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Autore: Xau    27/02/2015    0 recensioni
Narrazione in poesia.
Storia dove i nomi dei personaggi non hanno prezzo, ma molto peso ha la loro anima, è una poesia narrativa raccontata dal punto di vista di un angelo custode che deve salutare la sua protetta, in quanto oramai adulta e col cuore maturo.
Lei, a differenza però di altri, ha percepito nella sua interezza l'anima del ragazzo angelo, tale che il suo cuore batterà molto forte quella notte...
Attenzione: scene carnali descritte in modo metaforico e con assenza di dettagli.
Genere: Poesia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuvole pigre come giganti di nebbia
oscurano il giorno freddo e pungente,
nelle case rischiarate da stufa ardente
la gente si protegge dal vento che soffia.
 
Fiocchi tremuli, bianchi e sfumati
toccano terra con invisibili sospiri.
Bianco è tutto, in ogni punto lo sguardo si giri,
un sogno del silenzio dentro cui si è entrati.
 
Una finestra piccola, appannata e nascosta
rivela una stanza calda e dolcemente decorata,
e dentro si presenta una ragazza infreddolita,
che si riscalda al termosifone, le tende un po' sposta.
 
Io angelo, spirito, fattura delle stelle,
scendo col freddo che mi punzecchia le ali,
questo vento tartassa mie piume astrali,
attraverso nubi compatte come innamorate sorelle.
 
Vedo luci festose punteggiare la città,
rischiarare l'inverno scuro e un po' strano.
Io atterro sulla neve, battendo le ali con affanno.
Nel petto me lo sento, so lei dove sta.
 
Raggiungo la finestra dal vetro gelato
batto due volte con le nocche screpolate.
Vedo muoversi qualcuno, sento parole agitate,
una mano passa a pulire il vetro appannato.
 
Occhi cerulei, come un cielo ora nascosto,
guardano i miei, bianchi e invecchiati,
sguardo di un angelo il mio, iridi maturati,
i suoi, invece sono fanciulli come non ho mai visto.
 
Lei è sorpresa a vedermi li e si impaurisce,
indietreggia e cade, ma nel voler non strilla,
la voce si soffoca, l'aria rimane tranquilla,
io sono preoccupato, la sua paura mi colpisce.

Mi ritiro, colpito nel petto dalla paura del male.
Lei si alza e mi guarda triste, apre la finestra,
io prima che faccia qualcosa allunga le dita, lesta.
Prende la mano e nella stanza mi vuole far entrare.
 
Mi accomoda su grandi cuscini sparsi qua e la,
si siede vicino a me, mi guarda con curiosità,
per loro vedere qualcuno con le ali non è normalità,
sua voce domanda, timida, cose che ora chiare non ha.
 
Le rispondo, con nodo in gola, piccolo ma vero,
che lei da tempo e nel silenzio ho osservato,
nel mio petto emozioni per lei ho provato.
Non si aspetta parole con un tono così sincero.
 
Non ci crede, indietreggia e scuote il corpo
allontanandosi e sparendo nel buio.
Io la seguo, la voglio vedere con sguardo mio,
preoccupato del mio cuore dal battito morto.
 
Non andare, ti prego non sparire...
Non si vede, non c'è in questa casa,
ora è morta quell'emozione rosa...
Anche per poco, ti voglio abbracciare...
 
Ritorno nella stanza in completo silenzio
attendendo speranzoso anche un minimo segno,
ora che l'amore per lei sentito non mi ha reso degno
posso solo lasciare il suo cuore battere per un altro tizio.
 
Lei appare di nuovo, trema come una foglia.
Si ferma un poco, tenta di avanzare,
ma i piedi vogliono solo farla fermare.
Rimane li, disorientata, sulla soglia.
 
Io mi alzo, mi inchino leggermente
e le porgo, con gentilezza e tono pacato
profonde scuse del disturbo a lei portato,
poi mi giro e vado alla finestra, lentamente.
 
Lei si muove, fa due passi, allunga la mano.
Solo un filo di voce, tentennante,
un po' speranzosa a chiamare rassicurante.
Io mi giro e il suo profilo sembra lontano.
 
Mi sorprende a porgermi un dolcetto innocente,
con sue mani creato, di cioccolato plasmato,
la avvicina al mio viso, sento l'odore zuccherato,
su di lei si dipinge un'espressione sorridente.
 
