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Autore: ThousandyearsThousandmore    27/02/2015    6 recensioni
Outlaw Queen;
Che cosa sarebbe successo se anche Robin Hood fosse caduto vittima del sortilegio lanciato da Regina e avesse perso memoria della sua identità?
Niente percorso di redenzione alle spalle della cattiva della storia; solo un uomo che la fissa da subito in un modo diverso, con i suoi occhi irritanti e magnetici, e una donna che per il gusto della vendetta, ha perso di vista quello che la renderebbe davvero felice.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un appuntamento.
Uscire per un appuntamento, accettare l'invito per un appuntamento, avere quel tipo di rapporto con qualcuno.
Regina non era riuscita a pensare ad altro per tutta la durata delle sue due giornate natalizie.
Era una donna matura, che era stata sposata ad un re e aveva scelto fra i più affascinanti degli amanti, ma di certo un'esperienza simile ancora le mancava.
Si stava ripetendo a mente che non era nulla di che, era riuscita anche a tranquillizzarsi sulla presenza del tale che sapeva disorientare i suoi pensieri, adesso ciò che le faceva rabbia era il sentimento della prima esperienza.
Perché aveva così tanti trascorsi alle spalle da sentirsi semplicemente ridicola ad averlo visto soltanto nei film, che fra l'altro non erano mai stati una sua grande passione e per questo non aveva colto moltissime informazioni, Regina provava ansia verso quello che non poteva controllare.
Era una cena dove due persone sistemavano al meglio loro stesse e passavano il tempo a conversare della loro vita e dei loro interessi, senza attaccarsi o punzecchiarsi con toni più aspri per tutto il tempo.
Ed era questo che Locksley voleva da lei? Che diventasse buona e cara per una sera? Che si aprisse e gli raccontasse qualcosa? 
Non poteva fare a meno di chiedersi come fosse possibile che qualcuno potesse desiderarla in quel modo senza nascondere alcun sotterfugio dietro le spalle.
Non avrebbe mai dovuto accettare, non c'era solo l'ansia a costringerla, a farle sentire di aver sbagliato.
Lei non voleva affatto parlare, non voleva affatto immaginare di poter essere presa in giro, non voleva neanche pensarci a quel tavolo illuminato dalla luce di una candela, e al sottofondo musicale smielato, che con lei c'entrava poco e niente.
Si accomodò sul letto con le mani sulle ginocchia e un ghigno si impossessò delle sulle labbra che aveva colorato di un rosso scurissimo soltanto per lui.
Per quanto fosse stata ridicola ad illudersi che potesse andare bene, e per quanto adesso se ne fosse resa conto, era stata capace di rincuorarsi con poco.
Non ci sarebbe stato alcun appuntamento.
Lei era la regina cattiva e non aveva affatto tempo di pensare a queste cose, non era nata per corrodersi lo stomaco per colpa dell'ansia che sarebbe stata bene solo a una ragazzina sciocca senza la minima consapevolezza, non era nata per andare ad un appuntamento.
Ed ecco che subito di sentì bene, di nuovo riusciva a prendere controllo di se e a guardarsi nello specchio riuscendo a riconoscersi.
Aveva impiegato circa due ore per farsi bella; indossava un vestito rosso lungo fino a poco dopo il ginocchio, con una scollatura triangolare che le scopriva la schiena, una giacca con le maniche di pelle per proteggersi dal freddo, qualche litro di profumo e un paio di tacchi alti.
Si sentiva affascinante e finalmente sicura di se, adesso di nuovo come era stata abituata, avrebbe fatto quello che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio, un desiderio che stava facendo di tutto nella sua mente confusa, per essere esaudito, doveva concretizzarsi.
Regina prese la borsa, le chiavi della macchina, salutò Graham ed Henry, e scappò via, senza soffermarsi molto su dell'altro ancora.

