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Autore: NamelessLiberty6Guns_    03/03/2015    6 recensioni
E dunque sfilò i pantaloni, mostrando orgogliosamente un paio di boxer leopardati.
L’altro alzò un sopracciglio, poco entusiasta.
“Credi davvero che io ti conceda questa notte di sesso con addosso quei ridicoli boxer?” asserì.
[Reituki, obviously.]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Reita, Ruki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL DIAVOLO VESTE BLACK MORAL

 

Questa è per te, Kyoite

Grazie per tutto, specialmente per gli scleri su Twitter. 

Perché Ruki stilista non ha prezzo.

 

15/02/2013

 

Era stato maledettamente fortunato. 

Aveva appena diciotto anni, la sua carriera di modello era appena agli inizi e già era stato selezionato per posare con gli abiti della Black Moral, una delle case di moda più famose del Giappone. 

 

Chiunque s’intendesse di moda alternative (e anche un po’ hipster) conosceva la Black Moral. Tutti i ragazzi di Takeshita-Dori, il quartiere alla moda di Tokyo, indossavano almeno un item della Black Moral. 

 

E lui, Ryo, varcando le soglie dell’enorme casa di moda per la prima volta, si chiedeva chi avrebbe potuto esserci dietro il nome Black Moral. Per qualche strana ragione, lo stilista non aveva mai rilasciato dichiarazioni ufficiali, senza contare che era una delle pochissime case di moda a non fare sfilate per presentare le nuove collezioni. I pezzi freschi di macchina da cucito venivano pubblicati su internet, e le creazioni più amate diventavano ancora più famose attraverso il passaparola dei suoi affezionati clienti. 

In sostanza, nessuno aveva mai visto il volto di quel geniale stilista, se non i pochi modelli che avevano lavorato in precedenza per la Black Moral. Di lui si sapeva solo il nome d’arte: Ruki.

 

Dunque, entrò nella sede centrale della casa di moda, trovandoci ovviamente un via vai di gente infinito: ragazze su tacchi altissimi che correvano a destra e a manca, reggendo fra le braccia campioni di tessuti dai colori sgargianti o dalle fantasie improbabili, segretarie che reggevano instabilmente tazze di caffè, e poi lui

 

Ryo era sicuro di non aver visto mai nella sua vita un essere più omosessuale di quello. Non che lui fosse omofobo, anzi, lui stesso era passato all’altra sponda moltissimi anni prima, ma era certo di non darlo così a vedere! 

Invece, quest’essere che camminava verso di lui urlava omosessualità ad ogni passo. Innanzitutto non capiva come potesse reggersi su un paio di creepers altissime rosa shocking, poi come potesse stare dentro ad un paio di pantaloni di pelle nera talmente aderenti da non lasciare assolutamente nulla all’immaginazione, e cosa centrasse quella maglia bianca con una croce rovesciata nera con tutto il resto. E specialmente, quel paio di occhiali da sole futuristici gialli. Stranamente, però, l’accozzaglia di tutti quei dettagli stava benissimo. 

Venne quindi raggiunto da questa strana visione. “Tu sei Vyo, vevo?” chiese dunque il ragazzo. 

Ecco!’ pensò Ryo, ‘Ci mancava solo la erre moscia per concludere la sagra degli stereotipi gay!’ Ma ovviamente, rispose con un gentilissimo “Sono io.” 

“Seguimi!” rispose lui, voltandogli le spalle e incamminandosi. 

Fosse stata una cosa semplice! Quel ragazzo camminava troppo velocemente, e Ryo doveva anche stare attento a evitare le altre persone che continuavano a scorrazzare intorno con bozzetti d’abiti, campioni di tessuto e caffè. Ma alla fine, l’impresa titanica venne compiuta, e si ritrovò dunque in un’ampia zona riservata ai servizi fotografici. 

Le pareti erano colorate di un gradevole grigio chiaro, in sottofondo vi era della musica commerciale sparata a tutto volume, ed un fotografo stava eseguendo il servizio per la linea femminile. Rimase imbambolato per un attimo ad ammirare la ragazza occidentale mettersi in posa con addosso degli abiti a dir poco strabilianti, prima che la sua attenzione venisse richiamata dall’essere che l’aveva accompagnato fin lì. 

