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Autore: DodoLamb    01/03/2015    1 recensioni
L'amore è cieco secondo Cupido, ma per alcuni si trasmette proprio visivamente. Non si sa bene cosa sia l'amore, ed è per questo che scrivo. Scrivo per raccontare di me, di Luca (nome di fantasia) e per raccontare della nostra storia. Una storia tormentata, che vive costantemente colpi di scena tortuosi e dirompenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Sparecchiammo la tavola e, velocemente, Luca mi disse che sarebbero arrivati i suoi genitori tra qualche ora, che quindi avremmo dovuto finire velocemente. Mi voleva cacciare via da casa? Nemmeno fossi stato un appestato. Cos’è, i suoi genitori non potevano sapere della mia esistenza? Omofobi, no. Forse Luca non voleva presentarmi ai suoi genitori. Forse Luca non voleva che io fossi presente nella sua vita. Voleva, forse, che gli spiegassi Paolo e Francesca e stop, tutto sarebbe finito ancor prima di iniziare. «Va bene, anche io dovrei tornare prima di una certa ora a casa, quindi ok». Prese il suo libro. Mi chiese: «Seguiamo insieme dallo stesso libro, va bene? Non ne ho altri, sai…». Era impacciato. E aveva le guance rosse, questo dev’essere ricordato. Ed io ero vicino a lui, molto vicino a lui. Il libro non si sarebbe potuto allargare da solo, quindi avremmo dovuto restringerci un po’. Chi ha mai detto che è scomodo stare tutti ammassati non ha mai visto un Luca. Non ha mai provato l’ebrezza di veder un proprio sogno realizzarsi così tanto velocemente come me. «Dunque, dunque…pagina 132», disse ad alta voce, mentre cercava le pagine. Sapevo quei versi a memoria, forse non avrei avuto nemmeno bisogno del testo, ma non volevo dirglielo. Non volevo sfigurare mostrandomi saccente, non volevo “tirarmela”. Iniziò a leggere. Che voce melodiosa, che soave coro. Non riuscivo a smettere di guardargli le labbra muovere; non riuscivo a non avvicinarmi. Non riuscivo a non far accostare accidentalmente le mie labbra con le sue, proprio non riuscivo. Però c’era un qualcosa che mi tratteneva, una potenza tanto infinitamente piccola quanto forte. Più forte della passione che ebbi in quel momento. «Amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende, prese costui della bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come medi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spese. Queste parole da lor ci fuor porte». Leggeva in maniera melodiosa, quasi come sentisse dentro queste tre strofe, davvero molto strano. «Dunque, cosa non hai capito?» gli chiesi. «Tante cose, tante, davvero» mi rispose. «Sì, ma cosa nello specifico?». «L’amore. Non ho capito cosa sia l’amore. E poi perché quel “ratto”?» «L’amore è personificazione e anafora. Come vedi, viene ripetuta un bel po’ di volte. Non trovi, no? Il “ratto” non vuol rappresentare il ratto nel vero senso della parola, ma la velocità con la quale l’amore si trasferisce da persona a persona, da occhio in occhio». Ci stavamo osservando attentamente. Pronunciai quel «da occhio in occhio» con fermezza, e proprio nel momento in cui si stavamo guardando. Sembrava che una nuvola d’amore si stesse trasferendo dal mio occhio al suo. Dal suo al mio. «E’ così magnifico l’amore, ma non capisco ancora cosa sia. L’amore è ana-anafora, poi l’amore è metafora…ma cos’è l’amore?» mi disse lui. «L’amore si trasmette da occhio a occhio, diceva Andrea Cappellano. Il “De Amore”, un bellissimo trattato scientifico con il quale viene spiegato l’amore, l’amore universale», risposi. Il mio per il tuo, avrei voluto aggiungere. Ma non potevo, c’era qualcosa che mi fermava. «Allora proviamolo, questo amore» mi rispose dolcemente Luca, avvicinandosi a me. Non ci vidi più dalle nuvole, sebbene tutto fosse ancora statico, mosso da passione, mi feci travolgere da tutto ciò che ne conseguì.
   
 
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