Robin Locksley stava facendosi la doccia quando Marian passò per prendere Roland.
Per quella sera aveva programmato del tempo prezioso per riuscire a risolvere tanti enigmi su Regina, e capire quanto quell'attrazione così inevitabile avrebbe potuto cambiargli la vita. Usciva spesso con le donne ma con lei era diverso. Sapeva che non sarebbe stato affatto facile, ma gli piacevano le sfide, e aveva compreso che la bruna stesse soltanto cercando di trattenersi.
Una cosa del genere non poteva che essere vissuta da due persone, non era servito molto altro rispetto al "si" con il quale aveva acconsentito a passare quel 26 Dicembre insieme, a fargli capire che la poveretta fosse davvero interessata a lui, senza poterlo evitare.
Lasciò il bambino felice fra le braccia della madre e tornò a prepararsi, chiedendosi se fosse o meno il caso di levarsi quella barbetta che lo contraddistingueva dalla faccia.
Aveva scelto un ristorante non molto lontano da casa sua, aperto da poco era il massimo se si desiderava passare una serata fra le mura di un locale che si prometteva come il più sofisticato di tutta Storybrooke.
Per come immaginava fossero i gusti di Regina, sperava di aver soddisfatto le aspettative che aveva messo in gioco quando gli aveva promesso che avrebbe scelto un bel vestito.
Riuscì a malapena di finire di abbottonare tutta la sua camicia bianca che di nuovo qualcuno bussò alla porta.
Regina, bellissima nel suo vestito in bella mostra grazie alla giacca riposta sul suo braccio e in sorprendente anticipo, nel posto sbagliato e con un espressione un po' diversa rispetto a quello che si aspettava.

"Credevo di doverti venire a prendere io..."

Robin non era affatto infastidito da quella presa di posizione, era solo sorpreso di vederla lì, disorientato dalla bellezza di quella donna che se lo stava già divorando con gli occhi.
Regina entrò, poggiò la giacca senza smettere di fissarlo e si avvicinò, molto di più di quanto non ne avesse mai avuto il coraggio.
Intorno a loro l'atmosfera calda che a casa Mills mancava, un albero di Natale dalle lucine colorate lampeggianti e il calore familiare, tutto era perfetto per lei, che se avesse potuto invece avrebbe desiderato che così non fosse, non era corsa lì per sentirsi a casa.
Non era corsa lì per sentirsi paralizzata, troppo vicina alla fonte dei respiri profondi del suo Ladro per potersi ritirare.
Non era corsa lì per l'appuntamento, e quello sguardo infuocato lo faceva intuire bene.

"Vuoi ancora preoccuparti di queste cose?"

Chiese con aria di sufficienza, mentre piano vedeva gli occhi di Robin chiudersi, accadeva ogni volta che diminuiva la distanza più trattenuta che c'era fra loro.
Prese le mani di lui e se le mise addosso, sulla schiena scoperta.
Non aveva preventivato quanto avesse voglia di baciarlo prima di arrivare, ne quanto stava sentendo il bisogno di aspettare sentendosi sollevare da terra ogni volta che lui reagiva sussultando a un suo avvicinamento.
Dondolò sui tacchi un altro paio di volte, era bastato che Robin scuotesse la testa per rassicurarla che non avrebbe parlato più per renderla sicura che questa volta non sarebbe rimasta frustrata e a mani vuote come al solito con lui.
Questa volta sarebbe andata bene, dopo si sarebbe sentita meglio e sarebbe stata appagata.
Niente più docce sognanti ne pensieri strani, si sarebbe liberata di quell'attrazione solo permettendole di concretizzarsi.

"Regina..."

Quel sussurro flebile e dolce, fece chiudere gli occhi anche a lei per la prima volta. 
Tempo un secondo e si stavano baciando di comune accordo, totalmente persi l'uno nell'altra, appassionatamente come se non volessero perdersi mai più.
Regina lo osservò senza fermarsi, sentendo gli occhi bruciare si chiese se non fosse stato meglio andare subito al dunque, neanche quello era stato da lei immaginato, ma le sue gambe tremavano e non ce l'avrebbe fatta più a contenersi.
Identificava l'attrazione come un fastidioso prurito, desiderava saltargli addosso e al tempo stesso non ce la faceva neanche a muoversi di pochi passi.
Una cosa che sapeva era che la sua iniziativa, si era bruciata all'istante.
Regina sarebbe stata tutta sua e non il contrario, per quel tempo indeterminato avrebbe abbassato le sue difese, lo aveva già fatto.

