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Autore: yoo_bro    08/03/2015    10 recensioni
New York, una casa e quattro ragazzi.
Storie nascoste, passati che ritornato e mille preoccupazioni.
Scuola,feste ed alcool.
Amore, gelosia e passione.
Litigi, risate e dolore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.19 (parte1)




 
Buona festa della donna a tutte le mie adorate lettrici!
Siete sempre il mio sorriso più grande e vero.


 
Un milione di volte grazie e quelle dolcezze che seguono questa storia,
aspettano con ansia ogni suo capitolo e recensiscono regalandomi un sorriso.
Siete degli amori e vi amo sempre di più. Grazie di tutto!


 

Ney York, 31 Dicembre.



Percy Jackson se ne stava tranquillamente steso sul proprio letto, intento ad osservare distratto il soffitto bianco, quando la piccola porta della sua camera si spalancò in un solo colpo.
 
Chiuse gli occhi per svariati minuti e sospirò intensamente. In quella casa, la pace, era di sicuro un optional.
 
Arricciò lievemente il viso al tonfo rumoroso che la porta sbattuta contro il muro aveva provocato e continuò per niente interessato ad osservare il soffitto mentre giocherellava con stizza il piccolo accendino rosso che stringeva tra le mani. Non si voltò verso colui o colei che aveva varco la soglia, troppo stanco per ascoltare una qualsiasi parola e continuò imperterrito a giocare con il piccolo oggetto sperando solo di essere ignorato.
 
In quel preciso istante desiderava soltanto restare steso su quel letto, in quel silenzio totale, con i pensieri e i sensi di colpa che gli attanagliavano lo stomaco.
 
Ma la sua preghiera non fu esaudita e quando la voce roca di Luke echeggiò nella stanza, Percy sbuffò.
 
-Hai un’espressione così afflitta e turbata da risvegliare i miei istinti animali Jackson!- esclamò infatti a voce alta l’amico, il solito sorriso scaltro ad arricciargli le labbra. Percy imprecò silenziosamente e l’ho osservò con la coda dell’occhio aggirarsi per la stanza senza una meta precisa ma con gli occhi azzurri vispi e attenti.
 
Si chiese cosa diavolo ci facesse lì l’amico e quando lo vide sedersi con tranquillità sulla scrivania perse le speranze. Luke non sarebbe andato via e per di più avrebbe dovuto subire il solito terzo grado, quello che gli riservava nelle situazione critiche. Percy odiava vederlo improvvisare i panni dello psicologo che cercava in tutti i modi di aiutare il paziente, quando in realtà 
 lui stesso avrebbe dovuto partecipare ad una seduta.
 
Strinse le labbra in una linea sottile e passò una mano tra i folti capelli corvini. Continuò poi ad ignorarlo accendendo ad intervallo di tempo regolari la fiammella del piccolo accendino.
Possibile mai, che non riusciva a stare da solo per più di una decina di minuti?
 
In quella giornata nuvolosa che portava con se la fine di un anno, steso sul quel letto e con la mente completamente altrove, Percy non desiderava altro che restare solo. Immerso nei ricordi, nel male che aveva causato alle persone che più amava al mondo mentre i sensi di colpa lo facevano sentire un verme viscido.
 
Voleva restare da solo, sentirsi male fino allo sfinimento e ripetersi fino a notte fonda quanto idiota fosse stato.
 
-Luke, ti prego sparisci.- mormorò poi, lo sguardo ancora incollato al soffitto. Sentì, dal lato opposto della stanza, l’amico schioccare la lingua sul palato e ridacchiare. Percy non lo vide ma Luke scosse lievemente il capo pochi secondi dopo, saltando agilmente dalla scrivania.
 
-E’ l’ultimo dell’anno Percy. Hai davvero intenzione di passare qui il resto della serata?- sentì sotto di se il morbido materasso piegarsi e quando fece segno di ‘si’ col capo Luke sospirare.
 
-Annabeth ha preparato i biscotti e Talia i giochi da tavolo. Avanti scendi.- tentò ancora il biondo, le labbra strette nel trattenere un ennesimo sospiro. Percy scosse ancora una volta il capo, senza emettere per l’ennesima volta un singolo suono umano.
 
