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Autore: mattmary15    01/03/2015    2 recensioni
–Vieni, mettiamo su un disco. Lo vuoi scegliere tu?- Il viso della bimba si illumina. –Ok.- Fa lui tirandola su e portandola davanti allo scatolone dove ci sono tutti i vinili.
-Come sono belli. Hanno un odore buono.- dice lei e Noel non può fare a meno di sorridere. Anche a lui piace l’odore del vinile impolverato.
-Scegline uno.- Lei allunga una manina e dal mucchio tira fuori Dizzy Miss Lizzy.
-Ottima scelta!- Fa Noel e lei batte le mani carica di aspettative. Lui fa partire il disco e la piccola Beth comincia a fare la trottola. Lui prende la chitarra e segue il ritmo del disco... Mi fai impazzire miss Lizzy, il modo in cui balli il rock and roll, amami prima che io diventi troppo vecchio… Noel la guarda ed ha un’illuminazione. –Da oggi ti chiamerò Lizzy. Vuoi?-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Burnage 1991

Non ha chiamato molte volte durante il tour negli States con gli Inspiral Carpets, ma sa perfettamente cosa è successo a casa. Sua madre gli ha raccontato sempre in pochi minuti tutto quello che c’era da sapere su Paul, Burnage, Liam, il vecchio Tim, un amico di Liam di nome Guigsy, del posto dove suonano i Rain il gruppo di Liam e Guigsy.
-Che cazzo di nome è Rain?- Ha commentato ad un certo punto.
-E’ adatto- ha detto Peggy –a Manchester ci sono cinque giorni di sole l’anno. Per il resto, piove sempre.-
-Fa schifo, mà. E che mi dici dei Tennant?- La domanda di Noel è generica ma sua madre sa che vuole sapere solo di Lizzy.
-Suo padre entra ed esce da una clinica per tossicodipendenti a spese dello stato sociale. Page lavora per tutti e due. La piccola sta crescendo nonostante tutto e ha iniziato l’ultimo blocco delle superiori. Va bene a scuola.-
-Bene. Puoi dirle che torno fra un mese?-
-Noel, adesso ha quattordici anni.-
-E allora?-
-Allora, comincia ad avere altri interessi. Non la vedi da un po’. E’ cresciuta.-
Noel si è chiesto spesso che significhi che è cresciuta? Che adesso è diventata una di quelle ragazzine che pensano solo a come portare i capelli o che indossa il reggiseno? Ad ogni modo l’ultimo mese del tour è finito ed è tornato in città. Tra un po’ lo scoprirà. Le ha comprato una maglietta in ogni città in cui è stato. Una di quelle stupide magliette con il nome della città scritto con lettere colorate. Maglie che nessuno metterebbe mai. In effetti, avrebbe fatto meglio a mettere i soldi da parte e comprarle qualcosa di utile, però è stato un modo per pensare a lei continuamente. Perché il pensiero di Lizzy gli ha permesso di rimanere a galla. Di ricordarsi chi è. Durante il tour ha visto gente ubriacarsi, fumare, assumere droghe, fare sesso e dimenticare durante i concerti testi e accordi. Lui ha fumato, si è ubriacato, ha assunto droghe e fatto sesso ma mai ha dimenticato la musica. Mai ha dimenticato che tutto questo tempo gli è servito per capire come ci si deve comportare in questo ambiente. E la linea di confine è stata la risata di Lizzy. Il movimento del suo diaframma mentre dorme che si alza e si abbassa in un ritmo perfetto di un giro di do. Gli ha fatto scrivere una canzone ma non l’ha mai fatta sentire a nessuno.
Al rientro a Manchester uno dei ragazzi del gruppo gli chiede se vuole fermarsi a bere qualcosa con loro. –E’ l’ultima sera.- Spiega mentre una ragazza bruna con una gonna cortissima e le labbra rosse lo chiama. Lui sorride e scuote la testa. -Mi stanno aspettando.- Risponde mentre dal tourbus si sente il ritornello di una vecchia canzone dei Beatles … Dai, dammi i brividi e metti la tua piccola mano nella mia, mi fai impazzire miss Lizzy…
Rivedere la propria casa dopo un anno genera diverse emozioni. Alcune sono destinate a restare, altre a sparire velocemente. A quale delle due categorie appartiene quella suscitata dal ghigno che fa Liam appena lo vede nel vialetto della loro casa?
-Hey, big bro! Di ritorno nel ghetto?-
-Hey.- Liam ha diciannove anni ora. E’ diventato alto. Più alto di Noel. –Mamma è in casa?- Annuisce. Entra e lei gli va incontro.