Parla del suo attuale stupore,
delle sue domande su di me,
ora che intende con verità capire se
io sento per lei quello che è vero amore.
 
Io le spiego che ero vicino a lei,
quando era in situazioni non comuni,
la proteggevo, lungo gli anni,
e che lei non mi vide, fino ad adesso, mai.
 
Le parlai di questa visita così innaspettata,
per darle l'addio in quanto lei ora matura,
la vedo forte e sorridente, la sua felicità duratura,
opposta alla mia infatuazione mai ricambiata.
 
La ragazza, dolce e tranquilla, così semplice
fa di no con il capo, si incupisce.
Si avvicina, lenta, mi rabbrividisce.
Piange silenziosa... delle sue lacrime divento complice.
 
Il dolcetto che lei ha fatto lo gusto, un piccolo morso.
La consolo, ragazza protetta, con una carezza,
lo so, rispetto alla sua infelicità il gesto è una piccolezza,
ma il mio tocco una piacevole sensazione le porta addosso.
 
La accomodo nel mio grembo, la abbraccio,
la riscaldo, la coccolo, lei si stringe sospirando.
Gira la testa e mi schiocca un bacio un po' arrossando.
Chiudo gli occhi, dentro di me non ce la faccio.
 
Lei mi dice piccole parole, con gli occhi sorride,
mentre io con emozioni sospese la tengo a me.
Sono strano, sono commosso, sono felice di quel che
lei mi ha dato: felicità che mio sguardo non vide.

Mi chiama e si avvicina lentamente col viso,
dice che mi da solo un altro piccolo di bacio,
una mano sulla guancia e una sugli occhi, adagio,
quindi con le sue labbra sfiora le mie con fare deciso.
 
Piango di felicità, lacrime veloci e spezzettate,
lei me le asciuga come una madre premurosa,
ride silenziosamente, colpita dalle mie emozioni senza scusa
arrossata nasconde il viso dalle fattezze delicate.
 
Mi racconta con sue parole, che io c'ero,
che mi ha visto, vicino mi ha sentito,
sapeva che lei avevo protetto.
Lo ripete, sottolineando che io l'affiancavo per davvero.
 
Mentre si chiarisce è sorpresa, stupita
di come io sia qui, sia vero, esista.
Lei mi ha toccato, lei mi ha vista
e piange lacrime estasiata.
 
Io la calmo, la tranquilizzo come fosse una bambina,
le prometto che se vuole, io posso rimanere,
sono un po' triste dell'addio che le dovrò dare,
lei sorride scostando i capelli lunghi e dall'aria fina.
 
Il cielo si oscura, la notte preme fuori,
la luce modesta e le candele tremolanti
rischiarano la stanza con luci rilassanti.
Il letto è pronto con la coperta a cuori.
 
Ma viene da domandarsi perchè li ci sta
solo un giaciglio invitante mentre lei vuole
su quel letto caldo farmi dormire.
Io rifiuto di riposare, se rubare il suo posto significherà.
 
Ma lei obietta, dice di pulirmi,
la doccia calda mi rinnova e mi rilassa
ma mi sento in colpa perchè di lei stessa,
uso casa di una protetta dalla notte ripararmi.
 
Io sto in uno strano pigiama, tutto a righe
lei mi vede e mi vuole, sotto le coperte
io qui, silenzioso e contro la sorte
di un angelo faticato segnato da rughe.
 
Mi sorprende di più quando luce spenta,
arriva lei, vicino a me, si copre e si gira.
Si avvicina, con ingenuo sguardo mi mira.
Sento il suo calore sciogliere il gelo che mi tormenta.
 
I suoi capelli castani si lanciano in ogni dove
mentre mi dice che anche nel sonno vorrebbe si
che almeno l'ultima notte la passi con lei, qui.
Si stringe a me, mi intiepidice, non voglio andare altrove.
 
Non dico niente, sono angelo sfuggente,
non trovo parole, non trovo soffio di voce.
Lei, mia protetta, il silenzio conduce,
mentre gli occhi suoi mi parlano costantemente.
 
Mi dicono dormi, riposa, abbracciami,
mi dicono prendila, proteggila, baciala,
mi dicono senti il suo amore, gioviala.
Mi chiedono occhi languidi, sfiorami.
 
