Niente da fare, son schiavo del mondo che gira veloce,
mi alzo dal letto, mi guardo allo specchio, il mio volto truce,
rimbomba alla testa, picchia all'orecchio questa strana voce
che viene dal fondo del mio cuore marcio dove non c'è luce
e cerca di uscire e schiarire la via,
ma più vado avanti e più penso che sia
soltanto paura o forse fobia
di veder realizzarsi la mia fantasia,
vedere il passato e sognarla già mia
pur sapendo che in fondo è soltanto pazzia,
illusione patetica di un uomo malato,
speranza egocentrica d'un povero illuso,
di chi non dimentica quello che è stato
e prende la metrica per farne buon uso.
 
 
RIT. Mi butto sopra al testo
e con un buon pretesto
fuggo dal mio contesto,
descrivo questo arresto cerebrale:
ti prego vieni presto che sto male,
ti prego adesso vienimi a salvare
che sono solo in mare ad affogare,
 trascinato verso il fondo dalle pare.
 
 
La notte trascorre,
non dormo e ripenso
a quel giorno lontano,
un uomo che corre
e contempla l'immenso
di un giogo profano,
pensiero in cui porre
speranza di un senso
anelato invano,
immergersi a fondo
nell'io più nascosto
ed uscir disumano,
un essere immondo
che aveva risposto
a un antico richiamo
ed ora che è pronto
ed a tutto disposto
si chiede chi siamo
e perché distruggiamo
il futuro che abbiamo,
perché non restiamo
accanto a chi amiamo,
ma ci allontaniamo
e ce ne pentiamo,
moriamo in silenzio e non ce ne accorgiamo!
Mi sveglio dal sogno
e capisco che adesso
è un ricordo sbiadito,
sul volto quel ghigno
che tenevo impresso
è proprio sparito,
rimango in silenzio
perché so che è lo stesso
e mi sento guarito,
il mio mostro dentro
mi guarda perplesso
ma resta sopito.