-Noel! Bentornato. Fatto buon viaggio? Ti ho lasciato qualcosa per cena nel forno. Avanti vieni a sederti in cucina, mentre mangi mi racconti un po’ cosa hai combinato in questi mesi, ti va?- Sua madre non cambia mai. Noel sa bene che la parte più forte del suo carattere l’ha preso da quella donna. Avrebbe voluto prendere tutto da lei ma sa che, in una parte recondita del suo cuore, si cela un fondo d’insicurezza che ha ereditato da suo padre. Non osa dirle di no. Si siede e racconta. Non tutto, certo. Racconta dei grattacieli, dei tramonti infiniti, del deserto e delle auto decapottabili. Racconta di tanta musica che ha ascoltato, musica che parla di Elvis, di Beatles, di Jefferson Airplanes, di Rolling Stones e Janis Joplin. Di tutta risposta sua madre gli racconta che ha sentito parlar bene del gruppo di Liam. Sempre la stessa. Paragonare i fottuti Rain ai Jefferson Airplanes! Sospira e mangia. Lo schiamazzo che viene dal giardino lo distrae.
-Che succede?- chiede. Liam si sporge dalla finestra poi prende il giaccone e corre fuori urlando.
-E’ Beth! Io esco. Ci vediamo più tardi!
-Beth?- chiede Noel sporgendosi anche lui fuori dalla finestra. Vede Liam correre incontro al gruppo di ragazzi. Ci sono tre ragazzi oltre a Liam e tre ragazze. Noel non riesce a distogliere lo sguardo da una di loro. Ha i capelli biondi lunghi fino a metà schiena. Sono legati in una bella treccia. Porta un berretto e una felpa dell’adidas nera con la stampa rosa. Salta al collo di Liam e gli dice qualcosa in un orecchio. Lui le da un bacio sulla guancia e le risponde. Uno dei ragazzi, riccio con i capelli neri, suona il clacson del furgone parcheggiato in strada e subito tutti si precipitano da lui. Solo la ragazza bionda rimane in strada come indecisa sul da farsi. Qualcuno urla dal finestrino.
-Beth vieni, dai!
Lei si guarda la punta dei piedi e Noel non ha dubbi. E’ Lizzy. Raggiunge la porta senza correre ma con passo deciso, la apre e aspetta. La ragazza rimane ferma ma ora guarda nella sua direzione. Dondola. Dal furgone la chiamano ancora ma lei fa cenno che non andrà. Noel si chiude la porta alle spalle e scende i due scalini del portico e si ferma. Il furgone parte. Lei cammina mettendo un piede davanti all’altro e tiene le braccia larghe come se mantenesse l’equilibrio su un filo invisibile.
-Ciao, Noelie.- dice puntando i suoi occhi azzurri su di lui.
-Ciao, Lizzy.
-Sappi che sono molto arrabbiata con te.
-Perché?
-Perché? Perché? Ma dai!
-Perché?
-Perché sei partito come un ladro. Senza salutare. Sparito per un anno. Puff.
-Ho telefonato. Qualche volta.
-Non a me.
-Ho chiesto sempre di te.
-Non me l’hanno detto.- Fa lei dubitando delle sue parole. Noel la guarda. E’ cresciuta davvero. Fa impressione come si cambia alla sua età. E’ partito che sembrava una bambina e adesso sembra una di quelle ragazzine che ha visto in America.
-Ti sono cresciuti i capelli.- Le dice.
-Non solo quelli.- risponde lei sorridendo maliziosa. Non l’aveva mai vista sorridere a quel modo. Sente l’impulso di fumare. Infila le mani in tasca indeciso se accendersi una Benson o meno. Tira fuori una sigaretta e l’accende. Lei incrocia le mani dietro la schiena. Noel guarda la strada. Non c’è mai stato un silenzio tanto lungo tra loro se non quando rimanevano ad ascoltare i dischi in camera di Noel.
-Esci con Liam?- gli chiede lui senza guardarla.
-Ti dispiace?
-Mio fratello è un idiota.
-Tuo fratello è uno a posto. Al contrario di tanti imbecilli che bazzicano da queste parti.
-Non è ancora un po’ troppo presto per cominciare ad uscire con i ragazzi?- Lizzy ride.
-Ho quindici anni!
-Quattordici.
-Quasi quindici e comunque Liam sta con la mia amica Amy.
-Amy?
-La figlia dei Connors. Sta nella squadra di pattinaggio con me.
-E tu? Da quando sei in una squadra di pattinaggio?
-Da quando mi hai lasciata sola.
Noel abbassa il capo incapace di sostenere il suo sguardo. Espira un’altra boccata di fumo, spegne il mozzicone per terra e si siede sul gradino di casa.
-Ho scritto una canzone.- Lei si avvicina e si siede a qualche palmo da lui.
-Davvero? Allora hai trovato l’ispirazione lontano da qui. E’ una canzone d’amore?
-No. Non so. Non direi.
-Ha un nome questo capolavoro?
-Live forever.- Lo dice senza guardarla, grattando il pavimento. Lei si avvicina e gli solleva un braccio portandoselo intorno al collo. Infila la testa sotto il suo collo e si stringe a lui.
-Mi sei mancato, Noelie.
-Ti ho portato un regalo.
