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Autore: ilacchan00    06/03/2015    1 recensioni
"Che ti ho fatto?"
"Quello che fai sempre quando usciamo."
"Ti ho già chiesto due volte scusa, che vuoi ancora?!"
Non rispose, ma parlò con lo sguardo, fisso sugli occhi color blu del compagno. Alzò un sopracciglio, appoggiando poi la schiena al bastone dell'ombrellone.
Scorse un sorrisetto formarsi sulla labbra di Daiki, uno di quei suoi molto divertiti. Dopo quello, il ragazzo si alzò con il busto, rimanendo seduto di fronte al ragazzo. Gli prese il viso, costringendolo a guardarlo.
"Quindi? Cos'è che vuoi?"
"Niente. Passerà da solo."
"Oh certo. Ma non voglio vederti con il broncio tutto il giorno quindi è meglio se velocizziamo la cosa non credi?"
"Come vorresti farlo?"
"Oh beh, vedrai."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una lieve brezza scompigliava i rossi capelli di Kagami, seduto su un muretto proprio di fronte alla spiaggia dove avrebbe dovuto mettere piede giá due ore prima assieme al suo ragazzo: Aomine. Dovevano incontrarsi lí alle dieci di mattina ma era ormai mezzogiorno che Daiki non era ancora arrivato. Taiga si era sparato due ore di musica per passare il tempo e aveva scritto si e no mille o più messaggi al blu per incitarlo a muoversi. Non gli era suonata la sveglia e alle dieci di mattina lui ronfava ancora. La madre l'aveva svegliato, ricordandogli che doveva uscire e si era cambiato in trenta nanosecondi. Aveva preso il primo treno, ovviamente sbagliato, e andò dalla parte opposta a dove dovevano incontrarsi.

Taiga ormai ci si era abituato ai suoi ritardi, anche se gli davano sempre un po' fastidio. Non aveva mai fatto un ritardo di due ore e mezza, e non l'avrebbe presa bene sicuramente.

Ovviamente, perso il treno giusto, Daiki si mise a correre per tutta la città pur di arrivare in fretta. Non aveva nemmeno guardato il telefono e quando l'avrebbe fatto, si sarebbe trovato non pochi messaggi dalla stessa persona.

Il rosso lo scorse da lontano, intento in una corsa piuttosto faticosa dato che sembrava stesse per morire quando arrivò di fronte a lui.

"T-taiga.. Scusa.. Non é suonata la sveglia.."

Pronunciò il blu, dando la colpa all'oggetto del suo ritardo. Appoggiò una mano sulla spalla del rosso, usandolo come appoggio per riprendere fiato. Se avesse giocato a basket, avrebbe avuto di sicuro meno fiatone di ora. Nonostante le sue scuse, Taiga era un po' arrabbiato.

"Va beh. Ormai ci ho fatto l'abitudine."

Rispose secco, togliendosi le scarpe prima di entrare alla spiaggia. Non se le voleva riempire di sabbia, quindi avrebbe camminato scalzo. Stessa cosa fece Aomine, seguendolo subito dietro di lui. Si misero in un angolo appartato, lontano dalle persone anche perché era l'unico posto libero in cui sistemarsi con gli asciugamani. Era l'unico ombrellone vuoto, il resto della spiaggia era piena di genitori con bambini, ragazzi della loro età, nonni con i nipoti o semplicemente mariti e mogli. I bambini riempivano la riva con castelli di sabbia e costruzioni fantasiose, osservati dai genitori o parenti.

Dopo essersi sistemati e messo un asciugamano al sole e uno all'ombra, Taiga si tolse la maglia, rimanendo in costume che già indossava da due ore. Stessa cose fece l'altro, pronto ad andare in aqua e fare un bagno assieme all'altro ragazzo.

Ma invece, Kagami aveva altre idee in testa e si sedette sull'asciugamano all'ombra.

"Daiki, mangiamo?"

"Ma se siamo appena arrivati! Non vuoi farti un bagno?!"

"Senti, è mezzogiorno. Tu dovevi arrivare due ore fa, così avevamo il tempo di farci un bagno prima di pranzo ma visto che sei arrivato tardi mangiamo e poi andiamo. Ho fame."

