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Autore: Little Redbird    26/02/2015    2 recensioni
#Kai!Centric
Kai non era un ragazzino normale, non perché fosse una strega, ma perché era una strega senza poteri. Un abominio – come amava definirlo suo padre. In fondo al cuore, sapeva che non era colpa sua, ma non poteva fare a meno di chiedersi se, invece, un po' lo fosse.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jo Laughlin, Kai Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The Monster

 

Avere tredici anni può essere uno schifo. È ancora peggio avere tredici anni e far parte di una congrega che non aspetta altro che la tua nascita per incrementare il suo potere. Ma quello che fa davvero schifo è avere tredici anni ed essere una strega senza poteri che non può adempiere ai propri doveri.
  
Kai non era un ragazzino normale, non perché fosse una strega, ma perché era una strega senza poteri. Un abominio – come amava definirlo suo padre. In fondo al cuore, sapeva che non era colpa sua, ma non poteva fare a meno di chiedersi se, invece, un po' lo fosse. Non gli importava quello che diceva il resto della congrega, né quello che dicevano i suoi genitori, non lo toccavano gli insulti o gli auguri di morte, l'unica cosa che lo toccava era lo sguardo terrorizzato di sua sorella gemella.
  
La osservò dall'altra parte della sala mensa della scuola. Josette sedeva al tavolo con la figlia del sindaco, membro della congrega, ed il suo gruppetto di streghe coi soldi. A Kai non era mai piaciuta quella gente, si credevano importanti, potenti, pur sapendo che il vero potere era custodito dalla famiglia Parker – dalla sua famiglia. Si pavoneggiavano per la scuola spaventando i comuni mortali con i loro trucchetti da streghe di prima elementare e ne ridevano come stupidi. Sua sorella non era come loro, ma si ostinava a stargli intorno perché, lui l'aveva capito, credeva di non essere abbastanza bella o coraggiosa per camminare da sola tra i corridoi affollati. Josette non era una cattiva ragazza, era l'unica della famiglia a non guardarlo disgustata – solo spaventata -, ma quando era insieme a quel gruppetto sembrava trasformarsi in un'altra persona, improvvisamente più spigliata e sicura. Gli lanciava qualche occhiata imbarazzata quando i suoi amici idioti parlavano di lui e della sua inutilità come strega, mormorava qualcosa che lo riguardava e li faceva ridere, non si accorgeva di esser loro amica solo perché non potevano fare a meno di conoscere gli imbarazzanti aneddoti su 'quel mostro di suo fratello'.
  
Kai si alzò dal tavolo a cui era seduto da solo, il pranzo ancora intatto nel sacchetto preparato da sua madre, e si diresse nell'aula di chimica. Quella era forse l'unica materia che gli piaceva, perché gli ricordava la magia. Gli piaceva far finta che mettere insieme gli ingredienti giusti fosse come mettere insieme le parole giuste di un incantesimo. L'unica cosa che rovinava il tutto, era l'insegnante: strega della congrega ed ennesima persona a ritenerlo un mostro.
  
La classe era ancora deserta, mancavano dieci minuti alla fine dell'ora di pranzo, e ne approfittò per riordinare le sostanze chimiche sul suo tavolo. Nessuno, a parte una ragazzina umana al primo anno, aveva mai voluto sedersi vicino a lui. Ancora si chiedeva cosa avesse fatto per spaventare così tanto quella ragazza da farla sedere da un'altra parte dopo soli due giorni.
  
Irritato dallo schiamazzo al di fuori dell'aula, alzò la testa per incontrare lo sguardo di sua sorella che se ne stava sulla soglia. Lei e metà del suo gruppetto di idioti avevano lezione con lui. Entrarono ridendo come i deficienti che erano, tirandosi gomitate nelle costole e trovando la cosa molto divertente.
  
“Guarda, Jo, c'è la versione maschile ed inutile di te” disse uno di loro mentre si sedevano poco dietro di lui.
  
Kai si voltò verso sua sorella, che rispose “Già” con un sorriso forzato. Non la odiava per quello che dicevano i suoi amici o perché non lo difendeva, capiva che fosse più facile sembrare normale se li assecondava. Ma, ancora una volta, i suoi occhi chiari terrorizzati lo stupivano più di tutto il resto.
  
Evitava il suo tocco da quella volta in cui aveva preso la sua magia, nonostante sapesse benissimo che lui non le avrebbe fatto del male. Ma Jo non era terrorizzata per quello che era successo da piccoli, bensì per quello che sarebbe dovuto succedere quando avrebbero compito ventidue anni. Era consapevole che lui era il più forte tra i due, e che sarebbe uscito vincitore dalla fusione. Lei non sarebbe sopravvissuta, se non come una vaga presenza dentro il corpo di lui.
  
“Ha lo sguardo da psicopatico” mormorò un suo amico.
  
Josette non rispose, stavolta.
  
Kai si volse verso la lavagna, aspettando che l'insegnante arrivasse.
  
Ad avvisarlo dello scherzo furono le risatine mal celate di quei decerebrati, ma le parole dell'incantesimo arrivarono troppo tardi alle sue orecchie e fu sbattuto con violenza contro la lavagna prima di cadere pesantemente sul pavimento impolverato.
  
Espirò il dolore dai suoi polmoni e osservò la nuvoletta di polvere che si alzava lenta dalle piastrelle sotto la sua faccia. Si tirò su con l'aiuto delle mani e li guardò con sguardo omicida. Josette teneva lo sguardo basso.
  
“Se fossi una vera strega, la tua espressione mi spaventerebbe” gli disse il più spavaldo tra loro.
  
Kai non rispose, si rimise in piedi e si diresse al suo posto.
  
