Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Ricorda la storia  |      
Autore: Artemide12    07/03/2015    4 recensioni
«Non se ne andranno mai. Dovrai affrontarle ogni notte e poi costringerti ad andare avanti ogni giorno.»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Retasu Midorikawa/Lory, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'After and Before'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I VOLTI NELLA NOTTE


Spalanca gli occhi, subito sveglia, e scatta a sedere.

Ansima.
Si porta una mano al petto. Se lo tasta, come se potessero esserci dei buchi.

Silenzio.

E immobilità.

Si guarda intorno.

Buio.
Non vede assolutamente nulla. Di solito non è un problema, è casa sua, ne conosce ogni angolo.

Non stanotte.

Ne ieri notte.

Ne quella precedente. E quelle prima ancora.

Allunga la mano verso il comodino, dove dovrebbero esserci gli occhiali, ma la ritrae. Potrebbe non esserci più un comodino, potrebbe non esistere più la sua stanza, la sua casa, la sua via, la sua città.
La sua vita.

E poi non cambierebbe nulla. Nemmeno gli occhiali possono combattere questo tipo di cecità.

Chiude gli occhi.

Inspira.
Espira.

Inspira. Espira.

Li riapre.

Silenzio.
Immobilità.
Buio.
Inspira. Espira.

Potrebbe non essersi ancora svegliata. Potrebbe essere l'ennesimo sogno. L'ennesimo incubo.

È il tipo peggiore di sogno. Quello in cui sei cosciente. Quello in cui non tenti di scappare perché sai che non è reale. Quello in cui sei persino curioso di sapere cosa succede, di scoprire quali follie ha generato la tua mente. Quello in cui ti ritrovi davanti alla tua peggiore paura solo quando è troppo tardi per tirarti indietro.

Stringe la mano a pugno sul petto.

Silenzio.
Immobilità.
Buio.
Inspira. Espira.

Un tonfo sordo.

Inspira.

Un respiro che si interrompe.

Inspira.
C'è qualcuno.

«Chi c'è?» la sua voce si perde nel vuoto.

Inspira.

Allunga le gambe e si alza.

Inciampa in qualcosa, come sempre, non si ferma.

I suoi occhi si stanno abituando all'oscurità. Intravede dei contorni sfocati.

C'è qualcuno.

Inciampa di nuovo, questa volta cade a terra. Procede a quattro zampe.

Un altro rantolo.

Finalmente capisce da dove viene. Si volta.

E lo vede.

L'alieno sanguinante accasciato a terra.

«Pai!» chiama con tutto il fiato che ha in gola, ma dalla sua bocca escono solo suoni indistinti. È lei che sta rantolando. È da lei che vengono i gemiti.

Abbassa lo sguardo sul proprio petto.

In corrispondenza del cuore c'è un buco profondo. Si sta allargando. Fa male, ma non sanguina.
Il vuoto arde.

Perché gli alieni se ne sono andati da anni. È lei quella che sta ancora morendo.

Scatta a sedere ansimando.

Un altro incubo. Come ogni notte. E non è cambiato niente.

Si guarda intorno. Questa è la realtà, la riconosce subito. L'abat-jour sul comodino è accesa perché non riesce più ad addormentarsi con il buio. E poi ha le lenti a contatto. A differenza della gente comune, lei le mette per dormire, proprio per potersi alzare e correre via senza pensare a nulla.
Scende dal letto. I piedi incontrano il pavimento gelido della stanza vuota.

Va in bagno e si sciacqua più volta con l'acqua fredda.

Non può andare avanti così.

Alza lo sguardo e incontra il proprio riflesso. I suoi occhi verdi le spediscono un'occhiata preoccupata e stravolta. I capelli sono spettinati e carichi di elettricità statica che li solleva intorno alla testa come un'aureola confusa.

