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Autore: Danail    04/03/2015    1 recensioni
“Uno col simbolo dell'Inizio, che l'Oceano ritrova.
Uno col simbolo della Fine, che la Terra reclama.
Una che col canto ammalia e nel mare dimora.
Una che brucia e rigenera nel Cielo infinito.
Un fratello con un'armatura d'acciaio, che inganna e schiaccia negli antri marini.
Un fratello con una pelliccia di rame, che sbrana e dilania nella notte più chiara.
Solo essi salveranno Raqalis e il mondo dall'incombente Oscurità”.
Con quest'oscura profezia, il pokemon Luxor si ritira nel suo mondo oscuro. La Terza Guerra di Raqalis sembra ormai finita: il mondo pokemon può ora tirare un sospiro di sollievo, la pace si instaura presto. Ma il Team Kigen si risveglia ancora: il suo capo riesce a scampare a Luxor e a rievocare i Demoni. Il Caos dilaga, e la Coalizione si ricostituisce: Raqalis, Altyerre, Sereal e Teyrnas sono ancora insieme. Morenti, ma insieme. Kanto, Jotho, Hoenn, Sinnoh, Unima e Kalos rispondono alla richiesta di aiuto, e tutte le persone venute a contatto con leggendari vengono invitate a combattere. Compresi i Team.
Attraverso gli occhi di Max, Ivan e i loro Team, la violenza e la disperazione della guerra raggiunge il suo apice.
Riusciranno a
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Cyrus, Max, N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Cap 6 Scric, scric, scric.
Max ascoltava in silenzio la neve scricchiolare sotto i suoi passi. I due Team procedevano in mezzo alla foresta serpeverde.
Tutto era imbiancato dalla brina. Sembrava una foresta magica.
Davanti a lui c'era Ada, forte e sinuosa come una Persian.
Dietro a lui c'era Ivan e Rossella.
Sembrava che i due avessero qualcosa in comune.
Ai lati del gruppetto, Alan e Ottavio schizzavano in silenzio tra gli alberi, proteggendoli da eventuali attacchi laterali.
Con loro c'erano alcune reclute scelte.
Max guardò la figura nera del gigante farsi strada tra gli alberi.
Chi l'avrebbe mai detto?
Max non pensava che Alan si fosse portato questo macigno nel cuore.
Ivan e Ada gli avevano raccontato la sua storia.
Rossella e Max ne erano rimasti profondamente colpiti.
Ma avevano cercato, a modo loro, di dargli conforto. Con scarso successo.
Max, triste, tornò a guardare Ada. Sentiva le sue due falci tintinnare lievemente...

Ottavio guardava i Mightyena e i Kerberion che li scortavano.
Erano davvero pokemon maestosi.
Mentre camminava insieme alle sue reclute, pensava ad Alan e alla sua storia.
E a quello che era successo dopo che Alan gliela aveva raccontata...

"Alan... io... non so che dire. Eri costretto! Non è colpa tua!"
"Vorrei tanto che fosse così..." disse il gigante, profondamente addolorato.
Ottavio si chiedeva la natura di quell'amicizia.
Un'intuizione lo folgorò. E se...
"Alan, tu lo amavi" disse dolcemente.
Non aveva sospettato che Alan fosse gay, ma in quella situazione gli pareva ovvio.
Ma non voleva giudicare Alan per quello.
"Mi dispiace..." sussurrò, avvicinandosi ad Alan per confortarlo.
Lui gli sorrise, con gli occhi lucidi, e avvicinò il suo viso al suo.