Quando Kagami aveva fame, nessuno poteva contestarlo. Anche se erano le undici del mattino, lui doveva mangiare.

"Uff, e va bene."

Con uno sbuffo, Daiki accettó, più che altro perché aveva ragione il rosso ad avere fame e in fondo era colpa sua se ora non potevano divertirsi in acqua.

Aomine si sedette accanto al proprio fidanzato. Di solito si salutavano dandosi un bacio leggero, ma lo facevano solo quando erano soli, per non essere giudicati. Quando erano in pubblico, come in quel momento, ogni tanto Daiki aveva voglia delle labbra di Taiga ma lui rifiutava perché erano in mezzo alle persone.

In quel momento, il blu si avvicinò per un contatto ma Kagami si ritrasse, usando la scusa di prendere il bento di entrambi. Erano due scatoline piccole, che aveva preparato lui stesso dato che come al solito l'altro si dimenticava il pranzo o la merenda. E poi non sapeva cucinare, Aomine.

Da come si scostò però, Daiki scorse una piccola rabbia nei suoi occhi, probabilmente dovuta al ritardo. Non se la prendeva sempre, solo quando aveva la luna storta ed era incazzato tutto il giorno senza un preciso motivo. Gli succedeva quando la mattina a causa della sveglia cadeva dal letto oppure quando non c'era cioccolata in dispensa perché l'avevano finita insieme o perché aveva fame, o perché non trovava le cuffie per ascoltare la musica. Non erano molte le cose con cui si poteva arrabbiare alla fine.

In ogni caso, si sarebbe fatto perdonare, in qualche modo.

Taiga prese la sua scatoletta, aprendola e trovando una manciata di riso, qualche verdura e delle bacchette. Le staccò, al contrario di Daiki che era rimasto con il contenitore appoggiato sul telo e la testa girata verso il rosso.

"Che hai?"

"Nulla."

Non lo degnò di uno sguardo ma anzi, si mise a mangiare il riso normalmente, come se Aomine non ci fosse. Il ragazzo corrugò la fronte.

"Allora perché non mi guardi?"

"Perché sto mangiando."

Botta e risposta, ecco cos'era. Aomine iniziava a spazientirsi, dato che non era uno di molta calma e tranquillità mentre invece Taiga sembrava esserlo un po' di più di lui.

In realtà, Kagami era un bravissimo attore. Avrebbe potuto avere una carriera se faceva cadere in tranello uno come Daiki facendogli credere che era infastidito dal suo ritardo. Non lo era, quella leggera rabbia era scomparsa quando l'aveva visto togliersi la maglia.

Con uno sbuffo, anche il ragazzo dalla carnagione color cioccolato si mise a mangiare il suo pranzo preparato dal fidanzato. Entrambi non fiatarono, men che meno Kagami che quando mangiava era concentrato solo sul cibo e quello che lo circondava era inesistente. Per Aomine invece la cosa era diversa. Spesso alzava lo sguardo verso la massa di persone e osservava soprattutto le ragazze della loro età o più piccole. Chissà per quale motivo.

Lo faceva spesso, anche per strada e sembrava che non ne potesse fare a meno. A Taiga non quadrava molto questo fatto, però non lo sorprendeva quasi mai a guardare i fondoschiena o i seni delle donne.

Nonostante questo, il rosso finì per primo, come sempre e subito dopo arrivò Daiki che si alzò, pronto ad entrare in acqua e rinfrescarsi un po'. Ma Kagami gli prese il polso, tirandolo di nuovo giù e facendolo risedere.

"Ehy ma che-"

"Non puoi andare in acqua ora. Hai appena finito di mangiare."

"E quindi?!"

"E quindi non ci vai."

"Senti, io ci volevo andare già prima, se devo aspettare altre due ore che digerisca sappi che non le passerai tranquillamente."

"Di chi è la colpa per il fatto che ora non puoi andare a fare un bagno?"

"Sei tu che hai voluto mangiare!"

"Sei tu che sei arrivato due ore dopo!"

"Oh va bene scusa!"

Con uno sbuffo, si convinse a sedersi e stare calmo per un po'. Ma comunque, non si erano ancora toccati con le labbra.

"Taiga."

