai nemmeno, semplicemente lo guardai e gli feci un sorriso lieve quando si voltò verso me.

“Dio, adesso ho anche le allucinazioni.” Fece una risata amara e porse le mani in avanti, paralizzandosi all’istante quando mi toccò il petto.

Dio, quanto mi era mancato.

“No, non è possibile.” Iniziò a tremare e negò con il capo, ritirando le mani come se avesse preso la scossa e continuò a sussurrare “no” in continuazione.

“Cas, sono io...”

E forse sentire la mia voce per lui fu troppo, perché si tappò le orecchie e mi urlò di tacere mentre i suoi singhiozzi si facevano più forti e frequenti.

Non lo avevo mai visto in quello stato e subito capii che farmi vedere forse non era stata una buona idea.

“Non è possibile, non puoi essere qui davvero..tu sei morto Dean e io ti sto guardando, non è possibile. Sei..vivo.”

“No Cas, non lo sono. Ma sono comunque qui, con te. Lo sono stato ogni giorno.” La mia voce era vicina al pianto e rimasi fermo, nonostante volessi solo abbracciarlo forte. “So che sei spaventato, che pensi di esser pazzo ma credimi che è tutto vero. So che è incredibile, ma sono proprio qui davanti a te e ti sto parlando. Tu però devi aiutarmi Cas, devi cercare di mantenere la calma, perché..”

Le sue braccia che mi strinsero forte a se mi interruppero, adesso gli unici rumori presenti nella stanza erano il mio respiro e i suoi singhiozzi, interrotti da delle parole sconnesse che non riuscì a capire.

Io gli accarezzavo i capelli e restavo in silenzio, mentre mi godevo la sensazione di quei fili morbidi come seta sotto le mie dita. Inspirai profondamente e sentii il suo profumo che era rimasto sempre lo stesso.

“Dean ho pregato così tanto, ti ho parlato così tanto..e tu sentivi tutto. Cavolo, tu sentivi tutto.” Alzò lo sguardo e i suoi occhi mi uccisero. Delle occhiaie contornavano quelle pozze celesti infinite, quelle pozze che erano stanche di lasciar andare via le lacrime, quelle stesse pozze in cui amavo rifugiarmi quando stavo male.

Quando ancora ero in vita.

“Sì, ti sono sempre stato vicino.”

“Ma sei vivo?” Mi prese il viso e poggiò la fronte alla mia, mentre cercava di calmare il respiro.

“No Cas..”

“E allora come fai a essere qui?”

Quindi gli spiegai tutto. Gli dissi del mietitore, di Annie, di quanto mi mancava e di quanto mi faceva male sentirgli dire di voler morire.

“E il mietitore” Rise mentre lo disse, ancora incredulo per la situazione. “non è più venuto a cercarti?”

“Sì, ma io so nascondermi bene.”

“Perché non sei andato con lui Dean?”

“Perché c’è ancora una cosa che devo fare.” Gli presi le mani e gliele baciai entrambe, sospirando profondamente perché dirgli certe cose non sarebbe stato lo stesso di pensarle.

“Dimmi.” Intrecciò le dita alle mie e mi guardò sorridendomi, ma il suo non era il solito sorriso spensierato che mi rivolgeva sempre. Era stanco.

“Promettimi che non mi odierai.” Castiel mi guardò confuso e io proseguii. “Sono venuto qui per dirti che mi manchi e che ti amo, che non smetterò mai di farlo. Sono rimasto qui per farti sapere che io non mi sono mai vergognato di te, nemmeno per un secondo. La verità è che avevo paura del giudizio degli altri, temevo di esser preso in giro e quindi mi nascondevo. Ma io andavo fiero di stare con te, ero felice e tu mi completavi Cas, tu mi hai sempre completato. Tu eri la mia metà.”

“E dovrei odiarti per quel che mi hai appena detto?” Si mise a ridere e si poggiò al mio petto, chiudendo gli occhi.

