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Autore: marthiachan    11/12/2008    6 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryo e Kaori non si fossero incontrati? Se la storia fosse andata diversamente da come la conosciamo, forse entrambi avrebbero vissuto una vita solitaria, con esperienze completamente differenti. E se poi si fossero incontrati comunque? Il loro amore sarebbe nato lo stesso o no?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter, Altro contesto
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IN UN ALTRA VITA



"Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque è dato per il desiderio e l'aspirazione all'intero."

Il Simposio - Platone




Toshikazu Hikaru era il capo di una importante famiglia della yakuza. Era un uomo sulla cinquantina, molto alto e robusto. Il suo sguardo severo non ammatteva repliche e non accettava i fallimenti. Al minimo sbaglio, i suoi collaboratori avrebbero perso molto più di un semplice impiego. Quella sera, Toshikazu era nel suo ufficio all'ultimo piano di uno dei palazzi più alti di Tokio. Seduto accanto alla gigantesca vetrata, gli piaceva osservare la città dall'alto e sentirsene il padrone. Aveva appena cacciato il suo segretario personale accusandolo di grande incompetenza, solo perchè aveva fatto cadere in terra il cucchiaino destinato alla sua tazza di the. Il giovane, scusandosi e profondendosi in inchini, era scappato via a prenderne un altro mentre il suo capo gli urlava dietro la sua profonda delusione nei suoi confronti. Toshikazu sapeva bene che la caduta di un cucchiaino non era una cosa grave, ma gli piaceva vedere quel ragazzo terrorizzato dal fatto che una sua sola parola poteva farlo ammazzare. Amava il potere e gli piaceva l'effetto che aveva sugli altri.
Si stava beando della vista di come il suo riflesso sulla vetrata si stagliava sull'intera città, quando ci fu un sibilo e il vetro si bucò. La testa di Toshikazu si adagiò sul suo petto senza vita. Un foro provocato dal proiettile di un fucile gli aveva trapassato la tempia.

A circa un chilometro di distanza, un uomo alto impugnava un fucile di precisione. A quella distanza nessuno avrebbe potuto colpire il bersaglio con precisione, neanche con quell'arma perfetta. Lui, però, non era un uomo qualunque. La sua vista e il suo udito erano stati forgiati da un infanzia nella guerriglia, combattendo per la sua vita. La sua mira eccezionale non sbagliava mai. Le sue facoltà uniche, unite al fucile perfetto che teneva fra le mani, gli avevano permesso di compiere il suo incarico e di togliere la vita a Toshikazu Hikaru.
Era il killer più richiesto di tutta Tokio, ma la sua fama andava ben oltre il Giappone. La sua abilità gli permetteva di poter selezionare i suoi clienti. Preferiva sempre bellissime e giovani donne e, dopo aver completato il suo incarico, non mancava mai di sedurle. Nonostante ciò, non accettava casi che non approvava, neanche se a commissionarli erano donne bellissime. Se doveva uccidere qualcuno, doveva essere solo qualcuno che realmente lo meritava e solo se non c'erano altre scappatoie. A differenza di altri killer, uccidere non lo rendeva felice o infelice, ma era l'unica cosa che sapeva fare. L'unica regola che si era imposto, e che non era sindacabile, era che non avrebbe mai più ucciso degli innocenti, per nessuna ragione.
Le sue vittime erano solitamente della yakuza. Spesso la polizia era impotente di fronte e personaggi che riuscivano a districarsi da ogni accusa corrompendo il poliziotto o il giudice di turno. Toshikazu Hikaru era uno di questi. Per anni aveva coperto tutti i suoi loschi affari con la corruzione o, nei casi più estremi, con l'omicidio. L'ultima volta era capitato a un giovane poliziotto idealista, Shunsuke Hiroshi. Hikaru aveva fatto mettere una bomba sulla sua auto. Quando il poliziotto ci era salito con il suo bimbo di soli 4 anni, Masayuki, entrambi erano morti nell'esplosione. A commissionare l'omicidio del boss era stata Asako, la giovane moglie del poliziotto, e madre del bimbo. Non era risucita a ottenere giustizia in maniera legale e il caso era stato chiuso per mancanza di prove. Il dolore per la perdita della sua famiglia l'aveva distrutta sino a che non aveva deciso che la vendetta l'avrebbe aiutata. Era stato allora che aveva sentito parlare di City Hunter.
Il suo vero nome era Ryo Saeba, o almeno questo era il nome che usava. In realtà, non sapeva quale fosse il suo vero nome e non aveva mai conosciuto la sua famiglia. Da bambino era rimasto orfano e i guerriglieri lo avevano adottato per trasformarlo in un soldato, della sua vita precedente non aveva memoria. Da adulto, finita la guerra si era guadagnato da vivere come sicario e questo gli aveva permesso di guadagnare abbastanza per poter pagare i suoi vizi: le donne e l'alcol.
In realtà non aveva mai dovuto pagare per avere una donna, non ne aveva mai avuto bisogno. Le donne lo trovavano molto attraente e non faceva fatica ad averne una diversa ogni notte.
Dopotutto il suo aspetto non lo faceva passare inosservato. La sua altezza e il suo corpo scolpito facevano in modo che si notasse non appena entrava in una stanza. I capelli corvini sempre spettinati gli davano un aria selvaggia che si rifletteva nella profondità dei suoi occhi scuri. Quegli occhi che potevano diventare caldi e appassionati quando si rivolgeva a una bella donna, ma potevano anche essere glaciali quando doveva compiere il suo lavoro. Quella sera, mentre smontava il suo fucile e lo riponeva nella sua custodia in pelle, i suoi occhi non avevano espressione, ma erano freddi e calcolatori. Solo quando ebbe nascosto alla sua vista l'arma, il suoi occhi sembrarono cambiare. Non erano più freddi ma, guardandoli attentamente, si poteva intravedere una profonda tristezza. Ryo si strinse nell'impermeabile e scese le scale del palazzo nel quale si trovava. Aveva proprio bisogno di bere e, magari, di perdersi negli occhi di una bella donna. Si trovava un po' distante da casa e dai soliti locali quindi decise di aproffittarne per esplorare la zona. Qui nessuno lo conosceva. Scelse per primo il bar di un hotel elegante. Appena entrato con un solo sguardo si era fatto un idea del posto. Era un bar in cui i single si rifugiavano a cercare compagnia, anche se solo per una notte, il che era perfetto per lui. Si sedette al bancone e guardandosi intorno aveva già notato che le donne presenti erano già tutte acompagnate, ma questo per lui non era un problema. Gli era già capitato di riuscire a sedurre delle donne anche se quando le aveva incontrate non erano sole.