Lo chiamò, una volta disteso sull'asciugamano con le ginocchia piegate dato che c'era anche Kagami di mezzo.

"Che vuoi?"

Gli rivolse uno sguardo veloce, dopo aver messo via i due contenitori.

"Non rispondermi così male, mica hai il ciclo."

"Che c'entra. Anche io posso incazzarmi."

"Che ti ho fatto?"

"Quello che fai sempre quando usciamo."

"Ti ho già chiesto due volte scusa, che vuoi ancora?!"

Non rispose, ma parlò con lo sguardo, fisso sugli occhi color blu del compagno. Alzò un sopracciglio, appoggiando poi la schiena al bastone dell'ombrellone.

Scorse un sorrisetto formarsi sulla labbra di Daiki, uno di quei suoi molto divertiti. Dopo quello, il ragazzo si alzò con il busto, rimanendo seduto di fronte al ragazzo. Gli prese il viso, costringendolo a guardarlo.

"Quindi? Cos'è che vuoi?"

"Niente. Passerà da solo."

"Oh certo. Ma non voglio vederti con il broncio tutto il giorno quindi è meglio se velocizziamo la cosa non credi?"

"Come vorresti farlo?"

"Oh beh, vedrai."

Kagami meritava davvero il premio Oscar per il miglior attore. Ingannare Daiki non era semplice e trattenere i sorrisetti divertiti che venivano spontanei era complicato, ma Taiga ce la faceva benissimo.

Di colpo Aomine trascinò il ragazzo verso di sè tramite la collana che portava sempre. Si distese, facendolo stare sopra di lui per pochi millisecondi perché poi il blu prese il comando e invertì le posizioni. Un leggero rossore si formò sulle guance del sottomesso che subito mise le mani sulle spalle del dominatore.

"Daiki, non possiamo. C'è gente."

"Smettila. Non pensare alle persone."

Il ragazzo dopo quelle parole iniziò ad avvicinarsi, lentamente al viso del compagno, ma l'altro non voleva e girò il volto a sinistra.

"N-no Daiki. Non qui."

"Taiga.."

Gli lasciò un bacio sulla guancia, spostandosi sempre di più verso le labbra. Lo costrinse a girare la testa con una mano, obbligandolo a guardarlo dritto negli occhi ad una distanza minima.

"Dimmi una cosa. Preferisci baciarmi e accarezzarmi o stare attento agli occhi indiscreti che ci guardano per non farci giudicare male?"

"Entrambi.. Suppongo."

"Scegline una."

Si avvicinò ancora, passando quella calda lingua sulle labbra del rosso. A quel punto, anche Taiga si era lasciato trasportare. Non resisteva molto quando gli parlava da così vicino, era tanto se l'aveva ascoltato fino alla fine. Usò quella scusa per appoggiare delicatamente le labbra su quelle di Aomine, in un contatto inizialmente leggero ma che poi l'altro prolungò staccandosi e riattaccandosi. Erano piccolissimi baci a stampo, leggeri, ma che dati di seguito era come usare la lingua. Quel piccolo schiocco che provocavano alla fine di ogni tocco era molto più bello della musica che di solito ascoltavano. Sarebbero stati lì a sentire quel suono all'infinito da quanto era stupendo. Socchiusero entrambi gli occhi, guardandosi da molto vicino fino a quando Kagami non li chiuse totalmente, per inebriarsi con tutto se stesso in quei baci. Portò una mano da terra al fianco di Daiki, salendo sul bicipite, la spalla e infine il collo.

Non ci misero molto a cambiare tattica e rimanere in contatto senza più allontanarsi. Ora erano completamente uniti, anche con le lingue che si intecciavano e giocavano l'una con l'altra.

Passarono secondi, o forse anche minuti che ancora non si allontanavano l'uno dall'altro. L'unica cosa che li fermò era l'aria che mancava. Taiga intanto era diventato un po' rosso in viso, probabilmente a causa delle persone che li circondavano. Rimase in ogni caso molto vicini, anche una volta terminato il bacio.

"Non sei bravo a fingere, sai? Non con me almeno. L'ho capito fin da subito che non eri veramente arrabbiato."

"A-aspetta quindi-"

"Quindi sono io il vero attore."