Alan si era stupito da solo in quel momento.
Senza pensarci, aveva rivelato a Ottavio quello che provava.
Ma il Corsaro ritornò sulla missione affidata.
Al presente.
Viaggiavano in formazione per raggiungere la città più a nord di Raqalis, una città chiamata Ravenclaw.
La città dei Danail neri.
Damson era riuscita a scoprire, attraverso informatori, che un'attività insolita di Demoni si stava sviluppando vicino alla città, e aveva mandato i due Team a provvedere.
Alan sapeva per esperienza che quei mostri erano intelligenti.
Si sarebbero nascosti in corpi umani e pokemon. Quindi, massima vigilanza.
Guardò i pokemon che li guidavano: i Mightyena di Hoenn e i Kerberion di Teyrnas.
Ma, senza volerlo, il suo sguardo si spostò sulla figura indistinta di Ottavio.
Il Magmatenente, dalla loro "chiaccherata" sulle torri ancora non aveva deciso.
Ma Alan era sicuro di una cosa: non avrebbe fatto la stessa fine di Sirius.
Perchè ora era diverso.
Lui era preparato.

I due erano ormai vicinissimi.
Ottavio poteva vedere le ciglia di Alan, sentire il suo respiro sulla sua pelle.
Non che la cosa gli dispiacesse. Anzi.
La vicinanza di lui lo faceva fremere.
"Alan..."
"Non dire niente, Ottavio".
Sentì le calde labbra dell'altro posarsi sulle sue, e non ebbe la forza di opporsi.
Ma forse non voleva neanche.
Una sua parte gli gridava che era sbagliato, ma l'altra voleva decisamente godersi quell'effusione, e quest'ultima aveva decisamente la meglio.
Sentì le braccia di Alan abbracciarlo per stringerlo a sè.
Ottavio represse un brivido di piacere quando il bacio si fece più intenso.
Si sentiva benissimo...
Sentiva la lingua di Alan farsi strada tra le sue labbra.
E fu quello che lo riscosse.
"A-Alan..."  balbettò, scosso.
Il gigante si separò da lui, confuso.
"Alan, non sono io la soluzione. Posso confortarti, ma io... io non sono Sirius"

Ada si fermò, e fece segno alla compagnia di fare altrettanto.
La foresta pian piano si stava diramando, e in lontananza si vedevano le bianche mura di Ravenclaw, che si mimetizzavano nella neve e nello stesso tempo si stagliavano contro il cielo azzurro, come un leggero bagliore all'orizzonte.
I pokemon si sparsero tutt'intorno.
"Qualcosa non quadra" sussurrò la guerriera.
Percepiva qualcosa d'anormale intorno a lei.

"Lo so, Ottavio. Per questo mi piaci. Perchè non sei lui" rispose Alan.
Ottavio non sapeva cosa pensare.
Quel bacio non se l'aspettava proprio, ma non poteva dire che gli era dispiaciuto.
Mille domande gli affollavano la mente, ma non riusciva a darsi delle risposte.
"Alan, guardami... Ti meriti più di me" disse, non avendo idea di come continuare.
"Ottavio, lo sai che non è vero. Vali più di quanto pensi, e forse lo sai già. Forse non ti piace il tuo aspetto, ma a me non importa. A me basta che sei tu, Ottavio. Che rimani quello che sei. E' da tempo che non provo quello che sto provando per te".
Il sole era già tramontato da un pezzo, e le prime stelle si stavano accendendo.
Ottavio era chiaramente confuso, non sapeva cosa dire.
Alan si era aperto completamente a lui, il suo rivale da più di dieci anni, rivelandogli un amore che sembrava sconfinato.
Alan non lo vedeva come una copia di Sirius, ma come un nuovo inizio.
Vedeva in lui un modo per redimersi, per riparare ciò che aveva fatto.
E lo faceva nel modo che riteneva più giusto: amarlo.

"Ada, che succede?" sussurrò piano Max.
La Corsara era concentrata a sondare l'ambiente attorno a loro.
Aveva notato qualcosa di anomalo.
"Ha percepito qualcosa" mormorò Ivan.

Alan si era fermato.
Aveva sentito qualcosa.
Si voltò appena in tempo per schivare una massa informe, che gli sfiorò il braccio.
immediatamente, nel punto di contatto esplose un dolore straziante.
Alan gridò la prima runa di protezione che gli venne in mente, che risplendè per un attimo nell'aria.
Una strana forza si avvolse intorno alla compagnia.
Le masse nere ci andarono a sbattere contro: alcune sembravano una vorticosa nebbia nera, altri si erano impossessati di corpi putrefatti, rendendoli più ripugnanti.