Stava giusto pensando a questo, quando il suo sguardo fu attirato da delle lunghe gambe con dei vertiginosi tacchi a spillo che si affacciavano all'ingresso del locale. Ryo la studiò con attenzione: le sue gambe erano muscolose ma anche affusolate ed eleganti, il suo corpo era atletico e proporzionato. Fasciata in un elegante soprabito azzurro risaltava la perfezione  e l'elegante delicatezza delle sue forme. Si poteva benissimo dire che era un corpo perfetto e molto sensuale. Quando la guardò in viso, rimase stupito. La ragazza poteva avere circa 25 anni ma aveva lo sguardo innocente di una bambina. I suoi grandi occhi nocciola la rendevano fragile e vulnerabile, ma lasciavano intravedere una forza e una determinazione non comune. Il suo taglio di capelli corto le dava un aria da ragazzo, ma solo un cieco avrebbe potuto scambiare quella giovane donna con un corpo mozzafiato per un maschio. Mentre lui la studiava lei si era accomodata al bancone a pochi metri da lui. Si era tolta il soprabito mostrando che indossava un miniabito nero a tubino che le stava molto aderente e le lasciava le spalle scoperte. L'ampia scollatura sulla schiena la rendeva veramente sexy. Stava per alzarsi e avvicinarsi a lei, quando un uomo si avvicinò alla ragazza. Era decisamente ubriaco e doveva avere il doppio dell'età di lei.
“Ehi bella, vuoi compagnia?”
“No, grazie. Voglio stare sola.” rispose lei freddamente.
“Andiamo.. Non vieni in un posto come questo se vuoi stare sola..” così dicendo l'uomo le aveva messo una mano sulla spalla nuda e lei si era ritratta leggermente. Lui però cominciò a strattonarla con forza sino a che la mano dell'uomo non fu allontanata con forza e ripiegata dietro la sua schiena.
“Aaaaaaaaahhhhh” urlo l'uomo di dolore mentre Ryo lo teneva bloccato.
“La signorina ha detto chiaramente che vuole stare sola. Ti conviene sparire.” gli sibilò all'orecchio con tono minaccioso.L'uomo ubriaco annuì e se ne andò dolorante quando Ryo lo lasciò.
“Grazie” disse la ragazza regalandogli un grande sorriso. Era davvero bella e lui sentì una strana fitta allo stomaco guardandola.
“Di nulla.. A dire il vero volevo avvicinarmi io a offrirle da bere ma visto che vuole stare sola la saluto.” replicò Ryo allontanadosi. Sapeva che però lei non lo avrebbe lasciato andare, avrebbe cercato di sdebitarsi, gli capitava spesso.
“Aspetti!” lo bloccò infatti lei.” Mi permetta di offrirle io da bere per ringraziarla.”
Ryo sorrise. Funzionava sempre.
“D'accordo..” acconsentì sedendosi accanto alla ragazza. Facendo così sentì il suo profumo che gli diede una strana sensazione. Sapeva di averlo già sentito, ma non sapeva dove. Era come un deja vù.
“Posso sapere il nome del mio salvatore?” lo interrogò la ragazza.
“Sono Ryo Saeba e può sempre contare su di me.” rispose lui abbozzando un piccolo inchino con la testa in segno di galanteria.
“Io sono Kaori Makimura. Cosa bevi Ryo?” chiese con un sorriso la ragazza passando immediatamente a dargli del tu con familiarità.
“Whisky con ghiaccio, grazie.”
Kaori chiamò il barista per nome e ordinò il whisky per Ryo e un cocktail alla frutta per sé.
“Devo dedurre che vieni spesso qui..” constatò lui.
“Sì. A te però non ti ho mai visto. È la prima volta che vieni in questo bar?”
“Esatto. Normalmente frequento altri locali ma oggi ero un po' fuori zona per lavoro.”
“Di cosa ti occupi?”
Ryo fece un profondo sospiro prima di raccontare la solita storiella che rifilava a tutte le donne che incontrava.
“Sono un consulente. Se un'azienda ha delle difficoltà io le elimino.”
“Capisco. Ed è un lavoro che ti soddisfa?”
“Insomma.. Direi di no. Spesso devo fare delle cose che non mi piacciono, ma è il mio lavoro..” ammise quasi senza rendersene conto.
“Per esempio?”
Accidenti, quella ragazza era davvero curiosa! Faceva tantissime domande e sembrava davvero interessata alle risposte. Oltre a essere bellissima doveva essere anche molto intelligente. Le oche che di solito corteggiava non facevano mai domande. Non era mai arrivato a dover inventare sino a quel punto.
“A volte mi capita di licenziare qualcuno..” rispose lui con noncuranza. In fondo il licenziamento poteva essere una metafora adatta.
“Sei bravo nel tuo lavoro?” continuò lei.
“Dicono che sono il migliore..” rispose Ryo con finta modestia.
Il discorso fu interrotto dal barista che portava le loro ordinazioni. Ryo ne fu grato perchè aveva la possibilità di rigirare la conversazione.
“E tu di cosa ti occupi?” chiese lui prima che lei potesse fargli ulteriori domande.
