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Autore: B Rabbit    05/03/2015    2 recensioni
{ Il Marchio di Atena | Nico's PoV | Non prometto nulla }
Eppure, nonostante il fuoco del dolore e le membra tremanti, la serenità ammorbidiva il tuo giovane viso, diradando le ombre stanche della tua espressione come nebbia mattutina. Un sorriso di lui bastò a sollevarti, a rendere quei ricordi acerrimi – il Tartaro, la prigionia – lontani, distanti come la vita trascorsa con Bianca, la tua prima sorella, ma ancora vividi come la sua dolce memoria.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Via con te portasti i colori del mondo




Le pareti rombarono con fragore, indignate dalla presenza dei mezzosangue come se l’ira bollente di Aracne si fosse insinuata nelle rocce della caverna. Sostenendoti con la fedele lama, seguisti docile la voce di Hazel che ti chiamava – ingenuamente era corsa verso la scaletta, dimentica quasi della tua debolezza –. Eppure, nonostante il fuoco del dolore e le membra tremanti, la serenità ammorbidiva il tuo giovane viso, diradando le ombre stanche della tua espressione come nebbia mattutina. Un sorriso di lui bastò a sollevarti, a rendere quei ricordi acerrimi – il Tartaro, la prigionia – lontani, distanti come la vita trascorsa con Bianca, la tua prima sorella, ma ancora vividi come la sua dolce memoria.
La grotta si riempì del suo urlo, del suo nome – percepisti gioia nella voce di Percy, mista alla serenità e all’eccitazione dovute alla vista di lei, viva nella terra popolata dai suoi incubi –.
Lo vedesti correre verso il parapetto della nave, raggiungere la sua amata. Abbracciarla.
Bastò un sorriso per disarmarti, per convincerti ad ignorare l’inflessibile ragione per un piccolo desiderio, e per qualche attimo rimanesti ad osservare quel meraviglioso sorriso, fiorito per qualcun altro. Era felice, Percy, e questo ti bastava per esserlo a tua volta.
Eppure tua sorella gridò, e la scelta di Lachesi emerse nella realtà sotto forma di seta bianca.
Arrancasti verso di loro, chiedendoti perché tanta disperazione e sofferenza fosse destinata a voi figli divini.
La voce uscì fuori dalle tue labbra tremanti, gorgoglii confusi e privi di alcun senso, parole deformate dal gelo della paura.
Il filo scivolò di più nell’abisso, trascinandosi la figlia di Atena con sé. Percy la seguì, e un gemito salì dal tuo cuore terrorizzato.
Lo chiamasti, lui ti rispose.
I passi aumentarono; provasti a correre, gettando via la spada, ma le gambe tremavano e ti ritrovasti più volte a terra, a strisciare carponi verso di lui, a rialzarti e camminare ancora.
Grida di frustrazione eruttarono dalla voragine, laceranti e possenti. E poi silenzio.
Rocce si staccarono dal bordo dell’abisso e caddero giù verso il Tartaro.
«Percy!» urlasti, e per qualche secondo l’aria fu ricolma unicamente dei sussulti della caverna – per qualche secondo il terrore riempì e soffocò il tuo cuore –, ma poi lui ti rispose, e quel suono ti diede la forza di bruciare i pochi metri rimasti.
Ti inginocchiasti lungo il margine – tua sorella si avvicinò, continuando a chiamare i suoi compagni, a supplicarli di raggiungervi – e ti affacciasti. Un lamento ti sfuggì via: Percy si reggeva ad una piccola sporgenza, lontano da te, e l’oscurità sembrava stringere il suo corpo e quello della ragazza con mille mani.
«Prendi Annabeth!» ruggì lui appena ti vide, ma poi digrignò i denti per l’ira, quasi si fosse accorto dell’irrealizzabilità della sua preghiera.
«La salveremo!» gli dicesti convinto, guardandolo negli occhi smeraldini – le sue iridi sembravano rinchiudere un mare burrascoso, intorpidito dal buio dell’antro e dalla disperazione –. «E anche tu». Lo guardasti ancora e una promessa si suggellò quando lui annuì, credendo alle tue parole.
Ti voltasti indietro e rimasi in silenzio, sperando che gli altri giungessero immediatamente lì in soccorso, ma ogni secondo che moriva liberava paura, angoscia e freddo. Hazel continuava a gridare, gli occhi gravidi di lacrime.
«Vi prego…» modellò la tua voce, e gli occhi fissarono gli eroi di quell’impresa mentre salvavano l’Athena Parthenos. Non loro. Non lui.
Ti affacciasti nuovamente e allungasti la mano verso di lui, sperando che la distanza si accorciasse, sperando che il fato fosse diverso da quello che appariva.
Annabeth parlò, ma il rumore della sala rubò il senso delle sue parole. «Mai!» gridò Percy di rimando, rifiutando la sua supplica – inaccettabile, pensasti –.
Lui si voltò e puntò i suoi occhi penetranti nei tuoi – rabbrividisti a quel contatto fatto d’aria e un velo di inquietudine ti coprì con dolcezza –. «Dall’altro lato, Nico! Ci vediamo là. Capito?».
Sgranasti gli occhi, conscio del significato di quelle parole.
«Ma…» farfugliasti, e le mani cominciarono a tremare.
«Portali là! Promettimelo!». Un grido doloroso, una preghiera disperata. Gli occhi cominciarono a bruciarti. «P-promesso!» dicesti, eppure nel tuo profondo una speranza anelava alla salvezza di entrambi.
Guardasti inerme le sue mani rilassarsi lentamente e i suoi polpastrelli scorticati scivolare dall’appiglio.
Un urlo lacerò l’aria, implorando aiuto a un soggetto indefinito – capisti che era la tua voce dal bruciore che ti inardiva la gola, dall’impotenza che tentavi di nascondere –, ma i due amanti caddero nel baratro e vennero divorati dall’oscurità sotto il tuo sguardo incredulo.
Rimanesti a guardare il vuoto, le mani che formicolavano per un salvataggio non riuscito.
Hazel pianse, gemiti e singhiozzi che si mescolavano.
«N-no…». Avvicinasti le mani al viso per nasconderti dalla verità, per cancellare un mondo che aveva perduto un figlio, ma colpisti la terra con i pugni chiusi e gridasti finché i polmoni non reclamarono ossigeno. Curvando la schiena, sfiorasti il terreno con la fronte.
E una lacrima cadde fra la polvere, portando via dal tuo cuore i frammenti del tuo piccolo, innocente desiderio. La voglia di salvarlo.



















E’ una cosa scritta di getto, ecco xD
E' quel famoso capitolo de Il Marchio di Atena in cui parecchi hanno sofferto, sia personaggi che lettori, e ho deciso di raccontarlo secondo il punto di vista di Nico, che io amo dalla sua prima apparizione.
Essendo, appunto, narrato secondo “gli occhi” di Nico, c’è una parte in più che coincide con lo svenimento di Annabeth.
Ho scritto ciò con la mia gatta che camminava allegramente sulla tastiera, che abbracciava le tende e che azzannava i miei gomitoli di lana. Esperienza bellissima.
Grazie a tutti voi e buon qualcosa :3

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