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Autore: randomteenager    07/03/2015    4 recensioni
Lui aveva solo intenzione di farla piangere.
Non di innamorarsene.
{Shark-Gray&Mermaid-Juvia AU ; Traduzione ; Gruvia}
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice : Bene bene bene, eccoci qua. Sono estremamente emozionata nel pubblicare questa storia per conto di randomteenager (sotto lascerò il link dell'originale e della pagina autrice: amatela e veneratela, perché è davvero dolcissima). È il mio primo lavoro di traduzione, quindi per qualsiasi correzione e segnalazione sono qui, a disposizione. E.. niente, la storia finora conta tre capitoli, e vi giuro, quando l'ho letta ho pensato “oh, wow, no, questa la devo portare su efp”. Serve più Gruvia, in questo fandom.
Buona lettura ~

Author's Note : Dunque.. questa non è una one-shot.. in realtà avrà tre o quattro capitoli, dipende. Ne ho tre-quattro scritti, ma credo di poter iniziare a postare adesso.. le long mi rendono davvero nervosa e ansiosa perché sono sempre preoccupata di farvi aspettare troppo per gli aggiornamenti ;__; Hm, farò davvero del mio meglio, ma frequento un'Università molto rigida (e ne è orgogliosa, lol), quindi per favore non fatevi scoraggiare se mi serve del tempo! Non abbandono mai nulla, ma ogni tanto ho bisogno di un piccolo bonus di tempo per finire le cose ;__;

Uhm, comunque, voi ragazzi potreste ricordare l'immagine su tumblr di yuuga con Sharkboy Gray & Mermaid Juvia AU (se non la ricordate, la linkerò sul mio profilo) ma, come al solito, sono 2000 anni indietro. Comunque, alcune parti sono basate\ispirate da quell'immagine, ma il resto segue altre direzioni e.. già.

Non scrivo multi capitolo da... davvero molto tempo (scrivere 3\4 one shot contano in realtà eh), quindi sono super nervosa asjcsusksn. Spero davvero che vi piaccia! Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate ;__;



Questo è l'account su fanfiction.net dell'autrice, da cui ho ricevuto il permesso di traduzione.
Amatela e veneratela.


(qui c'è la traduttrice!)



Oltremare

Lui aveva solo intenzione di farla piangere.
Non di innamorarsene.


1. Nuvole bianche




__


La sua coda di sirena si agitò violentemente nella corrente d'acqua che la circondava.

Le dita si intrecciarono nella rete che la tratteneva, mentre le corde metalliche le scavavano le mani e segnavano la pelle. La intrappolavano completamente, stringendosi senza pietà attorno al suo corpo, bloccandola, e tutto ciò che poteva fare era cercare il mare per fuggire prima che l'oscurità le annebbiasse la vista, annientandola.

La rete era arrotolata intorno al suo corpo, e stava diventando sempre più difficile respirare..

Ma lei continuò ad urlare, lottando ancora con tutta se' stessa. I motori della barca rombarono e l'elica girò, scaraventandola all'indietro e stringendo la rete intorno al suo collo. Ansimò alla ricerca d'aria, sentendo un acuto, feroce dolore segnarle il collo.

Prima che il suo corpo cadesse, vide di sfuggita una coda di squalo, e i suoi occhi si chiusero.


__


Si risvegliò con il limpido cielo azzurro che la sovrastava. Sbattendo lentamente le palpebre, confusa, la ragazza recuperò gradualmente conoscenza, prima che nella mente esplodesse una scarica di ricordi.

Shockata, intrappolata in una rete, il dolore delle corde che tagliavano la pelle- il ricordo la spinse in avanti, ansimando forte con una mano sul cuore martellante.

«Ohi.» udì una voce che chiamava, e la sirena trasalì a quel suono.

Girandosi lentamente verso il fianco, Juvia sbatté le palpebre scoprendo che non c'era nessuno oltre ad un... ragazzo?

«Finalmente sveglia, uhn?»

Le sue parole erano leggermente attutite, la bocca piena come se stesse masticando i suoi denti o qualcosa. Abbassando lo sguardo, lei riconobbe all'istante l'oggetto masticato – la rete, davvero la stessa rete che l'aveva intrappolata. Strappata a brandelli, lui masticò la fine delle corde prima di sputarla fuori e gettare alle spalle i resti laceri.