“Allova, vai nei camevini lì dietvo, ti accoglie Hanako e sapvà lei cosa fave di te.” disse il ragazzo indicando una stanzetta affianco al set fotografico. Il tempo di un veloce inchino ed era già sparito. 

Leggermente intimorito, Ryo si portò all’interno della stanza, trovandovi una bellissima ragazza che lo aspettava. 

“Suzuki san?”

“Proprio io.” rispose lui con un gentile sorriso. 

Lei lo fece accomodare su una comoda sedia per il trucco, non prima però di sparire per un attimo oltre la soglia da dove Ryo era entrato. 

Ryo si guardò allo specchio fortemente illuminato, aveva tinto i capelli di biondo (gli era stato richiesto per il photoshooting) e doveva dire che si trovava particolarmente carino. Sentì vociferare, e si girò verso la porta: vi entrarono dunque la ragazza di prima e lui.

 

Lui che capì immediatamente essere Ruki. 

 

Solo la mente dietro la Black Moral poteva indossare un completo dalla strana fantasia bianca e nera, cappello in stile militare della stessa fantasia, una maglia recitante “SERIOUS” e una specie di corpetto maschile nero che partiva dall’altezza del suo stomaco. Per concludere il quadro, indossava un paio di guanti neri in pelle e fumava una sigaretta, piazzata però in un bocchino. ‘Probabilmente per non sporcarsi con la cenere…?' si chiese Ryo, guardandolo avvicinarsi verso di sé.

Sempre meglio comunque del ragazzo che l’aveva accompagnato fino a lì.

Si alzò per fare un breve inchino. 

Ruki lo squadrò da capo a piedi. Ryo si sentiva un pochino intimorito da quello sguardo: sembrò quasi che lo stesse scrutando anche negli angoli più sconosciuti a se stesso! 

Ruki alzò un sopracciglio, dando un colpetto al bocchino con il dito per far cadere la cenere dalla sigaretta. “Fisico niente male.” mormorò far sé e sé. 

Ryo non voleva che accadesse, ma arrossì appena. 

Si girò verso la ragazza che stava ancora accanto a lui. “Iniziamo dai capelli.” le disse. 

Insomma, Ryo non poteva credere ai suoi occhi, ma lo stilista della Black Moral diresse la hairstyler in ogni singola azione, e anche durante le operazioni di trucco. 

Alla fine si era ritrovato con una cresta molto punk, trucco nero pesantissimo e come se non bastasse, lo stilista aveva insistito tantissimo per fargli indossare una strana fascetta sul naso. 

E dunque, una volta indossati i primi abiti che avrebbe usato per il photoshoot, Ruki rimase ad osservare ogni minimo dettaglio. 

“Che te ne pare?” gli chiese l’hairstyler.

“Perfetto.” rispose lui, accendendosi un’altra sigaretta e sistemandola sul bocchino. 

E Ryo, maledicendosi, dovette far arrossare di nuovo le guance. 

 

La ragazza aveva finalmente finito il servizio, era dunque il momento di Ryo di mettersi all’opera. 

Ruki si piazzò dietro al fotografo, prendendo ogni tanto qualche annoiata boccata di fumo. 

“Fammi vedere cosa sai fare!” lo incoraggiò dunque il fotografo, e Ryo iniziò a susseguire una posa dietro l’altra, mentre i flash iniziarono ad accecarlo.

Ma lui non se ne curava. 

 

Per qualche strana ragione, sentiva lo sguardo dello stilista cercare di connettersi con il suo. E questo, in qualche maniera, lo faceva cercare pose appena sensuali e sfacciate. Il tutto, mischiato con la musica assordante e ripetitiva, lo stordiva da un lato ma dall’altro lo incitava a fare di più.

 

Ogni volta che intercettava lo sguardo di Ruki dietro il fotografo, il ragazzo mostrava un bieco sorriso soddisfatto. Evidentemente quello strano giochetto di rincorse di sguardi gli stava piacendo. 

 

E continuò per tutto il resto del servizio fotografico. 