-Davvero?- Lui la stringe appena e le toglie il cappello. E’ cresciuta. Ha degli occhi pazzeschi.
-Sì.
-E dov’è?
-Di sopra.- Lei si alza e lo tira per un braccio.
-Allora saliamo. Voglio che mi canti la tua canzone.
Lui fa un po’ di resistenza ma l’asseconda. Solo quando sono chiusi nella sua camera, Noel si rende conto di quanto siano cresciuti entrambi. Quando Lizzy era piccola quella stanza sembrava enorme. Allora  nello scatolone dei dischi le piccole mani di Lizzy sembravano perdersi. Allora lui l’accoglieva tra le sue braccia quando piangeva o la rimetteva sulla bici quando cadeva imparando ad andarci senza rotelle. Allora passava i pomeriggi a suonare, lui mancino che suona con la destra, mentre lei faceva i compiti. Ora lei sfila sicura un album degli Stone Roses. E’ quello che lui ha regalato a Liam qualche anno prima.
-Tieni.- Dice Noel porgendole una busta. Lei la capovolge sul letto e una dozzina di magliette finiscono sparse sulla coperta. Lei ne prende una rossa con la scritta ‘Dallas’ e se la infila sopra la felpa.
-Ta dah! Come mi sta?- Noel ride.
-Bene. Visto che ti sono cresciute le tette!
-Noel! E comunque non mi sono ancora cresciute!
-Vuoi dire che diventeranno ancora più grandi?
-Noel! Smettila con queste cazzate e suonami la canzone.- dice fingendosi arrabbiata e porgendogli la chitarra che giace nell’angolo della sua stanza. Lui l’accorda e parte.
-Maybe I don't really want to know how your garden grows ‘cause I just want to fly.
Lately did you ever feel the pain in the morning rain as it soaks it to the bone.
Maybe I just want to fly, I want to live I don't want to die, maybe I just want to breath, maybe I just don't believe, Maybe you're the same as me, we see things they'll never see, you and I are gonna live forever….
Lizzy ascolta le parole e i suoi occhi si riempiono involontariamente di lacrime. Noel sa che ha capito. Ha capito che l’ispirazione non l’ha trovata lontano da casa, ma in quelle quattro mura. Certo, non può sapere che il ritmo di quella canzone e quello del suo cuore sono la stessa cosa, ma può sentire che sono loro due ad essere fatti della stessa pasta, sono loro due a vedere cose che gli altri non vedono, loro due a voler vivere per sempre. La ballata finisce e lei si asciuga gli occhi con la manica della felpa.
-Sai, Noelie, se i Rain avessero canzoni così belle, sarebbero davvero forti.
-Anche tu fissata con questi fottuti Rain?- Le dice un po’ seccato che questo sia il suo unico commento sulla canzone. Lei si siede accanto a lui.
-Sei un fenomeno, Noel. Dico davvero. Tu la musica ce l’hai dentro.- Dice toccandogli con un dito il petto all’altezza del cuore.- La tua anima è musica. Scommetto che hai scritto altre mille canzoni.-
-Beh, non sono proprio mille ma ho scritto molto ultimamente.
-Lo sapevo. E una canzone d’amore?
-Forse.
-Dai, non dirmi che non hai trovato una bella ragazza a cui dedicare una canzone d’amore!
-A bizzeffe!- Lei salta giù dal letto.
-Ah, davvero Noel Gallagher?- Lui ride e si gratta la testa.
-Nessuna per cui valesse la pena rimanere lì.
-Allora ce n’è una per cui valeva la pena tornare!
Noel adesso la guarda e pensa che non aveva motivi né per restare, né per tornare. Non sente di appartenere a niente e a nessuno. L’unico legame con Burnage è la sua famiglia. L’unico legame che ha con quel posto è una ragazzina di cui ha deciso di prendersi cura tanto tempo fa. Adesso però di quella ragazzina esiste solo un ricordo sbiadito adagiato sul viso di una giovane donna.
-Mi sei mancata, mocciosetta. Ora però vado a farmi una bevuta al Kingsway.
-Vengo anch’io!
-Ma sei scema? Sei troppo piccola per quel posto.
-Liam mi ci fa entrare!
-Liam è un idiota!
-Ma dai!
-‘Dai’ un cazzo. E’ tardi ed è un locale per adulti.
-Io non sono più una bambina. Lo hai detto tu che ho le tette!
-Lo hai detto tu che non sono ancora cresciute. Fila via. Lo sai che non si discute con me.- Conclude afferrando il giaccone. Lei raccoglie tutte le sue magliette e sbuffando scende di sotto. Peggy li intercetta ai piedi delle scale. Sembra un po’ tesa.
-Dove andate voi due?
-Io al Kingsway, lei a casa.- Dice Noel.
-Salve signora Gallagher. Visto? Noel è tornato!- dice ironicamente scimmiottando il suo modo autoritario di parlare.
-Sì, è tornato.- risponde lei lasciandoli uscire.