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"Ombre!"
pensò.
I demoni riuscirono a sfondare la protezione, ma quella manciata di secondi che la runa donò non furono sprecati.
Ada aveva recuperato le falci, che ora mulinavano con grazia e velocità, falciando letteralmente i demoni che le si avventavano conto.
Le lame brillavano, intrise di magia pura, e ferivano, mutilavano, uccidevano qualsiasi cosa nera che capitasse nella loro traiettoria.
I Kerberion ruggivano, mentre, insieme ai Mightena, attaccavano i demoni con le loro mosse.
Nella confusione della mischia, si sentivano i loro versi di trionfo, di gioia, o versi feriti, di morte.
Alan combatteva mormorando rune a rapido effetto, che si incidevano sulle masse dei demoni per bruciarli.
Ma gli esseri erano davvero troppi.
Alan non si accorse di uno che, nel corpo di un Grovyle, si era arrampicato su un albero e si stava per lanciare addosso a lui.
Non avrebbe fatto neanche in tempo per sollevare la spada che usava per gli attacchi ravvicinati.
Vide solo la massa scura dell' Ombra precipitare verso di lui, e fu allora che accade un miracolo.
Ottavio spinse via Alan e gridò contro il demone. Il grido prese forma, un'onda distruttiva talmente potente da disintegrare il demone e bruciare il corpo del pokemon, che cadde in verticale, dove il salto si era interrotto.
Alan lanciò uno sguardo grato a Ottavio e continuò a combattere con maggior vigore.
I demoni stavano scemando, ma Alan era ferito in più punti. Il sangue gli offuscava la vista, e le forze stavano diminuendo.
Una ferita alla testa colava sangue.A
Le gambe gli stavano cedendo.
Ormai non riusciva a vedere il resto della squadra, era così concetrato a sopravvivere...
Evocava rune sempre più deboli, i colpi erano sempre meno precisi...
Un secondo urlo lo riscosse, ma era Max a gridare.
Alan si fece strada tra corpi e oscurità, si tagliava una via per raggiungere e aiutare il Capo Magma, qualunque cosa gli stia succedendo.
Si era legato troppo a lui, ormai. Prima Ivan che ci soffriva, arrivando a sognarlo. Poi Ottavio.
Vide il corpo di qualcosa che assomigliava a un Fenrir grigio, un pokemon che si trovava solo a Raqalis, ma alcuni demoni lo assaltarono di nuovo e Alan li schivo per un pelo.

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Sentiva le urla di Max e i versi della cosa, evidentemente lo scienziato si stava difendendo bene.
Le grida dei due contendenti pian piano scemarono, così il numero dei demoni, che sparirono con la stessa rapidità di com'erano venuti.
Alan era ricoperto di sangue, suo e non suo, ma era rimasto in piedi, con attorno corpi spezzati di esseri ormai irriconoscibili, corpi senza arti, senza un pezzo o senza testa.
Alan aveva molto autocontrollo, ma riusciva a stento a trattenere il vomito.
Quei corpi senza una forma gli davano il voltastomaco.
Gli ultimi demoni si dissolsero, fuggendo con dei sussurri.
Nessuno li inseguì.