Ormai Ryo non si curava nemmeno più di che diamine di vestiti stesse indossando, aspettava solo di continuare quello strano gioco di sguardi. Inconsciamente si chiedeva se lo facesse con tutti i modelli di sesso maschile o se solo a lui era stato riservato quel trattamento. 

 

“Perfetto, abbiamo finito! Complimenti!” si congratulò sinceramente il fotografo, inchinandosi a Ryo. 

Il ragazzo ricambiò, avviandosi verso la stanza per cambiarsi e correre via da lì. 

Venne seguito dall’hairstyler, che lo aiutò a togliersi di dosso quei strani vestiti che portava e si premurò di rimuovere trucco e fascia sul naso. 

Mentre la ragazza rimuoveva sapientemente gli ultimi strati di trucco, disse a Ryo: “Devi aver fatto una buona impressione a Ruki san!”

“Perché?” chiese Ryo, sull’attenti.

“Non l’ho mai visto assistere ad un photoshoot come con te.”

Ryo quasi si sentì sprofondare nella sedia. 

 

Ormai era quasi pronto, raccattò la borsa e le chiavi della moto e s’indirizzò verso l’uscita del camerino. Ovviamente non prima di andare quasi a sbattere contro Ruki, che lo stava evidentemente aspettando, con le braccia conserte al petto. 

“Oh, mi scusi…” si affrettò a dire Ryo.

“Non osare darmi del lei.” rispose Ruki quasi offeso.

“Ah… Ah, s-scusa.” 

“Anche perché domani sarai qui alla stessa ora per un altro photoshoot.”

Ryo inscenò la faccia più incredula che aveva. “C-cosa?”

“Mi hai sentito benissimo.” rispose Ruki, squadrandolo di nuovo da capo a piedi. “E lo sai che quella camicia la metteva mio nonno negli anni ’70?” concluse, alzando un sopracciglio. 

Ryo guardò la camicia che indossava: era una normalissima camicia a fiori che aveva trovato nell’armadio prima di uscire. Guardò Ruki. “E’ una qualsiasi camicia…”

“Appunto. I miei modelli non mettono ‘una qualsiasi camicia’. Chiaro?” rispose Ruki, e Ryo per un attimo temette che il sopracciglio dello stilista potesse raggiungere l’attaccatura dei capelli.

“D’accordo.”

“E, un’ultima cosa: dovresti tenerti quella noseband. Ti rende decisamente affascinante.” concluse Ruki, prima di voltargli le spalle, lasciando un Ryo interdetto fermo nella sua posizione. 

 

16/02/2013

 

Si diede uno sguardo veloce prima di varcare la soglia della sede: aveva optato per un’anonima canotta bianca, dei pantaloni neri abbastanza larghi che gli stavano grandi in vita, e il suo paio d’anfibi preferito. Si sentiva abbastanza anonimo ma non un ‘disastro della moda’ come gli sembrava di essere stato il giorno prima. E finse di non sapere che in fondo in fondo l’aveva fatto per Ruki. 

 

Arrivò dunque sul set fotografico, la borsa in spalla sulla quale aveva anche malamente poggiato il giubbotto di pelle. 

“Suzuki san, buongiorno!” lo salutò l’hairstyler, facendolo accomodare nel camerino. 

Poggiò il giubbotto su un appendiabiti poco lontano, mentre dal set sentiva le note di ‘Poker Face’ di Lady Gaga suonare. 

E camminando su quel ritmo arrivò Ruki.  

Ryo non si pose nemmeno la domanda sul perché Ruki stesse indossando un paio di orecchie di coniglio in pelle, più che altro pose l’attenzione sul completo Chanel dello stesso materiale e sul perché avesse un frustino in mano. 

Per un breve secondo ebbe timore per la sua vita. 

“Buongiorno Reita!” gli disse. 

“N-non mi chiamo Reita…” ribatté Ryo.

L’altro alzò il sopracciglio. “Ti chiami Reita, d’ora in poi.” Poi squadrò Ryo da capo a piedi. “Anonimo ma d’un certo effetto. Bravo.” 

L’altro fece un bieco sorriso, fingendo di non essere soddisfatto del complimento appena ricevuto. 