Una piccola risata scoppiò tra i due quando Aomine si tolse da sopra di lui e andò a distendersi accanto.

"Sei un bastardo."

"Io?! Sei tu quello che ha iniziato a fingere."

Kagami rispose con una risata, alzandosi dal telo e andando a distendersi su quello al sole, ora coperto per un quarto dal sole.

"Che fai?"

"Ti lascio dormire."

Il blu rimase leggermente stupito da come lui avesse capito che aveva intenzione di dormire. Ma dopotutto lo conosceva bene, come faceva a non sapere che lui dormiva dopo pranzo?

"Telepatico."

"No, semplicemente sono il tuo ragazzo."

"Che c'entra?"
"Che ti conosco come tua madre."

"Idiota."

Un'altra risatina da parte di entrambi e poi il silenzio, almeno in quella parte di spiaggia.

 

Daiki dormiva e Taiga? Cosa doveva fare? Girarsi i pollici e basta.

Ma mentre si girava i pollici per modo di dire, guardava Aomine. Lo osservava da capo a piedi e forse se ne accorgeva, si sentiva osservato ma nulla lo distraeva dal dormire e ronfare come un ghiro.

Kagami rimase ad esaminarlo, dai capelli mossi leggermente dal vento, gli occhi chiusi, la guancia schiacciata sulla borsa dato che era disteso con la pancia in giù. Era carino in quella posizione, non sembrava così burbero come sembrava solo per quella guancia che poi si sarebbe trovato rossa per tutto quel tempo rimasta premuta. Le labbra chiuse, intente forse a parlare durante il sogno che stava facendo, il collo che si muoveva anche se di poco assieme alla schiena. Quella si alzava e si abbassava, ad ogni respiro che faceva. Un braccio appoggiato sopra la borsa mentre l'altro al di sotto, senza un preciso motivo. Però quella posizione metteva ben in risalto i bicipiti e i tricipiti, piuttosto muscolosi quasi o quanto quelli di Taiga. Poi, scendendo sempre più in giù, gli osservò le gambe anch'esse scure come tutto il corpo. Non che gli interessasero tanto quella parte di Daiki, ma comunque erano belle da vedere, almeno per lui. Poi, gli altri probabilmente le guardavano solo per vedere come faceva a muoversi così velocemente in una partita di basket. Per un po' rimase anche a guardare il fondoschiena, che non aveva mai ammirato senza esser beccato da Aomine.

Senza rendersene conto, passarono minuti, ore.

Ore in cui Taiga era rimasto imbambolato ad osservarlo come mai aveva fatto. Si risvegliò da quella specie di ipnosi in cui era entrato da solo e guardò l'ora sul cellulare, notando che erano le due del pomeriggio passate. Il sole aveva cambiato posizione e l'ombra era solo sotto l'ombrellone. Entrambi erano completamente esposti.

Doveva svegliarlo, altrimenti quello avrebbe dormito l'intero pomeriggio conoscendolo. Se lo svegliava dolcemente, di sicuro poi l'avrebbe convinto a farlo dormire ancora, come di solito faceva la domenica. Quindi, scelse le maniere forti, quelle con cui si divertiva a vedere la sua reazione dopo.

Si alzò, silenziosamente anche se in realtà quando Aomine dormiva, poteva cadere una bomba accanto a lui che non avrebbe aperto occhio. Si stiracchiò e camminò verso la riva, ora deserta dai bambini perché probabilmente anche loro dormivano sui propri teli. La sabbia scottava sotto i suoi piedi e di conseguenza dovette accelerare per arrivare alla sabbia umida e non soffrire più il calore. Sentì, una volta giunto un po' più in la, l'acqua fresca inondargli i piedi ma non perse tempo. Entrò in acqua fino alle caviglie o poco più, il giusto per accucciarsi e bagnare le mani e i polsi.

Fatto ciò, tornò in fretta dal ragazzo che ancora dormiva beatamente, ignaro di quanto avrebbe urlato. Arrivato accanto a lui, si accucciò di nuovo, avvicinando lentamente le mani fredde sulla sua schiena bollente perché esposta al sole fino ad appoggiarle del tutto.