“Sono una modella.”
Per poco non si strozzò con il whisky. Una modella? Questo spiegava il suo corpo da favola.
“Davvero? Non ti ho mai visto però..”
“Il mio viso non si vede mai.. Sono una modella di biancheria intima.”
A quell parole Ryo rischiò l'infarto. Una modella di biancheria intima era sempre stato il suo sogno erotico preferito! Si trattenne dal saltarle addosso o l'avrebbe fatta scappare e riprese un contegno.
“Ed è un lavoro che ti soddisfa?”
“Sì” rispose lei sorridendo. Aveva notato che lui le stava ripetendo le stesse domande che lei gli aveva propinato poco prima. “Purtroppo, però, sono sempre in viaggio. Per esempio, sono appena tornata dall'Europa, dove ho passato le ultime 6 settimane.”
Ryo cercava disperatamente qualcosa da dire ma riusciva solo a pensare a quanto si trovasse vicino a quella donna e a come profumasse di fiori.
“Quindi, senti la mancanza della tua famiglia?” improvvisò.
“Io non ho famiglia. I miei genitori sono morti quando ero piccola e mio fratello mi ha lasciato qualche anno fa.” rispose lei con uno sguardo triste.
A quelle parole lui la guardò diversamente. Notò che mentre le sue labbra continuavano a sorridere, i suoi occhi luccicavano e capì che, probabilmente, per lei era un discorso difficile da affrontare.
“Sai, anche io non ho famiglia.” disse lui con tono comprensivo. “Sono orfano e non so nemmeno come si chiamassero i miei genitori.”
“Davvero? Mi spiace molto..” cercò di confortarlo Kaori. “Tu sei stato più sfortunato di me.”
Ryo sorrise tristemente. Era la prima volta in assoluto che parlava del suo passato e non avrebbe mai pensato che lo avrebbe fatto con una sconosciuta. Era davvero strano, non solo gli era venuto spontaneo raccontare di sé a quella ragazza ma, inoltre, aveva la forte sensazione di conoscerla pur essendo certo di non averla mai incontrata. Improvvisamente sentì la mano della ragazza sulla sua e sentì un brivido percorrergli la schiena. La ragazza sembrava sconvolta, forse anche lei aveva provato la stessa sensazione, e ritrasse immediatamente la mano. I due si guardarono per qualche secondo come se cercassero di capire se l'altro provava le stesse sensazioni. La ragazza arrossì e abbassò gli occhi non potendo sostenere a lungo il suo sguardo.
“Quindi, non hai nessun legame?” chiese lei cercando di far finta che non fosse successo niente di strano negli ultimi secondi. “Una moglie, una fidanzata, dei figli?”
“No, credo che da un certo punto di vista sia meglio così. Se per lavoro mi mandano all'estero non devo rendere conto a nessuno.”
“Anche io faccio lo stesso ragionamento” ammise lei con un sorriso che fece provare un'altra fitta allo stomaco di Ryo.  Guardandola provò la sensazione di poterle dire qualsiasi cosa.
“Ci sono, però, anche delle volte che..”
“Ti senti solo?” chiese lei completando la sua frase.
Lui la guardò con sorpresa. Nessuna donna era mai riuscita a leggergli dentro.
“Sì.” confessò. “Sento come se voltandomi..”
“Accanto a te dovrebbe esserci qualcuno?”
Ryo rimase pietrificato. Era successo di nuovo! Quella ragazza lo leggeva come un libro aperto.
“Come.. “
“Capita anche a me la stessa cosa.” continuò lei.”A volte sento come una presenza alle mie spalle. Come se ci fosse qualcuno che mi protegge, che mi fa compagnia e che mi capisce. Quando mi volto mi rendo conto che sono sola. Ho anche pensato che fosse lo spirito di mio fratello ma non può essere. Lui mi dava delle sensazioni diverse. Ho capito che quello che sento non è una presenza ma, in realtà, è l'assenza di qualcuno..”
Ryo non riusciva a credere che quella ragazza che conosceva da 15 minuti lo capisse così bene. Sentiva, addirittura, le stesse sensazioni che sentiva lui. Sembrava che si conoscessero da anni..
“Sai, secondo la filosofia greca, esiste una teoria secondo cui tutti noi siamo alla ricerca dell'altra metà perduta. Sino a che non la troviamo siamo imperfetti, infelici e soli. La ricerca può anche proseguire nelle vite successive.. Forse stiamo cercando di riunirci alla nostra metà da chissà quanto tempo..”
La ragazza aveva parlato fissando il suo bicchiere ormai vuoto con sguardo assente. Lui ne fu affascinato. Aveva sentito altre volte parlare di queste cose, ma non ci aveva mai creduto. Ora, guardando quella splendida ragazza però, non poteva fare a meno di crederci e di desiderare di essere la sua metà della mela. Si avvicinò a lei per baciarla, ma lei si riprese da quel momento di debolezza e riprese a sorridere come se niente fosse.
“Cambiamo discorso..” riprese lei lasciando perplesso Ryo che si allontanò immediatamente e finì il suo whisky. Si era sentito attirato da quella ragazza come da una calamita, per fortuna si era ripreso in tempo. Rischiava di fare una magra figura.. “Parlami di te, dei tuoi gusti..”
A quel punto Ryo scoppiò. Non riusciva a continuare a parlare con quella donna di cose futili. Si sentiva turbato ed eccitato allo stesso tempo e il suo stomaco gli dava delle fitte ogni volta che lei lo guardava. Si sentiva come un ragazzino alla sua prima cotta e questo lo destabilizzava. Doveva prendere in mano la situazione.
“Mi piaci tu.” disse sinceramente sperando di avere l'effetto sperato.
Kaori arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. Lui non riusciva a capire se lei provava lo stesso o se era solo imbarazzata. Si avvicinò a lei e prese la sua mano. Sentì nuovamente quella scarica elettrica pervaderlo, ma non la lasciò. Lei lo guardò con aria sorpresa a spaventata dimostrandogli che aveva sentito la stessa cosa.