 

E alla fine, durante il photoshooting, era di nuovo ritornato quello strano scambio di sguardi. Da un certo punto di vista Ryo sapeva benissimo che Ruki si divertiva come un matto a tormentarlo, ma dall’altro qualcosa gli suggeriva che doveva essere davvero interessato a lui. Perché solo con lui? Perché affibbiargli un soprannome? Troppe domande, e nessuna risposta. 

E lui ovviamente non era nella posizione di porre nessun quesito. 

 

18/02/2013

 

Le sessioni di photoshooting stavano diventato sempre più estenuanti, e come se non bastasse, lui non era più Suzuki san, era diventato Reita per chiunque, anche per Hanako.

Non sapeva bene spiegare il perché, ma gli dava un po’ fastidio. Da un certo punto di vista si sentiva privato della sua identità. 

E inoltre, Ruki non lo lasciava assolutamente stare mentre la lavorava. Nemmeno quel giorno, in cui doveva fare un servizio assieme ad alcune altre modelle, Ruki si era risparmiato le sue solite torture. 

E sinceramente, non sapeva bene cosa fare. 

 

Si stava finalmente rivestendo per tornare a casa, quando sentì la porta dei camerini aprirsi e richiudersi. Si girò, per vedere Ruki dietro di lui. 

“Ehm.. Ciao…” disse Ryo facendo per alzarsi dalla sedia dove si era messo per allacciarsi gli anfibi, ma venne praticamente fermato da Ruki, il quale lo immobilizzò dov’era appoggiando il ginocchio fra le sue gambe aperte e mettendo le braccia sulle sue spalle. 

Ryo quasi iniziò a sudare freddo, sentendo anche un’inattesa presenza a livello inguinale. 

“Mettiamo le cose in chiaro.” sibilò sensualmente Ruki a pochi centimetri dal volto di Ryo. 

Ryo non rispose, trattenendo il fiato. 

“Mi piaci un sacco. Sei molto bravo a posare. Ma ancora di più, mi piace il tuo fisico.” e detto questo, spostò una mano sugli addominali appena accennati di Ryo, per saggiarne le forme. 

I loro occhi si scontrarono, mentre Ruki fece salire la mano per donare una lenta carezza al viso di Ryo. 

“Ti voglio…” mormorò Ruki all’orecchio di Ryo, in un modo talmente sensuale che il biondo sentì una scia di brividi piacevolissimi percorrergli la schiera. 

E dunque, dopo aver dato un castissimo bacio sulle labbra di Ryo, Ruki se ne andò, così com’era venuto, senza nemmeno un saluto. 

Ryo ovviamente dal canto suo rimase completamente immobile sulla sedia, con una confusione infernale di pensieri nella testa. 

 

19/02/13

 

Per fortuna quel giorno non doveva lavorare, era dunque rimasto a casa, approfittandone per mettere in ordine i pensieri. 

Stava lavando qualche piatto che aveva usato per la cena, quando sentì il cellulare squillare a pochi centimetri da lui. Si asciugò velocemente le mani prima di prendere il telefono: non conosceva il numero in entrata ma rispose lo stesso. 

“Moshi moshi?”

“Reita?”

“R-Ruki?”

“Dimmi dove abiti.”

“Frena un attimo: intanto come fai ad avere il mio numero, poi non puoi chiamarmi e chieder…”

“Posso fare quello che voglio, invece.” 

Ryo sbuffò. “Che intenzioni hai?”

“Comincia col fidarti di me.”

“Io non mi fido per niente di te, non ci conosciamo neppure e…”

“Stai zitto, Reita.”

“C-cos…”

“Taci. Ho fatto da me, ho trovato il tuo indirizzo. Fra mezz’ora sono sotto casa tua. Fatti trovare pronto e per favore, indossa qualcosa di decente.”
Un ‘clic’ fece capire a Ryo che Ruki aveva anche chiuso la chiamata, non volendo ammettere repliche. 

Rimase per interminabili secondi a guardare lo schermo, non sapendo che fare, ripensò anche a ciò che era successo quel pomeriggio, facendo ritornare in un secondo tutto il disordine di pensieri di cui era stato vittima. 