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Ivan guardava la strage intorno a sè.
L'addestramento Corsaro gli era servito, dopotutto.
Molti Mightena giacevano nella neve ormai tinta di rosso, morti.
Alcuni erano irriconoscibili, le ferite erano talmente profonde d riuscire a vedere le ossa.
I Kerberion erano stati più fortunati, anche se qualcuno giaceva senza vita.
Gli ultimi pokemon rimasti in vita vagavano senza un'apparente meta. Forse temevano un secondo attacco.
Ada stava cercando di curare una recluta, ferita sulla spalla.
Ivan si avvicinò a una ragazza a terra. Perdeva sangue dal fianco destro: un'artigliata che partiva dal petto per finire dietro la schiena l'aveva immobilizzata.
La divisa nera, fornita da Raqalis, con stampato sulla clavicola sinistra il simbolo del Team Idro, era lacerata da più punti.
"Capo... ti ricordi di me?" ansimò la ragazza.
Ivan la guardò: Hana, la recluta che l'aveva svegliato al museo.
"Ehi, Hana" gli sorrise il Capo Idro. Nonostante la ferita, nonostante il dolore, il volto della ragazza manteneva quella fierezza caratteristica di tutti i Corsari.
Ivan era orgoglioso della forza del suo Team.
Mentre curava Hana col poco che sapeva dell'arte della guarigione, pensò a come i demoni li avessero scoperti.
Una trappola, ne era sicuro.
Pian piano i frammenti della breve battaglia gli tornarono alla mente: le falci di Ada che ferivano e uccidevano, la nebbia vorticosa che tradiva la presenza dei spiriti maligni, e poi le urla. I versi innaturali dei demoni, dai fischi di quelli incorporei ai versi dei pokemon deformati dalle ombre dentro di loro.
Uvan rabbrividì: i suoi amati pokemon...
Si ricordò come Ottavio uccise l'Ombra Lucente semplicemente urlando: manipolare la magia usando la voce.
"Capo, hai visto la cosa che ha attaccato Max?" chiese Hana, dopo che lui le fasciò il fianco con le divise strappate delle reclute morte.
Ivan non osava guardare chi era morto, forse non avrebbe retto.
Avrebbe visto, in quei corpi morti, le sue reclute?
Al solo pensiero si sentì morire.
"Cosa?" sussultò Ivan. Aveva sentito le grida di Max, ma non aveva pensato al perchè di quelle urla.
"Si! Una specie di Fenrir -sai, quei pokemon a forma di lupo, che stanno qui a Raqalis- ha attaccato dall'alto Max. Ma effettivamente, era molto più grande di un normale Fenrir... e poi questi pokemon non formano branchi con le loro pre evoluzioni, i Garmr?" riflettè lei.
"Hana, dobbiamo cercarlo!" grudò lui, disperato.
"In queste condizioni?" rispose lei, scettica, indicando i sopravvissuti.
"E comunque, Alan e Ottavio sono andati a cercarlo. Vedrai, lo troveranno" continuò, cercando di consolarlo.
Ivan era a pezzi. I sensi di colpa lo attanagliavano, e pregava per la vita di Max.
Un pensiero gli attraversò la mente: Rossella.
La sua amata Rossella.
Il Cosaro balzò in piedi e gridava il suo nome mentre la cercava nella radura, rossa di sangue.
"Ivan, sono qui". La Magmatenente comparve all' improvviso al suo fianco.
Aveva uno sguardo profondamente triste.
"M-mi hanno detto di Max..." balbettò, cercando di trattenere il pianto. Chiuse gli occhi, cercando di fermare le lacrime.
"Rossy... vedrai, lo troveremo..." le sussurrò dolcemente Ivan.
Dimentico di tutte le loro precedenti rivalità, di tutto quello che avevano passato, senza averlo premeditato strinse a sè la ragazza.
I sentimenti correvano, il suo cuore era in fiamme.
La Magmatenente rabbrividì, ma ricambiò l'abbraccio.
Si sentiva sicura e protetta con lui.
Se sapessero che cosa li accomunava...
"Lo troveremo, stai tranquilla. Fosse l'ultima cosa che farò, lo troverò" mormorò Ivan, guardando le mura della città lontana.
"Lo troverò".
Sentì la sua mano sfiorargli il fianco destro, e una fitta di dolore lo fece sussultare.
"Ivan! Sei..." esclamò Rossella, ritraendo la mano velocemente. Era coperta di sangue.
Ivan guardò il punto dove la tenente lo aveva toccato. Effettivamente era ferito, ma non era grave: un semplice graffio superficiale.
"Non è niente, ho subìto cose ben peggiori" la tranquillizzò.
Non era del tutto falso: la ferita non era niente, se paragonata a un'artigliata che una volta il suo Thuban gli aveva inflitto.
Rossella fece scivolare la mano pulita in quella di Ivan che, sorpreso, rabbrividì.
"Ivan, io..." cominciò lei, rossa in viso.
"Ehi, voi due" gridò Ada, distante "Venite ad aiutarci".
Rossella corse verso l'Idrotenente, rossa in viso.
Ivan sospirò, felice di quella fiamma che, in mezzo a tante difficoltà, ardeva come non mai.

