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Autore: Marty_Kaulitz    09/12/2008    4 recensioni
Un suicidio.. un ragazzo e una ragazza che cercano di ritrovare quella persona l'una nelle labbra dell'altro.. e alla fine vanno troppo oltre. Vivere senza LUI e con i sensi di colpa è difficile, doloroso. Impossibile.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con un'altra storia, molto, molto, molto triste. Spero che non si avveri nemmeno mezza virgola di quello che ho scritto.
Come al solito, i personaggi non mi appartengono ed è tutto frutto della mia mente.
Buona lettura e siate clementi se recensite!
ps: volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito nell'ultimo capitolo dell'altra mia storia! Dankeeeeeeeeeeee!!!^^
pps: il titolo come sapete è preso dalla canzone dei Tokio Hotel e significa vieni e aiutami a volare
ppps: il titolo del capitolo vuol dire senza te
pppps: ...ora vi lascio veramente alla lettura.. sauuuuuu!

..Komm und hilf mir fliegen..


1. ONHE DICH


Una finestra aperta che dava sul balcone, sotto la città, trafficata e agitata.

Quella camera avrebbe dovuto proprio essere rimessa in ordine.. ma non ne aveva mai voglia –c’è tempo –diceva. Ma ora di tempo, almeno lui, non ne aveva più.

Lacca, smalto, acetone e bozze di testi di canzoni ovunque, su quella scrivania in completo caos.

Tra fogli e foglietti, una foto che lo ritraeva insieme a una ragazza. La sua ragazza.

Roberta adesso camminava per la via, aveva piuttosto fretta, tanto che anche la città le sembrava molto più agitata del solito: ambulanze e macchine di polizia erano di routine, ma quel giorno sembravano di più. Ma non gli diede peso: stava andando a fargli una sorpresa.

Per questo svoltò in un viottolo isolato, raggiungendo l’entrata sul retro dell’appartamento dove convivevano. Inserì la chiave nella toppa e girò cercando di non far rumore. Si stupì trovando tutte le luci spente. Camminò in punta di piedi fino alla camera di lui. Strano, non c’era. Pensò allora che potesse essere in bagno, ma non era neanche lì dato che la porta era aperta.

Girò tutte le stanze della casa, ma non lo trovò. Eppure le aveva detto che quel giorno sarebbe rimasto a scrivere canzoni.

Si avvicinò alla sua scrivania: c’era un foglio piegato, dentro era scritto.

Sorrise e fu tentata di aprirlo. Ma lui sia arrabbiava sempre quando qualcuno leggeva le sue canzoni prima che avesse finito di correggerle.

Forse era andato a comprare qualcosa e tra poco sarebbe tornato. Allora si affacciò alla finestra e buttò un occhio alla strada: notò che le ambulanze e le pattuglie viste prima, si erano convogliate proprio là sotto.

E c’era qualcuno.. qualcuno steso a terra..

La ragazza aguzzò la vista.. no.. non poteva essere..

Incapace di pensare, indietreggiò tremante e diede le spalle alla scena. Stette lì qualche istante ad ansimare, le gambe molli, gli occhi che si riempivano di lacrime...

Dopo un istante, si staccò dalla parete e corse a più non posso fino al portone. Uscì senza richiudere la porta, scese le scale velocissmamente, il cuore a 1000.

Una volta in strada, si fece largo fra i curiosi radunati attorno al corpo steso a terra. Qualche ragazza piangeva incredula.

-Stia indietro per favore.. –le disse un poliziotto.

Ma lei non lo ascoltava. Guardò quel corpo esile steso lì a terra, inerte. Si inginocchiò. Dentro, il vuoto.

-Bill.. –sussurrò –Bill.. Bill rispondimi ti prego.. Bill.. BILL!! BILL!! –e si sciolse in un pianto straziante

-Lo conosceva? –chiese il solito poliziotto

Roberta, anche volendo, non avrebbe potuto rispondere, a causa del pianto che quasi le toglieva il respiro.

Era accasciata su quel petto magro e piangendo cercava di percepirne anche un piccolo movimento. Ma non si sarebbe più mosso. Mai più.