E con una potente alzata di spalle decise di andare a lavarsi e rendersi almeno presentabile. Lasciò i capelli lisci e si truccò come aveva visto fare da Hanako, optò poi per dei jeans neri strappati, camicia bianca con cravatta nera, ed infine una giacca con cappuccio che era stata appunto prodotta dalla Black Moral. Almeno Ruki non avrebbe avuto nulla da ridire. 

Si guardò allo specchio. 

Si piaceva. 

Ma per un attimo si permise di pensare a cosa veramente piaceva a Ruki, e dunque decise di indossare anche la noseband che lui tanto apprezzava. 

Non si riconosceva con quella cosa sulla faccia, ma sotto sotto sapeva che avrebbe reso Ruki felice.

Sentì il citofono squillare, prese chiavi e cellulare e scese, trovandosi una limousine che lo aspettava. 

Impallidì. 

 

L’autista gli aprì la porta, e appena si accomodò trovò Ruki seduto davanti a lui. 

Lo squadrò di nuovo. “Ti sei superato.” commentò.

“Ti sarei grato se mi dicessi almeno dove stiamo andando.” 

Ruki fece un mezzo sorriso. “Ad una festa.” 

Ryo sospirò. “Lo sai che questo può anche essere rapimento di persona?”

“Non credo proprio: ti ho avvertito, e tu ti sei anche presentato di tua spontanea volontà.”

“D’accordo ma… Ok, non posso darti torto.”

Ruki fece un sorriso beffardo, accendendosi una sigaretta già sistemata sul bocchino. E ne porse una anche a Ryo.

“Grazie.” disse Ryo, arrendendosi al suo destino, qualunque esso sarebbe stato. 

 

E dunque si ritrovarono in mezzo alla folla danzante di un’enorme discoteca, ballando appiccicati l’un l’altro. Il vantaggio che nessuno conoscesse il volto di Ruki dava loro il massimo del riserbo, anche se ovviamente la mise di Ruki non era passata inosservata. 

 

L’unica cosa che Ryo aveva ottenuto durante la giornata era ancora più confusione. E ora, si ritrovava a passare le mani su tutto il corpo di Ruki, mentre sensualmente danzava. 

E a capirci ancora meno. 

Ruki lo attirò a sé, per regalargli qualche profondo bacio, guardandolo con dei sguardi fatti di fiamme incandescenti. 

Ryo doveva essere sincero: non sapeva quanto gli avrebbe resistito.

 

Arrivarono a casa. Non ebbero nemmeno il tempo di togliere le scarpe, Ryo si avvicinò a Ruki e lentamente fece scivolare a terra la sua giacca. Ridacchiò appena, per poi regalare una gentile carezza al viso di Ruki, mentre quest’ultimo invece conquistò le labbra di Ryo. Iniziarono ad inseguirsi baci più caldi del fuoco, mentre Ryo con ben poca gentilezza, mise le mani sul sedere di Ruki per poi sollevarlo appena: così facendo aveva tutto il collo a sua disposizione, a cui donò baci e piccole leccate. Ruki lasciò andare qualche dolce gemito, prima di fermare Ryo. 

“Senti, facciamo una cosa: non è che se ci mettiamo in camera mia stiamo più… Comodi?

“Tu dimmi dove devo andare…” rispose Ryo con un tono di voce roco e ancor più sensuale. 

“Le scale…” 

“Non premurarti di scendere.” disse Ryo, sistemando meglio Ruki fra le braccia e iniziando a salire le scale, mentre quest’ultimo continuava a torturare l’altro con baci ardenti. 

Raggiunta la stanza dello stilista, Ryo lo adagiò sul letto, spogliandolo quasi completamente dei suoi vestiti. Ruki allungò un braccio e lo fermò, prima che potesse ricominciare. 

“Non vale. Tu sei ancora vestito…” 

E scansandolo appena, fece volare la giacca, sciolse il nodo della cravatta, e con una lentezza esasperante ma voluta, aprì la camicia, rivelando finalmente il fisico che tanto bramava. 

“Kami-sama, mi state prendendo per il culo…” mormorò Ruki passando carezze brucianti sul petto e sugli addominali di Ryo. 