Quando il suo sguardo tornò su di lei, gli occhi della ragazza si spalancarono. Le branchie sul suo collo, gli artigli sulle sue mani.. le affilate file di denti che rivestivano la sua bocca, e una goccia di sangue all'angolo delle labbra–

Lui – lui era uno –

«Hm?» mormorò quello, alzando un sopracciglio quando lei scivolò giù dallo scoglio e si tuffò nell'acqua. Sbirciò dall'angolo della roccia, la paura evidente nei suoi occhi, e a quella vista lui rise sommessamente, con i denti affilati che lampeggiavano verso di lei. «Che c'è, sei spaventata?»

I suoi occhi si fermarono sulle sue labbra, e lui sapeva esattamente cosa stesse fissando. Sollevando una mano, trascinò il sangue sopra le sue labbra, sogghignando malvagiamente prima di leccarlo via pulendole.

«Non ti preoccupare,» le disse, «non è il tuo. Gli umani hanno provato a tirarti dentro, ma hanno perso la presa. Non è facile reggere qualcosa quando ti mancano un paio di dita.»

Le fece un sorrisetto, svelando uno dei suoi affilati denti fuori dalle sue labbra. La ragazza si abbassò ulteriormente dietro alla roccia e lo sbirciò timidamente, studiandolo.

Lui era.. bellissimo. Intimidatorio, un po' spaventoso, ma le aveva salvato la vita. Anche con il sangue trascinato attraverso le labbra, c'era qualcosa di affascinante in lui, e il modo in cui le aveva sorriso – sentì il proprio cuore correre, ma non per la paura.

Lei immerse la sua testa nell'acqua quando lui nuotò nella sua direzione, lasciando solo i suoi occhi a sbirciare sopra la superficie. Le girò attorno, lo sguardo della ragazza che ne seguiva le azioni, osservandone attentamente i movimenti mentre lui la guardava negli occhi con un'espressione indecifrabile.

«Ancora spaventata?» la derise beffardamente, alzando un sopracciglio in segno di scherno. «Rilassati. Non ti mangerò.. non ancora.»

Lei si accigliò, studiandolo timidamente dal riparo dell'acqua. La sua coda si muoveva da un lato all'altro, pronta a partire non appena lei avesse messo la testa oltre la superficie.

«Tu.. non lo farai?» chiese, e la sua voce era un soffice pigolio. «Perché no?»

Lui scosse pigramente la testa, gettandole un'occhiata. La sua voce era sottile e delicata, proprio come il fiore giallo che le adornava i capelli. Appropriato per una tale, strana, ragazza pesce.

«Perché,» iniziò, e quasi sogghignò alla paura crescente nei suoi occhi quando lui le si avvicinò «adesso sei noiosa. Giocare con il mio cibo è metà del divertimento, ma sei troppo sconvolta per essere uno svago.»

«Ma..» mormorò lei, spostandosi ancora una volta dietro alla roccia e sbirciando oltre l'angolo, «tu hai salvato Juvia.»

«Non mettertelo in testa» sbottò, «non l'ho fatto per te. Ho solo rimandato gli umani al loro posto – questo è il mio territorio, non il loro.»

I suoi occhi neri si strinsero pericolosamente. «Cosa diavolo stavi facendo comunque? Chi è abbastanza stupido da farsi beccare in flagrante, non sai che è meglio non avvicinarsi troppo?»

La ragazza si fece piccola sotto il suo tono di disapprovazione, immergendo la testa e abbassando il suo sguardo. «Juvia... voleva vedere il cielo.»

Lui corrugò le sopracciglia appena lei inclinò la testa verso l'alto, l'aria azzurra e le soffici nuvole bianche riflesse negli occhi cerulei.

Decisamente una strana ragazza pesce.

«Uhm,» iniziò quella, e lui non fece una piega al suo timido rossore e lo sguardo che era scattato verso e lontano da lui, «gr-grazie– »

«No!» la interruppe, «Te l'ho detto, non farti strane idee. Noi non siamo amici: sei cibo, nient'altro.»

Si allontanò da lei, colpendo l'acqua con la sua coda. «Ora vattene, e stai alla larga dalla mia vista. La prossima volta che ti vedo, ti mangerò, chiaro?»