Un millisecondo bastò per far svegliare Daiki, che scattò seduto. Per sfortuna non aveva urlato, ma comunque la sua faccia era esilarante e infatti Kagami si mise subito a ridere, cadendo seduto sulla sabbia.

"Che cazzo fai?!"

L'altro rideva, anche di gusto e non rispose.

"Taiga, lo sai che ora devi muovere quel culo perché se ti prendo non sai cosa ti faccio."

Quelle parole bastarono per far calmare il rosso. Rimasero a guardarsi per un secondo e subito il blu tentò di prendergli la caviglia ma l'altro prontamente la ritrasse, alzandosi in fretta in piedi.

Stessa cosa fece il compagno, pronto a prenderlo e torturarlo a modo suo.

Kagami si mise a correre, non al massimo perché sulla sabbia era difficile farlo e l'altro subito dopo di lui cercava di prenderlo. Avevano scelto il momento giusto per correre insomma, sulla riva non c'erano bambini, erano pochi quelli che si avventuravano al sole a quelle ore di punta.

Loro erano quei due idioti che l'avevano fatto.

Mentre correvano, Taiga rideva un po' ma Daiki al contrario faceva il finto incazzato.

"TAIGAAA!! GIURO CHE NON TI FACCIO NULLA DI MALE!"

"L'ULTIMA VOLTA CHE L'HAI DETTO NON TI DICO COS'E' SUCCESSO."

"TE LO PROMETTO NON FARO' MALE A NESSUNO."

Stavano letteralmente urlando, e nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi nella corsa. Però Aomine l'aveva quasi raggiunto, mancavano poche falcate prima che lo prendesse.

A quanto pareva, non erano gli unici idioti a voler andare al sole in quelle ore. Kagami non se ne accorse, ma passò davanti ad un ragazzo poco più basso di lui dai capelli biondi e un altro dai capelli azzuri, che al contrario gli arrivava a malapena alla spalla. Non si accorse che erano Kise e Kuroko e nemmeno Aomine lo fece, troppo intento a prendere il rosso. Passarono davanti a loro come fulmini, ad una velocità straordinaria a cui nemmeno quando giocavano a basket arrivavano. Li superarono, e un leggero vento che non era la brezza naturale ma l'aria provocata da quei due spostarono i capelli di Ryota e Tetsuya, intenti a passeggiare mentre mangiavano un gelato.

"Kurokocchi, quelli erano Kagamicchi e Aominecchi o era solo una mia impressione?"

Chiese il biondo, aggiungendo come al solito il suo suffisso a tutti i nomi.

"Era solo una tua impressione, Kise."

Rispose freddamente Kuroko, senza distogliere lo sguardo dal cono che aveva in mano. Il biondo rispose con un alzata di spalle, riprendendo poi anche lui a gustarsi il suo dolce.

Intanto, Daiki era riuscito a raggiungere Taiga e gli era saltato letteralmente addosso, bloccandolo totalmente a terra da dietro. La posizione era piuttosto ambigua, dato che ansimavano entrambi a causa della corsa e quando Aomine fece per alzarsi, Kagami provò a sfuggirgli una seconda volta ma senza successo.

Come provò ad alzarsi, quello lo prese dai fianchi, in una specie di abbraccio da dietro che assomigliava più ad una forte stretta.

"Daiki! Lasciami!"

"Aaah, Taiga calmati! Ti ho detto che non ti faccio nulla!"

Il nlu iniziò a camminare verso la sabbia umida e poi verso l'acqua mentre l'altro si dimenava e cercava di farsi lasciare. Ma dopotutto, ora era come una palla da basket nelle sue mani, impossibile da strappare via.

"E allora perché mi tieni come se fosse legato?!"

"Solo perché altimenti scappi!"

Non era riuscito a liberarsi e ora l'acqua era all'altezza del ventre di entrambi. Aomine era uno che non soffriva molto il freddo, quindi non aveva problemi ma Taiga sentiva già dei brividi di freddo. L'altro sembrava non preoccuparsene e con un movimento breve e veloce lo fece girare verso di lui, costringendolo a guardarlo in faccia. Era serio, con le mani sui fianchi del rosso che piano piano salivano alle spalle. Lì avvenne l'errore fatale di fidarsi, credere che non gli avrebbe fatto davvero nulla e calmarsi. Lo ingannò, avvicinandosi al suo viso come per dargli un bacio ma si fermò a fior di labbra, sussurrando.