L’altro lo lasciò fare, prima di riconquistare il terreno perduto passando a lasciare una lunga scia di baci che partiva dal collo di Ruki fino all’elastico dei boxer, dove ovviamente si fermò, con un ghigno malizioso sul volto. 

“Ti piace giocare sporco?” chiese Ruki, ironico. 

“Non lo so…” rispose sarcastico Ryo lasciando dei baci sulla stoffa dei boxer di Ruki, su un’erezione particolarmente evidente. 

“Santi Kami, Reita, vuoi mandarmi ai pazzi?”

“Poi mi spiegherai perché fra tutti i soprannomi del mondo proprio Reita…” 

“Oserei dire che questo non è il momento.”

“Infatti ho detto poi…” 

Ryo decise che quel giochetto era durato abbastanza. E dunque sfilò i pantaloni, mostrando orgogliosamente un paio di boxer leopardati.

L’altro alzò un sopracciglio, poco entusiasta. 

“Credi davvero che io ti conceda questa notte di sesso con addosso quei ridicoli boxer?” asserì.

“Basta che me li togli e il problema è risolto.”

“Hai ragione.” esclamò Ruki, sfilando con un solo e sapiente gesto quei boxer ‘ridicoli’. 

Ryo tornò a stringere Ruki fra le braccia, liberando anche lui dalla stretta dei boxer, e con estrema delicatezza s’impadronì del suo corpo. Ruki ovviamente lasciò un leggero gemito gioioso, a cui ne fece seguire molti altri mentre Ryo iniziava a muoversi dentro di lui. 

Ryo non aveva certo finito di torturare Ruki, regalandogli baci e morsi sulla pelle candida del collo, ogni tanto aumentando la velocità della danza proibita, ogni tanto rallentando. E Ruki sembrava esserne molto felice, a giudicare dai gemiti che lasciava andare. 

Ormai quasi all’apice, Ruki inarcò la schiena per agevolare se stesso ma anche Ryo, che con poche e sapienti spinte fece raggiungere l’orgasmo a Ruki, e subito dopo venne anche il suo turno. 

Ansimanti, si guardarono negli occhi. 

Ruki rubò un timido bacio a Ryo, che gli sorrise dolcemente in risposta. 

 

“Allora, perché Reita?” 

Ruki ridacchiò. “Devo essere sincero, non lo so. Mi è venuto in mente e basta.” 

“Va bene, ti credo…”

“Inizi a fidarti di me?”

“Forse.” 

“Odio queste risposte sarcastiche!”

Ryo sorrise. “Qual è il tuo vero nome? Se vuoi dirmelo, ovviamente.” chiese, insicuro. 

Ruki rimase per un breve attimo in silenzio. “Takanori.”

“E’ un bellissimo nome.”

Ruki fece spallucce. “Non mi ha mai entusiasmato.”

“A me piace molto.”

 

19/03/2013

 

Da quella sera era passato un mese. 

La presenza di Ryo non era stata più richiesta alla Black Moral, e se da un lato sapeva benissimo che avrebbe dovuto aspettare maggio per la nuova collezione, dall’altro dentro di sé sentiva che quella era stata solo una notte per Ruki. 

E lui che aveva perso ore a farsi seghe mentali sul perché proprio lui, su perché avesse persino accontentato Ruki riguardo alla noseband, che fra l’altro aveva iniziato ad apprezzare e non si toglieva quasi mai. 

L’unico metodo che aveva per non pensare a cosa gli aveva fatto provare quel diavoletto in meno di una settimana era allenarsi in palestra. 

Contava febbrilmente il numero di addominali che faceva per ogni serie, usciva di casa alle sei del mattino e correva, contando mentalmente i passi che doveva fare obbligatoriamente a ritmo con la musica che ascoltava. Poi andava in palestra, e ci rimaneva per ore, per poi presentarsi sui set fotografici e dare il meglio di sé, immaginandosi lo sguardo di Ruki su di sé, quello sguardo che aveva tirato fuori un sacco di capacità che non credeva di avere. 

 

E inevitabilmente finiva per pensargli, ogni maledetto giorno.