-Amico, che ti prende?- il corvino alzò gli occhi al cielo ed imprecò mentalmente.
 
-Niente Luke. Ora saresti così gentile da lasciarmi solo?- chiese in tono sprezzante, gli occhi ancora ancorati al soffitto e non sull’amico. Luke ridacchiò e Percy si chiese perché quel ragazzo fosse così testardo.
 
Il biondo si chinò poi verso l’amico e con un solo fulmineo gesto gli sfilò in piccolo accendino che ancora stringeva tra le mani. Percy sbuffò e puntò il suo sguardo, ora infuriato su di lui.
 
Lo vide sorridere sfacciato, mentre guardava un punto fisso d’avanti a se. Si alzò lievemente, sfilando dalla tasca posteriore dei jeans un piccolo pacchetto di sigarette.Ne afferrò una e la strinse tra le labbra, accendendola subito dopo. Aspirò e lasciò che la nicotina gli scorresse nelle vene gettando il capo all’indietro.
 
Percy roteò gli occhi e tossì falsamente, sfilandogli a sua volta l’accendino dalle mani per poi tornarci a rigiocarci.
 
-Smettila di fare la donnicciola mestruata Jackson. Credi non lo sappia il motivo per cui sei ridotto così?- gli angoli delle labbra gli si sollevarono in un sorriso furbo e quando vide Percy irrigidirsi ghignò fiero.

-Capelli biondi, occhi grigi, sorriso smagliante e curve da far paura.- Percy sussultò e si sollevò di scatto, facendo leva sui gomiti. I suoi occhi color mare si accesero e fulminarono l’amico che in tutta risposta scoppiò a ridere.
 
-Sei davvero così prevedibile Perce.- Luke rise forte e l’amico imprecò mentre in un moto di rabbia, gli tirava una scappellotto. Poi sbuffò rumorosamente e si alzò del tutto, incrociando le gambe fasciate dai jeans e guardando intensamente l’amico.
 
-Avanti, spara.- Luke gli sorrise quasi ed aspirò ancora una volta dalla sigaretta quasi finita. Percy rimase in silenzio e Luke lo guardò, scuotendo il capo.
 
-E va bene. Non ti va di parlare? Nessun problema, parlo io.- quasi urlò, gli occhi azzurri che sprizzavano elettricità. Il corvino inarcò un sopracciglio scuro e lo guardò di sottecchi. Luke, sempre più spesso gli ricordava Talia nelle sue giornate no.
 
-Annabeth è venuta da me in lacrime.- gli occhi di Percy si illuminarono e scattarono su Luke.
 
-All’inizio non capivo cosa diavolo stesse accadendo. Si era fiondata in camera mia, senza bussare come faceva solitamente e per di più piangeva. Volevo cavarle qualche parola di bocca ma non ci sono riuscito quindi ho aspettato che si calmasse.- Percy affondò le unghia nei palmi delle proprie mani, conficcandole in profondità mentre i suoi occhi non erano più puntati su Luke.
 
Si sentiva mancare il respiro, al solo pensare quanto quella ragazza fosse stata male. E tutto per colpa sua.
 
Abbassò lo sguardo sulle proprie gambe e si morse un labbro forte. Non si era mai sentito così. In tutti i suoi miseri diciotto anni, non si era mai sentito così. Meschino, viscido, falso.
 
In quel momento desiderò sparire, perché sapeva che un lieto fine, quella storia che Luke stava per raccontagli non ce lo aveva.
 
-Ho dovuto chiamare Talia. Le abbiamo fatto una camomilla e ha smesso di piangere per un po’. Né io, né lei riuscivamo a capire perché diavolo Annabeth fosse ridotta in quello stato e siamo rimasti svegli tutta la notte quando si è addormentata. Il pianto l’aveva sfinita e non aveva smesso di singhiozzare per tutto il tempo.-  Luke deglutì ed osservò l’amico. Un moto di compassione gli attraversò il cuore.
 
Per tutti i guai che aveva combinato, Percy non meritava di stare male. Non in quel modo almeno. 