"Qualcosa non va'?"

Robin accarezzò con il palmo della sua mano la sua schiena nuda, delicatamente.
Osservando quegli occhi scuri inumidirsi si chiese se non fosse arrivata lì prima semplicemente per trovare una spalla su cui piangere.
Non evitò di sorriderle intenerito, qualsiasi cosa fosse non avrebbe mai sminuito quei baci, sapeva perfettamente di non essere stato colto da una leggera cotta, ma non voleva ancora parlare, non tramite le parole.

"Non è niente. La camera da letto?"

Robin scosse la testa increspando le sopracciglia e aggrottando la fronte, mentre continuava a sorriderle però, provò ad asciugare una lacrima piccola che stava bagnando il suo zigomo.
Non avrebbe obiettato sull'iniziativa della sua dama, poteva essere davvero la volta buona per potersi mettere a nudo.
Allungò le braccia verso al suo fondoschiena facendola sollevare, poi con lo sguardo fisso e il naso comodo sull'incavo del suo collo, si impegnò a stringerla forte per non farla cadere.

"Che cosa fai?"

Regina mosse di poco il collo, prese la sua faccia con la mano e quasi gli impose di guardare dove stava mettendo i piedi, pochi attimi prima per poco non cadeva nel bel mezzo del salotto, a pochi centimetri dall'albero agghindato.
Gli baciò le labbra ancora, graffiandosi tutto il viso che non voleva altro che sentirsi punto e strofinato dalla sua barba. Le bruciava, le piaceva.

"Attento"