 

Quel particolare giorno si sentiva irrequieto. L’allenamento giornaliero non aveva avuto i soliti effetti, aveva anzi pensato molto intensamente a quel diavolo di Ruki, ogni passo che aveva corso era una lotta per non avviarsi verso la sede della Black Moral, sperando forse di vederlo per un solo attimo. 

Si rendeva conto di star diventando sempre più ossessionato dal pensiero di Ruki. E questo ovviamente lo spaventava. Perché non poteva essersi affezionato a lui in quel brevissimo tempo di vicinanza. Non poteva. 

Guardò il cellulare. Non poteva nemmeno credere a cosa stava per fare. Prese il cellulare, e cercò frettolosamente il numero di Ruki, che aveva salvato in rubrica quando l’aveva chiamato un mese prima.

‘Complimenti, Ryo Suzuki, sei nella merda.’ si disse. 

E avviò la chiamata. 

“Moshi moshi?”

“Ruki…”

“Ciao Reita!” lo salutò gioiosamente l’interlocutore. “Come stai?”

“Ehm, bene, credo… Tu come stai?”

“Impegnatissimo, sto finendo di disegnare la prossima collezione e poi i miei collaboratori mi fanno incazzare come non mai…”

“Ah, sei impegnato… E io che pensavo…”

“Sì, guarda, un casino… Fra l’altro, prima che mi dimentichi: a maggio ti tornerò sicuramente a chiamare per…”

“Non credevo di essere stato soltanto una notte, per te.” lo interruppe Ryo, non riuscendo a trattenere le parole.

Dall’altro capo del telefono scese il gelo. 

“Forse sono io che, avendo diciotto anni ed essendo troppo giovane, sono finito per provare cose che non voglio accettare di provare, non lo so. Sono quasi sicuro che a maggio non mi presenterò, Takanori.” Lo chiamò per nome. Per essere sicuro che il messaggio arrivasse forte e chiaro.

“Rei… Ryo… Sono imperdonabile. Io non posso parlarti al telefono però. Fra mezz’ora stacco. Ti va di parlarne?”

“Come vuoi.”

“A dopo, sarò da te fra un’oretta circa.”

 

Il citofono squillò, Ryo aveva aperto la porta e aspettava Ruki sulla soglia di casa, ordinando al suo cuore di non accelerare. Ruki si presento in tutta la sua magnificenza, indossando stranamente abiti dai colori sgargianti. Fra le braccia aveva un raccoglitore pieno di fogli. 

“Ciao.” lo salutò gentilmente, ma senza tradire un bellissimo sorriso. 

“Ciao.” 

Si accomodarono nel piccolo salotto. 

“Mi dispiace tantissimo, Reita, di non averti mai chiamato. A me è sempre mancato il coraggio di contattarti, innanzitutto. E specialmente, non volevo farti pensare che quella fosse solo una notte. Non voglio che pensi che io faccia così con tutti i modelli che mi capitano sottomano, anzi. Sei stato il primo.”

“Questo non mi consola.” mormorò Ryo guardando il pavimento. 

Ruki sospirò leggermente. “Cosa posso dirti per consolarti?”

Rio fece spallucce. “Non lo so.”

“Posso dirti che ti ho pensato ogni maledetto giorno.”

Ryo alzò lo sguardo, per incontrare il dolce sorriso di Ruki davanti a lui. “Davvero?”

“Sì. Anzi, posso farti vedere una cosa?” disse, aprendo il raccoglitore e estraendo una delle varie bozze di abiti che aveva disegnato, e la porse a Ryo.

Ryo guardò il disegno: riconobbe immediatamente se stesso nel modello su cui Ruki aveva disegnato quell’abito. Le matite colorate avevano tracciato con sapienti tratti i suoi capelli, la noseband sul viso, persino il suo fisico magro era rappresentato in ogni minimo dettaglio. 

Alzò lo sguardo di nuovo verso Ruki, appena inorgoglito, e gli sorrise. 

“Anche per questo voglio di nuovo che sia tu il mio modello primavera/estate.” ricominciò Ruki. “Ho disegnato ogni abito su di te. E credo che vederli nella realtà sia la realizzazione di tutto quello che ho sognato questo mese…” detto ciò, poggiò una mano su quella di Ryo. 

Ryo la spostò gentilmente, per prenderla fra la sua e attirare gentilmente Ruki a sè. 