“Anche tu mi piaci..” sussurrò lei abbassando lo sguardo.
Ryo prese il viso di lei fra le mani e si avvicinò per baciarla ma lei si scansò.
“Non qui..” lo interruppe. “Andiamo a casa mia.”
Uscirono insieme dal locale e lei attraversò la strada districandosi nel traffico di Tokio seguita da Ryo che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Entrarono in uno dei palazzi di fronte all'hotel e salirono sull'ascensore dove Kaori premette il tasto numero 20. Ora erano soli e lui si avvicinò nuovamente a lei, sovrastandola con la sua altezza, e prendendo il suo viso fra le mani la baciò. Le succhiò delicatamente il labbro inferiore e poi assaporò la dolcezza della sua bocca che sapeva di frutta. La ragazza si strinse a lui e infilò le mani fra i suoi capelli corvini. Fu un bacio lungo e appassionato e ripresero fiato solo quando l'ascensore si fermò al ventesimo piano. Kaori arrossata e ansimante lo guidò sino al suo appartamento. Appena entrati lui la attirò nuovamente a se e baciandola le tolse il soprabito azzurro. Lei gli infilò le mani sotto l'impermeabile e la giacca togliendoglieli in una volta sola. Ryo la afferrò per i fianchi e la prese in braccio continuando a baciarla. Non riusciva a staccarsi da quella bocca e senza interrompersi si avviò verso la camera da letto che aveva avvistato entrando.
La adagiò sul letto e con le mani si insinuò sotto la gonna a tubino, accarezzandole le cosce salì sino al pizzo delle calze autoreggenti, lo superò e si diresse deciso sino al piccolo tanga e glielo sfilò delicatamente. Si chinò su di lei e cominciò a baciarle il ginocchio, l'interno coscia e poi più su.. La ragazza emise un gemito di piacere che, se possibile, lo fece eccitare ancora di più. Kaori si sedette sul letto e tirò giù la cerniera che aveva nel fianco per sfilarsi il vestito. In pochi secondi era completamente nuda, eccezion fatta che per le calze autoreggenti. Si avvicinò a lui e, con sguardo sicuro, gli sbottonò lentamente la camicia. Gliela tolse poco dopo accarezzandogli il petto muscoloso. Successivamente si dedicò alla cintura di Ryo e a i suoi pantaloni.
A quel punto lui non poteva resistere ulteriormente. Una bellissima donna nuda lo stava spogliando con calcolata lentezza e ciò lo mandava completamente fuori controllo. Impaziente, si levò da solo i pantaloni restando anche lui nudo. La prese nuovamente fra le braccia e ricominciò a baciarla con passione mentre la adagiava sul letto. Quella donna doveva essere sua. Stava per penetrare in lei quando Kaori lo fece rotolare su un fianco in modo da essergli lei sopra. Cominciò a baciargli il petto e a mordendogli delicatamente i capezzoli strappandogli un verso misto di dolore e piacere. La ragazza si distese su di lui lasciando che i loro corpi aderissero e che lui la penetrasse. Entrambi emisero un  gemito di sollievo, come se avessero aspettato quel momento da anni. Ryo le posò le mani sui fianchi guidandola in un movimento ritmico sempre più veloce per poi rallentare nuovamente e riprendere velocità più volte. Tempo dopo, che a loro era sembrato infinto, erano distesi l'una sopra l'altro, stremati, accaldati e soddisfatti.

Qualcosa che le pungeva il naso la svegliò. Aprendo gli occhi si rese conto che era un ciuffo dei capelli di Ryo che le ricadeva sul viso. Sorrise pensando a come quell'uomo riusciva a farla sentire.
Era mattino, ma quella notte non avevano dormito affatto. Avevano fatto l'amore altre due volte e poi all'alba si erano addormentati sfiniti. Mentre dormiva, Ryo continuava a tenerla stretta a sé, come se non riuscisse ad allontanarsi da lei. D'altra parte, Kaori si sentiva sicura e protetta tra le sue braccia, come se solo con lui si sentisse a casa.
Da quando lo aveva visto entrando nel locale, si era resa subito conto di conoscere quell'uomo e, quando aveva sentito la sua voce e il suo nome, aveva provato un tuffo al cuore. Non sapeva spiegarselo, ma lei sapeva di conoscere molto bene quell'uomo e sapeva di amarlo. Razionalmente si diceva che ciò non era possibile, ma non era riuscita a frenare i battiti del suo cuore quando lo aveva avuto  vicino, e la scarica elettrica che aveva provato sfiorandogli la mano le aveva confermato che, anche se sembrava impossibile, lei lo amava. Per cercare di controllarsi e di capire meglio come poteva provare simili sensazioni, aveva cominciato a fargli delle domande, ma le risposte non le avevano svelato niente che l'aiutasse. L'unica cosa che aveva capito era che lui le aveva mentito. Non sapeva il perchè, ma ne era certa. Quando aveva visto le cicatrici che lui aveva nella schiena e nelle braccia, se ne era convinta. In ogni caso era sicura che fosse un uomo buono.
Continuava a tornargli in mente la teoria della metà della mela. E se fosse stato vero? Non ci aveva mai creduto veramente, ma stare con quell'uomo la faceva sentire completa.
Mentre era immersa in questi pensieri lui si risvegliò. Aveva un aria strana appena sveglio, sembrava un bambino e questo la fece sorridere.
“Buongiorno.”
“Buongiorno..”disse lui in uno sbadiglio.” Sei sveglia da molto tempo?”
“No, solo da pochi minuti.. Hai dormito bene?”
“Sì, anche se ho sognato che mi rincorrevi con un martello enorme..”
Kaori rise divertita.
“Davvero? Avevi fatto qualcosa per meritarlo?”