La ragazza rimase in silenzio, guardandolo attentamente. Lui sembrava ostinato ad allontanarsi da lei e liquidarla così, senza nemmeno darsi la pensa di conoscere il suo nome, o farle conoscere il suo.

Aggrottando le labbra in un'espressione pensierosa, si girò verso di lui prima di immergersi immediatamente in acqua.


__


Il giorno seguente Gray sapeva di essere seguito.

Era come se ci fosse un'ombra che non poteva seminare, non importava quale percorso prendesse. Ma quando si voltava indietro, non incontrava altro che acqua limpida. Questo era successo più di una volta, e questa ripetizione lo irritava – sapeva che qualcuno lo seguiva, quindi dove erano nascosti?

Nuotando un po' più lontano, passò un largo scoglio, scivolando svogliatamente lungo la corrente di voltarsi all'improvviso. Posò immediatamente lo sguardo nell'area dietro di lui – solo per trovarla ancora una volta vuota.

Ringhiando, osservò oltre il bordo della roccia e si guardò intorno, inconsapevole della presenza di una sirena dai capelli azzurri con una mano sopra il cuore che batteva furiosamente nonostante fosse ben nascosta dallo sguardo acuto del ragazzo.

Lui strinse gli artigli contro il masso prima di allontanarsi, e lei espirò con calma, attendendo pazientemente di sentirlo nuotare ancora una volta. Subito dopo aver sentito la sua coda scalciare, nuotò fuori dall'ombra della roccia, muovendosi attentamente per seguire–

«Presa!»

«Aahh!»

Trasalì, piegandosi lontano dal sorrisetto che lui le rivolgeva.

«Sapevo che c'era qualcuno che mi seguiva,» mormorò, assottigliando gli occhi. «Pensavo di averti detto di starmi lontano, ragazza pesce. Sai cosa succederà ora?»

La ragazza tremò visibilmente, le lacrime che traboccavano dall'orlo suoi occhi mentre lei arrossiva vicino a loro. «I-io..»

«Sto per mangiarti.» ringhiò lui, mostrando i denti aguzzi in un sorriso sbilenco. «Iniziando dalla parte migliore.»

La prese per la vita, tirandola rudemente a se'. Lei pigolò a quel movimento, i palmi aperti premuti contro il suo petto mentre lui le sorrideva malignamente. «La tua coda.»

Lei spostò le sue mani sulle proprie labbra, sbirciandolo con un roseo rossore a colorarle le guance. Lo osservò attraverso le ciglia folte, i capelli blu fluttuanti nell'acqua intorno a lei con i petali del fiore che li ornava che ondeggiavano nella corrente oceanica.

Gray si contorse a quella vita, sentendo le sue stesse guance riscaldarsi. «Ohi, smettila di guardarmi come.. io.. io sto per mangiarti..»

Lei mugugnò piano, e quel sottile, grazioso suono sfuggì alle sue mani.

L'altro imprecò sottovoce, scuotendo con forza la testa e concentrandosi sui suoi pensieri erranti.

«Okay, ascolta qui!» abbaiò, afferrandole le braccia non appena le sue mani scivolarono dalle labbra. Le sue braccia erano sottili nella sua presa, come se qualsiasi movimento improvviso avrebbe potuto romperla, ma lui spinse quel pensiero in fondo alla testa, concentrandosi sul suo compito. Il suo viso arrossato e gli occhi luminosi non stavano diventando una distrazione, no, dannazione. «Questa è una regola semplice: magiare o essere mangiati. Senza offesa, ma il tuo destino è finire nel mio stomaco, quindi smettila di essere così. Chiudi gli occhi, e prometto che sarà veloce e indolore.»

Lei lo fissò, i suoi grandi occhi azzurri luminosi e anche più accentuati dalla sfumatura dei suoi capelli. Erano piuttosto belli, notò, finché non li coprì con le mani e pigolò un timido «Okay.»

Lui sbatté gli occhi alla sua docilità, sentendo un altro dannato rossore diffondersi sulle proprie guance. Perché era così obbediente? Così disposta a dare la propria vita, proprio così? Dov'era il divertimento della paura nei suoi occhi, l'eccitazione di vederla dimenarsi?

Schioccando la lingua, voltò lo sguardo, borbottando sotto voce. Le mani della ragazza si abbassarono gradualmente, ferme sulle sue guance mentre lo osservava di sottecchi.

