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Autore: tobbywolf    01/03/2015    2 recensioni
Collocato dopo gli avvenimenti dell’ultimo episodio della prima serie.
Il fragile carattere di Neko crolla dopo la morte di Shiro, così si ritrova sola e abbandonata sulla strada come una gattina randagia. Nessuno si prende cura di lei, nessuno sembra notarla. Proprio nel momento in cui sta per arrendersi, un membro dell’Homra la trova e decide di portarla con sé. Nonostante le rivalità tra lei e i servitori del re rosso, riuscirà a fare di quel bar dallo stile vintage la sua nuova casa?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Izumo Kusanagi, Neko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l’ennesima giornata di pioggia in quel triste autunno che non sembrava volersene andare. Neko, come a suo solito, si rifugiò in quel che pareva essere un alloggio abbandonato di qualche barbone: era una grossa scatola di cartone posizionata strategicamente sotto ad una tettoia parecchio sporgente, così da limitare il danno degli agenti atmosferici. Al suo interno vi erano diversi giornali datati 2001 ed una coperta lugubre. In un angolo giacevano dei pennarelli colorati, abbandonati lì senza apparente motivo.
La gattina cercò la postazione più calda sotto alle coperte, poi si raggomitolò e lasciò scappare un sospiro insoddisfatto, forse dovuto al fatto che, nonostante passassero mille mila persone ogni giorno in quel vicolo, mai nessuno si era fermato per raccoglierla, nemmeno per una carezza. Tirò fuori la testa e si specchiò in una pozzanghera: non aveva nemmeno un brutto aspetto, anzi, il suo pelo lucido e rosa la rendeva ancor più carina.
Ma qualcosa la interruppe, un urlo riecheggiò nel silenzio e le fece rizzare le orecchie mentre gli occhi vagavano alla ricerca della fonte. Un ragazzino in lontananza le puntò un dito addosso e richiamò l’attenzione di altri individui.
Gli occhi di Neko si riempirono di gioia, era da tanto che sperava di essere notata e ora, finalmente, qualcuno la stava osservando, avvicinandosi sempre di più. L’ingenua gatta si accorse troppo yardo che il gruppetto le scagliò delle pietre addosso, così finì per rotolare in fondo al vicolo, insieme alla scatola ora bucata e trasportata dal vento. La pioggia consumò il cartone e lo rovinò, lasciando Neko completamente scoperta e al freddo.
I teppisti la circondarono, qualcuno di loro si divertì a strattornarle la coda, ignorando i miagolii soffocati. Non cercò nemmeno di liberarsi, questa ennesima delusione la colpì dritta al cuore, era pronta a passare a miglior vita e magari incontrare di nuovo Shiro, l’unico umano che l’aveva sempre protetta e accettata per come realmente era. Rimase per un buon lasso di tempo immersa nei ricordi, cosicché non si accorse che qualcuno minacciò i ragazzi e li costrinse ad allontanarsi con le cattive maniere.
Riaprì gli occhi solo quando non percepì più il ticchettio dell’acqua sul suo pelo e si sentì sollevata da terra. Un uomo parecchio familiare la stringeva protettivamente al petto, correndo a velocità moderata verso non si sa dove e consolandola ogni tanto con delle carezze e dei “siamo quasi arrivati”.
Dopo circa dieci minuti, parevano finalmente giunti a destinazione: un grosso bar dall’aspetto molto vintage, con un bancone così lungo da fare anche una curva ad angolo; lì di fianco si scorgevano dei divanetti in pelle nera, alle cui estremità vi erano appoggiati uno skateboard e una chitarra. Un fulmine schiarì ancor di più la stanza, mettendo in risalto un jukebox dall’aspetto parecchio antico.
Neko venne appoggiata sullo scivoloso bancone, mentre il ragazzo misterioso la strofinò con un asciugamano parecchio ruvido. Dopo un’attenta osservazione, lo riconobbe all’istante. Capelli corti e biondi, pettinati in modo alquanto sbarazzino e degli occhiali blu, il tutto condito da giacca e cravatta da uomo in affari. Si trattava sicuramente di Izumo, uno dei rossi. In pochi secondi riordinò i tasselli della memoria e si spaventò così tanto al pensiero di essere stata catturata da loro, che passò alla sua forma “umana” e scivolò all’indietro, giù dal bancone. Come a suo solito, era completamente nuda, come madre natura l’aveva fatta. Questo sembrò non disturbare minimamente il ragazzo, che si limitò a distogliere lo sguardo e schiarirsi la voce con un colpo di tosse.
“Qualunque cosa tu stia pensando, non ti ho portata qui per farti del male”
Lei, in tutta risposta, tirò fuori la linguaccia e si strinse su se stessa in cerca di una fonte di calore. Izumo si sfilò la giacca e la allungò oltre il pianale, verso la ragazza, che però scosse la testa e si lamentò.
“Neko non si fida dei rossi!”
Izumo non era tipo che perdeva facilmente la pazienza, ma quella vocina irritante gli rimbombò nella testa. “Metti questo o muori congelata, decidi tu”
Ci fu una strana contesa fra i due, che si fissarono con aria ostile per cinque buoni minuti. Neko finalmente si arrese e sospirò, infilandosi l’indumento che le arrivava a malapena a coprire il fondoschiena. Si alzò da terra e aprì la bocca, già pronta a ribattere per qualcos’altro. Lui la anticipò con uno sguardo gelido e le indicò il divanetto sotto alla grande finestra.
“Siediti e stai calma fino all’alba, decideremo cosa fare con te appena arriveranno tutti.”
I suoi occhi bicolore si illuminarono di speranza, immaginava già una nuova vita in una vera casa e con dei nuovi amici, ma i suoi pensieri vennero disturbati dai ricordi della guerra dei sette re.
“Eh? Ma.. Io devo tornare al vicol- Cioè, a casa!” Il suo tono tranquillo si ruppe verso la fine della frase, ripensando al fatto che effettivamente non aveva più un posto dove tornare.
“Ti lascerei andare subito, i peli di gatto mi sporcano il bar, ma la scelta non è mia. Non sono io l’amante dei gatti che voleva salvarti dalla strada.” Con questo tornarono a ignorarsi, l’uno che lucidava i bicchieri e l’altra che sonnecchiava dolcemente, aspettando un’alba che arrivò ben prima del previsto.

   
 
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