-Signorina, forse è meglio che se ne vada..

-NO!! No, lasciatemi qui!! Lasciatemi qui con lui!! Vi prego.. BILL! –urlò fra le lacrime

Si aggrappò alla stretta maglietta del ragazzo, non voleva essere portata via da lì. Non sapeva che fare, sapeva solo che voleva restare lì per sempre.

Tutto il suo mondo era morto con Bill.

Perché non si muoveva? Perché non le parlava? Perché non apriva gli occhi? Perché non le diceva ‘ ti amo ‘ come solo lui sapeva fare? Perché era così pallido e freddo? Perché c'era tutto quel sangue in terra? Perché si sentiva così sola? Lui era lì.. era

Piangeva, batteva i pugni sul petto del moro, voleva svegliarlo, voleva far capire a tutti che non era morto.. ma perché non le diceva di smetterla? Perché non le diceva che gli stava facendo male? Perché non dava nessun.. nessun segno di vita?

Strofinandosi gli occhi, guardò il viso del moro: era pallido, spento, gli occhi pesantemente truccati serrati.

-Bill –cercò di dire fermamente, ma la voce le tremò –Bill, svegliati

-Signorina.. –fece il poliziotto

-BILL SVEGLIATI!! –lo scosse per il giacchetto, ma niente -Bill svegliati.. svegliati.. –singhiozzò riaccasciandosi sul suo petto.

-Signorina, dobbiamo portarlo via.. per l’autopsia.. qualcuno lo ha visto buttarsi ma dobbiamo comunque accertarci che..

-Ma quale autopsia?? Lui sta bene! Bill, svegliati!! SVEGLIATI!!

Il poliziotto fece un cenno a due medici, che si diressero verso il corpo di Bill Kaulitz con una barella.

-Dove lo volete portare? Cosa gli volete fare? State indietro! –urlò Roberta abbracciando il corpo del ragazzo, la testa di lui sul suo petto.

-Signorina.. –fece il poliziotto mettendole una mano sulla spalla e cercando di staccarla da Bill

-NO!! Lasciatemi! Per favore, no!

-Mi dispiace –disse l’uomo tenendola ferma, mentre i due medici caricavano il corpo sulla barella.

-BILL! –chiamava la ragazza, ancora trattenuta dal poliziotto –BILL!

-Signorina.. è inutile!

-BILL!! .chiamò ancora più forte.

I medici caricarono la barella nell’ambulanza, chiusero le porte e partirono.

-No! No, riportatelo qui.. BILL! State facendo un grosso errore! Lui sta bene!! Vi prego riportatelo qui da me.. BILL!! –piangeva.

Perché lo aveva fatto? Perché si era buttato così? Non si era mai accorta che stesse male, dentro.. ma perché lui non aveva provato a parlargliene? Non stava bene con lei? Perché?

-Bisognerà avvertire i familiari.. –disse a un tratto il poliziotto.

La ragazza si bloccò un attimo. Come l’avrebbe presa Tom, il fratello di Bill? Erano legatissimi quei due..

Forse lui lo sapeva già in qualche modo..

Comunque, sapeva cosa doveva fare.. o almeno era l’unico pensiero che il suo cervello riusciva a elaborare in quel momento: afferrò il cellulare, digitò il numero del rastaro, e attese.

Bill.. pensava intanto. Le lacrime continuavano a rigarle il viso.


**


Perché quel giorno non riusciva a mettere due note in croce? Eppure di solito gli veniva così spontaneo..

Ma si sentiva strano.. inquieto, e non ne capiva il motivo.

Normalmente, stava così quando succedeva qualcosa a suo fratello.. ma quel giorno aveva detto che sarebbe rimasto in casa a scrivere canzoni.. cosa sarebbe potuto accadergli?

Stracciò un foglio dove aveva scritto appena tre note e lo buttò nel secchio quasi con violenza.

Non riusciva a capire..

Sentì partire la suoneria del cellulare.

Si alzò svogliatamente dalla sedia. Cercò sotto il cuscino del letto, fra la collezione di mutande delle sue fan, dietro la tv, sul divano, in terra.. alla fine lo trovò stranamente al suo posto, proprio sulla scrivania. Si risedette e guardò il display: Roberta.