Gesti meccanici, ha detto una volta l'unico medico al quale si sia mai rivolta. Si è ripromessa di non farlo più. Per quanto possa aver bisogno di uno psicologo, dovrebbe raccontare tutta la verità per essere aiutata e questo comporterebbe essere presa per una pazza che vede alieni. E addio aiuto.
Gesti meccanici.

Recupera la spazzola e comincia a sistemarsi i capelli.

Le occhiaie, le guance leggermente scavate, le labbra screpolate. Ha un aspetto orribile.

Gesti meccanici.

Non può andare avanti così.

Gesti meccanici.

Deve trovare qualcuno da cui farsi aiutare.

Gesti meccanici.

Ma chi? Solo qualcuno della squadra può sapere cosa ha passato. Qualcuno che in questi tre anni ha cercato disperatamente di evitare, per non riportare a galla i ricordi.

Gesti meccanici.

C'è solo un volto che ha continuato ad incontrare casualmente, che si è abituata a vedere sotto centinaia di aspetti diversi, che è riuscita a slegare da tutto il resto. Un volto che ha imparato a mascherarsi senza usare maschere.

Gesti meccanici.

Posa la spazzola.

Pam. Lei è comparsa ogni giorno in televisione. Lei è riuscita ad andare avanti.

Esce dal bagno e torna in camera. Fruga nel cassetto fino a trovare ciò che cerca. Lettere. Lettere scritte da tutte le sue amiche che hanno cercato di ricontattarla e alle quali lei non ha mai risposto.

Dopo le prime, ha persino smesso di aprirle.

Finalmente quella che cercava. Non è una lettera, solo un biglietto di auguri bianco con tre candeline rosse davanti.

Dentro, solo poche parole.

È passato un altro anno.
     Pam

Non era per il suo compleanno, ma per un diverso tipo di ricorrenza.

Ma ora non è il biglietto in sé ad interessarle, bensì la busta in cui è arrivato. La spiega con le mani. L'indirizzo del mittente, così come quello del destinatario, è scritto a penna, con la stessa grafia elegante, ordinata e minuscola dell'interno.

Tenendo la busta in mano, Lory si infila delle scarpe da ginnastica e il cappotto. Poco importa se è ancora in pigiama o se i suoi genitori si preoccuperanno a morte quando si accorgeranno che è uscita a un orario del genere.

Poco in porta se è notte fonda.

Non è vero.

Per la strada, il buio della notte è fatto di decine di volti.

Alcuni casuali, altri ricorrenti.

Alcuni di persone incrociate per caso, durante i tanti scontri. Altri di quei nemici che nemici non erano affatto.

E poi qualche altro di conosciuto, ma di precedente. Ombre della sua vita passata, venuta prima di tutto, prima delle MewMew, degli alieni, dei chimeri, dell'acqua-cristallo. Della guerra. Volti di una vita ormai irrecuperabile.

Perché come può la sua anima tornare fragile e innocente com'era prima? Si è frantumata troppe volte per potersi ricomporre in modo esatto. Sono rimaste le crepe, cicatrici di tanti travagli, e le schegge sono affilate, fatte per ferirsi a vicenda e per tenere lontani gli altri. Non sente di aver fatto nulla di sbagliato, ma l'innocenza non è solo questo. Ha visto con i suoi occhi la morte, la distruzione, la crudeltà. E ognuna era un colpo che l'ha infranta.

È facile credere di potersi risollevare lì per lì, quando c'è ancora la gioa della vittoria, la stanchezza meritata della guerra terminata.

Il tormento è diverso. È lento e regolare.

È una goccia d'acqua che cade sempre sullo stesso punto, all'infinito. Scavando un buco sempre più profondo, nonostante la differenza non sia percettibile da una goccia all'altra.

Da un battito all'altro di questa vita.

Battito dopo battito è andata avanti.

Passo dopo passo è arrivata a destinazione.

Si ferma.

Si guarda intorno. Le ombre sono ancora tutta lì, dietro di lei, intorno a lei, sopra. Ovunque.

Non c'è scampo.

Rabbrividisce e avanza. La sua è una fuga.

