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Autore: tobbywolf    01/03/2015    4 recensioni
Izaya viene aggredito e ricoverato in ospedale, ma non per mano di Shizuo. Il biondo, ovviamente, reagirà malissimo appena lo verrà a sapere. Ma in una giornata così fuori dal normale i due riusciranno finalmente a scoprire nuove sensazioni che probabilmente li condurranno a nuovi e interessanti approcci.
"Non avrebbe mai permesso a qualcun altro di uccidere Izaya, lui stesso voleva avere l’onore di stroncare la vita di quel bastardo. Nessun altro poteva estorcergli un capello, ancor peggio del sangue; la volpe sarebbe dovuta morire solo tra le fauci del cane da caccia. " {Tratto dalla FF}
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shizuo, la persona che Izaya odia più al mondo. Sì, è lui, un ragazzo normalissimo, che potrebbe nascondersi tra la folla, se non fosse per la sua innaturale forza; E’ conosciuto come l’uomo più forte di Ikebukuro, in pratica una minaccia per tutti. Distributori, pali, auto e segnaletica stradale volanti sono tutti opera sua, non ci si può sbagliare.
Per il resto, è un ragazzo comune: capelli tinti di biondo, occhi azzurri, montatura da sole blu.. Questa è la descrizione ufficiale che gira in città. Si tengono tutti a distanza da lui, soprattutto perché qualcuno ha sparso una voce, purtroppo vera, della facilità con la quale Shizuo si irrita. Questo difetto manda sempre in estasi Izaya, che adora provocarlo.
Quest’ultimo, è una persona leggermente diversa: in molti lo definiscono pericoloso, ma sarebbe più adeguato il termine “imprevedibile”. Questo perché lui conosce tutto e tutti a Ikebukuro. Ovvio, direte voi, è un informatore!
Ma le informazioni che tiene archiviate nella sua geniale mente non vengono usate per scopi lavorativi, bensì per creare scompiglio in città, magari mettendo diverse bande in lotta fra di loro. Tutto ciò solamente per osservare le reazioni degli esseri umani, creature affascinanti a parer suo.
Bhe, prima di andare avanti, torniamo indietro nel tempo e approfondiamo il loro primo incontro.
Iniziò tutto il primo giorno alla Raira Academy, scuola superiore nel centro del quartiere. Penserete che, come normalmente accade, i due abbiano iniziato ad odiarsi dopo un battibecco, invece no. Nessun segno, neanche una parola. Ci volle poco per scatenare un putiferio nell’istituto, tutto questo a causa dei due che, dalla loro prima occhiata scambiatosi, capirono il loro destino: odiarsi fino alla morte.

Hanno continuato ad inseguirsi fino al giorno d’oggi, cercando in tutti i modi l’uno di uccidere l’altro, ancora senza nessun risultato.. E’ come se l’odio che avevano provato per tanto tempo, svanisse nel momento in cui si presentava una buona probabilità di rimanerci secchi, come se nessuno dei due volesse porre fine alla vita dell’altro, forse era da troppo tempo che stavano insieme e rovinare alcune cose ordinarie li terrorizzava. Probabilmente queste erano solo le motivazioni di Shizuo, sappiamo bene che l’altro adorava essere fuori dal comune, per questo non possiamo ancora ipotizzare le sue ragioni.

