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Autore: La Tigre Blanche    07/03/2015    3 recensioni
{UkSpain | Spamano}
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Dal testo:
[...] La porta, la porta era semiaperta e lo spiraglio oscuro nascondeva una terza figura, che, immobile, guardava la scena. La morte sfiorò Antonio con un dito, gli fece tremare il cuore e lo costrinse a stringersi istintivamente ad Inghilterra, con movenze rapide e convulse – quegli occhi! Quegli occhi ambrati che lo fissavano imperturbabili, gli scrutavano l’animo, lo perforavano come due proiettili dorati! [...]
- Spero vi piaccia leggerla come a me è piaciuto scriverla!
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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{Nota: è una storia completa, quindi è inutile se la mettete tra le seguite! u.ù Io vi ho avvertito.}
 


 
Useless Tears
 
 
Antonio strinse i denti, trattenendo un gemito. Gli occhi, umidi di desiderio, si chiusero di scatto, mentre gli addominali si contrassero in uno spasmo involontario. La finestra della camera da letto era semiaperta e lasciava passare un piacevole refolo d’aria fresca assieme a dei pallidi raggi lunari, che, pigramente, andavano ad accarezzare i corpi uniti di quei due amanti improvvisati.
Le mani eburnee del compagno accarezzarono con lascivia il ventre bollente di Spagna, per poi scivolare sui suoi fianchi e ancorarsi saldamente alle natiche sode, facendo sussultare bruscamente Antonio, che sibilò un’imprecazione a denti stretti. Arthur sorrise maligno chinandosi sull’altro, gli occhi verde acido che lampeggiavano di una luce sinistra:
- Stai godendo abbastanza, Carriedo?- mormorò Inghilterra con voce roca, spingendosi ancora una volta nel corpo caldo e accogliente dell’ispanico.
- Hijo de puta- Ringhiò di rimando l’ispanico, digrignando i denti e artigliando le spalle nivee di Arthur, in un vano tentativo di incrinare quel fastidioso sorriso di vittoria che aveva dipinto in volto. L’inglese si spinse nuovamente in lui, imperterrito, ignorando le unghie dell’iberico conficcate nelle scapole. Arthur si chinò su di lui,  baciandolo vorace mentre lo violava ancora più in profondità – spietato, si insinuava in lui, letale e silenzioso come una serpe che avvolge languido le proprie spire lucenti attorno alla preda. E Antonio – animale in trappola – ringhiava, sottraendosi a quelle effusioni voluttuose e graffiandogli la schiena a sangue, gli occhi verdi che lampeggiavano furiosi e l’animo scalpitante nel petto.
Spagna lo odiava. Odiava quando Inghilterra si presentava a casa sua, con nuovo pretesto per saltargli addosso. Lo odiava e si odiava, poiché – merlo – ogni volta si abbandonava tra le spire di quel viscido serpente, si lasciava stringere e soffocare dalla sua lussuria, un peccato troppo invitante per ribellarsi ad esso.   
Arthur posò le labbra sottili su quelle carnose di Antonio, che, stranamente ubbidiente, non si sottrasse al bacio. La lingua entrò prepotente, intrecciandosi con la gemella che, riluttante, seguiva i suoi movimenti. Si separarono con uno schiocco umido, rimanendo poi per un istante infinito ad affogare l’uno nelle iridi dell’altro – la preda e il predatore si scrutavano un’ultima volta, prima di venire inghiottiti dall’oblio.
Inghilterra si leccò le labbra, gli occhi verde acido scintillarono di una luce ferina: si chinò sul collo abbronzato dell’amante, mordendolo famelico, leccando il sangue scuro, assaporandolo con perizia. Spagna sibilò frustrato, piegando il collo di lato ed esponendo una porzione di carne più ampia a quel subdolo e velenoso rettile – si era ormai arreso a quel tocco familiare che, nel tempo, era diventato necessario quanto l’aria. E mentre la preda si lasciava divorare da quell’insospettabile predatore, in un attimo di lucidità notò un particolare sfuggitogli fino a quell’istante. Le pupille di Antonio si dilatarono, mentre il terrore gli arpionava l’anima, facendogli schiudere inorridito la bocca.
La porta, la porta era semiaperta e lo spiraglio oscuro nascondeva una terza figura, che, immobile, guardava la scena. La morte sfiorò Antonio con un dito, gli fece tremare il cuore e lo costrinse a stringersi istintivamente ad Inghilterra, con movenze rapide e convulse – quegli occhi! Quegli occhi ambrati che lo fissavano imperturbabili, gli scrutavano l’animo, lo perforavano come due proiettili dorati!
A Spagna mancò il respiro, succube delle spinte poderose di Arthur e improvvisamente incapace di proferire parola. L’unica azione che gli era concessa fare era quella di continuare a fissare quelle iridi ambrate così terribilmente familiari che – orrore! – ricambiavano il suo sguardo con un’impassibilità dannatamente esasperante.
Romano si morse il labbro con foga – non si sarebbe mai permesso di piangere – e, con una calma che non gli apparteneva, riaccostò la porta. Sospirò – il respiro tremulo tipico di chi trattiene rabbia o pianto – e se ne andò via, quell’immagine tremenda ormai impressa a fuoco negli occhi, nella mente e nel cuore ormai infranto.
E Antonio, aggrappato impotente all’inglese, piangeva inutili lacrime.
 





- Note finali -

Lo so, è cortuccia, ma ci ho messo anima e corpo nel scriverla! u.ù Nel testo non è specificato, ma spero che si sia compreso che Spagna e Inghilterra sono scopamici - io, almeno, li ho sempre visti così! u.ù Comunque, ho deciso di rappresentare Spagna sotto una luce diversa, insomma, è sempre raffigurato come un adorabile coglione che se ne va in giro a stuprare Romano e a mangiare pomodori e mi sembrava ingiusto che la sua parte pirate! non venisse mai considerata! Stessa cosa per il Mio Arthùr, che, porello, viene dipinto come un uke effemminato ed isterico...
Anyway, spero che la storia vi sia piaciuta! :) Non dimenticate di inserirla tra le preferite7ricordate e di recensire! I vostri pareri sono molto importanti per me! u///u
Baci,

La Tigre Blanche

 
   
 
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