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Autore: edslaugh    08/03/2015    1 recensioni
Le mani tremano ancora dall’emozione. Sento ancora un vortice che mi tira sull’ombelico e le ginocchia non riescono più a reggermi in piedi. Le mie amiche mi sorridono sotto i baffi ma la mia faccia rimane sempre quella di un’ebete che non riesce neanche a tenere in mano una racchetta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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UNA FINESTRA TRA LE STELLE.


“Cambio modo di pensare se una goccia di una lacrima versata ti accarezza il viso mentre ridi e dici che è la pioggia.”
Solito noioso giovedì. Solita quinta ora in palestra. Solita partita di ping pong. Penso che ormai questa monotonia mi abbia rinchiusa in una gabbia e non riesca più ad uscirne. Come al solito lascio la racchetta sul tavolo e mi siedo sulla trave troppo alta. Sorrido guardando le mie tre amiche che giocano come se non ci fosse un domani. Iniziano a cantare e la loro voce, alla quale poi si aggiunge la mia, è più forte della musica che hanno messo le altre per ballare. L’altra classe entra, come sempre in ritardo, e ci blocchiamo tutte e quattro per vedere chi entra. Passo in rassegna tutti i volti che ormai conosco a memoria e poi lo vedo. Non ha lo stesso sguardo, è più spento, come se dentro di lui avesse solo il vuoto. Ma solo dopo che i nostri sguardi si sono incrociati per il solito nanosecondo noto che sta piangendo e mi chiedo se è veramente possibile che un ragazzo così allegro possa piangere. E anche quando i suoi amici più stretti gli si avvicinano e gli chiedono cosa ha, lui sorride e scuote la testa. Ma io continuo a non crederci, deve avere per forza qualcosa, oppure non avrebbe mai pianto.


Ed è più dolce la paura se mi tieni in un tuo abbraccio, riesco a sentire anche il profumo della notte mentre continui a sorprendermi.”
Riprendo a giocare perché mi sono annoiata a stare seduta a non fare nulla. Mi metto in direzione della porta per controllare meglio chi entra e chi esce. Non voglio fare brutti incontri. La partita va avanti tranquillamente anche se non siamo il massimo a giocare e quindi la pallina molte volte va fuori campo e dobbiamo recuperarla. Sto ridendo quando sento gridare il mio nome con una punta di paura. Mi giro verso il campo di pallavolo e vedo la palla che mi sta per arrivare dritto in faccia a tutta velocità. Mi immobilizzo e non riesco neanche ad abbassarmi dalla paura. Ma poi sento qualcuno che mi tira verso di sé, chiudo gli occhi, e mi ritrovo tra le braccia di qualcuno. Sento la palla che si scontra con la porta e solo ora riesco ad riaprire gli occhi. E mi ritrovo lui davanti. Velocemente è come se miriadi di castori mi stiano mordendo lo stomaco, mi sento accaldata e di sicuro le guance si sono fatte colorate e le mie mani tremano nonostante siano incatenate alle sue. Riesco a sussurrare un misero “Grazie” e dopo qualche secondo che mi sono sembrati anni mi allontano dalla sua salda presa.


"Non fermare quel tuo modo di riempire le parole, di colori e suoni in grado di cambiare il mondo che non ero in grado di vedere.” Ancora stordita continuo a giocare anche se perdo più palle che normalmente. Le mani tremano ancora dall’emozione. Sento ancora un vortice che mi tira sull’ombelico e le ginocchia non riescono più a reggermi in piedi. Le mie amiche mi sorridono sotto i baffi ma la mia faccia rimane sempre quella di un’ebete che non riesce neanche a tenere in mano una racchetta. Nella mia testa ci sono diversi pensieri tutti confusi che non riesco a mettere in ordine e le emozioni contrastanti non aiutano la situazione. Ma soprattutto la sua voce, la sua bellissima voce che continua a parlare mi manda ancora di più in tilt. Parla sottovoce, poi normalmente e infine grida ed esulta come un bambino in un crescendo di brividi che mi percorrono la schiena, le braccia e il collo. E anche se rimane zitto, la sua voce rimbomba nella mia testa e ora davvero non capisco più nulla, sono stordita ed euforica allo stesso tempo.

“Disegno una finestra tra le stelle da dividere col cielo, da dividere con me e in un istante io ti regalo il mondo.” Devo uscire fuori. Lascio nuovamente la racchetta e mi appoggio alla ringhiera respirando profondamente per rilassarmi. Ma non ci riesco perché ormai questa palestra, i miei vestiti, la mia testa, me stessa è piena di lui e di tutto quello che gli riguarda. E come se non bastasse, come se mi volesse uccidere l’amina, proprio lui mi si avvicina e mi sorride con quel modo dolce che sa fare solo lui. “Stai bene?” mi chiede. No, diamine, non sto bene. Mi mandi a palla il sistema nervoso e il cuore. Come faccio a stare bene se mi fai quest’effetto? “Si, piuttosto tu … stavi piangendo fino a poco fa.” Raccolgo tutto il mio coraggio e riesco a rispondergli anche se di sicuro si sarà accorto del mio imbarazzo. “Niente.” Liquida la mia domanda velocemente ma so, guardandolo, che in realtà ha qualcosa che non vuole dire. Ma rispetto comunque la sua privacy e non gli chiedo nulla. Anzi, è lui che si fa avanti. “Devo dirti una cosa.” Annuisco ma lui non apre bocca per diversi secondi. Poi mi prende per mano e mi porta fuori dalla portata delle persone, così da essere solo io e lui e tutto il mondo intorno.

“Baciarti e poi scoprire che l’ossigeno mi arriva dritto al cuore solo se mi baci e non sentire bisogno più di niente.” Ci sediamo sui gradini e mi guarda intensamente e so che le mie guance sono infiammate dall’imbarazzo. Non riesco a reggere il suo sguardo e quindi guardo i miei piedi. Non riesco a tenermi tutto dentro, ho bisogno di esternare ciò che provo ormai da tempo. “Senti, non possiamo essere amici noi due. È troppo complicato per me. Quando mi guardi sento la pelle d’oca, se mi sfiori ho lo stomaco in subbuglio come se dovessi vomitare e la mia testa ormai è piena del tuo sorriso. Si, so di essere stupida ma tu mi piaci.” Dico tutto d’un fiato senza farlo parlare. Mi sorride e mi prende la mano. “Chi ha mai detto che voglio essere tuo amico. Anche tu mi piaci e anche tanto e non mi interessa se non ci conosciamo bene, ma io voglio stare con te. Non ti dico per tutta la vita perché non so cosa sentirò per te tra qualche anno ma sappi che per ora non riesco a non pensarti insieme a me. E ci conosceremo strada facendo.” È serio e cerca in tutti i modi di riuscire a farmi capire i suoi sentimenti e posso solo pensare che sia davvero dolce. “Ho tanti difetti …” dico velocemente, abbassando lo sguardo sulle nostre mani che non riescono a staccarsi. “Allora li farò diventare tutti pregi.” Mi guarda e sorride. E poi tutto succede velocemente. Mi bacia e il suo bacio è saturo di tutte le emozioni che ho sempre provato guardandolo da un corridoio all’altro. E penso che in questo momento, il suo bacio è l’unica cosa che mi tiene in vita.
  
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