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Autore: Iraklion    03/03/2015    3 recensioni
"Ci vediamo presto" sibilò una voce nel nulla dell'Universo "Caino".
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abaddon, Cain, Dean Winchester, Lucifero, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Più stagioni
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PROLOGO
La lama giaceva tra le foglie, il sangue incrostato era illuminato da un raggio di sole che filtrava attraverso gli alberi della radura ed un serpente dagli occhi rossi vi strisciava attorno: sembrava scrutarla. Passarono parecchi minuti prima che accennasse ad allontanarsi da essa

Nel momento in cui aveva già imboccato la strada del ritorno, un ragazzo sbucò dagli alberi e raggiunse il centro della radura ansimando: il suo volto era in parte sporco di terra, le gambe nude erano ricoperte di graffi e il sangue ormai rappreso creava ramificazioni sino ai talloni del giovane uomo. Si piegò, chinando il capo e stringendosi forte le ginocchia sino a far diventare le nocche delle sue mani pallide come la luna.



Alcune lacrime solcavano il suo viso, scendevano lungo le sue guance per poi gettarsi nella nuda terra e scomparire per sempre. Il ragazzo sollevò il volto, mostrando una folta barba e lunghi capelli castani che avevano conosciuto giorni migliori. I pochi indumenti erano ormai ridotti a miseri brandelli. «Non è possibile» disse rivolgendosi alla radura che lo circondava. No. Sono già stato qui. A quel punto iniziò ad urlare, come non aveva mai fatto in vita sua. Immagini confuse gli tornarono alla mente, con un'unica costante: sangue, sangue ovunque. Soprattutto sulle sue mani.

La creatura strisciante gli si avvicinò con movimenti lenti ed eleganti. Digrignando i denti, gli puntò un dito contro e gli intimò di stargli lontano, pur consapevole che sarebbe servito a ben poco. Un sibilo proruppe dal rettile e gli sembrò di aver udito una voce. Arretrò strabuzzando gli occhi. Che cosa hai fatto, ragazzo? disse il serpente che tuttavia non aveva effettivamente parlato. Ma il ragazzo lo sapeva che quella voce sibilina non poteva che appartenergli.

In quel luogo, del resto, vivevano ben poche persone: lui, sua madre, suo padre e....suo fratello. Conosceva le voci di tutti loro e quella gli era sconosciuta. Sentì l'anima gelarsi e le lacrime tornarono a scorrere copiose.«Perdonami. Io....non...non volevo» disse con un filo di voce, mentre muco, saliva e lacrime si confondevano tra le sue labbra. Perdonarti? chiese il suo interlocutore e perchè mai dovrei? Non sono il tuo Dio. Solo lui può concederti il perdono, io no. Non lo farò. E' una punizione quella che sto per infliggerti. Il ragazzo si rimise in piedi ed iniziò ad arretrare ripetendo come un ossesso «No, non farlo». Mise le mani davanti a sè nel tentativo di proteggersi. Da cosa poi? Dal serpente o da sè stesso?

A dispetto di quel che immaginava, l'essere non gli si avventò contro. Puntò i suoi occhi rossi sulla lama. Il giovane iniziò ad indietreggiare e  terrorizzato, cadde sulla radice sporgente di uno degli alberi appartenenti alla radura, che ora più che mai gli parve come una prigione. Ad un certo punto si sentì stremato e allo stesso tempo affascinato dai gesti del serpente.

Lo vide strisciare sino alla lama. Per un attimo  si voltò e i suoi occhi rossi si impressero in quelli ambra del ragazzo. Il serpente la prese tra le  fauci e con il suo strisciare lento la condusse sino ai piedi del ragazzo. Toccala, prendila! sibilò  Era un ordine.

«Io...no. Non voglio. Perchè?» si sentiva stremato, e quella situazione era troppo assurda per essere vera. Nonostante avesse già visto qualcosa che solo pochi eletti potevano conoscere, in quel momento pensò che fosse tutto un incubo. Presto si sarebbe svegliato.

Tutto sarebbe finito. Sua madre sarebbe venuta a svegliarlo poco prima dell'alba che avrebbe guardato in compagnia del fratello più giovane, e poi sarebbero andati a caccia. Fallo e basta! tuono l'animale e la sua ira lo costrinse ad afferrare rapidamente la lama.

Quando la ebbe tra le mani sentì una strana eccitazione montargli dentro, un'emozione senza nome lo pervase e pensieri contrastanti si scontrarono nella sua confusa mente.

La mano con la quale impugnava la lama iniziò a tremare eppure la sua presa si fece ancora più salda. La lama dentellata iniziò a vibrare e vide le vene del suo polso diventare rosse, prolungarsi sin quasi al gomito e in quel punto si concentrò una palpitante macchia rossa che sembrava emanare una strana luce.

Era sotto la sua pelle, dentro la sua carne, nelle sue ossa. 'Io non ho un'anima'  Ma non ebbe neanche il tempo di riflettere su questo strano pensiero appena formulato che la creatura malvagia gli si avventò, addentando spietatamente la macchia rossa palpitante sul suo braccio. Sentì un fuoco dentro di sè e in quel momento capì che era giunta la sua ora. La poca lucidità che gli rimase negli ultimi istanti gli permise di rendersi conto che desiderava morire, e che solo così avrebbe trovato la pace. Ma non poteva sapere che in realtà si stava sbagliando.

Non stava morendo, stava rinascendo. Sentì un vuoto allo stomaco e gli sembrò di precipitare negli abissi, nel vuoto, nell'oscurità. Nuvole nere oscurarono la radura, fulmini si abbatterono violentemente sugli alberi rendendoli cenere. Un urlo straziò il cielo e il mondo si chiuse su di lui. «Ci vediamo presto -disse una voce proveniente dall'universo- Caino!»
   
 
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