“Probabilmente sì.” ammise lui con un sorriso prima di baciarla dolcemente.
Kaori rispose con passione al suo bacio e ben presto entrambi si sentirono nuovamente eccitati. Lui si mise sopra di lei per poter adrire meglio al suo corpo e poterle baciare i seni. Lei si inarcò sotto di lui lasciandosi penetrare. Fecero l'amore lentamente e per tutto il tempo si guardarono negli occhi..
Qualche tempo dopo, erano abbracciati godendosi il momento. Lei sentiva di poter restare così per sempre.
“Accidenti!” imprecò improvvisamente Ryo.
“Che c'è?” chiese lei perplessa.
“Non mi ero accorto dell'ora..” rispose lui scendendo dal letto e indicandole la sveglia sul comodino. Erano le 10 e Ryo si stava vestendo in fretta e furia.
“Devi lavorare?”
“Sì.. Purtroppo devo scappare.” replicò lui che ormai si stava abbottonando la camicia.
Kaori si alzò dal letto e, incurante della sua nudità si diresse verso la borsetta che la notte prima aveva lanciato su una poltrona. Ne estrasse un bigliettino e lo diede a Ryo.
“E' il mio biglietto da visita. Chiamami.”
Ryo la guardava con uno strano sguardo che sembrava dire “Mi piacerebbe ma non posso”.
“Certo” disse invece lui con un sorriso enigmatico. La attirò a sè e la baciò in maniera molto dolce prima di uscire di corsa dall'appartamento. Kaori rimase sola  nel bel mezzo della stanza e si rese conto che quello era un addio e che probabilmente non l'avrebbe più rivisto.

Ryo era seduto nella sua cucina bevendo una tazza di caffè. Non aveva mai imparato a farlo decentemente e di solito lo beveva con una smorfia di disgusto, ma quel giorno non gli importava se sapeva di catrame. Rigirava tra le dita un cartoncino e non smetteva di fissarlo. Era il biglietto da visita di Kaori.
Erano passati due giorni da quella mattina in cui lei gliel'aveva dato con sguardo speranzoso. In quel momento lui si era sentito felice del fatto che lei volesse rivederlo, ma anche triste perchè sapeva che le loro vite non potevano fondersi. Quella ragazza era speciale e non meritava di essere coinvolta nel mondo orribile in cui lui viveva. Era stata proprio quella considerazione a farlo scappare via quella mattina. Non aveva alcun impegno, ma si era sentito improvvisamente impaurito per quella ragazza. In una sola notte avevano raggiunto un intimità che non aveva mai raggiunto con nessun altra donna in tutta la sua vita e temeva che, se fosse rimasto ancora con lei, presto le avrebbe svelato tutto di sè. Probabilmente lei sarebbe fuggita sapendo chi realmente lui fosse ma, e se non fosse stato così? E se quella ragazza sentiva lo stesso sentimento che provava lui? Forse in quel caso non sarebbe fuggita, si sarebbe fatta coinvolgere nella sua vita e sarebbe stata sempre in pericolo. Non poteva permetterlo. Sentiva di doverla proteggere dal mondo infame che lo circondava.
Nei due giorni precedenti non era riuscito a pensare ad altro. Quando era tornato a casa quella mattina, si era immediatamente fatto una doccia per lavare via il profumo di lei che lo faceva ancora impazzire di desiderio, ma non era servito. Dopo aver fatto una decina di docce fredde e aver usato tutto il sapone che aveva in casa, si era reso conto che non poteva lavare via quel profumo, era dentro di lui ormai. Tenendo sempre stretto il biglietto da visita, qualche volta aveva pensato di cedere al desiderio di rivederla, di poterla nuovamente baciare e stringere a sé. Aveva anche preso in mano la cornetta del telefono ma, dopo aver digitato due numeri, si era reso conto dell'errore che stava commettendo e si era dato dello stupido imprecando.
Quella mattina mentre beveva il suo orrendo caffè, stava per cedere nuovamente. Poggiò la tazza sul tavolo in maniera decisa e si avviò al telefono. Doveva vederla, ne aveva bisogno.
Si era appena alzato in piedi quando sentì un sibilo e si butto fuori dalla stanza proprio nel momento in cui un esplosione squarciava il muro di casa sua, aprendo un enorme voragine. La sua cucina non esisteva più e aveva anche perso il biglietto di Kaori.
Si avvicinò allo squarcio sul muro per riuscire a vedere chi era il colpevole e vide una Jeep partire di gran carriera. Corse giù per le scale e salì sulla sua Mini rossa dandosi all'inseguimento. Quel tizio gli doveva una cucina nuova e, in più, avrebbe pagato caro il fatto di avergli fatto perdere il numero di Kaori!
Lo stava seguendo da quelche minuto nel traffico caotico di Tokio quando si rese conto che non stava cercando di seminarlo. Era una trappola.
“Bene, “ si disse. “Allora vuole sfidarmi. Se ne pentirà..”
Dopo una ventina di minuti di corse sfrenate in mezzo al traffico, si ritrovò in una zona industriale poco trafficata. Solo allora la Jeep accellerò e lui la perse di vista per qualche secondo.  La ritrovò quasi subito parcheggiata fuori da un magazzino abbandonato. L'autista ne era sceso. Ora Ryo ne era certo: era proprio una trappola. Impugnò la sua fedele Python e si addentrò nel magazzino buio. Dopo aver fatto qualche passo si accesero dei fari che lo accecarono.
“Finalmente ci rincontriamo City Hunter,” disse una voce baritonale. “Sai avrei potuto ucciderti appena sei entrato nel magazzino, oppure ora che non riesci a vedermi, ma preferisco una sfida leale..”
Ryo conosceva quella voce. L'aveva sentita molto tempo prima, forse quando era nella guerriglia.
“D'accordo, non mi tirerò indietro, ma prima vorrei sapere chi mi sta sfidando.”