La sedia fu spostata da un altro incantesimo proprio mentre lui la afferrava per risedersi. Kai sospirò di rabbia e cercò di afferrarla ancora, ma questa fu spostata di nuovo.
  
Lanciò un'occhiata agli amici di sua sorella e li intimò di smettere con uno sguardo gelido, ma loro continuavano a ridacchiare.
  
“Basta ora” mormorò Josette. “Mio padre non vuole che usiamo la magia a scuola.”
  
“Tuo padre è una palla, Jo!” Risero in coro.
  
Josette strinse le labbra.
  
Kai poté finalmente sedersi, ma la tranquillità durò un battito di ciglia.
  
Una forza invisibile gli spinse la testa contro il banco, sbatté violentemente il viso contro la superficie dura e poté vedere il sangue sgorgargli lento dal naso e diventare un piccolo lago rosso e lucido contro il marmo scuro.
  
“Basta!” si oppose Josette.
  
Si diresse verso il fratello e lo tirò su, porgendogli un fazzoletto candido per placare la fuoriuscita di sangue, ma Kai lo rifiutò, lasciò che il rosso gli macchiasse le labbra e i denti lucidi.
  
Fece un inquietante sorriso scarlatto ai suoi compagni di scuola e afferrò con forza il braccio di sua sorella.
  
Le parole dell'incantesimo sgorgarono dalle sue labbra come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita.
  
Josette si dimenava, cercando di districarsi dalla sua stretta, ma le forze la abbandonavano, sentiva la magia scorrere via dalle sue vene ed essere risucchiata da suo fratello.
  
Gli enormi banchi da laboratorio si sollevarono dal pavimento ed i ragazzi vennero schiacciati contro la parete in fondo all'aula. Le grida attirarono i ritardatari che affollavano i corridoi e ben presto la classe fu piena di studenti affascinati e terrorizzati da quello che succedeva.
  
Kai continuò a tenere intrappolati quegli idioti, voleva sentire le loro ossa spezzarsi e l'aria lasciare per sempre i loro polmoni. Se proprio doveva sentirsi chiamare mostro, tanto valeva dargli una ragione per farlo.
  
Sentiva la magnifica sensazione della magia che rispondeva a tutti i suoi impulsi, a tutti i suoi pensieri. In quel momento non gli importava di ferire sua sorella, di risucchiare tutta la magia dal suo corpo, lasciandola vuota ed inutile – proprio come lui.
  
“Malachai!”
  
La voce estranea interruppe la sua concentrazione e l'incantesimo si spezzò. I ragazzi tornarono a respirare a fatica, inspirando con forza tutta l'aria che li circondava.
  
“Lascia andare tua sorella.”
  
La professoressa lo guardava con raccapriccio, stando ben attenta a non avvicinarsi più del necessario.
  
Kai lasciò la mano di Jo e si voltò con uno sguardo di sfida verso l'insegnate.
  
“State bene?” domandò la prof agli idioti. Quelli annuirono in evidente stato di shock. “Josette” si rivolse poi a sua sorella, “porta a casa tuo fratello e racconta a tuo padre quello che è successo”.
  
Jo le rivolse uno sguardo incredulo, non poteva credere che le stesse chiedendo di tornare da sola a casa con lui. Strinse le labbra e annuì.

 

Il silenzio era quasi più inquietante delle urla che le avevano riempito la testa fino a poco prima.
  
Jo se ne stava a debita distanza da suo fratello; lasciava che lui camminasse qualche metro più avanti, per tenerlo sotto controllo.
  
“Non dirò che mi dispiace” disse Kai senza voltarsi.
  
Sembrava parlasse da solo, ma Jo sapeva che si stava rivolgendo a lei. Poteva sentire appena la sua voce da quella distanza, ma riusciva comunque a percepire quella nota di cattiveria che ancora impregnava il suo tono.
  
“I tuoi amici meritavano una lezione.”
  
“Non sono miei amici.” Jo si morse il labbro, si era ripromessa di non rivolgergli la parola, ma non poteva fare a meno di chiarire che non avrebbe voluto avere nulla a che fare con ciò che era successo. Voleva che sapesse che non avrebbe mai voluto gli venisse fatto del male.
  
Kai si fermò improvvisamente e Jo sobbalzò. Fece qualche passo verso di lei e lei ne fece altrettanti all'indietro.
  
“Non voglio farti del male, non l'ho mai voluto. Ma devo difendermi, Josette, e se per farlo devo risucchiare tutta la tua dannata magia lo farò.”
  
Aveva di nuovo quello sguardo da pazzo e Jo lo guardò terrorizzata.
  
“Papà mi picchierà a sangue per quello che ho fatto, non aspettava altro che un mio passo falso.”
  
“Lo so” mormorò in risposta. Conosceva bene l'irascibilità di suo padre, e il fatto che la conoscesse soprattutto perché lo vedeva sfogarsi con Malachai le stringeva il cuore.
  
Kai annuì e, con un sospiro rassegnato e le sue sopracciglia aggrottate, si voltò e si diresse verso casa, pronto a fronteggiare il bullo di turno – proprio come poco prima.
  
Jo, suo malgrado, sentì le lacrime formarsi negli occhi, già sentiva le urla di suo padre e l'assordante silenzio di Kai che implorava di lasciarlo in vita.


 

 

 

 


So che avevo promesso di darmi una calmata, ma ogni sera mi vengono in mente così tante nuove idee su Kai, sul BonKai e sul BonKaimon che io seriamente non ce la posso fare.

Spero di non annoiarvi troppo con le mie storie che saltano fuori ogni tre secondi.

Alla prossima,
Red.

   
 
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