All’altezza della casa dei Tennant, Noel si ferma.
-Buonanotte Lizzy.
-Ma se sono le dieci!
-Già. E’ tardi per una che domani ha la scuola.
-Noel sei un vecchietto!- dice lei facendogli la linguaccia.
-E tu una ragazzina. Notte.- fa lasciandola indietro. Quando lei si volta per raggiungere casa sua, si ferma ad aspettare che entri in casa. Allora si accorge che è suo padre ad aprirle la porta. Lo sente borbottare qualcosa e richiudere l’uscio. Se ne rattrista. Avrebbe preferito sapere che quel pezzo di merda non abita più con lei.
Raggiunge il Kingsway e scopre che anche Liam è lì con tutta la sua combriccola. A quanto pare, Lizzy aveva ragione. Liam se la intende con una ragazza poco più grande di lei con i capelli rossi. Quella deve essere Amy. Liam lo vede e gli fa cenno con la mano di raggiungere il loro tavolo. Al tavolo, oltre ad Amy e all’altra amica di Lizzy, Sienna, ci sono tre ragazzi, due di nome Paul e uno di nome Tony.
-Bro, hai di fronte a te i Rain!
Noel vorrebbe dire che non gliene frega un cazzo di questo gruppo di cui sente parlare continuamente ma sta zitto e si siede ordinando una birra.
-E Beth?- chiede Amy. Noel paga la sua birra e fa un sorso.
-Tu quanti anni hai, Amy?
-Sedici, perché?
-Siete troppo piccole per un posto del genere.- dice e la ragazza gli fa mostra il dito medio.
-Liam lo ha detto che sei un rompicoglioni.
-Liam dice un sacco di stronzate, ricordatelo quando dirà che se la migliore qua dentro.
Lei si alza e trascina Sienna al bancone.
-Ma perché devi sempre rompere le palle?- chiede Liam già esasperato dalla presenza del fratello maggiore. Lui non risponde e continua. -Sabato suoniamo al Boardwalk. Vieni a sentirci?
-Addirittura al Boardwalk?- chiede Noel sollevando un sopracciglio.
-Ehi! Per chi ci ha preso? Siamo forti.
-Ci farò un giro.
A quel punto si intromette uno dei due Paul, quello che Liam chiama Bonehead.
-Sei stato negli States con gli Inspiral Carpets?
Noel annuisce.
-E com’è stato?
-In America non capiscono un cazzo di rock. Fanno a gara a chi fa più rumore.
Tutti ridono e Liam annuisce in modo plateale sollevando la bottiglia di birra.
-Hanno capito i Beatles però.- dice Tony, il ragazzo con i riccioli neri.
-Ma hanno chiamato una rivista Rolling Stones.- risponde Noel e Bonehead applaude. A Noel Bonehead piace. Si vede che capisce qualcosa di rock’n roll.
-Cosa suoni?- gli chiede Noel.
-La chitarra. E il pianoforte, a volte.- Liam non riesce a trattenere il suo entusiasmo.
-Tony è il batterista e Guigsy il bassista.
-Lui lo conosco.- fa Noel indicando Guigsy –Abbiamo giocato al Maine Road.
-Mi sono rotto i legamenti. Addio carriera!- Risponde Guisgsy.
-Peccato, eri bravo.
-Me la cavavo.
La serata continua tra diverse chiacchiere e, alla fine, a Noel tocca portare a casa un Liam completamente ubriaco.
Quando arrivano in camera, Noel si accorge che la luce della stanza di Lizzy è ancora accesa. Afferra un tappo di bottiglia che è sulla scrivania e lo lancia contro la sua finestra. Dopo qualche istante la finestra si apre.
-Che vuoi?- Lizzy ha sciolto i capelli e indossa una delle sue magliette, quella verde con su scritto Phoenix.
-Non dormi?
-Che domanda del cazzo? Se sto parlando con te, è evidente che non dormo.
-Che modo di rispondere è? Sei diventata una piccola selvaggia mentre non c’ero?- Lei scrolla le spalle con un gesto tenerissimo e gli fa una smorfia.
-Così impari a andartene!
-Non me ne sono andato. Ho fatto un viaggio. Un giorno ne farai uno anche tu e io che dovrei dirti allora?
-Dovresti dire che sei disposto a venire con me.
-Me lo dovresti chiedere, non credi?
-Io te lo chiederei se dovessi partire.
-Non potevi venire con me e poi, il mio, è stato un viaggio di lavoro.- Lei si siede sulla soglia della finestra e incrocia le gambe nude. Si prende le caviglie e si dondola.
-Chiamalo viaggio di lavoro! Sei stato sempre a divertirti.
-Tu non ci crederai ma ho lavorato.
-Sì, ok.
-Tu che hai fatto invece oltre ad allungarti come un elastico e a pattinare?-  Lizzy sorride e allunga e ritira le gambe snelle.
-Ho quasi finito la scuola. Sono stata a Londra con mia madre per qualche giorno.
