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Autore: Quilldancer    07/03/2015    7 recensioni
Questa è la prima storia che pubblico su EFP.
La storia si svolge la sera del giorno in cui arriva la ragazza, Teresa, nella Radura. Thomas non riesce a dormire (da qui il titolo) pensando a Newt...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Newt, Thomas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella Radura era ormai scesa la notte e tutti i ragazzi dormivano, alcuni emettendo un lieve russio, altri agitandosi nel sonno in preda a chissà quali sogni.
Non proprio tutti, però, erano abbandonati al sonno: Thomas giaceva sveglio nel suo sacco a pelo, da quelle che gli parevano ore. C'era un pensiero che lo tormentava, ma non riusciva a metterlo a fuoco, come se la sua mente stesse guardando attraverso un binocolo che non metteva a fuoco le cose. In fondo era lì da solamente due giorni e tutto gli appariva estraneo. Probabilmente era quello che lo scombussolava, qualche mese passato nella radura e avrebbero dovuto svegliarlo con le cannonate. Come per molte altre cose si ricordava dell'esistenza dei cannoni, ma non riusciva ad associarci un luogo o una data.
Quel giorno, a mescolare ancora di più le acque, era arrivata la ragazza. Sentiva di averla già vista da qualche parte, di avere già fissato gli enormi occhi azzurri che solo per un attimo essa aveva aperto. Era strano che arrivassero due Pive in due giorni consecutivi, aveva detto Newt.
Newt. Newt. Thomas capì di avere centrato in pieno ciò che cercava di rifiutare a se stesso: sperava che il suo amico Newt diventasse un po' più di un amico.
"Ma che caspio dico? Newt è gentile, sono io che sono solamente un po' confuso... Magari è stato Frypan a mettere strane sostanze nella cena."
Allora perchè il suo cuore batteva così forte quando pensava a Newt, ai suoi capelli biondi? Perchè non desiderava altro appoggiare le sue labbra su quelle dell'amico?
"E se Netw non fosse..." Thomas si rifiutava anche solo di pensare a quella parola, che lo faceva sentire sperduto più di quanto già non fosse.
"E se qua nella Radura esserlo non sia tollerato?"
Thomas decise di alzarsi (tanto non ce l'avrebbe mai fatta ad addormentarsi) e di andare a fare un giretto per la Radura. Gettò un occhiatina a Chuck, sdraiato accanto a lui, per assicurarsi che dormisse. Dopo essersene accertato, sgusciò via silenziosamente e si sedette ai piedi di un grosso albero, al limitare del bosco delle Faccemorte. Abbracciò il largo tronco e respirò l'odore umido e muschioso della corteccia. Era decisamente rassicurante sapere che l'odore degli alberi non cambierà mai.
A un certo punto sentì un fruscio alle sue spalle.
"Chi va là?" gridò ancora memore dell'incontro un po' troppo ravvicinato con Ben.
Dal bosco emerse Newt, che incedeva lentamente trascinando la gamba infortunata. Il cuore di Thomas fece una capriola nel vederlo.
"Ehi, Tommy!" A Thomas piaceva immensamente il fatto che lo chiamasse con un soprannome. "Posso sedermi qua vicino a te?"
"Certo, certo" rispose imbarazzato. "Come mai sei qua?"
Newt fece una smorfia stringendosi la gamba: "Colpa di questa fottutissima caviglia. Certe notti mi fa così male che non riesco nemmeno a dormire. E tu, Tommy? Come mai non riesci a dormire?"
Thomas avrebbe voluto gridargli in faccia che era solamente colpa sua, ma si limitò ad alzare le spalle arrossendo furiosamente. Sperò che il buio nascondesse il suo colorito troppo acceso, ma Newt lo stava fissando troppo intensamente per non accorgersene. Ridacchiò piano.
"Pene d'amore, Tommy?" sussurrò "E' carina la ragazza..."
"La ragazza non centra nient..." Thomas si accorse troppo tardi di ciò che si era lasciato sfuggire e divenne ancora più rosso.
"Oh, non preoccuparti. A molti di noi è capitato di innamorarsi qua dentro e nessuno ne ha mai fatto un dramma. Io... beh... eravamo molto amici. Troppo amici. Ne avevamo passate tante insieme. E poi un Dolente... l'ha preso." Newt guardò il cielo per lunghi istanti, come se cercasse di far riaffiorare un ricordo felice molto lontano, che oramai si sta affievolendo ma non sparirà mai del tutto.
I due ragazzi rimasero in silenzio per lunghi istanti e Thomas pensò che il capitolo "amore" fosse chiuso. Aveva almeno scoperto che i Radurai non si facevano molti problemi davanti a quell'argomento delicato.
Dopo un tempo che parve infinito, Newt ricominciò a parlare a voce bassissima, quasi inudibile.
"E poi è arrivato un Fagio, un Pive qualunque." Il ragazzo si avvicinò a Thomas. "E mi sono fottutamente innamorato." Newt si avvicinò un altro po'. Il cuore di Thomas fece una capriola. Sapeva che cosa stava per succedere. Newt era vicinissimo; i suoi occhi nerissimi sembravano quasi liquidi.
E finalmente le labbra dei ragazzi si incontarono. Thomas era felice come non era mai stato lì nella Radura. Si baciarono a lungo, con passione. Poi si staccavano (giusto per riprendere fiato) e ricominciavano.
Dopo un bel po' di tempo -Thomas lo intuì dalla posizione della luna nel cielo- i ragazzi decisero di tornare a dormire. Newt si appoggiò un dito sulle labbra: quello sarebbe stato il loro piccolo segreto.
Il mattino dopo, Thomas si svegliò di ottimo umore. Se ne accorse Chuck durante la colazione, che gli chiese il motivo della sua euforia.
"Sai com'è... E' un nuovo giorno!" fu la risposta dell'amico. In quel momento Newt entrò nel refertorio e gli rivolse un timido sorrisino, giusto con l'angolo della bocca.
Sì, era un nuovo giorno. Decisamente migliore di quelli precedenti.     
   
 
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