“Non per questo, ma per quel che dirò adesso.” Gli accarezzai i capelli e chiusi gli occhi, sentendoli pungere. “Voglio che tu vada avanti. Voglio che tu conosca altre persone, altri ragazzi. Voglio che ti innamori di nuovo e che ti ricordi di me con un sorriso, non con delle lacrime. Voglio che tu sia felice con qualcun altro, voglio che tu ti faccia una famiglia anche senza di me. Voglio che tu volti pagina, Cas. Se l’anima della gente resta collegata alla terra non è solo per un oggetto, ma anche perché si hanno delle questioni in sospeso e la mia eri tu. Avevo bisogno di dirti queste cose.”

Castiel non rispondeva, era zitto e si allontanò da me, dandomi subito dopo le spalle e lo vidi tremare leggermente ma non capii se stesse piangendo o meno. “Sei venuto qui solo per questo? Per dirmi addio?”

“Sì Castiel.”

“Allora potevi anche risparmiartelo. Perché io non posso accettarlo. Non posso rifarmi una vita quando l’unica persona che mi dava un motivo per viverla eri tu; non posso amare un’altra persona quando il mio cuore ormai appartiene a te; non posso voltare pagina da solo perché non ne ho la forza. L’ultima volta che ci siamo visti era per stare tutta la vita insieme diamine!” Alzò la voce e si girò, spingendomi con forza e io lo lasciai fare. Aveva troppo dolore accumulato dentro se e aveva semplicemente bisogno di sfogarsi. “Tu eri e sei la mia unica speranza, non puoi abbandonarmi così. Quindi adesso mi butterò da quel balcone e verrò con te ovunque, basta che sarò con te.”

“No Cas, non ci pensare nemmeno.” Gli presi il viso e lo guardai negli occhi, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Perché doveva essere tutto così difficile?

“Mi ami davvero?”

Annuì e si morse il labbro, tirando su con il naso rumorosamente mentre continuava a piangere. Sapeva cosa stavo per dirgli.

“Allora, se mi ami, lasciami andare. Se non lo farai, resterò bloccato qui per sempre e non potrò trovare la pace.”

“Tu nemmeno ci credi in queste cose.”

“Beh adesso sì. Fallo per me.”

Le sue braccia mi cinsero la vita e mi strinsero con forza a se, il suo viso affondò nel mio petto e le sue mani mi strinsero la maglietta nei pugni. Lui annuì semplicemente, piangendo senza riuscire a fermarsi.

Potevo capire come si sentiva solo per metà, perché io in un certo senso gli avevo già detto addio in quei due mesi, anche se lui non lo sapeva. Io avevo avuto del tempo, invece per Cas era diverso. Gli ero apparso da un giorno all’altro e gli stavo chiedendo di andare avanti e lasciarsi la nostra storia alle spalle. Sapevo quanto era difficile, sapevo quanto avrebbe sofferto in quel momento ma era una cosa che doveva esser fatta.

Dovevamo entrambi dirci addio.

“Mi guarderai sempre? Ascolterai le mie preghiere?”

“Sempre.”

“Mi amerai ancora?”

Gli presi il viso e mi lasciai sfuggire un singhiozzo, per poi poggiare leggermente le labbra alle sue e sentire un calore espandersi in tutto lo stomaco. Per la prima volta in due mesi mi sentii leggero come una piuma, mi sentii libero e anche felice, nonostante pochi momenti prima avrei voluto urlare per la frustrazione. Potevo andare via con la consapevolezza di aver detto a Cas cosa fare, con la consapevolezza che, anche se avesse sofferto moltissimo, sarebbe andato avanti e che si sarebbe fatto una vita.

E poi lo sentii, il terreno che mancava sotto i miei piedi e quando aprii gli occhi vidi la figura di Castiel diventare sempre più piccola, sempre più lontana.

“Non ti dimenticherò.” Mi urlò lui e poi una luce abbagliante apparve davanti ai miei occhi.

Avevo finalmente trovato la pace.

  
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