Era una mattinata normalissima, le vie sovraffollate della città creavano una grande confusione, ma tra tutta questa folla si distingueva sempre e comunque il biondino che sovrastava tutti con i suoi cento ottantacinque centimetri di altezza. Come tutti i giorni, durante l’orario di pausa, si aggirava senza meta, fermandosi ogni tanto qua e là per stiracchiarsi o accendere una sigaretta. Aspettava puntualmente che il diavolo (Izaya) lo trovasse e lo irritasse, ormai era abituato a questo routine.
Passarono minuti che a Shizuo parvero un’eternità, voleva al più presto vedere quella persona, inseguirlo cercando di ucciderlo, ma lasciandolo poi scappare per incontrarsi nuovamente il giorno seguente. La sua vita seguiva ciecamente questo corso, ma a lui, per ora, non dispiaceva affatto.
Era già passata circa un’ora dal solito orario di “incontro” e di Izaya non vi era nessuna traccia, un fatto che il biondo trovò parecchio strano. Magari era impegnato con il lavoro? Forse era scomparso di nuovo per qualche problema con la polizia?
Tanti pensieri lo disturbavano, così tanti che decise di fare una passeggiata nei dintorni, aspettando che Tom lo richiamasse per qualche altro incarico. Il datore di lavoro fece la sua comparsa circa dieci minuti dopo, sorprendendo l’altro mentre sorseggiava una fresca bottiglietta di acqua frizzante, immerso in vari pensieri. Il nuovo arrivato non pareva molto in vena, aveva un’espressione mista tra angoscia e disgusto. Shizuo non chiese informazioni, anche perché l’altro sputò il rospo dopo poco.
“Shizuo, credo che sia successo qualcosa ad Izaya. Ho sentito strane voci mentre pranzavo da Simon, qualcuno ha anche iniziato a raccontare di aggressioni seriali con viscere che si spiattellano.. Non credo di aver digerito quel Chirashi.” Tom disse tutto ciò in un unico tormentone, con un tono inespressivo e distaccato, come se gli importasse di più dei suoi dolori di stomaco che della vita di Izaya. L’altro tralasciò questi dettagli, piuttosto iniziò a riempire di domande il moro, alzando sempre di più il tono.
“Calmo, Shizuo! Ho sentito dire che si trova nell’ospedale qua vicino, quello là dove abbiamo minacciato il tizio che non pagava l’affitto da mesi.”
Il biondo parve rizzare le orecchie, non capiva se era un sentimento di curiosità o preoccupazione quello che lo stava spingendo a sgambettare all’impazzata verso l’obbiettivo. Non avrebbe mai permesso a qualcun altro di uccidere Izaya, lui stesso voleva avere l’onore di stroncare la vita di quel bastardo. Nessun altro poteva estorcergli un capello, ancor peggio del sangue; la volpe sarebbe dovuta morire solo tra le fauci del cane da caccia.
Durante il tragitto pensò al peggio, immaginava già di ritrovare una tomba al suo posto. Digrignò i denti e imprecò furiosamente contro la causa di ciò, che presto o tardi avrebbe trovato e poi strangolato. Il grigio edificio che si ergeva all’orizzonte gli fece cambiare pensieri; ora provava un senso di confusione e rimorso, pensando a quanto ancora giovane fosse Izaya e quanto meschino doveva essere stato l’essere che lo aveva mandato all’ospedale. Leggermente ipocrita da parte sua; un sospiro gli sfuggì dalle labbra quasi sanguinanti per la pressione dei canini.
L’accoglienza non fu delle più piacevoli: la coda alla reception era immensa, alcuni bambini piangevano cercando i genitori, altri correvano senza sosta fra una stanza e l’altra. La signora al banco non pareva minimamente interessata al proprio lavoro, rispondeva sciatta, con un’espressione annoiata sul viso.
“Ah, si. Il ragazzo pugnalato al fianco. E’ entrato ieri sera, tipo alle 22. Non ho idea di dove stia, fatti pure un giretto al secondo piano” La ragazza accompagnò le sue inutili informazioni con un gesto maleducato della mano, quasi volesse scacciare via il biondo e passare al successivo. Il tono strafottente rimbombò nelle orecchie di Shizuo, allorché prese un vaso di primule lì a fianco e si accinse a lanciarlo contro alla donna. Fortunatamente un’infermiera lo bloccò e gli strinse un polso, trascinandolo verso le molteplici scale fino al secondo piano. Proseguirono lungo un corridoio silenzioso e spoglio, ogni tanto qualche assistente passava di lì correndo per entrare in qualche stanza e aiutare i bisognosi. I due si fermarono davanti ad una porta bianca, così bianca e neutrale che sembrava stesse prendendo in giro Shizuo, quasi lo istigasse a non aprirla. La signorina esibì un veloce inchino e sgattaiolò verso l’ascensore, lasciando soli il biondo e i suoi pensieri.
Lui scrollò la testa e sospirò, poi strinse il pomello ed entrò con molta calma. In fondo alla stanza, coperto di fasciature, vi era il malcapitato Izaya. Piuttosto ridotto male, ma che riusciva a sfoggiare uno sguardo strafottente e perfido nonostante fosse una sottospecie di mummia. Uno strano “Bip Bip” innervosiva il biondo, che strinse un pugno e, con parecchio autocontrollo, si accomodò sulla sedia alla destra dell’altro.
“Shizu-Chan.. Che splendida sorpresa!”
“Tsk, sono venuto qui solo per accertarmi che tu non fossi morto. Sarò io quello che ti manderà all’inferno. Ti uccido ti uccido ti uccido..”
Come al solito Shizuo stava esibendo la sua rabbia sotto forma di ringhia e minacce, come se volesse trattenersi dal passare alle mani.  In verità si sentì come se una roccia fosse stata rimossa dal suo cuore, nemmeno lui riusciva a definire questa nuova sensazione.
