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Autore: alexiel22    01/03/2015    0 recensioni
Eppure non può smettere questo tentativo di imprimere la sua bellezza nei suoi ricordi, vuole che gli invada la mente e la vista e l’udito. Vuole essere marchiato da questa Psiche di carne. Peccato che lui non posso essere l’Amore a cui giurerà la sua vita.
Solamente un breve scorcio di come a volte spetti a noi iniziare il primo nodo di quell'intreccio di fili che è la vita..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti questo che forse leggerete è il risultato di un momento di ispirazione che ho partorito stranamente senza sforzo. Spero possa piacervi e beh se sarete così gentile da lasciarmi un commento anche solo per dirmi "vai a zappare la terra che è meglio" ve ne sarei proprio grata!! Per quanto io posso negarlo alla fine il parere di un possibile lettore è la cosa che può rendere più felice uno scrittore in erba!! detto ciò scusate la ploia (nel mio diletto vuol dire noia non pioggia come il dizionario si ostina a dire) ciaooooo 


Labbra truccate, fumo riflesso negli occhi. La tazza di caffè semivuota che giace ormai dimenticata sul tavolo di fianco lei. Sta aspettando. Il suo fidanzato? Forse il marito? Un amica? No quel suo vestito e quel profumo che lascivo gli ha accarezzato i sensi quando le si è avvicinato per chiederle l’ordinazione non possono essere per una donna. I capelli biondi di lucida seta sono raccolti lasciando scoperto il collo. Forse ora la può vedere, la tentazione di cui i poeti parlano come rovina degli animi. Eppure non può smettere questo tentativo di imprimere la sua bellezza nei suoi ricordi, vuole che gli invada la mente e la vista e l’udito. Vuole essere marchiato da questa Psiche di carne. Peccato che lui non posso essere l’Amore a cui giurerà la sua vita. L’urlo della macchina del caffè mischiato allo sbuffare di vapore incrina la sua attenzione. Si volta verso il cameriere alla sua destra. Incantesimo spezzato come vetro colorato. Zacarias è l’incarnazione della spensieratezza tipica dei vent’anni, il fascino di occhi carichi di speranze e riccioli in disordine; si allenta con un dito il cravattino della divisa mentre aspetta che la miscela aromatica docile scivoli macchiando l’immacolata ceramica della tazzina. Si volta per poco verso di lui: “Bella vero?” Improvvisamente le zuccheriere sul balcone gli sembrano essere mal disposte e l’allinearle in modo perfetto diventa un compito che richiede massima concentrazione. “Dimitri sto parlando con te” “Ah davvero? Scusa ma non ti ho sentito”. L’occhiata che l’amico gli rivolge può essere comparata unicamente a quelle di sua madre quando lo scopriva in attività poco lecite. “Dico davvero” insiste in un tentativo impacciato di conservare la sua mascolina indifferenza al gentil sesso. “Il fatto che la stavi osservando non ti rendi di certo un criminale ai mei occhi. Anche se per poco ho pensato che avrei dovuto prendere un piattino oppure i tuoi occhi sarebbe di sicuro caduti sul bancone” un pugno sul braccio gli pare un equa punizione. Mentre serve ad un cliente la bevanda Zacarias continua a sghignazzare e Dimitri sconsolato posa la testa sul ripiano freddo e lucido. Il caffè è avvolto da un tepore che sa di sonnolenza, pochi clienti che hanno scelto l’accogliente sala invece del lieve tepore di un sole s’inverno. Tra di questi seduta ad un tavolo laterali da diversi minuti sta l’oggetto delle sue attenzioni. Non, è ipnotizzante, è seducente, accattivante e finora le uniche parole che gli ha rivolto sono state unicamente “un caffè grazie”. Dimitri non ha mia avuto particolari esperienze con ragazze in generale, con belle ragazze ancor meno. Questo lo rende insicuro, sa perfettamente che lei è consapevole della sua figura e di come le lunghe gambe fasciate da calze sottile e la gonna blu a ginocchio che assecondando i movimenti si alza e si abbassa come onda di mare riescono ad incatenare gli sguardi maschili. Un colpo di tosse, odore di colonia, un uomo dall’aspetto distinto è seduto davanti al giovane e con uno sguardo spazientito gli intima di abbandonare la sua posizione da disperazione per finalmente prendere la sua ordinazione. Con un imbarazzo in crescendo si affretta a depositargli davanti il cappuccino accompagnato da una fetta di dolce come richiesto per poi accasciarsi contro la cassa. “Ah devo ammettere è un privilegio poter fare i turni assieme, sei davvero uno spettacolo” “Per me invece è più un gran seccatura” “Oh il mio povero cuore non può sopportare di certo cotante parole offensive” E Zacarias si artiglia la camicia all’altezza dell’organo fingendo un’espressione melodrammatica. In fondo Dimitri non può non apprezzare quella sua sfacciata ironia. “Forse ha bisogno di qualcosa. Perché non vai a chiedere?” un cenno con il capo verso di lei. Lo deve ammettere l’impulso di parlarle è forte come però anche il timore di risultare impacciato o di venire bruscamente congedato. Gli occhi curiosi del collega lo scrutano: “Andiamo Dimitri dovresti cercare di farti valere. Va dai lei, fatti notare, chessò flirtaci” uno