«Lascia stare.» mormorò quello, spostando con rancore il suo sguardo su di lei. «Mi hai rovinato l'appetito.. la prossima volta non ci sarà alcuna pietà, capito?»

Lo fissò, abbassando lo sguardo sulle sue labbra, e si protese verso di lui, premendo le proprie labbra contro le sue. Gli occhi di lui si spalancarono immediatamente, ma la sensazione durò per un breve momento prima che lei si tirasse velocemente indietro.

Balzando all'indietro, Gray passò il dorso della mano sulle labbra, guardandola con stupore. «Che- che diamine era quello?!»

La ragazza distolse lo sguardo e posò le dita sulle sue labbra, ridendo piano fra se', le guance dipinte di un rossore intenso. «Come gli umani.»

Gli occhi del ragazzo si assottigliarono pericolosamente. «Cosa?»

Quando il suo sguardo si sollevò su di lui, il suo viso si tinse di rosa sotto l'intensità del suo sguardo penetrante. «U-uhm, Juvia voleva provare ciò che fanno gli umani. Questo significa “grazie”, crede.» Nuotando via coprendosi le labbra, sbirciò delicatamente, «Juvia l'ha sbagliato?»

Gray, distogliendo lo sguardo, mormorò sottovoce, «Tu sei davvero ingenua, no, ragazza pesce?»

«Juvia.» disse lei.

«Cosa?»

«Il mio nome... è Juvia.» ripeté tranquillamente. Slanciandosi verso di lui, inclinò la testa, arrossendo come aggiunse «Voglio essere tua amica.»

Lui aggrottò le sopracciglia, guardandola storto. «Non faccio amicizia con il cibo.»

«Juvia non è cibo.»

«Sì?» replicò, alzando provocatorio un sopracciglio. «Quindi cosa sei?»

Lei incrociò i suoi occhi, il suo sguardo ostinato e fermo. «Tua amica.»

Il divertimento di Gray scivolò via dal suo viso, e un cipiglio duro indurì i suoi lineamenti. «Non sai neanche il mio nome.»

«Qual'è?» chiese lei.

«Non è importante.» replicò. «Non vivrai abbastanza a lungo da ricordarlo comunque.»

La paura lampeggiò nei suoi occhi, ma, curiosamente, non si ritrasse. Mantenne la sua posizione, galleggiando di fronte a lui, nonostante il suo corpo avesse iniziato a tremare.

La sua angoscia era stuzzicante.

«Ma,» aggiunse, piegando la testa e guardandola negli occhi, «diciamo di essere amici. Cosa dovremmo fare poi?»

Juvia rimase silenziosa, gettandosi svogliatamente occhiate intorno stringendo le braccia attorno al corpo. «Juvia... Juvia non lo sa.»

Gray inarcò un sopracciglio, guardandola sospettosamente. «Cosa intendi che non lo sai? Non hai amici?»

Lo guardò di rimando, in silenzio. Gray sbatté le palpebre prima di schiarirsi la gola, grattando imbarazzato il retro del collo.

«Er, va bene. Beh, cosa fai per divertirti?»

«Per divertirmi? Uhm.. oh!» il suo viso si illuminò all'istante, e il tremito di paura fu all'improvviso sostituito da un fremito di eccitazione. «Juvia colleziona!»

«Collezioni?» ripeté Gray, alzando curioso un sopracciglio.

«Sì!» replicò eccitata la ragazza. «Vuoi vedere?!»

«Cosa?» disse, «Io, ecco...»

«Segui Juvia!» cinguettò, nuotando via nel mare con la coda sferzante dietro di lei. Gray aggrottò le sopracciglia e la guardò andare.

Avrebbe potuto semplicemente lasciarla andare, e sarebbe finita così. Se lei avesse saputo cos'era davvero meglio per lei, probabilmente non l'avrebbe mai più rivista. Ma... lui si era mai fatto sfuggire una preda, e lei sembrava così deliziosa...

Indurendo la mascella, nuotò verso di lei, seguendola riluttante.


__


Lei era una nuotatrice veloce, notò. Non abbastanza rapida per lui, ma certamente non stava vagando per tenersi al suo passo.