Una delle luci si spense e potè guardarsi meglio intorno. Era un magazzino vuoto e in fondo vide avvicinarsi la figura di un uomo. Era molto più alto e grosso di lui ed era calvo. Quando si trovò a tre metri da lui si fermò. Ormai Ryo poteva vederlo chiaramente e riconoscerlo.
“E' un piacere rivederti Falco.” disse dimostrando di averlo riconosciuto. “Posso sapere come mai vuoi uccidermi?”
Il gigante lo guardava con sufficienza e disgusto malcelato.
“Sono stufo di sentir dire che City Hunter è il numero uno!! Io sono il migliore e lo dimostrerò! Inoltre sono stato incaricato di ucciderti, quindi aproffitterò dell'occasione.”
“Chi ti ha assunto?” chiese Ryo con noncuranza.
“Naruhiko Hikaru. Hai ucciso suo fratello.”
Ryo tornò col pensiero a quando aveva sparato a Toshikazu Hikaru. Era la stessa sera che aveva incontrato Kaori.
“Sì, mi avevano incaricato di farlo per vendicare la morte di un giovane poliziotto e del figlio di soli 4 anni. Te l'hanno detto questo?” chiese sapendo che anche a Falco ripugnava l'uccisione degli innocenti.
Il gigante ebbe un impercettibile sussulto. Non lo sapeva e la cosa lo aveva irritato. Ryo sapeva che anche se era un uomo temibile, aveva un profondo senso dell'onore e della lealtà. Disprezzava chi se la prendeva con i più deboli, in particolare se erano bambini.
“Questo è irrilevante.” rispose Falcon.” Come ti ho detto, aspettavo solo l'occasione per sfidarti.”
“D'accordo, allora iniziamo.”accettò City Hunter. “Voglio solo dirti che se oggi dovessi morire, sarei contento se fosse per mano di un professionista come te.”
Il gigante si imbarazzò diventando arancione.
“Vale lo stesso per me.” ammise a denti stretti.
I due uomini si fissarono impugnando entrambi la loro pistola. Per un minuto che sembrava infinito i due contendenti si studiarono. A un certo punto si lanciarono entrambi di lato simultaneamente e partirono due colpi di pistola. Ryo cadde colpito a una gamba di striscio. Non era grave, poteva ancora combattere e si alzò in piedi. Falcon poco distante si rialzò con una ferita in una spalla. Stavano per riprendere, quando un boato fece tremare il magazzino e una parte del tetto crollò. Entrambi si buttarono di lato per evitarlo.
“Che diavolo hai fatto?” urlò Ryo.
“Non sono stato io!” replicò Falco altrettanto fuorioso.
Si avvicinarono a una finestra che era rimasta ancora integra e fuori dal magazzino poterono vedere un piccolo esercito armato di bazooka, bombe e mitragliatrici. Al centro era presente una Jeep con al suo interno un uomo sulla quarantina, grasso e calvo. Fumava un grosso sigaro e urlava ordini a tutti gli altri.
“Chi è quel tizio?” chiese Ryo perplesso.
“E' Naruhiko Hikaru, l'uomo che mi ha assunto. Quel bastardo vuole uccidere anche me! La pagherà molto cara.”
“Senti, vista la situazione, io propongo di rimandare la sfida e di allearci per far fuori questo rompipalle..” propose City Hunter.
“Sono d'accordo. Ne vuoi uno?” disse il gigante indicandogli alcuni bazooka.
“No, grazie. Mi basta la mia Magnum.” replicò Ryo.
I due uomini si separarono per posizionarsi ai due lati opposti del magazzino pericolante.
Ryo mirò alle mani degli uomini che tenevano le mitragliatrici facendogliele cadere e Falcon colpì quelli con i bazooka. Il risultato fu che tutti fuggirono a gambe levate.
“Ma che fate?!?” urlava furioso Naruhiko.”Ammazzate quei due!!”
Gli uomini con le bombe a mano cominciarono a lanciarle verso il magazzino e un uomo seduto accanto a Hikaru premette un bottone. Un altro boato squarciò l'aria e il magazzino crollò definitivamente. Erano rimaste solo macerie.
“Ce l'ho fatta!!”urlava di gioia Naruhiko. “Ora nessuno metterà più in dubbio il mio potere! Ho appena ucciso City Hunter e Falco! Chi potrà mai competere con me?” si vantava saltando sulla Jeep.
“Ehm.. Capo..” lo interruppe l'uomo accanto a lui con aria terrorizzata.
“Che vuoi tu?” lo rimproverò Hikaru per averlo disturbato mentre festeggiava.
L'uomo gli indicò i resti del magazzino e voltandosi vide due ombre attraversare le nube di polvere che si era sollevata. Tutti gli uomini del piccolo esercito fuggirono a gambe levate e anche l'uomo che gli aveva appena indicato le due ombre, si dileguò in silenzio.
Ryo e Falco uscirono dalla nube di polvere e si avvicinarono al boss.
“Salve Hikaru,” lo salutò Ryo puntandogli la pistola alla tempia.”Potrei ucciderti in questo momento, come ho ucciso tuo fratello. Sai, non era una brava persona. Aveva l'abitudine di uccidere gli innocenti per coprire i suoi loschi affari. Mi auguro che tu non voglia seguire le sue orme..”
“N-n-no..” balbettava Naruhiko Hikaru.
“Bene. Allora, per questa volta non ti ucciderò, ma la prossima volta non sarò tanto magnanimo.” replicò rinfoderando la pistola mentre Hikaru emetteva un sospiro di sollievo. “Ovviamente questo vale per me, non per Falco. Credo che lui abbia qualcosa di più personale contro di te..”
“Infatti!” esclamò minaccioso il gigante acchiappando Hikaru per la collottola.”Hai cercato di uccidermi dopo avermi assunto, questo mi ha molto offeso.. “
“Mi perdoni, signor Falco..” implorò il boss in lacrime.” Sono stato uno stupido..”