-A Londra?
-Sì.
-Come mai?
-Dai nonni. Un paio di settimane l’estate scorsa. Mio padre era andato fuori di testa.- Noel si rabbuia e lei se ne accorge e si affretta a sdrammatizzare –Niente di che. E’ venuto a prenderci quando ha smesso di sniffare coca. E’ stato meglio dopo che siamo tornate a casa.
-Adesso che fa? Come vanno le cose con lui?
-Che devo dirti?
-La verità.- risponde Noel guardandola negli occhi per assicurarsi che lo faccia.
-Ci sono giorni schifosi e giorni meno schifosi. Avrei voluto venire con te.
-Mi dispiace.
-Non dispiacerti. Tua madre dice che devo capire che ci sono dieci anni di differenza fra noi e che avrai sempre meno tempo per me.- risponde lei con un tono a metà tra l’arrabbiato e il dispiaciuto.
-Ehi, avrò sempre tempo per te.
-Sì, come no!- fa Lizzy stropicciandosi la maglia.
-Ehi! Guardami!- fa Noel e lei lo guarda di sottecchi.
-Io ci sarò sempre quando avrai bisogno di me.- Dice sollevando la chitarra e sedendosi sulla soglia della finestra nel senso opposto a quello di Lizzy. Strimpella. Lo fa sempre quando vuole temporeggiare. Lizzy lo sa, lo conosce troppo bene. Forse aspetta che lei gli dica che ci crede. Lizzy però non ci crede. Non dopo che per un anno ha continuato a sentirsi sola come un cane abbandonato su un marciapiede. I primi tre mesi dopo la partenza di Noel sono stati tremendi. Poi l’abitudine ha preso il sopravvento e lei ha cercato di trovare un po’ di pace nel far passare le giornate sempre allo stesso modo. Liam l’ha aiutata ad uscire da quel suo stato di apatia. D’inverno l’ha portata a pattinare. Lui ha passato la maggior parte del tempo col culo sul ghiaccio ma lei ha scoperto di essere brava. Un nuovo hobby, un motivo in più per passare il tempo. In un angolo della sua mente però lei lo stava sempre e comunque aspettando. Lo sente cominciare a suonare ‘hide your love away’ sottovoce e la sua voce le riporta alla mente una mattina in cui lei aveva la febbre alta e lui aveva passato tutto il tempo a suonare per farle compagnia. Ad un tratto la canzone cambia e lui accenna un motivetto che lei non ha mai sentito…-Hold me down, all the world's asleep, I need you now, you've knocked me off my feet, I dream of you, we talk of growing old, but you said please don't…
-Noel, cos’è questa cosa?
-Cosa?
-Queste parole che hai appena cantato.
-Ah, queste. Non lo so ancora. Un motivetto che ho nella testa. Le parole mi sono venute in mente ora. Tutto il mondo dorme e noi due stiamo qui a parlare di come stiamo cambiando. Crescendo.
-Io sto crescendo. Tu stai invecchiando mio caro Noelie!- fa lei ridendo piano.
-Mettila come ti pare.
-E’ una canzone d’amore?
-Ma che ti prende? Sempre a chiedere canzoni d’amore! Sei diventata una sdolcinata!- Lei agita le braccia e fa la linguaccia.
-Vade retro cuore di pietra! Dico solo che in un repertorio di un bel gruppo ci vuole almeno una grande canzone d’amore!
-Io non ho un gruppo.
-Non ancora! Potresti unirti a Liam e ai Rain!
-Sarò morto prima di entrare in un gruppo che si chiama così.- Fa Noel sorridendo.
-In effetti ho detto a Liam che era un nome scontato. Ricorda troppo questo schifo di posto. Ci vorrebbe un nome d’impatto che fa pensare a cose belle, lontane, esotiche magari!
-Non sei cambiata per niente Lizzy! Niente filtro fra cervello e bocca!-Lei ride e poi accenna live forever.
-Hai già imparato come fa? L’hai sentita solo una volta.
-Lo so, sono mitica. E’ una cosa che so fare. Imparo velocemente. Come sui pattini.
-Cantata da te, suona davvero bene.
-Grazie!- fa ma il sorriso le sparisce dal volto. –Noel devo chiudere. Ho sentito un rumore nel corridoio, se mio padre scopre che ci parliamo da qui metterà le sbarre alla finestra.
-Tranquilla, sono stanco e devo dormire.- Lei scende dalla soglia e sparisce dietro le tende. La luce si spegne. Noel rientra e si lascia cadere sul letto. Lizzy è cambiata ma il suo modo di tenere viva la sua attenzione e farlo sentire in pace col mondo no. Si addormenta cercando di trovare le parole per continuare quella nuova canzone che non riesce ad uscire dalla sua testa.
I giorni seguenti passano in una totale apatia. Lizzy è impegnata con la scuola e una specie di torneo di pattinaggio e Noel per i primi due giorni ha cercato lavoro. Dopo si è chiuso in camera con la sua chitarra. Sabato mattina è stato svegliato dalle urla di Liam che non trova una camicia nel suo armadio.
