»Non penso mai al futuro: arriva fin
troppo presto.« - Albert
Einstein
Prologue.
Camminavo senza pensare a niente e nessuno, come se qualcosa o qualcuno potesse sentire il vuoto dentro di me.
Avevo paura, paura che qualcuno un giorno sarebbe venuto a dirmi "scemo, non servi a un cazzo", perché finché lo sapevo io, ero meno devastante.
Ero vuoto, e io ne ero completamente consapevole, sentivo che dentro di me non girava assolutamente nulla, se non pensieri confusi.
Sorrisi però, d'un tratto, come se qualcosa dentro di me ci fosse.
Alzai il viso verso il cielo e dei fiocchi di neve si posarono sul mio viso, e io, come uno stupido, tirai fuori la lingua.
La neve mi piaceva, particolarmente, la neve era felicità, il riflesso di tutti i colori, il riflesso di una vita.
Bianca.
Ma lei non è bianca, lei è così colorata e nessuno se ne accorge.
Così, in qualche modo strano entrai in classe con il sorriso sulle labbra, sentivo qualcosa smuoversi dentro di me, forse paura, o forse la ricerca di qualcosa.
Ero senza preoccupazioni, se non per il fatto che ero preso di mira in quella classe, da tutti.
Qualsiasi cosa, ero io, e io, finivo nei pasticci nonostante le labbra rotte e il sangue colante dal naso.
Qualsiasi cosa facessi, era sbagliata. Io ero sbagliato.
E mai avrei pensato che due occhi verdi potessero dirmi il contrario.
»Non possiamo risolvere i nostri problemi
con lo stesso pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo
creati.«
- Albert Einstein
- Albert Einstein
NdA:
Sono Mart! Vi prego di leggere qui sotto…
Questa è una mia nuova FF, questo è solo il prologo, ma spero che un po' possa incuriosirvi comunque.
Ditemi se è il caso che io la continui perché se non è il caso, finisce direttamente nel cestino, ahah.
Grazie a chiunque leggerà questa merdina. <3
/Mart.