Era sempre stata la persona più buona al mondo, una di quelle che trovi sempre al tuo fianco sia nel bene che nel male. Di uno come Percy ti ci potevi fidare, senza però pentirtene ed era per questo che Luke lo sapeva, ciò che aveva fatto, non lo aveva fatto intenzionalmente.
 
Lui forse avrebbe fatto lo stesso se al posto di Annabeth ci fosse stata Talia.
 

-Quando si è svegliata siamo finalmente riusciti a cavargli qualcosa di bocca. Ed ecco perché io sono qui.- Luke lo guardò ancora e sospirò.
Percy finalmente lasciò la presa sulle sue mani e morse forte l’interno della guancia. Lo stomaco sotto sopra e la testa che girava forte.
 
-Dovresti essere da lei adesso, non qui da me.- trovò il coraggio di sussurrare, lo sguardo ancora fisso sulle sue gambe. Luke sospirò ancora una volta e gli si fece più vicino.
 
-Annabeth sta bene. Era solo furiosa con te e presto le passerà.- Percy non lo disse ad alta voce, ma sperò dentro di se che la cosa avvenisse presto. Non riusciva a sopportare l’idea di perdere Annabeth. Non ora che qualcosa di forte lo legava inconsapevolmente a lei.
 
-Luke, mi dispiace tanto.- Luke sorrise e guardò l’amico.
 
-Lo so Percy. Probabilmente avrei fatto lo stesso se al posto di Annabeth ci fosse stata Talia.- e Percy annuì, consapevole del fatto, che quando si trattava di Talia, Luke perdeva completamente il senno.
 
-Non avrei voluto fare nulla di tutto ciò. Dei, sono stato un’idiota completo!- esclamò a voce alta e Luke ridacchiò lievemente annuendo.
 
-Non più del solito.- Percy sorrise, grato a quel ragazzo che aveva di fronte a se.
 
-Talia mi ammezzerà.- sussurrò poi, tra il terrorizzato e il divertito.
 
Luke si alzò dal letto e si stiracchiò per bene ridendo. Tese una mano a Percy che afferrò subito.
 
-Niente che tu non abbia già provato.- e mentre Percy scendeva le scale sicuro che l’amica lo avrebbe come minimo spellato vivo sorrise.





*****



New York, 15 Gennaio.

 
Si morse forte l’interno della guancia quando in lontananza scorse l’enorme edificio di mattoni rossi e strinse forte il mal ridotto sedile di pelle su cui era seduta non appena il taxi svoltò l’angolo spegnendo il motore.
 
Il tassista si voltò verso di lei sporgendosi dal sedile, per quanto la sua stazza permettesse, e sorrise malizioso, mostrando i cariati denti gialli. Un forte odore di alcool e tabacco invase l’auto e arricciò il naso, la brutta sensazione alla bocca dello stomaco sempre più forte.
 
-Sono quanta dollari stellina.- l’uomo aprì ancora di più il suo sorriso e Talia con fretta afferrò i soldi dalla tasca posteriore dei suoi stretti jeans. Li tese all’uomo che con colma li prese lasciando però che la sua mano indugiasse su quella della ragazza. Talia rabbrividì e si strinse nella sua larga felpa.
 
Accennò un gelido sorrise all’uomo e si sporse velocemente per aprire la portiera mentre sentiva lo sguardo fisso del tassista su di se.
 
-Perché una bella stellina come te si trova da queste parti?- Talia si maledì ed insieme a lei maledì anche chi l’aveva trascinata lì.
 
Lancio uno sguardo veloce intorno a se e deglutì. Infondo il tassista aveva ragione. Era nel bel mezzo del nulla, ai confini di New York e non vi era l’ombra di un anima viva.
 
Deglutì ancora una volta e nervosa si portò una mano tra i capelli. Rivolse ancora una volta uno sguardo gelido all’uomo e aprì con forza la portiera arrugginita.
 
-Arrivederci.- mormorò poi, ignorando le parole dell’uomo. Si chiuse con un tonfo la portiera alle spalle e sospirò mentre veloce si avviava verso il grosso palazzo di mattoni rossi.
 
Una forte risata la raggiunse e una mano pochi secondi dopo le afferrò un polso. Talia si voltò di scatto e fulminò il tassista con lo sguardo.
 