"Scusa, Taiga."

Kagami non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stava per fare che si sentì spingere in acqua. Non aveva nemmeno preso la sufficiente aria per respirare e infatti la sua idea era quella di riemergere subito ma anche quella venne mandata in fumi. Daiki non l'aveva fatto apposta quel gesto. Mentre lo spingeva, aveva preso abbastanza aria da poter poi buttarsi anche lui sott'acqua, sopra il rosso. All'inizio Taiga era in panico, che diavolo voleva fare quello? Non aveva aria e sarebbe dovuto tornare in superficie al più presto, ma poi, l'ossigeno entrò nella sua bocca e successivamente nei polmoni anche se era in acqua. Era Aomine.

L'aveva baciato, costringendolo con la forza ad aprire la bocca così da potergli regalare un po' di ossigeno. Oltre all'ossigeno, mise in mezzo anche la lingua che subito andò a cercare quella di Kagami.

Era uno di quei baci da film, quelli impossibili da fare perché non si riusciva a tenere l'aria sia per respirare sia per baciare ma loro lo stavano facendo. Doveva averla studiata bene prima di farla, perché era perfetto. Rimase sorpreso i primi secondi ma poi ricambiò, per quanto poteva.

I capelli di entrambi fluttuavano sott'acqua, come anche il costume di entrambi che arrivava al ginocchio. Entrambi tenevano gli occhi chiusi, sia per l'acqua ma anche pr il bacio. A parere di Taiga, quello era il miglior bacio dato di nascosto tra una marea di persone che stavano piano piano tornando a farsi un bagno dopo le dormite.

Passarono secondi, a malapena un minuto prima che il rosso spinse via l'altro in superficie e tornandoci poi anche lui, a riprendere aria. Una volta riemerso, prese una bella boccata d'aria come anche Daiki stava facendo.

"Dovevo aspettarmelo."

"Da cosa?"

"Da te. Sei tu quello che di solito da questi stupendi baci."

"Dovrebbe essere un complimento?"

"Sì, idiota."

Entrambi sorrisero, guardandosi quasi dolcemente.

"Però comunque mi hai buttato in acqua!"

"Te lo meritavi stronzo!"

Ripresero a battibeccare, schizzarsi acqua per darsi fastidio e cercare l'uno con l'altro di buttarsi a vicenda in acqua senza riuscirci. Poi però, Kagami decise di usare la sua stessa tattica. Si avvicinò, questa volta calmo e tranquillo, come per voler un qualcosa di dolce. Erano in pubblico, ora tutti i genitori e ragazzi erano tornati a divertirsi e giocare ma lui, si avvicinò per accarezzargli un pettorale, salendo piano sulla spalla e poi al collo con entrambe le mani. L'altro sembrava abboccare, dallo sguardo che teneva fisso sugli occhi color rosso sangue del fidanzato. Per un attimo si sentiva tentato a continuare, senza fargli lo scherzo che voleva ma poi si ricordò che non erano soli. Di coseguenza, si avvicinò al suo orecchio, sussurrando una parola sola.

"Vendetta."

Senza lasciargli tempo di ragionare, lo tirò verso di sé, spostandosi poi per lasciarlo cadere in acqua di faccia. Poi si mise a ridere anche quando l'altro era già riemerso.

"Che cazzo fai?!"

"Mi vendico, idiota!"

"La mia era una vendetta, che c'entra la tua!"

L'altro sembrava essere abbastanza arrabbiato, lo capiva dagli occhi. E subito Kagami si mise sulla difensiva.

"Oh andiamo, era uno scherzo!"

"Tsk."

Un bambino arrabbiato. Ecco cos'era in quel momento Aomine che si mise a camminare verso la riva. Anche qui, si poteva girare un film da quanto era bravo a fingere. Non era arrabbiato, figuriamoci se si innervosiva per uno scherzo del genere. Non era tipo, forse.

