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Autore: piuma_leggera    06/03/2015    1 recensioni
Chi ci ha dato gli occhi per vedere le stelle senza darci le braccia per raggiungerle?
- - - - - - -
⌠ Dal prologo ⌡
Il suo sorriso scolorisce, i suoi occhi fissarono un punto invisibile; si perse, lontano, in un pensiero che non si sa.
E Nicolas non seppe intuire quel pensiero, per riacciuffarlo, per riprenderlo al lazo e riportarlo da lui; ma fu complicato.
Complicato quasi come curare il dolore se non sai dov'è.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CHIARA

Non Puoi Vedere Le Stelle Ad Occhi Chiusi













A Leo, Miriam, e Rachele.
La mie stelle splendenti.












If the Great find bones,
anyone under demons
is first removed
from you.

Will any body
eventually
have sleep?

The sun,
the moon,
and I stay after
you.

The sky diamons
never
hold the junior head.

The city came.

They tugged wings
when disappeared
moods felt this. [1]













Si erano conosciuti così, una domenica mattina qualunque: fredda, umida, aspra quanto finita; un avanzo di settimana, una zingara che fruga tra gli scatoloni ed i panni usati, cercando roba buona in mezzo a quello che era stato buttato via. Un po' come loro, un po' come tutti.


Nicolas, già ad otto anni, aveva i capelli biondi con la brillantina, splendevano che sembravano un'aureola.
Gli occhi celesti, quasi quanto il cielo d'estate; aveva l'aspetto di un arcangelo sceso in terra con la sensazione di aver sbagliato posto.
Era nato in quel luogo bicolore.
A Ginevra non vi erano tinte di mezzo, non vi erano i compromessi del grigio, il carnevale del blu, del rosso e del giallo.
A Ginevra c'erano le strade troppo piccole, i palazzi aguzzi e rotondi; quegli stessi palazzi che, quando nevicava, sembravano trasmormarsi in quadri di altre epoche.
 A Ginevra c'era la musica: proveniva da ogni angolo, spigolo, e curva di quelle strade; era ovunque, ad ogni ora.

A Ginevra c'erano le onde del lago, c'era il garrire dei pettirossi in primavera.
A Ginevra c'erano le persone di carta, di piombo, di legno e d'acciaio.
A Ginevra c'era il buio.
Nicolas odiava il buio, pensava fosse complice dei mostri; che rubasse i calzini ai bambini e li nascondesse nella sua pancia, senza mai farli uscire.
A Ginevra c'era la paura, c'era la vita.
A Ginevra c'era Leonardo.

Aveva sempre pensato che le persone si riconoscono dalle scarpe, dalla suola che lascia il suo segno nella neve fredda, fino ad arrivare al suolo.
La nonna gli diceva di non andare a cercare l'anima di una persona, ma di ascoltarne i passi, il bisbiglio che producevano i piedi una volta che sbattevano a terra.
E Leonardo, nei suoi goffi sei anni, aveva fretta nei piedi, ma non era libero di muoversi.
Sembrava tanto una tartaruga ribaltata che si scuoteva e si dondolava, senza mai realmente muovere un passo.

Gli occhi freddi di Nicolas lo avevano osservato per tutta la mattina, nascosti dietro le tende della finestra nella sua camera, curiosi come quelli di un felino in agguato nell'ombra.
Quelle piccole e fragili braccia scaricavano, spostavano, e trasportavano scatoloni da ogni dove; prima a destra, poi a sinistra, ed ancora a destra.
Confusi quanto la sua mente, quei passi sembravano una spalmata di burro sul pane: era morbido, agile seppur titubante.
Era delicato.
Delicato e perso; a giudicare dalle iridi color cobalto che non smettevano un istante di muoversi, alla ricerca della madre o del padre.
Si erano trasferiti da poco, forse quel giorno stesso.

Credette di averli osservati per troppo tempo, quando lo sguardo paffuto del moro lo colse impreparato.
Il suo sorriso scolorisce, i suoi occhi fissarono un punto invisibile; si perse, lontano, in un pensiero che non si sa.
E Nicolas non seppe intuire quel pensiero, per riacciuffarlo, per riprenderlo al lazo e riportarlo da lui; ma fu complicato.
Complicato quasi come curare il dolore se non sai dov'è.
E, quello, avrebbe imparato a capirlo crescendo.
Con quello sguardo sempre irraggiungile, sempre soffocante; sempre ad un palmo del suo naso.



















NOTE:


[1] Proprietà privata per questa breve introduzione, poesia, spoiler.
Ognuno ha la libertà di vederla come preferisce, di leggerla come preferisce; di viverla come vuole.
Per voi che siete arrivati fino a qui, beh, che dire?
Enjoy it!


 

   
 
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