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Autore: Avengeriana    07/03/2015    1 recensioni
Francesca aveva diciassette anni ed era tremendamente timida. Al posto di parlare con il tipo che le piace tanto, avrebbe preferito morire.
Era innamorata… o forse quella era una semplice cotta.
Lui si chiamava Filippo e aveva sedici anni. Era alto, capelli biondo scuro e un bel viso tondo.
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Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Francesca aveva diciassette anni ed era tremendamente timida. Al posto di parlare con il tipo che le piace tanto, avrebbe preferito morire.
Era innamorata… o forse quella era una semplice cotta.
Lui si chiamava Filippo e aveva sedici anni. Era alto, capelli biondo scuro e un bel viso tondo. Francesca non aveva mai visto niente di più bello e quando vede qualcosa di fantastico, rimane senza parole… cosa che accadeva quando a ricreazione parlava con Chiara e Lisa.
Chiara e Lisa frequentavano Filippo e conoscevano Francesca, date che erano compagne di classe.
 
- Tieni. E’ il suo numero. – le disse un giorno Lisa, porgendole con un sorriso malizioso un post-it giallo.
- Non salvarlo. Se no vai a finire come me che continui a vedere se è online su WhatsApp. – la avvertì Emma, subito dopo. Francesca rise nervosamente e nascose il foglietto nella cover del suo telefono.
 
Da quel giorno passarono tre settimane.
Al martedì la classe di Francesca aveva il giorno pieno e dalla settima ora avevano informatica.  E come ogni martedì, Filippo (che aveva informatica l’ora precedente) tornò in laboratorio per prendere il registro e Chiara e Lisa lo salutarono. Di solito Francesca si limitava a non guardarlo e far finta di nulla, ma poi o puntava lo sguardo sognante su quella bella schiena e le spalle larghe.
Quella volta, però , scattò qualcosa in lei. Aspettò che il ragazzo se ne andasse, poi domandò al prof se poteva andare in bagno e questi acconsentì. La ragazza uscì, ma invece di andare a sinistra (dove si trovavano i bagni) girò a destra e raggiunse Filippo.
- Ehi, ciao. – lo salutò.
- Ciao. – ribatté lui, guardandola.
- Sono un’amica di Chiara…
- Si. Ti ho visto con lei.
- Ehm.. io… volevo dirti che – fece un respiro profondo – Senti. Ti trovo carino, ok? E mi piaci… -
A un tratto il coraggio che aveva accumulato svanì nel nulla. Come se si fosse appena svegliata da un incantesimo e avesse ripreso coscienza di sé e del suo corpo. Sbattè le palpebre un paio di volte e con le dita iniziò a torturarsi l’anello d’argento.
Deglutì a vuoto.
Il suo cuore iniziò a battere così velocemente e forte che ebbe paura di vederlo schizzare fuori dal petto.
“Che cacchio ho fatto?”
- M-mi dispiace.. – balbettò prima di girare sui tacchi e andarsene. Pensò di tornare in classe, ma cambiò idea e si diresse verso i bagni.
 
- Come cacchio mi è venuto in mente? – si ammonì.
Ricordò con quale sguardo confuso l’aveva guardata. Quegli occhi scuri che tanto cercava di evitare, l’avevano fissata per un tempo interminabile.
“Stupida! Stupida!”
Non riuscì a credere di aver detto a Filippo di trovarlo carino. Anche se erano delle parole così semplici, non si sentiva comunque degna di dirle a qualcuno, dato che non pensava di essere bella e quindi di avere la possibilità di farlo. E’ un pensiero contorto, ma era fatta così.
Un momento.
Come se avesse trovato la risposta alla Domanda Fondamentale, si rese conto so in quell’istante ciò che il ragazzo le aveva detto “Ti ho visto con lei”.
Bhe, almeno sapeva della sua esistenza…
“Sapeva della mia esistenza prima di fare quella figuraccia. Che palle! E ora?”
Fece un altro respiro e constatò che forse era meglio tornare in classe.
 
- Ehi. –
“Oh no…”
Si voltò verso la porta e vide l’ultima persone che si sarebbe mai aspettata.
Filippo aveva le braccia incrociate e una spalla appoggiata allo stipite della porta. Era chiaro quello che voleva comunicare: nessuno sarebbe uscito o entrato. Era lui che conduceva i giochi.
Francesca sentì il corpo irrigidirsi e le farfalle sbattere le ali nel suo stomaco, causando un tornado di emozioni. Le gambe sembravano essere di gelatina. La bocca un deserto.
Che ci faceva lui lì?
Il ragazzo fece un mezzo sorriso e si allontanò dalla porta con un movimento fluido.
Francesca deglutì a vuoto.
“Che diavolo vuole fare?”
Ad ogni passo, la ragazza arretrava di uno, finché non finì con la schiena contro il termosifone bollente alla fine del bagno. Grazie alla sua bassa corporatura, la ragazza si sentì più piccola del solito, complice anche il fatto che Filippo era venti centimetri più alto di lei.
Francesca sentiva le orecchie in fiamme e si domandò se il rossore si era esteso anche sulle guance.
Da così vicino, poteva vedere quelle labbra piene simili a ciliegie. E lei adorava le ciliegie. La ragazza non poté evitare di pensare a quello che avrebbe voluto fare a quelle labbra…
“Che cosa vuoi?” chiese, ma riuscì soltanto a pensarlo.
Filippo aveva uno sguardo famelico.
Il ragazzo le alzò delicatamente il mento con un paio di dita e…
“Oh. Cavolo”.
La stava baciando. E lei stava ricambiando.
Le farfalle iniziarono ad esplodere come fuochi d’artificio, mettendo in scena uno spettacolo pirotecnico meraviglioso.
Le gambe che sembravano statue, si mossero per darle maggior stabilità.
Le sue dita strinsero il’orlo della felpa scura di Filippo, mentre lui le cingeva la vita in un stretta delicata.
Quando si mollarono, per Francesca fu come se le avessero tolto un piccolo pezzo vitale. Filippo le pettinò un po’ i capelli, giusto per metterli a posto.
- E’ stato un piacere. – le disse. Francesca annuì.
- Mi dai il tuo numero?
- Ho già il tuo, non preoccuparti. –
L’altro sbuffò una risata e la salutò facendo un occhiolino, poi se ne andò, lasciando alla ragazza la sensazione di essere più leggera l’aria.
   
 
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