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Autore: Midnight the mad    01/03/2015    0 recensioni
"Kurt scoprì di chiamarsi Kurt quando aveva quattordici anni, e decise di chiamarsi St. Jimmy più o meno nello stesso periodo. Tutta colpa di un diario.
E di una sigaretta."
"Alzò gli occhi al cielo, sibilando una bestemmia. Qualcuno dietro di lui rise. Si girò e vide una ragazza che lo osservava divertita. Lei sollevò un sopracciglio e canticchiò: - Look down, look down, Sweet Jesus doesn't care... -
Lui sbuffò. - E allora cosa dovrei fare? -
La ragazza alzò le spalle. - Beh, diventa tu Gesù, così almeno puoi risolverti tutti i problemi che vuoi. -"
"- Syd? -
- Già. Syd. Problemi? -
- No, è che tipo, sei... "incastrata" a fare Syd. Che lo sai già che alla fine morirai da drogata pazza e chissà cos'altro. Io fossi in te me lo darei un futuro, almeno con il nome. Concediti il beneficio del dubbio. -
- Tu sei la prima a non darti un futuro con il tuo nome. -
Lei scrollò le spalle. - Non ho mai avuto così tanta voglia di avere un futuro. Tu invece non vuoi altro. Quindi almeno datti una possibilità. -
- Sì, ma non voglio sperare troppo, capisci cosa intendo? Che poi se va male resto delusa. -
- E allora chiamati Whatsername. -"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HOMECOMING
WE’RE COMING HOME AGAIN
(Sulla strada verso casa.
Ma, ora che ci penso, dov’è casa?)
 
Successe in un bar. Troppi anni dopo.
Successe davanti a un bicchiere di Coca-Cola mescolata con un po’ di birra chiara.
Se l’avesse saputo prima, Jesus avrebbe scelto qualcosa di migliore da bere quella sera. Per esempio un bicchiere di rum di quello invecchiato cinquant’anni della Zacapa, o un Blue Label. Già, sarebbe stato disposto anche a spendere parecchio, pur di avere davanti qualcosa di un po’ più pittoresco, quando la incontrò. Anche del Seven Up mescolato alla birra sarebbe stato migliore. Almeno sarebbe stato come in quella vecchia canzone di Guccini quando dice La ragazza dietro il banco mescolava birra chiara e Seven Up, e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità...
E invece no. Coca-Cola e birra in un minuscolo buco di periferia, in un giorno in cui non voleva ubriacarsi ma nemmeno pensare.
Il giorno in cui la vide dopo dieci anni.
Lei si sedette al banco e ordinò. Anche lei niente di particolarmente pittoresco o speciale, solo un bicchiere di prosecco e Campari con l’aggiunta di qualche nocciolina piluccata da una ciotola sul banco.
La vide solo dopo un po’. E non si sentì neanche particolarmente stupito o sconvolto. Insomma, provò qualcosa, ma non tanto come si sarebbe aspettato... se mai avesse immaginato quell’incontro. Ma tanto non l’aveva mai fatto. Forse era per questo che le sue sensazioni erano piuttosto sbagliate.
Anzi, lo era tutto, sbagliato. La situazione, il loro silenzio, l’ignorarsi volontario... o forse no. Non sembrava che lei l’avesse visto o tantomeno riconosciuto. Jesus sapeva di essere cambiato, e anche lei era cambiata.
Ma non aveva troppa importanza. Perché lui non voleva andarsene. E, sì, era strano. Perché per anni aveva sempre avuto la necessità di scappare chissà dove e da chissà cosa.
E invece ora prese solo un sorso di Coca-Cola e birra chiara. Magari lei se ne sarebbe andata e basta, se non avesse parlato. Valutò l’idea. Forse sarebbe stato meglio. Dopotutto, lei se n’era andata.
Eppure lui non stava più cercando una casa, ora. Ora era arrivato a destinazione, anche se non sapeva ancora come chiamarla.
- Remember when you were young. – sussurrò. – You shone like the sun...
Lei lo sentì. Si girò. – Shine on you crazy diamond. – concluse. Poi disse: - Ciao. –
Un “ciao” come migliaia, milioni di altri. Ma andava bene, in qualche modo.
- Ciao. – rispose Jesus.
Non le chiese cosa ci facesse lì. Non le chiese cosa fosse successo fino ad allora, se avesse realizzato il suo sogno. E neanche lei lo chiese a lui. Restarono lì, lui a tamburellare con le dita sul bancone e lei a sorseggiare il suo aperitivo, per un tempo che sembrò infinito. E andava tutto bene. In qualche modo andava tutto bene.
- E’ assurdo. – disse all’improvviso lui.
- Cosa? –
- Il fatto che questo non mi sembri per niente assurdo. –
Lei scrollò le spalle. – Che ci vuoi fare. – Deglutì. – Non... non mi aspettavo di vederti. –
- Nemmeno io. Ma non ha importanza. – Finì la sua birra. – Immagino che... che siano cose che succedono. –
- Oppure no. –
- Oppure no. – concordò lui. – Se vuoi possiamo fare finta che non sia mai capitato. Puoi... tornare alla tua vita. –
- Non stasera. – rispose Whatsername. – Sono appena uscita. Fammi respirare un secondo prima di tornarci. –
- Perché respirare proprio oggi? –
- Perché ho voglia di farmi del male. Tu perché proprio oggi? –
- Perché ogni giorno è buono per respirare... e lei ha trovato la forza di ammazzarsi. Magari ci riesco anche io, uno di questi giorni. – Gli venne da piangere. Non piangeva dalla notte prima che la vita, che quella donna incinta di suo figlio, gli crollasse addosso. E anche quella volta aveva pianto per St. Jimmy, e per Whatsername.
- Mi faceva del male, lo so. – continuò. – Lei mi faceva male. Tu no, tu tutto il contrario, ma... ma non mi salvavi abbastanza comunque. Neanche la sua morte mi ha salvato abbastanza. Evidentemente devo soltanto distruggermi. – Sospirò. – Tu sapevi che si sarebbe uccisa? –
- Sì. Sì, me l’aveva detto. –
- E perché non l’hai fermata? –
- Perché non ne ero capace... o forse perché non volevo. Forse il punto è che non avrei dovuto lasciare tutto. E lei sarebbe dovuta essere meno distruttiva. E tu più forte. –
- Pensi davvero che ci saremmo mai riusciti? – Gli venne quasi da ridere. Ovviamente no.
- No. Eravamo troppo convinti che fosse una questione di vita o di morte, e lo era. Avremmo dovuto trasformarla in una cosa un po’ più leggera, forse. Ora saprei farlo, in un certo senso. –
- Sì, ma mancherebbe lei ad aprirti gli occhi quando stai sognando troppo. – ribatté Jesus. – Senza di lei non funziona. –
- Neanche senza di te, se è per questo. Perché mi farei prendere troppo. –
- E senza di te io mi farei sommergere da tutto. E senza di noi lei... lei sarebbe collassata. Lo ha fatto, in effetti. Oppure no. Forse per lei non è mai stato un problema morire. –
- No. – concordò. – Però forse se le cose fossero andate diversamente avrebbero funzionato. –
- Ma non lo hanno fatto. –
- Non lo hanno fatto. –
Ci fu qualche secondo di silenzio, ma era un bel silenzio. – Tu sai dove l’hanno seppellita? –
Lui scosse la testa. – Neanche sapevo il suo nome, a dire il vero. Non sapevamo niente di lei. –
Lei rise. – Hai ragione. Forse la vera Whatsername era lei. Perché nessuno ha idea di chi fosse davvero. –
  
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