Li chiude, stacca le emozioni, ma ancora
trema, come a sentire il mio cuore accelerare,
mi sento caldo, arrosso, fatico a respirare,
mi avvicino, la sento, le labbra, ora.
 
La bacio, la tengo, non c'è rumore,
le coperte nascondono quest'ultimo saluto,
di labbra umide e di guance calde costruito,
mentre i corpi scambiano calore.
 
Lei parla, un po' assonnata e lenta,
di scusarsi per la paura della sua figura,
dell'angelo che l'ha protetta con cura,
un angelo fedele al suo cuore, una figura ora spenta.
 
Mi implora di rimanere per lei,
di fermarmi lungo tempo lei ancora vuole,
avere me, nel suo cuore,
ma non posso, anche se vorrei.

Le dico che sono solo passeggero aereo,
che lei ora ha bisogno di altra persona,
le dico, triste, che ora forse, chi la rincuora
la vede adesso e la pensa con sogno etereo.
 
Lei risponde, sicura concludendo,
che c'è chi la pensa, l'ha sempre fatto,
che il suo cuore ha ora sentito
che io il puro amore sto sentendo.
 
Alla fine, parole profonde da lei sbocciate,
mi apro e piango a veramente dire,
che la voglio, mi piace, per lei provo amore,
anche se lontani sembriamo come maglie di catene spezzate.
 
Lei affonda il viso nel mio petto,
nasconde gli occhi fonte di emozione,
non percepisco la sua espressione,
ma sento come mi tiene stretto.
 
E' disperata a non perdemi, non demorde,
stringe forte, gli treman le braccia
ho l'impressione che non ce la faccia
e le mie parole di non preoccuparsi, son sorde.
 
Mi sorprende mi gira e mi sovrasta,
sopra di me si pone e mi blocca,
sul collo e sul petto lei mi tocca.
Piange, mi fissa, non si sposta.
 
Alza le mani, le mette al cuore,
come a pregare e chiedere alla Luna
di donare una vita che ci accomuna,
che io non venga chiamato al dovere.
 
Un profondo respiro la smuove,
io la invito a distendersi e riposare,
le dico che su di me può stare,
si stende, mi pensa, si commuove.
 
Teneri insieme noi riposiamo, silenziosi,
chiude gli occhi, il respiro è lento,
mi stringe la mano, nel sonno,
invisibili sogni le creano distesi sorrisi.
 
Anche io, sguardo sfuggente e provato,
mi addormento cullato dalla sua presenza
e mi abbandono ai sogni senza coscienza
vicino alla persona che mi ha sempre considerato.
 
La notte passa portatrice di neve,
che si raccoglie nel buio pieno di segreti,
affiancando viaggiatori infreddoliti e irrequieti
che ritornano a casa dopo una notte non proprio lieve.
 
Nel cuore del buio, senza rumore,
lontano dalla sera da molto passata
e distante dalla luce non ancora arrivata,
scendo dal letto, solo lei a dormire.
 
Mi prometto di ritornare al mattino,
prima ancora che lei si svegli rinvigorita,
dopo aver risolto questa storia così innaspettata,
quindi mi preparo alla luce di un piccolo lumino.
 
Nel spalancare la finestra mi arresto,
sento qualcuno, mi volto,
e vedo lei, piangente, viso incupito,
si avvicina con passo desto.
 
Le spiego che io ritorno,
che la vedo, al giorno seguente,
il suo viso fragile ma illuminante,
i capelli che la decorano attorno.
 
Lei mi promette di aspettare,
e se non scendo per sempre piangerà,
i miei ricordi in lei porterà,
perchè il suo cuore me vuole amare.
 
Veloce, modesto un battito sordo,
nel buio mentre salgo un'ombra appaio,
arrivo presto laddove è il posto,
dove guardo ogni animo morto.

Atterrò sulle terre dalla città distanti,
guardo il cielo piangere candidi cristalli,
coprire tutto e di questo mondo imbiancare i mali.
Mi copro il viso, martellato dai geli costanti.
 
Io non posso rimanere con lei,
è vero, a vicenda ci amiamo.
Noi insieme rimanere vogliamo,
ma se il dovere del cielo mi chiama, poi...
 
Un lieve tonfo i miei pensieri interrompe,
Il Maestro mia guida atterra maestoso,
è bianco, luminescente, spettro silenzioso,
si avvicina e si siede, mi sorprende.
 