-Cazzo, Liam. Stavo dormendo.
-Ma dov’è quella fottuta camicia? Sono già in ritardo!- grida spalancando la finestra.
-Cazzo Liam!
-I ragazzi mi aspettano. Dobbiamo fare la prova generale. Stasera è la gran sera!
Noel vorrebbe sbatterlo fuori dalla sua camera e rimettersi a dormire ma ormai è sveglio e sa che non riprenderà più sonno. Da quando ha fatto il roadie per gli Inspiral Carpets ha imparato a dormire poche ore a notte e il suo sonno è diventato leggero.
Si alza e scende di sotto. Sua madre ha preparato la colazione mentre Liam è sceso qualcosa come quindici volte a chiedere a sua madre se era abbastanza figo con questa o quella maglia.
Quando Liam esce, lui finge di guardarlo dalla finestra ma le sue attenzioni sono tutte per casa Tennant.
-Non c’è.- La voce di sua madre lo bacchetta a distanza.
-Chi non c’è?- fa lui fingendo indifferenza.
-Beth.
-Cosa ti fa credere che stia cercando Beth e poi si può sapere perché le hai detto che avrò sempre meno tempo per lei?
-Perché le sono affezionata e non voglio che soffra.
-Credi che io la farei mai soffrire?
-E’ un’adolescente in un momento difficile della sua crescita. Tu sei un adulto. Non dovresti confonderla.
-Non è quello che faccio. Piuttosto perché non rimproveri Liam che la fa entrare in locali di cui non dovrebbe conoscere neppure il nome?
-Stanno nello stesso gruppo. E’ normale che gli adolescenti facciano cose che non devono.
-Se è così che la vedi.
-Parlo per il tuo bene, lo sai.
-Sì, mamma.
Poggia la tazza nel lavello e sale di nuovo al piano di sopra. Non comprende davvero il motivo per cui sua madre sia tanto severa nel giudicare le sue intenzioni. Una vocina nella sua testa, quella che di solito canta le sue canzoni, però gli dice che sua madre lo conosce troppo bene. Da quando è tornato dagli States e ha rivisto Lizzy, non ha fatto che riflettere sul fatto che si sente turbato.
Vederla baciare Liam, anche solo su una guancia, immaginare la confidenza che c’è ora tra loro, lo irrita.
Decide di uscire. Incontra in giro un paio di amici che non vedeva da tempo e si ferma a bere qualcosa con loro. Il tempo passa veloce quando non si ha nulla da fare e ti nasce dentro quella orrenda sensazione che tu abbia sprecato una giornata della tua vita. Noel ha giurato che non si sarebbe mai sentito così. La voce di Henry lo scuote.
-Non è tuo fratello che suona al Boardwalk stasera?
Noel raccatta i pensieri come farebbe l’amante beccato sul fatto con i suoi vestiti. Vorrebbe anche scappare da quella domanda come farebbe un amante beccato sul fatto ma risponde stancamente.
-Aha.
-Io ci vado stasera. Fanno una buona musica. Vuoi venire anche tu?
-Io passo.
-E perché? Geloso che tuo fratello ce l’abbia fatta prima di te a salire su quel palco?
-Ma per favore, te lo sei davvero bruciato il cervello con quella roba Henry!- dice indicando la bustina di fumo che l’amico ha appena messo in tasca –io vado a casa.
Appena fuori si accorge che ha cominciato a piovere. –Fanculo.
-Sempre di cattivo umore, vero Noelie?
La voce di Lizzy lo scuote. Si volta e la vede. Sembra un raggio di sole che filtra nel grigio della città.
-E tu che ci fai qui?
-Torno a casa dal pattinaggio. Facciamo la strada assieme?
Certo che facciamo la strada assieme, pensa Noel ma non lo dice e si limita ad incamminarsi.
-Allora perché sei di cattivo umore?
-E tu perché sei di buon umore, Lizzy?
-Perché stasera c’è il concerto dei Rain.
-Tu ci vai?- chiede Noel omettendo la parte in cui vorrebbe dirle che è troppo piccola. E’ in città da un po’ e si è reso conto che ragazze anche più piccole di lei frequentano tranquillamente quel genere di locale.
-Io sì. Vieni anche tu?
-No, io no.
-E perché?
-Perché non ne vale la pena.
-Eddai! Non fare il musone. I ragazzi vengono a prenderci alle otto.
-I ragazzi? Quali ragazzi?
-I Rain.
-Liam è già uscito stamattina facendo un casino d’inferno.
-Di solito passa Tony.
Noel si rende conto che non si ricorda bene di questo Tony ma, per esclusione, deve essere quello che ha i ricci al posto del cervello.
-Non mi sembra un tipo molto sveglio.
-E’ ok.
-Non è neanche lontanamente ok.