Il modo in cui guizzava attraverso l'acqua era impressionante. Aveva certamente familiarità con la zona, passando da una corrente all'altra e muovendosi con i flutti per aumentare la propria velocità. La sua coda di sirena azzurra avrebbe potuto scuotersi, la pinna gialla planare rapidamente, e il suo corpo scivolare attraverso l'oceano mentre Gray la seguiva.

In breve tempo si trovò in una caverna sottomarina con filari di colonne, mentre Juvia guizzava felicemente intorno ad ogni strato e raccoglieva un nuovo tesoro da condividere con lui.

«Questo Juvia l'ha trovato in una nave abbandonata.» annunciò, mostrandogli il vetro scheggiato di una nave in bottiglia. «Questa nave è minuscola confrontata con quella che Juvia ha trovato lì. Quella era enorme!» allungò le braccia da entrambi i lati, «Così grande, molto, molto più grande di Juvia!»

Afferrando un carillon rotto, Juvia lo tenne di fronte al suo viso.

«Questo Juvia l'ha trovato sulla riva di una spiaggia. C'era una madre, lì, e sussurrava pregando che una sirena lo portasse sul fondo dell'oceano, quindi... Juvia l'ha preso.»
Lei lo riportò teneramente al suo posto, tracciando dolcemente con le dita l'intricata fantasia sulla scatola. «Questo carillon apparteneva a sua figlia. Juvia ricorda di averle viste insieme, e Juvia aveva lasciato che la ragazza la vedesse una volta... era molto felice.»

Strappandosi alla malinconia, nuotò verso una coppia di colonne, sollevando una pipa.

«Questo tesoro era stato gettato via in mezzo al mare–»

Mentre la voce della ragazza si affievoliva, Gray diede un'occhiata alla caverna. I raggi di sole filtravano dal soffitto, illuminando la collezione che lei aveva raccolto. Doveva aver richiesto un bel po' di tempo, prendere una quantità di oggetti fino a riempire ogni colonna della caverna.

Qualcosa in argento luccicò nella visione complessiva, catturando la sua attenzione. Girando la testa, aggrottò le sopracciglia verso l'oggetto e lo prese in mano. Era un'affilata daga d'argento, il bordo particolarmente seghettato e l'elsa decorata da gemme scintillanti.

«Ehi,» la chiamò, interrompendo il suo discorso e trattenendo la lama sul palmo opposto, voltando la daga, «cos'è questo?»

Juvia si fermò, gettando un'occhiata all'oggetto nella propria mano prima di prendere l'altro dalla stretta del ragazzo, «Juvia ci arriverà, signor squalo, ma deve prima finire questa colonna.»

Signor squalo? ripeté quello nella sua mente, combattendo il sorriso divertito che emergeva dalle proprie labbra. Il suo strano modo di parlare, unito alla sua strana gentilezza – sì, lei veniva decisamente da acque diverse.

Lei continuò a farneticare, lui ad ascoltarla per metà, appoggiando il proprio fianco contro il muro con le braccia incrociate sul petto. Quando lei si fermò per prendere respiro, lui ripose qualsiasi oggetto stesse svogliatamente ispezionando, guardandola di sfuggita. «Hai un sacco di cose umane.»

«Quasi tutto.» replicò in realtà Juvia, e Gray inarcò un sopracciglio. Era come se.. ne fosse orgogliosa.

«Ti piacciono gli umani.» concluse, le labbra tirate in una linea sottile.

Stringendo una piccola bambola – teru teru bozu, l'aveva chiamata – Juvia ne accarezzò il vestito pigramente. «Loro.. affascinano Juvia, ma la visione che ne ha è.. complicata.»

Lui la fissò intensamente, contraendo la mandibola mentre lo sguardo della sirena si faceva distante.

«Juvia.. era molto piccola quando i suoi genitori morirono. Furono uccisi–»

«–dagli umani.» completò Gray.

«No..» le sue ciglia si abbassarono, le dita scivolarono piano oltre il contorno della bambola. «Furono uccisi dagli squali.»

I suoi occhi si restrinsero. «Se sono stati uccisi dagli squali, perché vuoi stare accanto ad uno di loro?»

«Solo perché uno squalo ha ferito Juvia non significa che lo faranno tutti» ribetté, spostando lo sguardo su di lui, «Juvia non lo crede.»

«Sei ingenua.» si accigliò Gray.