Mi parla, capisce del mio amore,
per perdere il dovere di guardiano astrale,
con la ragazza farò legame carnale,
se profondo giuramento potrò col mio cuore.
 
Io dico di no, che non posso avanzare
in questa storia con tale modo così vietato,
ma lui interrompe, mi contraddice con fare garbato,
un'ottimo angelo sono stato, lei lo può dire.
 
La mia fiducia in lei pace ha plasmato
non posso questo, penserà male di me,
non riuscirei a profanarla anche se,
sia il suo che il mio, è un cuore risvegliato.
 
Ma lui Maestro mi dice con calma,
occhi profondi di meditazione e misura,
che lei, la mia protetta, è qualcuna,
che lei desidera questo legame si forma.
 
Mi riporta alla sua casa, mi saluta,
mi dice di stare con lei, di dormire,
il nostro sogno poter esaudire,
quello di perdere ali che la mia schiena han spaccata.
 
Ali dannate queste che io porto,
ali non volute, cresciute nella terra
un'ala di angelo che di stella non brilla,
è un'ala fiorita di tristezza e sconforto.
 
Noi siamo angeli, come non ho mai sentito,
lui mi racconta dei nostri protetti,
sono bambini ancora imperfetti,
proteggere il suo amore finche è completo.
 
Mi parla di come la sua protetta,
si sia infatuata di un ragazzo distrutto,
di come il suo animo felice si sia corrotto.
Di come è crollata la torre di ricordi costruita.
 
L'aveva vista crescere, cambiare e maturare,
l'aveva vista rinnovare la sua brillante mente,
l'aveva vista diventare decadente,
l'aveva vista, mentre del suo angelo le parole andava a buttare...
 
Non c'era per lei, il suo protettore,
lo considerava un insulto, questo,
di essere abbracciata silenziosamente,
di avere la noia di un fedele tutore...
 
Piangendo, resistendo alla tristezza,
mi prega di lasciarlo, penserà a tutto,
mi allontana, citando un vecchio motto,
di sentire di questo amore la bellezza.
 
Mentre scompare, con un peso distruttivo,
rientro in casa, la sua dimora accogliente,
mi vede pensieroso e lavorativo con la mente.
La sorprendo con uno spontaneo abbraccio protettivo.
 
Lei mi dice di aver atteso ore,
che il tempo ha premuto ineffabile
lasciando una sensazione altro che labile,
io mancando avevo svuotato cio che avevo portato, il calore.
 
Io le parlo di come adesso, per perdere il mio io,
me come angelo protettore e celeste
e le ali dolorose di ombre poco oneste,
devo perdere quella purezza che fa di me un piccolo dio.

Lei ascolta il mio discorso, parole dette a me da Lui,
capisce che unirsi a me necessiterà,
per perdere dei cieli una maledetta libertà,
forte del piacere che dare dovrei.
 
Lei si ritira, di nuovo scompare,
capisco di essere stato eccessivo,
nessuno deve essere troppo permissivo,
per evitare tali fatti dal modo volgare.
 
Attendo silenzioso, senza minimo fiato,
mi immagino lei davanti, dall'espressione pesante,
che mi squadra storto, persa la sua aria raggiante,
mi preparo adesso per l'addio che sarò dato.
 
Sento i suoi passi, la percepisco arrivare,
sempre più vicino, tocchi frettolosi,
sembra che corra per gli anfratti ombrosi,
solo un angolo separa il suo arrivo, mi sento tremolare.
 
Alla fine eccola li, dopo un'attesa così opprimente,
ma non è rabbiosa e incupita,
ma anzi, solo in capo bianco è vestita,
un morbido asciugamano chiude quel corpo seducente.
 
Mi prende la mano, sono disorientato,
mi dice soltanto di non esser preoccupato,
nella stanza sono trascinato,
mi invita a guardare nel suo sguardo rassicurato.
 
Mi dice di scoprirla e di riscaldarla,
e io lentamente, slego il nodo e prendo la stoffa bianca,
il corpo è nudo, di lei in interezza, e nulla manca,
nemmeno il desiderio di compiacerla ed estasiarla.
 
Lei, altrettanto lenta, mi priva di tutto,
il mio corpo candido e tiepido lenta acarezza,
le cicatrici del freddo, tagliate dalla gelida brezza,
macchiano di graffi le carni che chiudono il mio animo asciutto.
 
