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Autore: Janes_Holmes    05/03/2015    2 recensioni
J: -Sher mi dispiacerebbe davvero tanto se la mia pessima e dolorosa cena intaccasse i tuoi bei vestiti. Ora se fossi in te mi sposterei.-
Intanto John è diventato di un colore verdastro e a Sherlock non è sfuggito, infatti si scosta giusto in tempo con un'espressione contrariata.
S: -John! Hai risparmiato i miei vestiti, potevi cercare di fare la stessa cosa con la tappezzeria.-
John si rialza indolenzito e fissa gli occhi in quelli del coinquilino.
-Sherlock in questo momento ho tanto autocontrollo quanto ne hai tu quando sei fatto. Non mi provocare.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I need you (for a case)

First

John spalanca la porta del 221b con diciamo non troppa delicatezza, e con altrettanta indelicatezza la richiude dietro di sé. Sale le scale con passo pesante e entra nell'appartamento.
-Sherry!?- urla.
L'uomo seduto sulla poltrona, sentendosi interpellato solleva il capo e alza un sopracciglio con fare interrogativo.
-Sher mi sei mancato- continua John con lo sguardo perso e gli occhi vitrei. Si avvicina alla poltrona barcollando e prende le mani del detective con le sue tirandolo a sé e facendolo alzare. Con le mani sui polsi dell'altro, il dottore esita qualche istante, poi gli getta le braccia al collo stringendolo in un abbraccio. Sherlock, comprensibilmente confuso, si oppone, prendendo a sua volta i polsi dell'altro avvolti al suo collo e lo allontana da sé.
S: -John, sei ubriaco- 
J:-Naa, sono solo un po’ sbronzo- replica con voce acuta.
S: -John, se tu cercassi la parola "sbronzo" su internet troveresti che è sinonimo di "ubriaco"...
J: -Andiamo, non essere pignolo-
S: -Cos'è successo, perché hai bevuto? Ti conosco, non sei tipo da ubriacarti senza motivo. Problema di cuore direi, si tratta sempre di questo.-
J: -Sta zitto. Per favore spostati.
S: -E perché mai?
J: -Sher mi dispiacerebbe davvero tanto se la mia pessima e dolorosa cena intaccasse i tuoi bei vestiti. Ora se fossi in te mi sposterei.-
Intanto John è diventato di un colore verdastro e a Sherlock non è sfuggito, infatti si scosta giusto in tempo con un'espressione contrariata.
S: -John! Hai risparmiato i miei vestiti, potevi cercare di fare la stessa cosa con la tappezzeria.-
John si rialza indolenzito e fissa gli occhi in quelli del coinquilino.
-Sherlock in questo momento ho tanto autocontrollo quanto ne hai tu quando sei fatto. Non mi provocare.
S: -D'accordo calmati ora. Ti faccio un te.
John annuisce e si abbandona pesantemente sul divano. Con la poca coscienza di cui ancora dispone  ha il tempo di pensare a cosa lo ha spinto ad abbracciare Sherlock. Non è stata la sbronza, no. Quella la userà come scusa in caso Sherlock risollevasse l'argomento. No c'è qualcos'altro, ma John non ha abbastanza lucidità per visualizzare la risposta e nemmeno abbastanza tempo. Sherlock torna dalla cucina con il vassoio e le tazze di tè, che appoggia sul tavolino, e si siede accanto a lui. John ha lo sguardo fisso nel vuoto, perso nei suoi pensieri. 
-Avanti, bevi. Poi ti sentirai meglio.- dice Sherlock porgendo la tazza all'altro, che si riscuote e inizia a bere il suo tè. 
-Sherlock...-
-John...-
Dicono contemporaneamente dopo qualche minuto di silenzio. Passato l'attimo di sorpresa Sherlock si zittisce e John ne approfitta. 
-Sherlock, scusami...-
All'occhiata interrogativa del detective, continua
- Non avrei dovuto abbracciarti, capisco che sei stato infastidito, so che non ti piacciono queste cose...-
Sherlock scuote il capo. -Non importa, non sei in te-
J: -No, ascolta. Voglio solo dirti che...se potessi lo rifarei...-
S: -John, non sei lucido, và a dormire- ribatte svelto e prendendo la tazza vuota dalle mani dell'altro riporta il vassoio in cucina, dove lava le tazze e i cucchiai. Quando torna in salotto il corpo di John è abbandonato mollemente sul divano. Con qualche passo Sherlock lo raggiunge. Il petto del dottore si alza e si abbassa dolcemente, la bocca semiaperta. In un insolito moto di tenerezza, il detective recupera una coperta dall'armadio nelle sua stanza e la adagia piano sul corpo di John. Poi però invece di lasciarlo a sé stesso e ritirarsi sulla sua poltrona, il moro rimane inginocchiato accanto al dottore. Allunga una mano verso la sua fronte dove le sue dita pallide trovano una ciocca di capelli, che gli scosta dolcemente. A quel lieve tocco John si volta su un fianco verso    il detective e mormora il suo nome. A quel punto Sherlock si alza e con due lunghe falcate raggiunge la sua poltrona, dove si accomoda, gli occhi chiusi e le mani giunte sotto al mento.  Il fato prevede che questa notte Holmes non dormirà. Non che sia una sorpresa, ma stavolta è diverso. Stavolta il detective ha un vero enigma da risolvere. L'enigma che i sentimenti hanno in serbo per gli esseri umani. Perché anche Sherlock è umano. Anche lui, come tutti, a volte deve fare i conti con qualcosa dove la logica è inutile.







Salve a tutti (o nessuno, dipende dal numero di lettori). Questa è la prima ff che pubblico, anche se ne ho scritte altre che però terrò rinchiuse in una cartella sul mio desktop e non avranno mai altro lettore al di fuori di me u.u   Chiedo scusa per la lunghezza non molto soddisfacente, ma ho dovuto spezzare la storia a metà per preparare il prossimo capitolo. Ho messo rating giallo in caso mi venisse l'ispirazione per i prossimi capitoli, ma sarà decisamente molto più verde. Detto questo, spero vi piaccia anche solo vagamente. :)
 

 

   
 
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