«Juvia sa che anche gli umani uccidono,» disse, «ma.. non tutti lo fanno. Uno ha salvato Juvia, poco dopo che lei aveva perso i genitori. La sua pinna era rimasta incastrata in una roccia, e una barca arrivava verso di lei. Poteva vedere le eliche girare nella sua direzione, e lei ha pensato–» Juvia si irrigidì, impassibile, prima di recuperare lentamente la voce, «Juvia pensava.. stava per morire, ma poi giunse un umano. Indossava una maschera, qualcosa di simile..» ruotò su se stessa, prendendo una maschera da immersione, «.. qualcosa di simile a questo. Spostò la roccia e lasciò scappare Juvia. Non ha provato a seguirla, o fotografarla.. l'ha solo salvata.»

Nuotando verso il soffitto della caverna, guardò verso il cielo, fissando il suo sguardo sulle sulle nuvole che vagavano.

«Le loro usanze sono diverse, e loro sembrano diversi, ma il cielo ci unisce, terra e mare. Ma sulla terra, hanno così tanta libertà, e tante viste meravigliose... il signor squalo sa cos'è un albero?»

«Un albero.» ripetè piattamente Gray, la sua testa piegata all'indietro per guardarla.

Juvia scosse gentilmente il capo, un sorriso sognante che le curvava le labbra. «Ce ne sono diversi tipi sulla terra. Quando sono raccolti insieme, gli umani la chiamano foresta. Juvia ne vuole vedere una.. lei vuole vedere tutti i paesaggi che hanno gli umani.»

Gray schioccò la lingua, nuotandole accanto. «Sai..» disse, girandole attorno, «c'è una leggenda sulle sirene che mangiano le anime degli umani, così anche se ti avvicinassi, probabilmente li uccideresti.»

Lei si imbronciò, e Gray quasi rise per il suo broncio. «Questo non è vero,» brontolò, «solo perché hai sentito una cosa questo non la rende vera.»

«Davvero?» la prese in giro.

«Tutti dicono che gli squali sono spaventosi» ribatté lei a tono, «ma Juvia non pensa che il signor squalo sia spaventoso.»

«Non mi trovi spaventoso?» nuotò verso di lei, divertito dal suo indietreggiare istintivamente da lui, trovandosi presto contro il muro. Lui alzò la sua mano ed estrasse un artiglio nero, passandolo lentamente sulla sua guancia prima di afferrare con forza la mandibola. «Ne sei sicura?»

I suoi occhi si allargarono nonostante il corpo fosse rimasto incredibilmente fermo, e lui vide nel suo sguardo crescere il terrore. Scostandosi, lasciò andare di colpo il suo viso, passandosi una mano fra i capelli.

«Non ti illudere.» disse. «Possono piacerti gli umani quanto ti pare, ma a me tu non piaci. Sei ancora il mio cibo, proprio come loro sono ancora assassini.»

«S-sign-»

«E il mio nome è Gray,» aggiunse, «smettila di chiamarmi con 'sto cazzo di “signor squalo”. Suona male.»

Lei lo guardò negli occhi, spalancati per l'improvvisa rivelazione. «Gray..» gli fece eco esitante, «Come la tua coda.»

L'arto guizzò alla menzione, piegandosi sotto di lui mentre sogghignava. «Sì, certo.»

Lei gli prese la mano, lasciandolo perplesso mentre lei la scuoteva nella sua. «Juvia è felice di conoscerti ufficialmente.» disse, piegando la testa con un sorriso caldo sui tratti del volto.

Lui sbatté le palpebre, percependo un poco familiare rimescolio all'altezza del torace. Distogliendo lo sguardo, si concentrò sulle loro mani unite, corrugando la fronte confuso. «Cosa stai facendo?»

Lo guardò, solo per seguire il punto che stava fissando e arrossì furiosamente. «Ah- uhm – Juvia vede sempre gli umani fare così quando incontrano qualcuno, quindi.. »

«Tch,» sogghignò, «non mi associare a loro.»

«Mi dispiace.» disse velocemente, allontanandosi da lui.

Lui inarcò un sopracciglio, e la schernì. «Non importa. Non è un gran problema.»

«... Gray.» mormorò, ma quando lui si girò, lei stava fissando il terreno, ripetendo il suo nome lentamente come per memorizzarlo. «Gray... Gray... Gray... sama.»