In ogni caso, a Taiga salirono involontariamente i sensi di colpa. Forse l'aveva davvero fatto incazzare e ora era lui quello che si doveva far perdonare, in qualche modo. Si mise quindi a nuotare abbastanza velocemente per raggiungerlo e lo bloccò per un polso quando ormai erano arrivati a riva, con l'acqua al livello delle caviglie. Aomine si fermò solo perché bloccato, ma non osò girarsi verso di lui e Taiga ci rimase un po' male. Non si arrese però, così si avvicinò ad abbracciarlo. Non era un qualcosa che faceva spesso, soprattutto quando erano fuori casa o in compagnia. Infatti Daiki si stupì molto di quel gesto e voltò solo la testa verso di lui per vedere se era seriamente Kagami o era qualcun altro. Era proprio lui, che ora aveva iniziato ad accarezzargli il petto con le mani, passando dagli addominali al petto.

Quasi istintivamente l'altro si girò, osservando quegli occhi che l'avevano incantato la prima volta che li aveva visti in quel campetto da basket. Si avvicinò di più, pensando che come al solito l'altro si sarebbe allontanato per paura dei pregiudizi degli altri ma invece no, rimase lì, cambiando ora posizione delle mani e portandole sulle sue spalle.

"Non scappi come al tuo solito questa volta?"

"Questa volta no. Gli altri si adeguano."

Rispose mentre sentiva le mani di Daiki spostarsi sui suoi fianchi e accarezzarli dolcemente. Con il viso, Kagami si avvicinò di più a lui, restando fermo a fiori di labbra per qualche secondo per convincersi ancora di più a dargli un bacio di quelli lunghi mentre invece il compagno si aspettava una cosa veloce, per non farsi vedere da nessuno. Ma invece si sbagliava di grosso.

Senza pensarci due volte, posò le labbra su quelle del ragazzo dai capelli blu e ci rimase quanto bastava per far capire all'altro che non aveva intenzione di spostarsi da lì. In poco Aomine capì che aveva preso coraggio, finalmente, e si era lasciato andare anche davanti a tutti. Daiki lo avvolse completamente una volta capito questo, facendolo avvicinare ancora di più di quanto non lo fosse già. Taiga sorrise dentro di sé.

Ora chi pensava alle persone, ai pregiudizi, alle critiche? Non loro due di sicuro. Quando iniziavano a baciarsi non finivano finché non mancava l'aria e non si sarebbero fermati nemmeno ora. Kagami si sollevò leggermente sull'avampiede, per essere sempre più vicino a lui. Non aveva paura ma un po' in imbarazzo lo era, le gote erano rosse, quasi come i suoi capelli. Non gli importava nulla, ora. Attorno a lui sentiva il brusio di qualcuno che probabilmente li stava criticando o forse esprimendo un'opinione positiva. Non lo poteva sapere ma in entrambi i casi non gli interessava. In quel momento c'erano solo Taiga e Daiki. Nulla attorno a loro, niente voci, niente suoni, niente di niente. Solo le emozioni che sentivano dentro di loro.

Kagami iniziò ad accarezzargli le spalle, il collo, fino ad infilare le mani tra i suoi capelli mentre invece Aomine gli accarezzava la schiena, scendendo e salendo lentamente.

Rimasero un bel po', fino a quando entrambi non si trovarono senza fiato ma anche se ora non erano più in contatto, erano vicini, molto vicini. Si guardarono per un secondo e Daiki notò l'evidente rossore sul viso del compagno e per quello sorrise. Taiga invece, sorrise a vedere l'altro ragazzo fare lo stesso che al contrario suo non era arrossito, o forse sì ma non si vedeva a causa della carnagione scura.

Si osservarono negli occhi per ancora qualche secondo ma poi il rosso decise di allontanarsi, con un sorriso stampato sulle labbra. Gli prese la mano, intrecciando le dita con quelle del proprio ragazzo, incamminandosi con aria felice verso il loro posto.

"Ti vedo contento, Taiga."

"Cosa te lo fa credere?"

"Non l'avevi mai fatto, davanti a tutti."

"E per questo non posso sentirmi realizzato?"

"Certo che puoi. Ma che non sia la prima e ultima volta."

"Non lo sarà, te lo prometto."

Entrambi si sorrisero, camminando fianco a fianco e mano nella mano.

