C’era una volta una ragazza triste.
Il suo nome era Emma.
Sedeva quasi sempre all’ultimo banco, quello vicino alla finestra.
Adorava bearsi del vento mattutino, che oramai era una delle poche cose che la metteva di buon umore.
Sedeva quasi sempre all’ultimo banco, quello vicino alla finestra.
Adorava bearsi del vento mattutino, che oramai era una delle poche cose che la metteva di buon umore.
Non c’era niente di meglio che sentire quell’umida brezza carezzarle i corti capelli.
Perché Emma oramai non sorrideva quasi più.
I professori, pur avendo notato un suo improvviso disinteressamento e distaccamento dalle lezioni, non trovavano modo di discuterne in privato o, per meglio dire, non interessava loro più di tanto.
Ma a lei andava bene così.
I suoi capelli erano tinti di un blu opaco, quasi quanto opaca era la sua persona.
I professori, pur avendo notato un suo improvviso disinteressamento e distaccamento dalle lezioni, non trovavano modo di discuterne in privato o, per meglio dire, non interessava loro più di tanto.
Ma a lei andava bene così.
I suoi capelli erano tinti di un blu opaco, quasi quanto opaca era la sua persona.
I suoi occhi verde erano paragonabili a dei smeraldi, erano una beatitudine alla vista.
Era suo solito raggruppare una buona quantità di capelli per formare un grande ciuffo che sarebbe andato a coprire parte dell’area sinistra del suo minuto volto.
Inoltre, portava quasi sempre una bandana rossa, sempre la solita. Si separava difficilmente da essa.
Era suo solito raggruppare una buona quantità di capelli per formare un grande ciuffo che sarebbe andato a coprire parte dell’area sinistra del suo minuto volto.
Inoltre, portava quasi sempre una bandana rossa, sempre la solita. Si separava difficilmente da essa.
Il fisico della ragazza era piuttosto esile.
Le ossa della sua colonna vertebrale erano talmente visibili che sembrava potessero uscire da un momento all’altro da quel corpicino.
Senza alcun dubbio, la quindicenne era un soggetto sottopeso: 43x1.65
Senza alcun dubbio, la quindicenne era un soggetto sottopeso: 43x1.65
Le labbra erano carnose al punto giusto, oserei dire, perfette; il naso era piccolo, ma non troppo, diciamo pure, una via di mezzo.
Ma fatto sta che questa combinazione sul suo viso stava d’incanto.
Era talmente bella eppur non se ne accorgeva.
Era talmente bella eppur non se ne accorgeva.
Non era una di quelle ragazze che posseggono una forza innata, una di quelle in grado di salvarsi da sole.
Lei era quella ragazza che si aggrappa a tutto, a tutti pur di restare a galla, perché quelle come lei quando toccano il fondo, non hanno speranze di risalire in superficie.
Lei era la disagiata, l’asociale della classe, quella ragazza che trascorreva l’intervallo con un libro fra le mani e le cuffiette nelle orecchie, quella sfottuta dalle troiette della scuola, con cui spesso si ritrovava a litigare.
Non era una di quelle che mette maschere; Emma era così: prendere o lasciare.
La musica, il disegno, la scrittura: le sue più grandi passioni.
Il suo vecchio solito banco era stracolmo di frasi di vecchie canzoni, citazioni dei suoi libri preferiti, come anche quelle di scrittori d’altri tempi.
La musica, il disegno, la scrittura: le sue più grandi passioni.
Il suo vecchio solito banco era stracolmo di frasi di vecchie canzoni, citazioni dei suoi libri preferiti, come anche quelle di scrittori d’altri tempi.
Shakespeare era il suo preferito.
Aveva letto innumerevoli volte le sue più celebri opere e documentatasi su quelle in minor risalto.
Aveva letto innumerevoli volte le sue più celebri opere e documentatasi su quelle in minor risalto.
Una come lei preferisce affidarsi a scrittori e musicisti piuttosto che a persone che realmente conosce o vive, perché certa che queste non possano deluderla.