"La metamorfosi ti cambia.
Radicalmente.
In pochi attimi non sei più te stesso.
Diventi qualcosa che non conosci.
Ed è bene che di domini in fretta, che impari a gestirti.
Dopo che hai appreso ciò, ti si aprirà un mondo completamente nuovo e pieno d'insidie.
Ma non aver paura, lupus, ci sarà una guida con te".
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Riemerso dall'oscurità che lo avvolgeva, Max sentii una voce familiare pronunciare queste parole.
Aprì con fatica gli occhi, solo per vedere un mondo tutto sfocato.
Si sentiva malissimo, si sentiva bruciare da dentro.
Era come essere divorato da un incendio.
Voleva parlare, chiedere a quello che gli aveva parlato come lo aveva chiamato, e mille altre cose.
Ma non ce la fece, e il buio tornò ad avvolgerlo.

"Come sarebbe a dire, Max è scomparso?"
Elisio era veramente pericoloso, da arrabbiato.
"Elisio, calmati..." tentò Platan, senza successo.
"Augustine, abbiamo perso un membro importante, come posso calmarmi?"
Ada osservava la scena seduta sul bordo del letto di Ivan.
L'idrofilo, nonostante le proteste, era stato fasciato ai fianchi, e ora indossava una semplice camicia bianca che copriva le bende.
Si erano stabiliti in un hotel di Ravenclaw, vicino alla Palestra di Celia e Aaron.
Con la Squadra, composta dai membri rimanenti dei due team, c'erano anche Elisio, il professore di Kalos e Cyrus.
Quest'ultimo non aveva mai fatto una buona impressione su Ada: era un tipo molto strano e tetro, però la Corsara doveva ammettere che era molto intelligente.
Poi era venuta anche Paula, la ricercatrice, che ora parlava piano con Ottavio e Alan in un angolo della stanza.
Rossella si era seduta su un altro letto, e muoveva nervosamente le gambe.
Ada sapeva quanto la Magmatenente era fragile, e a quanto tenesse a Max.
In cuor suo, sperava che Ivan gli infondesse più sicurezza.
"Io penso" cominciò Cyrus, col suo strano tono "che quello sia un licantropo, e che ci avesse aspettato apposta".
Tutti lo guardarono.
"Un... cosa?" chiese sorpreso Platan.
"Effettivamente, ci sta" disse Paula.
"Non può essere un Fenrir: questi pokemon si spostano in branchi, composti da tre o più adulti e le loro cucciolate di Garmr. Dalle vostre descrizioni, risulta che quello era l'unico essere non demone che assomigliava vagamente a un lupo".
Rossella abbassò lo sguardo.
Poverina, pensò Ada, dover sostenere un'angoscia del genere...
"Poi è decisamente fuori misura. I licantropi sono più grandi dei Mightyena e dei Fenrir, e sono avversari temibili anche per i Kerberion".
Calò il silenzio. Ma Ada sapeva cosa stavano pensando tutti.
Finalmente Ivan espresse il pensiero generale, che aleggiava come una spessa cortina di fumo tossico.
"Che fine farà?" chiese, sforzandosi di mantenere un tono fermo.
Paula sospirò, tremolante.
"Non lo so, Ivan. I risultati sono imprevedibili. L'ipotesi più probabile è che muoia sbranato. Se sopravvive, ed è stato morso -cosa che dò per certa- potrebbero esserci tre possibilità: o che muoia comunque entro pochi giorni dal morso, che sopravviva senza effetti collaterali o che si trasformi in licantropo. Quest'ultima ipotesi è quella che avviene più spesso.Un esempio lampante è Eskraas...".
Scese di nuovo il silenzio, interrotto solo dal flebile singhiozzo di Rossella.
Ada si voltò verso Ivan per non guardare, ma vide che anche lui versava qualche lacrima.
Dopotutto, nè Ivan nè Max auguravano all'altro una fine così atroce.