Non era la prima volta che vedeva Aomine fare il "gentile" con lui. Probabilmente con gli altri non lo faceva e riservava quel suo lato dolce solo a chi teneva davvero.

 

 

Passarono il pomeriggio piuttosto allegramente. Ovvero facendosi scherzi, parlando del più e del meno che accadeva a scuola, litigarono come il loro solito su chi era il più forte a basket e risero tanto. Ma anche si baciarono tanto. Ogni tanto si davano quei piccoli baci durante una risata ad esempio. Insomma, facevano quelle cose che di solito fanno le coppie. L'avevano fatto molte volte, ma la maggior parte erano soli, senza voci in giro.

 

 

Arrivò l'ora di andare via e tornare a casa. Erano circa le sette di sera quando loro erano pronti ad andare entrambi a casa di Taiga perché sì. L'aveva deciso Daiki da solo, senza nemmeno chiedere il permesso ma in fondo si sapeva che "Casa di Taiga" era "Casa di Taiga e Daiki". Lui poteva venire quando gli pareva dato che gli aveva dato una copia delle chiavi, se in caso doveva passare a prendere qualche libro che si era dimenticato o cibo. Tutti i libri di scuola erano a casa di Kagami e c'era anche qualche vestito. In pratica, abitava a casa sua, con i suoi genitori, ma il sabato e la domenica si trasferiva da Taiga a fare i compiti sotto costrizione del ragazzo.

Erano quasi pronti, mancava solo vestirsi con quello che erano arrivati, lasciato fuori proprio per quello. In fondo, bastava solo mettersi una maglia e le scarpe, nulla di più.

Però, il rosso stava girando la maglia che prima si era tolto e lasciato al contrario ma venne fermato e preso come un sacco di patate dall'altro.

"Che cazz-"

"Taci. Non mi sono vendicato abbastanza per come mi hai svegliato oggi."

"E-eh? Aspetta, cosa?"

"Tu sta zitto. Ti servirà aria."

Il ragazzo dai capelli blu, senza chiedere nulla si mise a correre verso l'acqua e quando ci arrivò, ad un'altezza abbastanza alta, buttò di nuovo Taiga sott'acqua. Kagami la prese bene, come uno scherzo, e infatti subito dopo tornò in superifcie e lo spinse con forza per far cadere anche lui. In pratica era come un ultimo bagno prima di andare via. Continuarono così, fin quando non iniziò a fare freddo nonostante ci fosse il sole in un tramonto.

Era di un colore piuttosto strano. In basso rosso che sfumava in arancione man mano che si saliva che a sua volta cambiava in giallo. Il cielo attorno era azzurro chiaro, ma se si alzava di più la testa si vedeva che anche quello si trasformava in blu, come i capelli di Aomine. Lui si accorse che Kagami si era come imbambolato a guardare quel panorama e si avvicinò senza problemi, l'altro non se ne accorgeva nemmeno. Si accorse però quando gli vennero prese le mani, così voltò lo sguardo a lui vedendo nei suoi occhi lo stesso colore del cielo scuro.

Un altro bacio, di quelli veri, belli, profondi e passionali. La spiaggia ormai era quasi vuota e nessuno li stava notando.

Ma anche se qualcuno li avesse notati, avrebbero fatto allo stesso modo.

Anche quello, era uno di quei baci da film. Il tramonto, i due innamorati che si baciano. Non che se fosse appassionato, Taiga, ma comunque gli piaceva un po' tutta quella dolcezza che stava mettendo Daiki nel bacio. Era strano il fatto che facesse quelle cose da coppia innamorata e felice, di solito non lo faceva ms lo pensava solo, tenendoselo per sé.

Si allotanarono dopo qualche minuto, guardandosi negli occhi.

"Taiga.."

"Mh?"

"Ti amo."

"Anche io ti amo."

Sorrisero.

 

Dopo pochi minuti, quando uscirono dall'acqua.

"Taiga, dimmi una cosa."

"Sarebbe?"

"A te piacciono quelle cose sdolcinate che fanno gli innamorati, come prima?"

"Ogni tanto. Ma non molto. A te?"

"Per nulla. Ora andiamo a scopare."

"Prima mangiamo. Poi facciamo quello che vuoi." 

  
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