strizzata d’occhi complice non fa altro che aumentare il suo imbarazzo. Flirtare con lei, cercare di non concentrarsi su quelle labbra rosse, sugli occhi chiari e il collo scoperto, essere spiritoso magari malizioso, decisamente improbabile. “Andiamo” un gomito tra le costole per enfatizzare “la mia Julie mi ha chiesto di conoscerti ed io non posso di certo farti uscire con noi senza che tu abbia una ragazza” Dimitri ridacchia. “Già come no. Comunque ancora con la petit madmoiselle? Che ci troverai mai in una francese” dice scompigliandoli i capelli. “Beh io almeno esco e scopro il mondo invece che limitarmi ad avere una relazione con la macchina del caffè”. Una stiletta dolorosa al suo orgoglio, già in effetti perché non provarci? Non ha mai sentita la mancanza di una compagna nella sua vita ma camminare per le strade di Parigi in inverno e notare le coppie sottobraccio o gli amanti che premurosi si riscaldano a vicenda non può lasciare di certo indifferenti. La osserva di fuggita un’ultima volta, ormai è da un po’ che si trova seduta, forse tra poco se ne andrà e lui la vedrà incamminarsi lungo la Senna avvolta dal cappotto scuro e dal quel suo profumo, preda di altri sguardi. O magari fra poco arriverà chi sta attendendo ed egli innalzerà un muro attorno a lei facendosi protettore della sua bellezza. Niente rimpianti è una giornata troppo bella per sentirli bruciare nel petto. Contempla in un vassoio la propria immagine, il contrasto degli occhi chiari, un azzurro ceruleo, con i capelli scuri inusuali per gli individui dell’est lo rende abbastanza affascinante. Certo non ha l’intraprendenza del suo collega ma ha un modo pacato di approcciarsi che di solito la gente apprezza. Confortato dallo sguardo speranzoso dell’amico lascia il rifugio sicuro del bancone per avviarsi verso il suo tavolo. La vicinanza non può che accrescere la sua emozione. Stavolta può gustarsi la sua contemplazione andando a scovare i particolari del suo volto, la forma della sua bocca ad esempio o il modo con cui le dita in un movimento fluido avvolgono i capelli. Con la bocca secca si avvicina ulteriormente lasciando che lei si accorga. Gli rivolge uno sguardo interrogativo con i suoi occhi chiari, un tavolozza in cui si mischiano azzurro e verde. “Salve io mi stavo chiedendo se le serviva qualcosa” ottimo buon inizio, hai parlato lentamente però troppo freddo troppo distaccato. Sorriso lieve, lei scosta la sigaretta quasi terminata “Ora che mi ci fa pensare vorrei un bicchiere d’acqua” “S-Subito” dannazione a quelle lettere che gli sono scivolate sulla lingua. Con le dita un po’ incerte posa il bicchiere sul tavolo, segue il movimento con cui lei se lo porta alla labbra. Vetro ora colorato del rosso della sua bocca. Lei lo fissa sicuramente non capisce perché lui rimanga ancora lì davanti a spostare il peso da una gamba all’altra. “Beh ecco io mi chiamo Dimitri e se le serve qualcos’altro può sempre chiamarmi” stavolta sorride veramente, sembra divertita “Dammi pure del tu non penso che abbiamo così tanta differenza di età. Comunque il mio è Katrina”.Di getto le parole escono “Oh davvero? Sei per caso ucraina? Cioè i nostri nomi sembrano entrambi dell’est” labbra tese occhi divertiti. Si senza dubbio si stava rendendo ridicolo. Accavalla le gambe e risponde con calma: “No però sono polacca”. Quello scintillio nei suoi occhi contribuì ancora di più a rapirlo. Sente davanti a se questa femme fatale, questo gradino superiore e percepisce l’agitazione pompare il sangue più velocemente e un delizioso brivido scuotergli le membra. Sa bene che dovrebbe andarsene ma allo stesso tempo non lo vuole, anzi non riesce proprio. Non appena lei fa cenno di portarsi la sigaretta quasi morta per aspirarne elegantemente un tiro decide di osare. “Sei molto bella” lei ride. Gocce di pioggia sulle strada “Lo so” un sopracciglio che si alza forse per rendere evidente quanto quell’affermazione sia stata scontata. Come un cane spaventato si ritira dietro il bancone, coda fra le gambe ed orecchie abbassate. Katrina intanto al suo tavolo divertita sorride lasciando il conto nel portacenere. Fingendo di asciugare un bicchiere la osserva nel mentre con lentezza calcolata lascia le braccia sottili scivolare lungo la stoffa del cappotto. Tirato fuori un portacipria iniziando a sistemarsi il rossetto e senza che lui se ne accorga ruota di scatto lo specchio cosicché il suo riflesso lo possa fissare di riamando. E rimangono così per qualche secondo occhi riflessi nel riflesso di occhi. Poi lo specchio si chiude e la catena si spezza penzolando in due tranci. Katrina se ne va ed appunto a Dimitri rimane solo una fotografia virtuale e un leggero profumo. Sconsolato si avvicina per sparecchiare e prendere il conto, nel sollevare una banconota nota un particolare insolito, sul bordo sinistro poche parole tracciate con una grafia sottile e femminile. Lunedì ore otto. Beh forse nulla è perduto ed insolitamente di buon umore torna al bancone finalmente anche nei suoi occhi una luccichio che sa di speranza e di gioventù.
  
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