Passarono cinque giorni a Ravenclaw, per eseguire delle ricognizioni.
Cinque lunghi giorni, passati tra la neve e il gelo, con il cuore pesante.
Ivan si era rimesso subito, era abituato a cose ben peggiori.
Setacciavano fuori, vicino alle mura, e vicino alle foreste.
Cinque giorni senza trovare nulla.
Molti abitanti di Ravenclaw li aiutarono.
Gli allenatori della Palestra li aiutarono con i loro pokemon Psico e Spettro, in assenza di Celia e Aaron.
Ma neanche i più potenti Onjollum e i più furbi Ghosdime riuscirono a trovare un indizio.
Forse le loro megaevoluzioni potevano riuscirsi, ma solo i due Capipalestra riuscivano a gestire quella trasformazione.
Cinque albe e cinque tramonti si susseguirono.
Ma tracce di Max, o in qualche modo di una creatura simile a quel lupo grigio nulla.
Il sesto giorno si prepararono per tornare a Cair Syltherin.
Tutti avevano il lutto in cuore.
Alan richiamò con un fischio il Talonflame che aveva iniziato ad addestrare qualche anno fa.
Aveva richiamato il pokemon per le ricerche, ma ormai non poteva più aiutarli.
Erano già alla porta sud, e stavano per ripartire.
Ma il pokemon, di solito puntualissimo, arrivò dopo un quarto d'ora.
"Non possiamo aspettare all'infinito... " disse spazientita Ada.
Ma dopo pochi attimi Talonflame comparve all'orizzonte.
Come una freccia, il pokemon Ardifiamma si portò sopra il gruppo, compiendo ampi cerchi e gracchiando, eccitato.
"Credo che ha trovato qualcosa d'importante" osservò Alan.
Il pokemon, dopo un paio di giri a vuoto, sfrecciò sulla spalla del gigante.
"Allora, cosa hai trovato?" chiese paziente Alan.
"Taaaaal" cantò Talonflame, mostrando, tra gli artigli, una ciocca rosso fuoco e il distintivo Magma.
"Talon!" gracchiò
.
Alan sgranò  gli occhi.
"Talonflame, appena torno a Hoenn mi dedico alla cura della tua specie".
Si voltò raggiante verso il gruppo.
"Talonflame non è riuscito a seguire la pista. Ma Max è vivo".

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"..."

"... chi sei...?"
"Lo sai, Max. Mi senti?"
"...!!!"
"Bravo, ci sei arrivato. Mi sorprende poter parlare con te, nonostante tu sia mezzo morto".
"... PERCHE' L'HAI FATTO! TRADITORE!"
"Uh, avanti. Io non la penserei così, se conoscessi la verità".
"LA VERITA' E' QUESTA! GUARDA COSA HAI FATTO!! A ME, A RAQALIS, ALLA TUA FAMIGLIA!!"
"Max..."
"MAX UN CAMERUPT!! ORA MI ASCOLTI!!"
"Non ho voglia di sentire le tue lagne. Appena ti riprenderai, me ne andrò. Capirai più avanti. Addio, Max, è stato un piacere conoscerti. Ricordati quello che ti ho appena detto, qiando ti risveglierai io non ci sarò più. Ti renderai conto del motivo del mio gesto solo quando tutto sarà al suo posto".
"NON TI AZZAR..."
"..."
"... no... aspetta..."
...
 