Ryo rise pensando a come la gente temeva Falco, visto che sapeva bene che lui non era cattivo come tutti credevano.
“Falco, per quanto riguarda noi? Vuoi ancora sfidarmi?” chiese al gigante.
“Certo, ma ora sono impegnato con questo insetto.” rispose indicando Hikaru che era diventato verde di terrore. “Rimandiamo..”
Ryo acconsentì con un cenno della testa e si diresse a casa a curarsi la ferita alla gamba.
Appena arrivato a casa si lavò e disinfettò la ferita, la ricucì con attenzione prima di fasciarla. Non era niente di grave, in fondo, era solo una ferita di striscio.
Ormai si era lavato e vestito e si sedette in quello che restava della sua cucina. Solo poche ore prima era stato sul punto di chiamare Kaori, ma l'esplosione lo aveva interrotto facendogli perdere il biglietto con il suo numero di telefono. Probabilmente era stato un segno del destino, per ricordargli che la sua vita era troppo pericolosa per lasciare che una dolce ragazza ne fosse coinvolta. Era meglio così. Non sarebbe stato più tentato a chiamarla e lei sarebbe stata al sicuro.
Una folata di vento entrò dallo squarcio sul muro, facendo volare polvere, foglie e dei pezzetti di carta. Ryo notò un pezzo di carta familiare e lo prese: era il biglietto da visita di Kaori! Era un poco bruciacchiato ai bordi, ma era ancora leggibile. Forse si era sbagliato, non era stato un segno del destino a impedirgli di chiamarla, ma il fatto di ritrovare il suo numero di telefono poteva essere considerato come tale!
Quando lui e Falco si erano sfidati, il suo unico pensiero e rimpianto era che, se fosse morto, non avrebbe potuto rivedere Kaori. Aveva avuto un altra occasione, doveva sfruttarla. Doveva raccontarle tutto e lasciare che fosse lei a decidere.
Presa questa decisione, si mise la giacca e uscì di casa. Si diressa in uno dei quartieri più eleganti di Tokio e parcheggiò nel primo posto che trovò. Si fiondò all'interno di un palazzo e raggiunse di corsa l'ascensore. Premette il tasto 20 e attese per degli interminabili secondi di arrivare al piano da lui scelto. Arrivato al piano corse alla porta di Kaori e suonò il campanello.
“Ti prego, apri..” si disse. “Non dirmi che sei uscita..” ma la porta non si apriva. Ryo imprecò mentre si voltava per andarsene. Poteva cercarla al bar dove si erano incontrati..
“Ryo?” lo chiamò una voce alle sue spalle quando stava per prendere l'ascensore.
Si voltò e si ritrovò davanti Kaori che aveva aperto la porta e lo guardava con gli occhi lucidi. Si avvicinò a lei e le sorrise. Per fortuna era in casa! Era così felice di vederla! Avrebbe voluto saltarle addosso, baciarla e trascinarla a letto, ma si controllò.
“Posso entrare? Devo parlarti.” le chiese con sguardo supplichevole.

Kaori aveva atteso invano una chiamata di Ryo per due giorni. Alla fine si era arresa all'evidenza che non l'avrebbe più rivisto. Era certa che si portasse dietro un segreto che non poteva rivelarle e, qualsiasi cosa fosse, gli impediva di frequentarla. Si sentiva impotente, perchè sapeva che lui era il suo uomo ideale e non poteva perderlo, ma non sapeva come rintracciarlo.
Dopo aver passato due giorni tristi, quella mattina aveva provato una fortissima angoscia. Sapeva che Ryo era in pericolo, ma non sapeva cosa fare, come comportarsi e soprattutto come aiutarlo. Non sapeva nemmeno il perchè fosse sicura di una cosa del genere. Forse i dubbi e le domande che le avevano affollato la mente per due giorni, la stavano facendo diventare paranoica. O forse riusciva davvero a sentire che lui era nei guai perchè c'era un legame fra loro?
Qualsiasi fosse la ragione, aveva passato la giornata a piangere per l'ansia che l'invadeva. Cosa avrebbe fatto se l'indomani avesse visto la foto di Ryo sul giornale? Avrebbe potuto perdonarsi di averlo lasciato andare via qualche giorno prima?
Improvvisamente, l'angoscia l'abbandonò in un attimo come l'aveva presa. Sentendosi meglio, si rilassò tanto che si addormentò. A svegliarla fu il suono del campanello. Era confusa dal sonno e non ricordava perchè si fosse addormentata sul divano in pieno giorno. Ci mise un minuto a riprendersi e poi si diresse alla porta. Aprendo non si sarebbe mai aspettata di trovarsi di fronte Ryo che si dirigeva all'ascensore. Pronunciò il suo nome quasi senza rendersene conto. Sentì il cuore gonfio di gioia vedendo che Ryo le sorrideva e le chiedeva di entrare in casa. Non potè rispondere perchè era soppraffatta dall'emozione, e acconsentì con un cenno della testa a farlo entrare.
Con la mano gli indicò il divano invitandolo ad accomodarsi. Ryo la guardava in maniera strana, non riusciva a capire se fosse felice di vederla o triste. Si sedette accanto a lui ma tenne almeno un metro di distanza, in modo che il profumo di lui non le facesse perdere il controllo.
“Di cosa volevi parlarmi?” riuscì infine a dire.
“Io.. Beh, non so come dirtelo.. Il mio lavoro non è..”
“Non sei un consulente? L'avevo capito..”lo interruppe lei dimostrandogli che non era sorpresa..
“Come..”
“Le tue cicatrici. Nessun impiegato ha tante cicatrici.. Sembravano da arma da fuoco.” spiegò lei.
Ryo sorrise come se fosse contento che lei aveva indovinato evitandogli di doverglielo spiegare lui.
“Infatti.” ammise continuando a guardare in basso. “Hai mai sentito parlare di City Hunter?”