-Sei un musone,-fa lei quasi sotto casa- noi usciamo alle otto. Non farti pregare, Noelie.
Noel la guarda rincasare e si accende una sigaretta. Ma che diavolo ci troveranno tutti in questa band? Una minuscola parte del suo cervello gli suggerisce di scoprirlo andando al Boardwalk. Il resto si perde nell’aspirare una nuova boccata di Benson.
A volte capita che, nella testa di Noel, il tempo si fermi. Di solito accade quando decide che il mondo non sia abbastanza interessante da suscitare una reazione in lui. In quei casi si siede, circonda le ginocchia con le braccia e fissa un punto. Così arrivano strani motivetti a ronzargli intorno ai neuroni e nascono le sue canzoni. Roba da Strawberry fields insomma ma senza l’aiuto di sostanze particolari.
In questi casi, di solito, torna in sé in un posto diverso da quello in cui è andato in fissa. Magari ha camminato per ore, magari si è chiuso nella sua stanza.
Stavolta è così. Si ritrova sul letto. Il tempo però non si è fermato. Ha corso veloce e il clacson di un furgoncino che continua a strombazzare gli ricorda che ora è.
Sono le otto. Noel si affaccia alla sua finestra e vede Lizzy che corre verso il veicolo. Indossa un paio di scarpe da ginnastica, una minigonna di jeans e una felpa. Da un bacio a Bonehead e sale sul furgone.
Noel sente un crampo allo stomaco. Si cambia rapidamente e scende di sotto.
Mangia un panino ed esce. Il bus che porta al locale non ferma lontano da casa sua. Prima però si ferma a bere una guinness nel pub dove ha incontrato Henry. Non ha davvero ancora deciso se vuole sentire cantare i Rain. Finisce la birra continuando a sentire quel fastidio allo stomaco. Paga, saluta un paio di conoscenti ed esce.
Raggiungendo la fermata, sente molti ragazzi parlare dei Rain. Forse Lizzy e sua madre hanno ragione. Magari sono davvero bravi. Il tragitto non è lungo perciò non riesce a trovare un motivo per cambiare idea. Finisce per entrare nel Boardwalk senza avere il tempo di pensarci ancora su. Il locale è già abbastanza pieno e sta suonando un altro gruppo. Quello di Liam è il prossimo ad esibirsi. Una voce lo fa voltare.
-Oh. Mio. Dio. Noel!
La ragazza che si ritrova davanti è Elsa. L’ha conosciuta qualche anno prima a Burnage e ci è uscito un paio di volte prima di partire con gli Inspiral Carpets.
-Elsa.
-Quando sei tornato?- fa lei mettendo il broncio per finta –Non potevi chiamarmi?
-Sono tornato da qualche giorno.- Lei gli salta con le braccia al collo e lo bacia sulle labbra.
-Bentornato!
-Grazie!- Forse la serata non sarà proprio da dimenticare pensa mentre i Rain salgono sul palco.
Lo shock che lo coglie quando vede Liam tenere la scena è paragonabile solo a quello che lo prende vedendo Lizzy pogare sotto al palco.
Aveva ragione lui. Le canzoni dei Rain fanno schifo. Liam, però, è fottutamente bravo e sugli altri si può lavorare. Scuote la testa e raggiunge il banco del bar per un’altra birra. La persona che gli si siede accanto gli sorride con l’espressione più furba che conosce.
-Visto che sono bravi? Sapevo che saresti venuto alla fine!
-Lizzy, si vede che sei una ragazzina, non sono affatto bravi.- Lei non prende bene il fatto di essere definita ragazzina. Sbuffa e beve la sua birra.
-La smetti? No sarò io a farti bere!- dice ma viene interrotto da Elsa che arriva e gli si sede in grembo.
-Noel, tesoro, per me una rossa- fa baciandolo sulla guancia mentre Noel tira fuori una banconota da venti sterline e paga il barista.
Lizzy lo sta guardando come se volesse incenerirlo e Noel pensa che sua madre ha ragione a credere che forse la ragazzina è un po’ confusa. Tra lei ed Elsa ci sono sette anni di differenza. Il loro ruolo è completamente diverso. Perché gli sembra che Lizzy voglia competere con Elsa?
-Noel, tesoro,- fa lei alzandosi –io vado dagli altri. Tanto tu sei in ottima compagnia!
Elsa ride bevendo la sua rossa e Noel la guarda farsi strada tra i ragazzi e raggiungere le sue amiche. Ma che fa adesso quella scema? Si mette a flirtare con Tony? Addirittura lui la prende per mano e la trascina fuori? Fuori dove? Le sue gambe lo fanno alzare dalla sedia mentre le sue orecchie adesso ignorano Elsa che lo richiama al bancone.
Spinge un paio di persone che gli impediscono di raggiungere rapidamente la porta di emergenza che quei due hanno usato per uscire. Adesso sa perché si chiama maniglione antipanico quello che serve per aprire quel fottuto tipo di porta.