Sussurrò, perché sollevata da terra, sentiva i passi rimbombare sulla lunga scalinata, cadere e spezzarsi il collo proprio allora sarebbe sembrato uno spreco.
Quando arrivarono al piano di sopra, lui non la lasciò mai poggiata per terra, passò a graffiarle il collo assaggiando la sua pelle profumata, di baci e di morsi fino a far sì che il suo capo si arrendesse e si buttasse all'indietro, donandogli il tempo e lo spazio di continuare, la poggiò al centro del suo letto.
Gli occhi semi chiusi di Regina non indicavano molto, lo osservavano mentre giaceva sdraiata, non gli toccava più nemmeno le spalle, quasi desiderava gustarsi la scena per un po' di tempo, non era abituata a tutte quelle attenzioni, sentirsi così amata addolcì di molto i suoi ultimi pensieri.
Inarcò il suo corpo, puntellò i gomiti e indirizzò le dita sulla chiusura del suo vestito, voleva abbassarselo da sola e sentire quella barbetta tanto odiata toccarla ovunque, che i baci non si fermassero mai.
Come se la avesse letta nel pensiero, Robin poggiò le mani sulla sua schiena nuda e la sollevò di un po', accomodandosi più sopra del suo bacino, la mantenne quasi seduta.
La resse solo con il mento puntellato sulla sua spalla fin quando non ebbe abbassato totalmente la zip, permettendosi così di tirare il vestito via, lasciandolo a pochi metri da loro ai piedi materasso.
Si sedette esattamente sul suo bacino, cercando di non schiacciarla troppo.
Il suo corpo era bello esattamente come lo aveva immaginato, non si stupì affatto in quella stanza controluce, di vederla desiderare che lui si premesse completamente addosso alla sua figura ben più esile, non era più tanto intimidita la sua Regina.
Mosso dal desiderio che faceva formicolare tutto ciò credeva fosse suo, partì dal fianco destro fino a raggiungere il seno coperto dal tessuto ricamato dei suoi indumenti intimi. Tastava e sperimentava soltanto con le sue labbra affamate, baciandola e ribaciandola.
Quel contatto che la faceva sussultare, cessò di esistere soltanto perché le sue labbra marchiate da una graziosa cicatrice, desideravano le stesse attenzioni, e fameliche volevano anche un milione di altre lusinghe.
Aveva quasi dimenticato di quanto fosse bello baciarsi, di quanto questo potesse mancare fra due persone che non provavano niente.
C'era stato bisogno di Robin per risvegliare il desiderio di essere di nuovo accarezzata, sempre di lui per diventare così bisognosa di gesti che non mirassero soltanto a ottenere un po' di vacuo piacere reciproco.
Sapeva che la sua intimità stava fremendo ma le piaceva che fosse tutto così lento e difficile da sopportare, così intimo da farle sentire che fare qualcosa per la prima volta potesse sembrare la più bella delle cose, non la più difficile da gestire. 
Volontariamente spinse il bacino verso quello coperto di lui e si mosse di poco, lasciandosi scappare un secondo in cui in preda alla più totale eccitazione, spalancò le labbra e fece uscir fuori due gemiti inconfondibili, due gemiti rivolte alle orecchie dell'uomo che la stava adorando così.
Sorrise a lui che aveva interrotto il loro bacio ricambiandola con lo stesso movimento del bacino, poi cercò di mettersi di nuovo seduta.
Quando lui la aiutò spostandosi, Regina poggiò le gambe scoperte sulle sue e cominciò a sbottonargli la camicia, a giudicare dal numero imperfetto di bottoni messi al loro posto, non lo aveva trovato a torso nudo soltanto per pochi minuti.
Uno sguardo reciproco profondissimo la fece fermare.
Quanto era bello essere osservati in quel modo? 
Era arrivata per esaudire un desiderio come per magia e si era ritrovata a esaudirne di altri.
Quelli che si nascondeva tutte le volte che si picchiava sulla pancia per farlo smettere di essere fra i suoi pensieri, desideri inconfessabili che avevano lo stesso sapore dei suoi baci e al tatto, la stessa sensazione di una barbetta ispida che le si premeva sulla pelle.
Poggiò un palmo della sua mano su quel petto che già conosceva come a memoria e fece sì che questa volta fosse lui quello che doveva sdraiarsi, sbottonò i suoi pantaloni eleganti e tolse la cintura dal suo passante, poi glieli sfilò standosene seduta, proprio sulla sua intimità.
Lo aveva fatto un milione di volte, ma mai con nessuno aveva sentito quanto le importasse, era così presa che non si immaginava neanche di essere ancora in tempo per scappare, sarebbe stato un ritornare al punto di partenza, un errore.
Voleva guardarlo bene negli occhi, ricordava di averci visto riflesse tante cose, quasi come fossero davvero l'oceano dove lo aveva incontrato per la prima volta, e adesso era lei stessa quello che voleva vedere.
Dalla sua vita aveva ottenuto tutto ciò che desiderava, ma voleva vedersi riflessa nello sguardo forse più ingannevole di tutti, ma pur sempre l'unico capace di farla piangere senza motivo.
Negli istanti successivi le sue mutandine e i boxer di lui avevano toccato terra, e lei gli si era accomodata sopra, richiedendogli di nuovo di mettersi seduto.
Piano sentì di essere pienamente al centro del suo desiderio fremente.
Era sicurissima di aver sentito le sue guance avvampare ma non gli aveva staccato gli occhi di dosso, aiutata dalle mani di lui che le tenevano il fondo schiena, cominciò a spingere timidamente, come non aveva mai fatto prima di allora, quasi come se non volesse farsi male.
Robin riuscì a raggiungere i gancetti del suo reggiseno e senza permetterle di fermarsi lo mise via, aggrappandosi dalla sua schiena per facilitarla, mise il viso sullo sterno scoperto della regina.
Era congelata. Pelle fredda come poteva sembrare freddo il suo animo, spettava proprio al calore del suo respiro, come spettava a lui stesso farla scongelare, insieme potevano essere felici, lei poteva liberarsi della sua barriera e permettergli di riscaldarla una volta per tutte.
Ella spinse ancora e ancora, con l'insicurezza di una persona che non sapeva cosa volesse dire sentirsi amati, pronta a chiedergli di baciarle le labbra ogni volta che al piacere che stava provando, si alternavano momenti in cui sentiva che non poteva trattenersi dal piangere.
E lui la rassicurava, sentendola gemere così silenziosamente dal doversi sforzare per riuscire a sentirla, con le labbra e le mani pronte per accarezzarla e stringerla in una presa non troppo decisa.
La amava, come se una conoscenza sbucata dal nulla, gli stesse suggerendo che ne avesse bisogno, lei come nessun altro.
  
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