Vieni, mi sussurra, lento mi avvicino,
la prendo in braccio e lei aspetta,
sento il suo cuore forte trepidante,
alla fine è li quel momento sereno.
 
Lentamente la accarezzo, la stringo,
la riscaldo, mentre dentro di me tutto si accende,
il fuoco troppo alla fine mi prende,
io non ce la faccio, non mi trattengo.
 
Su quel letto dove la stendo,
cedo all'ardore, all'estremo amore,
la penetro, si mischia il nostro calore,
l'eccitazione ci prende, non mi contengo.
 
Si inarca, trema, quasi mi graffia rabbiosa,
forte l'impulso come un mostro primordiale,
si spezza il respiro, si rompe il silenzio invernale,
tremiano per la sensazione così poderosa.
 
Il suo corpo, quella notte, cade tremante,
il mio, provato, l'affianca come amato
il fuoco si calma, dopo quel tempo di calore scoppiato,
tanto il tempo di piacere divampante.
 
I suoi occhi non dormono, seppur stanchi,
quelle sensazioni ballano ancora senza calma,
il nostro cuore di un legame forte ora si colma,
che non si rompe nemmeno nei momenti più disturbanti.
 
Sembriamo rinati, spiriti silenziosi,
perdo pizzico per pizzico la mia purezza,
mi alzo e mi allontano con prontezza,
sento le mie ali smembrarsi con tocchi dolorosi.
 
Piuma per piuma cadono al suolo,
le ali candide di angelo osservatore,
come a segnare un fatto oltraggiatore.
Con loro scompaiono le crepe sulla schiena legate al volo.
 
Crepe sanguinee si chiudono del tutto,
lei mi guarda, mi accarezza,
io a terra guardo la sua tristezza,
tutto attorno le piume sono nere, come segno di lutto.

Io non sono più angelo adesso,
sono me col mio cuore e con l'animo risvegliato.
Lei mi tiene la testa poggiata sul suo grembo fecondato.
La libertà di sorridere finalmente mi è concesso.
 
Chiudo gli occhi mentre l'ultima delle piume è morta,
sorrido disteso rilassato mentre di lei sento le mani,
mi palpa la faccia, a svegliarmi come fosse già arrivato domani.
Mi vede rilassato, liberato, la sua anima se n'è accorta.
 
Le dico di stare calma, perchè sono felice,
sono con lei, sono vicino al suo cuore,
della casa sarò preotettore, dell'amore il coltivatore,
che la aiutero, con lei metterò radice.
 
Lei mi sorride emozionata, distende ogni fibra completamente.
Dopo tanto tempo, piange di felicità esaudita.
L'angelo amato, ora è un piacevole compagno di vita.
E' felice, impazzita d'amore, rincuorata, finalmente.
 
Epilogo di narrazione
 
Figlia amata, forgiata di stella, occhi grandi,
da sua madre presi e ben accuditi d'emozione,
e la calma astrale, dal padre presa, le da il nome.
Loro tre, abbracciati stanno,  delle luci salgon le fonti.
 
Il sole chiaro tiepida aria adduce a loro,
si amano fedeli e sereni, senza dell'animo corrosioni.
Non vivono di fievole dolorose illusioni.
Sono cuori puri, dall'amore forgiati e decorati d'oro.
 
Ma lui, senza ali angelo, deve una cosa completare.
Per lei e per la dolce figlia, deve in ciel trovarsi.
Un dono ha da portare qui alla famiglia,
per averlo reso felice, in cambio deve un favore.
 
Di sua volontà si appresta ad elevarsi.
Il suo Maestro lo viene a ospitare,
poderose ali fan loro volare.
Sono mentore e allievo, insieme a ritorvarsi.
 
Ritorna silenzioso, come ombra di bagliore.
Tiene in mano un fagotto allettante,
con nodo legato di nastro brillante.
Lo da l'angelo a loro, con piacere e candore.
 
E lei, nell'aprirlo, nota una scatolina.
Carillon, voce di plettri, melodiosa arriva,
e lei felice, si perde nella canzone meditativa.
Lei si rischiara, in una risata piccolina.
 
Figlia di luce, tenera creatura,
sente la canzone, si apre radiosa,
la sua faccia, come della madre è ora luminosa.
Stesso sguardo d'emozione, d'innocenza pura.
   
 
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