L’aria di Manchester lo colpisce in faccia come un pugno. E’ il diciassette marzo e fa freddo. Gira la testa a destra e sinistra mentre il fastidio allo stomaco ora è quasi dolore.
-Dove cazzo sono?- chiede a se stesso. Un rumore nel vicolo lo rimette in moto. La voce di Lizzy è un sussurro.
-Smettila, Tony.
-Hai detto tu che volevi che ti portassi fuori.
-Non per questo!- fa lei mentre Noel svolta l’angolo e vede Tony che ci prova con Lizzy.
-Dai, fa la brava, dopo ti porto a casa mia- fa lui prima di sentire una mano sulla sua spalle che lo tira indietro. Il poveretto non vede partire il pugno che lo centra sul naso e rimane a fissare quello che per lui è solo il fratello di Liam che lo guarda con l’espressione più cattiva che abbia mai visto. Noel si volta verso Lizzy, la solleva, se la carica in spalla come fosse la sua chitarra e se ne va mentre lei urla e scalcia.
-Lasciami!
Niente. Non si registrano reazioni di Noel che continua a camminare.
-Lasciami, stronzo!
-Sta zitta!- urla lui mettendola a terra e bloccandola contro uno di quei muri di mattoncini rossi tappezzati di locandine. Lei non si fa intimidire e gli punta i suoi grandi occhi azzurri in faccia.
-No, che non sto zitta! Tu fai il cazzo che ti pare e io faccio lo stesso!
-Il cazzo che ti pare è farti sbattere da quel mentecatto?
-Sbattere?- urla lei inferocita –Non mi ha neppure baciata!
-Non mi sembravi interessata al modo in cui stava allungando le mani!
-La tua procace Elsa non ti ha insegnato che quando le donne dicono no, in realtà è sì?
Noel sente fumare le orecchie.
-Le donne? Tu saresti una donna? Non farmi ridere! Porti ancora le scarpe da ginnastica!
-Io sono una donna! Solo tu non te ne sei accorto!
-Diavolo se me ne sono accorto! Me lo stai sbattendo in faccia da quando sono tornato! Il fatto che tu sia diventata grande non significa che tu debba fare la troietta con uno così!
-Troietta come la tua Elsa?
-Questi non sono cazzi tuoi.
-E con chi faccio la troietta non sono cazzi tuoi, tesoro!- fa lei scimmiottando Elsa.
Noel vorrebbe assecondare il desiderio di sua madre adesso. Comportarsi da adulto, fare la cosa giusta, rilassare i nervi. Magari così sparirebbe anche il dolore assurdo che gli stringe lo stomaco.
Lizzy però è lì e lui non può non vedere quanto è bella col viso arrossato dal freddo e dalla rabbia. Nessuno potrebbe non notare quanto sono belle le sue gambe nei collant trasparenti, nessuno potrebbe rimanere indifferente sul suo seno che si alza e si abbassa nel respiro affannato che le esce dalle labbra. Nessuno potrebbe resistere a quelle labbra rosse che rimangono leggermente aperte come in un invito poco sottinteso.
Nessuno si dice Noel mentre si china su di lei e le passa una mano tra i capelli stringendoli un po’ dietro la nuca per costringerla a guardarlo negli occhi. Se solo in quegli occhi riuscisse a trovare un filo d’incertezza, un’esitazione, magari un briciolo di timore! Invece quella mocciosa ha ancora voglia di provocarlo.
-Non è che se non lo fai tu, non lo farà mai nessuno- dice ed è davvero troppo per lui. Chi cazzo avrebbe più diritto di lui, a baciarla? Le spinge il viso contro il proprio e cerca la sua bocca. Lei si aggrappa con entrambe le mani alle sue spalle e lascia che la sua bocca si apra come un bocciolo di rosa che riceve la prima pioggia.
La sensazione di calore che ha sempre colto Noel quando Lizzy è nei paraggi, si centuplica. La stringe come se finalmente avesse ritrovato la parte di sé che sente di aver perso tanto, tanto tempo fa.
Quando le loro labbra si staccano, lui la tiene premuta contro il giubbino. Non è ancora pronto alla sua reazione. Ancora una volta, è lei a parlare per prima.
-Mica te ne uscirai con la stronzata che è stato un errore?
Noel non ha neppure contemplato la cosa ma ora che lei glielo dice, pensa che poteva essere un’opzione. Se non fosse che l’odore dei suoi capelli gli è entrato dalle narici fino nelle molecole del cervello e che questo ha già annotato il sapore delle sue labbra tra le cose più buone che abbia assaggiato, avrebbe potuto lasciarla andare e registrare l’accaduto come un incidente.
-Dato che l’ho fatto, non lo farà più nessun altro, ok?
Lei fa passare le sue braccia sotto il giubbino e rimane attaccata a lui sorridendo.
Il dolore allo stomaco è sparito. Noel si chiede se non sia quel senso di leggerezza che prova adesso la matrice della felicità.

 

  
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