“Shizu-Chan, perché mi fissi? Sei forse ubriaco in pieno giorno?” Scosse la testa, Izaya sospirò e l’altro voltò lo sguardo verso la finestra in fronte al letto, giusto per nascondere il viso imbarazzato. Non rispose alla sua domanda, semplicemente schiarì la voce e chiese al moro di raccontare quanto fosse accaduto la sera prima.
“Non vorrei raccontare in giro della mia vita privata, ma per Shizu-Chan farò un’eccezione!” Ancora con quello stupido nomignolo, ma era troppo assorto nella vicenda che non ci fece neanche caso.
“Non stavo facendo nulla di eclatante, ho semplicemente sentito qualcosa di freddo in un fianco e per mia sfortuna non era la solita brezza notturna. Gli occhi di quell’uomo erano così freddi e distaccati, non sembrava nemmeno un umano mentre mi spingeva il coltello in profondità. Bhe, non ricordo nulla del resto. Non speravo nemmeno di ritornare in questo mondo, perché prima o poi comunque dovrò lasciarlo.” Sghignazzò leggermente, ma un colpo di tosse lo costrinse a ritornare calmo e socchiudere gli occhi. Anche se cercava di nasconderlo, si vedeva lontano un miglio quanto fosse vulnerabile in quel momento.
Shizuo rimase qualche minuto ad osservare il suo corpo, dalle minute braccia al collo quasi scarno. Se non fosse per il suo grande spirito e per la sua agilità, a quest’ora Izaya sarebbe sepolto, pensò lui. Non era assolutamente forte fisicamente e qualsiasi persona, sorprendendolo, avrebbe potuto spezzarlo molto facilmente.
Si rese finalmente conto di quante volte aveva rischiato di perderlo e di quante volte lo avrebbe fatto in futuro. Il biondo quasi provò pietà, prese la sua mano e la palpò protettivamente, scrutando ogni dettaglio e borbottando di volta in volta. 
“Da cagnolino adesso diventi gatto? Sei alquanto strano oggi, ma parecchio interessante.”
I due rimasero tranquilli per una buona mezz’ora: Izaya che si lasciava trasportare dalle imprecazioni e dai discorsi senza senso di Shizuo; quest’ultimo che immaginava situazioni assurde e di tanto in tanto allungava una mano verso l’altro, giusto per controllare che fosse ancora lì, insieme a lui.
Quel giorno, il biondo si rese conto di quanta attenzione aveva sempre provato nei confronti dell’altro, di quanto avrebbe odiato l’idea di perderlo per mano d’altri. Nonostante questo sentimento così puro e audace, desiderava ancora mettergli le mani addosso e vendicarsi di tutto ciò che aveva combinato. Magari, d’ora in avanti, sarebbe stato più attento e avrebbe regolato la forza, giusto per evitare un cambiamento che non sarebbe mai stato in grado di superare.
Il termine dell’incontro fu segnalato dall’arrivo di un’antipatica infermiera, la quale informò con tono seccato che l’orario della visite era prossimo alla conclusione. Shizuo la fulminò con lo sguardo e si alzò violentemente, facendo quasi cadere il tavolino lì a fianco. Stava quasi per urlare, quando sentì un sospiro stanco provenire dal letto dietro di lui. In effetti Izaya ne aveva passate fin troppe in quei due giorni, probabilmente distruggere mezzo ospedale non sarebbe stata una buona idea. Allora sistemò il farfallotto e riabbottonò il gilet, pronto per levare le tende. Il “malato” sprofondò nel cuscino e rimase a fissare il soffitto, immerso in qualche piano diabolico e convinto che l’altro se ne fosse andato senza salutare, maleducatamente come al solito. Invece un’ombra gli oscurò la vista: sentì una presa dolorosa che gli scosse una spalla, mentre delle fredde labbra gli accarezzavano la fronte. Quasi spalancò gli occhi, doveva essere la sua giornata fortunata per poter assistere a così tante nuove reazioni da parte di quell’animale.
“Bhe, Namiko ripeteva in continuazione che i baci alleviano il dolore.” Namiko? Era forse l’amante di Shizuo? Izaya si era perso qualche tassello della vita dell’altro? Per un momento si sentì quasi amareggiato, poi però gli passò per la mente che Namiko era la madre di Shizuo, una donna amorevole e gentile con tutti, l’opposto del proprio figlio.
“Hm, vado.” Questa volta si allontanò davvero, si fermò sull’uscio e scrutò per qualche minuto il moro senza dire nulla, poi scomparve tra i corridoi, senza nemmeno chiudere la porta.
Izaya doveva ancora riorganizzare le idee, erano accadute troppe cose in pochi minuti, aveva scoperto nuove reazioni sia da parte dell’altro che da se stesso.
Una domanda gli impedì di addormentarsi, passò la notte a riflettere e fare ipotesi, cercando di costringere il tempo a trascorrere più velocemente. Quello che voleva sapere era se loro due avrebbero ricominciato la loro solita routine o se dopo quell’incontro avrebbero, finalmente, cambiato qualche aspetto del loro rapporto. Non si aspettava di certo di iniziare a prendere tutti i giorni la colazione con Shizu-Chan, sarebbe stato troppo monotono. Desiderava solo nuovi impulsi, nuove cose da scoprire.
Si può dire che quello fu il primo passo verso un nuovo approccio.

 

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Una storia ideata tanti anni fa, riscritta e rivista in un pomeriggio di noia. Per adesso resta una one-shot, se interesserà a qualcuno e se mai avrò ispirazioni la continuerò, com’è giusto che sia. :3
Ps: Namiko sembra essere davvero la madre di Shizuo, anche se non conosciamo ancora bene gli aspetti del suo carattere. A me piace immaginarla come una donna dolce e ottimista, giusto perché deve aver avuto un’enorme pazienza per aver sopportato un piccolo Shizu-Chan!

   
 
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