Non presta attenzione alla casa. Sale i gradini che la separano dal portone e citofona.

Poco importa l'orario.

Non è vero, si sente subito in colpa.

La porta si apre quasi subito.

E Pam è davanti a lei.

«Lory.» Non sorride.

«Ciao Pam» risponde. «Io... disturbo?»

Pam scuote la testa. «No, Kyle è qui, lui e Ryan di questi tempi lavorano sempre fino a tardi e io non riesco ad addormentarmi da sola. Credo neanche Ryan.»

Lory esita. Ryan e Kyle sono qui. Le loro ombre incombono alle sue spalle. Le loro presenze la aspettano.

«Tranquilla» la rassicura Pam come se le avesse letto nel pensiero. «Sono chiusi nello studio, non sapranno nemmeno che sei stata qui.» Si fa da parte per lasciarla passare.

«Grazie» mormora Lory entrando.

Tutte le luci sono accese.

Segue Pam per i corridoi e nel frattempo la studia. Ha detto che non riesce ad addormentarsi, ma non sembra turbata.

Non sembra nemmeno sorpresa di vederla.

Escono in giardino.

Qui le uniche luci provengono dai lampioni in strada e dalle finestre della casa. Le ombre sono lunghe e insidiose.

C'è silenzio.

E immobilità.

Pam si va a sedere su un dondolo e Lory si affretta ad imitarla.

Nessuna delle due dice niente. Pam la guarda mentre aspetta e Lory capisce che deve essere lei a cominciare.

«Come fai?» chiede. «Come lo sopporti? Come fai a conviverci senza distruggerti?»

«Non mi sono mai permessa di andare in pezzi, suppongo che sia servito. Alla fine sono diventata una cosa solo con le mie paure, fredda e dura forse, ma abbastanza elastica da rimanere in piedi.» Sorride amaramente. «Ma non sei qui per questo. Non sei qui per me. La tua storia è diversa dalla mia. Anche se probabilmente le nostre ombre hanno volti simili» commenta fissando il buio del giardino.

«Quindi... non se ne vanno?»

«No.» La risposta di Pam è secca e decisa. È una sentenza. «Non se ne andranno mai. Dovrai affrontare ogni notte e poi costringerti ad andare avanti ogni giorno.» Fa una lunga pausa.

Gesti meccanici. È di questo che sta parlando. Lory si sente soffocate. È qualcosa che ha già provato, qualcosa che ha già fallito.

«Diventeranno più sfocati, ma non meno intensi. Fuggire non ti servirà a nulla. Affrontale, ma non nel modo che credi tu.» L'interesse cresce di nuovo, queste parole sono nuove. «Dovrai guardare direttamente i tuoi incubi. Ripercorrerli mentalmente al mattino, non allontanarli. Finché non li avrai conosciuti così a fondo che li saprai riconoscere appena iniziano. Che saprai anticiparne ogni variante.»

Il cuore le batte forte, tutto questo non le piace. «Stai dicendo che dovrei... abituarmici?»

Pam la guarda dritta negli occhi. «Ti sei abituata a me. Al punto da riuscire a stare qui e parlarmi» le fa notare.

Lory non sa cosa dire.

«Mi hai vista tutti i giorni, così come tutti i giorni io ho guardato il mio riflesso e fissato ricordi di voi altre. Ed eccomi qua. Vivo con Ryan, in contatto con Kyle, seduta in giardino a parlare con te in piena notte.»

«Quindi... non spariscono?» chiede di nuovo, incapace di accettare questa verità.

Pam stende le labbra in un sorriso contenuto, ma sincero. «Sono forse sparita io?»

Lory la fissa a lungo. Imprime il suo volto nella memoria. Poi si volta verso le ombre lugubri del giardino. Si fa coraggio e continua a fissarle finché i suoi occhi non si abituano all'oscurità permettendole di vedere oltre, di distinguere le semplici piante che nascondevano. E di salutare i loro volti come vecchie amiche.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Artemide12