Roberta era la ragazza di suo fratello.. lo stava chiamando.. un brutto pensiero gli strinse il cuore, cercò di scacciarlo, ma niente.

Premette il tasto verde e si portò lentamente il cellulare all’orecchio.

-Pronto? –disse

-T-Tom.. –rispose Roberta.

Aveva la voce piuttosto nasale.. il ragazzo cominciava ad essere seriamente preoccupato

-Roberta.. ciao.. dimmi!

La ragazza tirò su col naso, due nuove calde lacrime le rigarono il viso

-Ti.. ti devo dire una cosa..

-Cosa? –era spaventato. Sentì la ragazza piangere dall’altra parte –Roberta.. non piangere.. cos..?

-Tom.. tuo.. tuo.. –le lacrime presero il sopravvento impedendole di spiccicare parola.-TUO FRATELLO E’ MORTO! –urlò per poi piangere ancora più forte.

Tom aprì la bocca, il cuore gli si fermò per un attimo, per poi ricominciare a battere dolorosamente.

Richiuse le labbra e deglutì, gli occhi sbarrati. Dovette accasciarsi su una sedia per non cadere a terra.

-B-Bill.. no.. no, non è possibile..

La ragazza continuava a piangere.

-Io.. no.. no, non ci credo.. Non è divertente, Roberta.. smettila..

-Non è uno scherzo! Si.. si è suicidato... io.. vorrei che non fosse così! Ti prego, vieni qui! –disse fra i singhiozzi

-O-ok.. dove sei?

-Davanti alla nostra casa.. –sì.. quella casa era ancora LORO. Perché Bill c’era ancora..

-Arrivo –e riattaccò, la mano tremolante.

Tom si mise il cellulare in tasca. Fissò il vuoto per qualche istante.. Bill..

Non riusciva a pensare a nulla. Fece tutto come se stesse uscendo normalmente: infilò una felpa XXL sopra i vestiti, un cappello, una fascia e uscì.

Le gambe si muovevano da sole, e lo condussero alla casa di Bill e Roberta.

Vide la ragazza seduta sul marciapiede, in lacrime. C’era del sangue sulla strada..

Si avvicinò a Roberta e le si sedette accanto.

-Dov’è? –chiese con fin troppa lucidità. Ma sapeva che la tempesta stava per travolgerlo, era questione di tempo

-Lo hanno portato via..

-Perché?

-Non c’era più niente da fare..

-Odio questa frase..

-Anch’io

-Sei sicura che.. che fosse proprio lui?

La ragazza annuì col capo, mordicchiandosi le labbra, con le lacrime che continuavano a scendere.

-Non può essere.. perché lo ha fatto?

Roberta scosse la testa, come per dire che non lo sapeva

-L’ho sempre detto che è un coglione.. Ma perché?! –Tom si massaggiò la fronte con le mani, la ragazza aveva nascosto la faccia fra le ginocchia, piangendo.

Un poliziotto, vedendoli, si avvicinò.

-Scusate.. voi conoscevate il ragazzo, vero?

Silenzio.

-Potete seguirmi in caserma?

Ancora silenzio

 -Abbiamo delle domande da farvi perché..

-Ma se ne vuole andare? –scattò Tom

-Come, prego?

-Non lo so, mio fratello è morto, il suo ragazzo è morto –indicò Roberta –ci vuole lasciare un po’ in pace?

Aveva dato in escandescenza, ma non era bastato a farlo sfogare.. sentiva un dolore assurdo, incolmabile.. proprio all'altezza del petto

Il poliziotto guardò Tom, poi la ragazza, e di nuovo Tom. Stava per ribattere, ma il pianto di lei unito allo sguardo di lui lo convinsero a dire solo: –Va bene.. ma tenetevi a disposizione..

-Certo..

Il poliziotto annuì e se andò.

-Andiamo dentro? Fa un freddo cane.. –fece poi il ragazzo.

Ma il freddo lo aveva dentro.. e chissà quando se ne sarebbe andato.

Roberta prese le chiavi ed entrò, seguita da Tom. Salirono le scale e trovarono il portone di casa aperto, dato che prima la ragazza si era precipitata fuori senza richuderlo.