"Come  sarebbe a dire, non possiamo andarlo a cercare? Oh, ma insomma, è il mio Capo!"
"Ottavio, lo sai, ber il bene suo è meglio se lasciamo fare a Eskraas".
Damson aveva mandato il Capopalestra a cercare Max. Dopotutto, lui era uno tra i licantropi più adatti  a quel compito.
Trasformatosi in un lupo bianco rigato di nero, annusò brevemente ciò che Talonflame aveva trovato, e partì di corsa.
Ottavio colse un'occhiata del lupo rivolta a Ivan, come a dire "troverò il tuo amico".
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All'improvviso sentì Alan abbracciarlo da dietro.
Nonostante tutto, avvertì una sensazione di calore nel basso ventre.
"Vedrai, lo troverà." gli sussurrò dolcemente.
Era da più di una settimana che Max era scomparso. Ottavio era sconfortato.
Sette giorni senza risposte.
"Ottavio..." gli sussurrò Alan.
"Quando vuoi... possiamo parlare...?"
Ottavio sapeva a cosa si riferiva.
Non aveva riflettuto sulla cosa, ma era giunto comunque a una conclusione.
Che avrebbe aiutato entrambi.

...

Nonostante l'agilità e la forza fossero aumentate, la foresta sembrava volerlo trattenere, ferendolo.
Radici lo facevano inciampare, rami bassi lo graffiano, e ostacoli di ogni genere gli si paravano continuamente davanti.
La neve, poi, gli offuscava la vista.
Non ci voleva.
Quanto tempo aveva dormito?
I suoi lo stavano cercando?
La creatura si fermò, e guardò il cielo, ben sapendo che era inutile.
Le nuvole coprivano il cielo, rendendo impossibile l'orientamento.
L'essere aveva provato a seguire gli odori, ma era così confuso da  sbagliarsi in continuazione.
Si rifugiò in una piccola rientranza nel terreno, approfittando della neve per riposarsi un pò.
Voleva ricongiursi alla sua famiglia.
Ma l'avrebbero accettato così?
Emise un breve ululo di sconforto.
Come poteva andare peggio di così?

...

Eskraas si considerò fortunato a essere un lupo bianco: le sottili venature nere unite al candido manto gli avevano assicurato una perfetta mimetizzazione nelle tempeste di neve.
Nonostante nevicava, si era allenato parecchio dalla sua trasformazione.
In quei mesi di presunta pace aveva affinato udito e vista, e ora vantava di una discreta esperienza "lupesca".
La neve copriva le tracce: sebbene fosse difficile seguirlo (se mai qualcuno o qualcosa vorrebbe farlo) era anche vero che così perdeva le tracce di Max.
Eskraas si fermò di botto, e cominciò a guardarsi attentamente intorno.
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Lo aveva sentito.
Era passato di là.
Ma l'odore svanì subito dopo.
Ma apparte un' insignificante rientranza nel terreno, c'erano alberi e solo alberi.
Senza segni di licantropi o un qualcosa che testimoniasse un passaggio di forme di vita.
Stava per ripartire, deciso a seguire quella traccia che lo sentì.
Un breve uggiolio di tristezza, proveniente dalla rientranza.
Si affacciò, e nella poca luce che filtrava da fuori, scorse una sagoma.
Un lupo dormiente.
L'odore di prima ora era più intenso.
Eskraas lo rionobbe subito: ognuno di noi ha un profumo diverso, e i licantropi sono sensibilissimi a queste "traccie".
L'odore, per loro, è la carta d'identità più completa che esista.
Eskraas sorrise lievemente, come solo i lupi sanno fare, felice di aver concluso la sua ricerca.

---POKEDEX DI RAQALIS---
Il pokedex è ancora agli albori, e finora è completo solo sottoforma di schizzi. Le immagini, purtroppo, non si possono caricare, per questo ve le linko qui sotto.
Ghosdime:
https://www.facebook.com/OpalisStudiosRaqalisRegion/photos/a.800310940032484.1073741832.713975101999402/800570910006487/?type=3&theater

Onjollum:
https://www.facebook.com/OpalisStudiosRaqalisRegion/photos/a.800310940032484.1073741832.713975101999402/800570830006495/?type=3&theater

---ALTRI POKEMON---
Kerberion (Teyrnas)
 https://www.facebook.com/teyrnas/photos/a.1423099001253269.1073741828.1423050437924792/1595669590662875/?type=3&theater
   
 
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