Si guardarono negli occhi. 

“Me la fai una promessa?” disse Ryo in un bisbiglio.

“Dimmi.”

“Promettimi che almeno mi manderai un messaggio ogni tanto. Almeno per sapere che mi pensi.”

Ruki sorrise appena. “Dovrei mandarti un messaggio ogni minuto della giornata, allora.”

“Basta anche uno al giorno.”

E Ryo attirò Ruki in un sentito bacio, a cui Ruki non si tirò indietro, anzi, si lasciò baciare e ricambiò anche sentitamente.

 

13/05/2013

 

Un via vai intenso di persone si avvicendava per i corridoio della sede della Black Moral, Ruki arrivò camminando a passo della musica che risuonava fin dal set fotografico. Con un dolce sorriso sul volto arrivò sul set, trovandovi Ryo che già posava con i vestiti della nuova collezione. 

Orgogliosamente, guardò il giovane modello calzare a pennello qualsiasi abito avesse creato. Era contento di aver creato una linea basata su quel poco che aveva scoperto di Ryo in quegli esigui giorni che gli avevano inevitabilmente uniti. E non credeva di essere riuscito ad azzeccare colori, fantasie e tagli. 

Ryo era bellissimo. Lasciò tranquillamente che il suo cuore iniziasse la solita corsa, mentre cercava di intersecare il suo sguardo con quello del modello, come faceva di solito. 

 

Ryo era intento a cambiarsi quando sentì la porta del camerino aprirsi e chiudersi. Come in un deja-vu, vide Ruki dietro di lui. Sorrideva. 

“Ehi…” lo salutò gentilmente. 

“Eri bellissimo.” sussurrò Ruki, arrossendo appena. 

“Sei contento che i vestiti che hai disegnato mi stiano bene come immaginavi?” 

“Non hai idea.” 

Ryo attirò a sé Ruki, stringendoselo fra le braccia. 

“Mi chiedevo…” iniziò Ruki, lasciando la frase in sospeso.

“Che cosa?” chiese curioso Ryo.

“Ogni stilista ha la sua musa. Io ancora non ce l’ho. E quindi mi chiedevo se non volevi essere tu la mia.”

“La tua musa?” ripeté Ryo, ridacchiando appena. 

“Sì.” confermò Ruki, in tutta serietà. 

“Sarebbe un onore per me, Takanori.”

Ruki arrossì vistosamente.

“Solo se però rispondi di ‘sì’ alla domanda che ti ho posto il mese scorso.”

“Oh mio Dio… Questa è una minaccia, però.” disse Ruki, scoppiando a ridere.

“Scusa se ho preso il tuo ‘ti voglio’ troppo seriamente.”

Guardò Ryo dritto negli occhi. “Sì, Reita. Voglio essere il tuo ragazzo.”

Si scambiarono un discreto bacio, forse per timore di essere scoperti.

“Una cosa, però.” disse Ruki, staccandosi da Ryo.

“Dimmi.”

“Giurami che brucerai quei boxer leopardati. Non posso sopportare l’idea che il mio ragazzo indossi qualcosa di così agghiacciante e fuori moda!” 

 

THE END



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

No, non lo volete sapere il perchè di questa OS. Credetemi.
Diciamo che tutto è partito da me che traduco il tweet di Ruki riguardo all'app per gli items del Budoukan, io che su twitter scrivo della mia immaginazione riguardo a Ruki stilista, io, Kyoite e skepsis che iniziamo a sclerare, l'illuminazione riguardo il titolo... Ed eccoci qua. E' nata 'Il Diavolo veste Black Moral' e sinceramente non potrei essere più orgogliosa. Specialmente per il rating arancione che INSPIEGABILMENTE sono riuscita a evolvere più del solito! Potrei stare ore a elencare il perché sono orgogliosa di questa storia, ma è meglio fermarmi qui.
Come detto, dedico alla mia Kyoite ogni singola virgola di questa storia. Grazie. <3
Aspetto ansiosissima le vostre recensioni, spero che vi sia piaciuta esattamente come in questo momento piace a me! *^*
Un bacione a tutte, a presto!
Yukiko H. <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 









 

  
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