La guardò di sottecchi. Gray-sama? Suonava così.. formale, qualcosa che non aveva davvero mai sentito prima.

Lei si rimpicciolì sotto il suo sguardo, abbassando la testa e chiudendo le mani sul petto come se stesse per essere rimproverata. «Mi dispiace.» pigolò ancora, «Ju- Juvia ha sbagliato qualcosa?»

Semplicemente la fissò, cogliendo la timida incertezza nello sguardo di lei. Più lui restava in silenzio più lontano sembrava indietreggiare lei, quindi si schiarì la gola, spazzando via i suoi timori con un'alzata di spalle.

«Fai quello che preferisci.»

«Gray-sama.» disse un'altra volta, provandolo, e le sopracciglia del ragazzo si alzarono a quel suono. Era qualcosa a cui avrebbe potuto abituarsi. «Uhm..»

La scrutò dall'alto, guardando i raggi luminosi della superficie calarsi nella grotta sottomarina e passare sui lineamenti della ragazza. Lei si stava muovendo leggermente, premendo insieme le punte delle dita timidamente mentre distoglieva lo sguardo da un angolo.

«Juvia.. voleva.. voleva solo ringraziare.»

L'altro sollevò un sopracciglio a quelle parole, scompigliandosi distrattamente i capelli. «Per cosa?»

Lei arrotolò una ciocca di capelli attorno alle dita. «Per.. uhm, aver ascoltato Juvia parlare dei propri tesori. Non aveva mai avuto nessuno con cui condividerli prima.»

La fissò sbattendo le palpebre. «Oh, uhm-» schiarendosi la gola, si grattò la nuca, puntando il proprio sguardo sullo sfondo sopra di lui prima di sentire la sua voce pigolare un'altra volta.

«Gray-sama possiede qualche tesoro?» chiese. Tornò a guardarla, trovandola ad osservare il pendente sul proprio collo. «Come.. la collana di Gray-sama, forse?»

Si sentì stranamente tranquillo, perso nei ricordi che assalivano la sua mente. Una gabbia con fitte sbarre metalliche, scintille che illuminavano le profondità dell'oceano, spesse, diffuse nuvole di sangue–

Sentì una mano coprire la sua, strappandolo dai suoi pensieri. Non si era accorto di aver contratto la mandibola, o che la sua mano era così stretta da tremare con incontrollabile ira.

La mano della ragazza era morbida contro la sua, gentile nel fermare il suo tremore, il suo viso aggrottato con evidente preoccupazione nei suoi occhi blu.

«Non è nulla.» mormorò, ma lei si accigliò quando la sua mano riprese a vibrare e i suoi denti si strinsero. «È solo il promemoria di una vendetta da riscattare.»


__


Nell'ombra di una cavità subacquea, Gray occhieggiò il pendente sul suo collo, stringendo i denti.

Lui e la ragazza si erano separati non troppo tempo dopo. Lei aveva finito di mostrargli i tesori della propria collezione, e lui non era più interessato in un'altra chiacchierata. Prima di andarsene, lei gli aveva preso una mano chiedendo quando l'avrebbe visto di nuovo.

Lei continuava a disorientarlo. Lei ne era chiaramente spaventata, ed era consapevole della sua minaccia, ma ancora insisteva a stare in sua compagnia.

Normalmente non avrebbe nemmeno considerato l'idea. L'avrebbe solo morsa, assaggiato la sua deliziosa coda e divorata come ogni altro gustoso pasto. Ma con il pesante promemoria che lo opprimeva, realizzò una cosa.

Quella strana ragazza era più che una cena saporita. Aveva qualcosa che a lui serviva.

Tutti conoscevano la leggenda– bevi la lacrima di una sirena ed entrambi otterrete una vita di trecento anni. Gli squali hanno un'aspettativa di vita di a malapena un quarto.

Al massimo vivevano trent'anni – ed erano fortunati se arrivavano a venticinque.

Forse era stato destino che l'avesse trovata intrappolata in una rete umana. Gli aveva ricordato la vendetta che aveva giurato di compiere, e gli aveva fornito i mezzi per ottenerla.

Tutto ciò che doveva fare era farla piangere, e considerata la sua insistenza per vederlo, difficilmente sarebbe servito molto. Una volta che avesse perso la sua lacrima, non sarebbe stata niente più che un pasto gustoso.

Più semplice di così.

   
 
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