Il rastaro sedette sul divano poggiando la testa e guardando il soffitto.

La ragazza gli si sedette vicino, abbracciandosi le ginocchia, gli occhi simili a cascate.

-No, non è vero.. –disse a un tratto Tom –Bill.. no.. lui –rise -.. non può.. non.. non ne aveva motivo..

-Anch’io non ci volevo credere.. ma quando ho visto il.. il.. corpo.. –scoppiò a piangere

-Sembra così irreale.. fino a ieri lui.. lui c’era.. non stava male, era.. sorridente.. –

A queste parole la ragazza pianse ancora più forte

 -Scusa.. –le disse lui

-Ma perché lo ha fatto? PERCHE’?

Tom sospirò –credo che non lo sapremo mai.. so solo che vorrei non averlo preso così tanto in giro.. forse lui ci rimaneva male e non diceva niente..

-No, non è vero.. lui.. ti voleva bene! Come tu ne vuoi a lui.. non si è mai offeso..

-Tu come stai? –le chiese

-Io?–la ragazza lo guardò un attimo poi tornò a riabbracciarsi le ginocchia piangendo.

-E’ un egoista.. non ha pensato a noi.. –fece Tom

-Non dire così!

-E’ la verità! Non ha pensato un attimo a come saremmo stati, ha solo pensato che fosse più facile evitare i problemi invece di affrontarli come fanno tutti!

La ragazza si mordicchiò le labbra, poi parlò ancora –Tom.. -sapeva che non era quello il momento, ma il pensiero le martellava la testa -e se fossi io la causa? Se Bill si.. si fosse buttato.. per colpa mia?

-Non dire stupidaggini –disse subito il rastaro –lui ti amava. E lo sai.

Ancora più lacrime da parte di Roberta.

-Non me lo dirà mai più..

Tom abbassò la testa, incapace di trovare parole di conforto.

-Aveva.. aveva scritto.. una canzone.. credo.. –disse dopo un po’ la ragazza asciugandosi le guance che, tempo qualche istante, furono di nuovo tutte umide

-Una canzone?

-Sì..

-L’hai letta?

-No.. lui non vuole.. non voleva.. che qualcuno leggesse le sue canzoni prima che le avesse finite e ricontrollate..

Tom sorrise tristemente: conosceva bene quel lato del gemello

-Non so quanto possa essere giusto leggerla.. vieni, comunque.. –E così dicendo Roberta si alzò e lo condusse fino allo studio di Bill.

-Eccola.. –disse singhiozzando e porgendo un foglio chiuso al rastaro

-Che facciamo? –le chiese lui

-Non lo so.. non so se lui.. vorrebbe..

Tom tornò a guardare il foglio –Aspetta.. guarda.. qui c’è scritto.. per te, Roberta..

La ragazza riprese il foglio e notò che in effetti era vero.. prima non ci aveva fatto caso..

-Per.. me?

-Sì..

-Io.. non so se voglio.. io.. ho paura!

-Non devi averne.. è qualcosa che ha scritto per te.. prima di.. di.. –Tom batte un pugno al muro, a capo chino, gli occhi chiusi.

-Dai, non fare così.. senti.. io la apro.. ma vorrei che me la leggessi tu! Io non ne ho il coraggio..

-Io.. non vorrei curiosare in faccende che non mi riguardano e.. non so se lui vorrebbe..

-Lo voglio io.. per favore! Sennò non ce la faccio..

-Sei sicura?

-Sì

Tom allora annuì col capo e riprese il foglio.

Roberta piangeva.. aveva paura.. cosa c’era scritto là dentro? Quali erano stati gli ultimi pensieri di Bill prima che si suicidasse? Sapeva solo che li aveva rivolti a lei..

Tom guardò un’ultima volta la ragazza poi aprì il foglio.. e cominciò a leggere.


Et voilà!
Il contenuto della lettera lo vedrete nel prossimo capitolo.. sempre che vi vada di leggerlo!
Questa storia è un dramma continuo.. spero che possa piacervi lo stesso!
Al prossimo capitolo!
  
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