-Dolcezza perché scappi?- l’uomo le sorrise lascivo e si avvicinò a lei. Talia indietreggiò squadrandolo con disgusto.
 
L’uomo che aveva d’avanti era più basso di lei, grasso e con folti e unti capelli castano scuro. Indossava dei jeans scuri larghi e cascanti, una polo rossa macchiata in varie parti ed un insulso cappellino giallo.
 
-Va a farti fottere!- Talia lo guardò con una delle sue migliori occhiate assassine ma l’uomo rise e rafforzò la presa sul suo polso mentre la ragazza si trattonava.
 
-Impara a portare rispetto mocciosa. Se sei qui è grazie a me!- esclamò l’uomo avvicinandosi a lei con aria minacciosa.Sorrise malizioso, mostrando i denti ingialliti e le afferrò una ciocca di capelli corvini. Talia si scostò bruscamente e lui rise.
 
-Ti ho pagato perché tu mi portassi qui, non ti devo un bel niente.- sentì la presa rafforzarsi ancora di più e gemette dolorosamente. Sarebbe comparso un bel livido su quel polso, ne era più che sicura.
 
-Invece io pagherei te per un paio di bei lavoretti.- l’uomo le accarezzò una guancia e Talia sussultò, sentendo il sangue gelarsi nelle vene.
 
Sgranò gli occhi quando una mano dell’uomo le si posò su un fianco ma non disse nulla. Non riusciva a muoversi e a malapena riusciva a respirare. Numerosi ricordi presero ad affiorare e a Talia un gemito gli si smorzò in gola.
 
Sentiva mani in ogni parte del suo corpo, occhi che la guardavano con lussuria e voci che le sussurravano orribili parole e quando una mano calda gli si posò su una spalla urlò forte.
 
-NO!- Talia urlò con quanto più fiato avesse in corpo e si voltò di scattò strattonandosi dalla presa del tassista.

I suoi occhi incontrarono il viso di Luke che aveva la mascella serrata, le labbra strette in una linea sottile e gli occhi puntanti sulla figura bassa dell’uomo.
 
Luke le afferrò con dolcezza un polso e la trascinò nascondendola dietro di se. Talia gli strinse forte il maglione appoggiando il capo sulla sua schiena e affondandovi il viso dentro. Inspirò forte quell’odore di menta misto a tabacco e il suo cuore riprese a battere.
 
-Io e stellina stavamo parlando di cose importanti ragazzino.- dichiarò con tranquillità l’uomo, ridacchiando e sporgendosi per osservare Talia che rimaneva ancora nascosta dietro Luke. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondo cenere e squadrò l’uomo.
 
-Hai esattamente due minuti per portare fuori dalla mia visuale quelle tue chiappe grasse e flaccide. - Luke sollevò gli angoli della bocca in un piccolo sorriso di sfida.
 
-Amico, non mi è mai dispiaciuto l’usato. Appena hai finito posso passare a riprendermela. - il tassista gli si avvicinò ma Luke gli rivolse un sorriso tremendamente inquietante.
 
-Non credo tu abbia capito bene, ma oggi mi sento particolarmente buono e quindi te lo ripeto. O sparisci entro due secondi o puoi considerarti un uomo morto.- Luke sentì Talia dietro di se stringere forte il suo maglione e ridacchiò quando l’uomo, con la coda tra le gambe corse verso il suo taxi malandato. Sospirò poi e si voltò verso la corvina ancora nascosta dietro di lui.
 
Talia lasciò andare velocemente il maglione del ragazzo ed imprecò a bassa voce mentre indietreggiava di qualche passo. Subito dopo, lo fulminò con lo sguardo.
 
-Sei un fottutissimo idiota Luke Castellan!- sbottò mordendosi forte il labbro e Luke la guardò. Borbottò un ‘ci risiamo’ e le diede le spalle, incamminandosi verso l’enorme palazzo di mattoni rossi.

Talia pestò un piede sull’asfalto e imprecò seguendolo, senza più dire una parola.
 











P.S. Il capitolo è realativamente corto poichè è stato diviso in due parti per favorirne meglio la lettura. 




 









 
  
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