Kaori improvvisamente capì. Era così ovvio, perchè non c'era arrivata prima?
“Sei tu?” domandò sapendo già la risposta. “Tu sei City Hunter, giusto?”
Ryo la guardava sorpreso, evidentemente non immaginava che lei capisse così in fretta. Con chi pensava di parlare? Con un oca svampita? Certo che aveva capito, non era stupida.
“Sì.. Io sono City Hunter.. Non lo racconto in giro perchè sono ricercato dalla polizia.”
“Lo so.” replicò lei. “Ma so anche che sei un giustiziere che non uccide mai gli innocenti. Giusto?”
Lui annuì. Sembrava ancora stupito. “Perchè mi guardi così?” chiese lei perplessa.
“Pensavo di doverti spiegare tutto quanto, ma tu sembri leggermi nel pensiero. Mi chiedo come fai..”
Kaori non seppe come rispondere. Neanche lei sapeva il perchè, ma gli sembrava di sapere tutto ciò da sempre.
“Non lo so..”
“Non ho pensato ad altro che a te negli ultimi due giorni..” le confessò lui con uno sguardo di fuoco.
Lei arrossì. Anche lei aveva pensato continuamente a lui.
“Ma non mi hai chiamato..” lo rimproverò.” Avevi forse paura che scoprissi il tuo segreto? O temevi di coinvolgermi in qualcosa di pericoloso?”
“Entrambe le cose.” replicò lui seriamente.
“Perchè allora sei qui? Perchè mi hai detto tutto quanto?”
Ryo si alzò e cominciò a camminare nervosamente nella stanza. Kaori lo guardava senza capire.
“Tu sei diversa dalle altre..” disse infine. “Tu mi leggi dentro e questo in parte mi spaventa e in parte mi fa sentire in un modo in cui non mi ero mai sentito. Non saprei come definirlo..”
Kaori si alzò e si avvicinò a lui.
“Intendi dire che ti senti come a casa?”
Ryo la guardò stupito.
“Esatto.. Come puoi saperlo tu se io non riesco nemmeno a spiegarlo?”
“Perchè anche io sento la stessa sensazione..” rispose lei guardandolo con un sorriso.
A quel punto lui la strinse a sé e, prendendole il viso fra le mani, la baciò. Sembrava volerle dire tante cose che non riusciva a spiegare a parole. Lei rispose con passione e ben presto entrambi si ritrovarono senza fiato e si staccarono a malincuore.
“Non riesco a capire come puoi farmi sentire così.. Forse avevi ragione, eravamo destinati a stare insieme..”disse lui in un sospiro.
“Forse in una vita passata ci amavamo..”
“Magari eravamo amanti..”
“Io penso invece che non sia così. Ci amavamo ma non abbiamo mai potuto stare insieme e ora continuiamo a cercarci per poter finalmente riunirci..” rispose lei senza riuscire a guardarlo in viso. Era sicura che fosse così. Stare vicino a Ryo, la faceva sentire come se lo avesse desiderato da una vita.
“Hai ragione..” confermò lui. Allora provava anche lui le stesse emozioni? Si staccò da lui per  riuscire a pensare.
“Che succederà ora?” chiese sperando che la risposta fosse quella che desiderava.
 Ryo la guardava con sguardo triste. Sembrava avesse paura di darle una brutta notizia.
“Dipende da te.” rispose infine dopo un profondo respiro.” Puoi accettare di stare con uno come me? Puoi accettare la mia vita? E, soprattutto, ti spaventa?”
Kaori si chiese se aveva capito bene. Lui voleva stare con lei? Le stava realmente chiedendo se lei era pronta a vivere con lui? Era una proposta?
“Vuoi che decida io?” chiese perplessa.
“Sì. Io sento che morirò se ti sto distante e quindi ho bisogno di sapere se tu provi lo stesso per me.. E devo sapere se il mio lavoro è un ostacolo.”
Kaori rimase a bocca aperta, non avrebbe immaginato niente del genere. Credeva che lui fosse una persona che non rivelava mai i suoi sentimenti, e che non avrebbe mai ammesso di aver bisogno di qualcuno, tantomeno di lei. Non sapeva da cosa derivava questa credenza, ma ne era convinta. Questa dichiarazione l'aveva spiazzata. Ora era lei a camminare nervosamente per la stanza. Fu così che si ritrovò vicino alla foto di suo fratello Hideyuki. Lui cosa le avrebbe detto?
“Chi è?” disse la voce di Ryo alle sue spalle. Sembrava geloso.
“Mio fratello, è morto qualche anno fa. Lui era un..”
“Poliziotto.” concluse lui la sua frase.
“Come lo sai?” chiese lei sorpresa.
“Non lo so. Non l'ho mai visto in vita mia, ma so che è un poliziotto.” rispose lui confuso.
Kaori sorrise, si disse che era un buon segno. Si voltò verso Ryo e l'abbracciò.
“Mio padre e mio fratello erano poliziotti, facevano un lavoro e una vita pericolosa, ma io mi sono sempre sentita al sicuro con loro. Anche con te mi sento al sicuro.”
“Farei qualsiasi cosa per proteggerti..” replicò lui guardandola negli occhi.
“Lo so, e io morirei per te.” disse lei stringendosi maggiormente a l'uomo che sentiva di amare.
“Anche io..” le sussurrò lui.
“Magari è andata proprio così.. Siamo morti per proteggerci a vicenda, e ci siamo cercati per chissà quanto tempo..”
Ryo rise e le baciò dolcemente sulle labbra.
“Sinceramente non mi importa chi eravamo o come è andata in un altra vita. Mi importa solo del presente e di stare con te.”
Kaori ,invece, voleva sapere dove e come era nato il loro legame, ma poteva aspettare. L'importante era che ora si trovava tra le braccia dell'uomo che amava e si sentiva felice e completa.

FINE
   
 
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