Mycroft Holmes era un uomo meno solo di quanto alla
gente piacesse pensare,
di quanto a suo fratello piacesse
pensare. Aveva il suo lavoro, poche persone fidate che eseguivano ogni
suo
comando, Anthea che teneva in ordine i suoi impegni istituzionali,
senza
contare che più spesso di quanto avrebbe voluto doveva fare
da babysitter a
quell'uragano di Sherlock. Ok, forse la sua non era una vita che poteva
essere
considerata convenzionale, ma lui
era
pur sempre il Governo Inglese, che
diamine! Se le persone di cui si fidava erano poche, quelle a cui
poteva
affermare di voler bene erano ancora di meno, e Iceman
faceva tutto il possibile per fare in modo che queste ultime
non lo sapessero... come già detto, lui era pur sempre il Governo Inglese, che diamine!
La sua esistenza procedeva lenta, tra uno Stato da
salvare, una dose di
noia, un Paese da affossare, altra noia, un guaio di Sherlock da
sistemare,
tanta noia. Vedeva tutto, sapeva tutto, prevedeva tutto. Allora
perché quello non era
riuscito a prevederlo? Qualcuno,
piano piano, senza far rumore e senza farsi notare finché
non era stato troppo
tardi, era riuscito a guadagnarsi prima la sua fiducia, poi il suo
affetto... e
ora?
« Mio Dio... »
sospirò, seduto sulla comoda poltrona imbottita del suo
ufficio super privato.
Sulla scrivania giacevano inanimati tre trattati di
non belligeranza con
altrettante cellule terroristiche, come se ci volesse un genio a capire
che a tirare
i fili era un solo uomo, una dichiarazione di guerra pre stampata
ancora senza
firma e un'altra decina di altrettanto noiosi documenti di politica
interna.
Mycroft si lasciò andare appoggiando la schiena sull'alto
schienale e chiuse
gli occhi, prima di stropicciarsi con forza le palpebre per alleviare
la
stanchezza, poi prese il cellulare e mandò un messaggio alla
sua assistente in
cui la informava che entro cinque minuti sarebbe uscito; mise via tutte
le
carte, riordinò la scrivania, prese il cappotto e
lasciò la stanza, il piano,
il palazzo, trovando la solita berlina nera ad attenderlo fuori dal
cancello.
« Dove la porto, Mr Holmes? »
chiese l'autista.
« Pall Mall. Ma fai un giro lungo, ho
bisogno di pensare. » rispose, senza
dare altre spiegazioni.
La macchina partì, e con lei si mise in
moto anche il suo cervello.
Si sistemò comodo e decisamente
scomposto sul sedile di pelle, libertà che
poteva concedersi perché era da solo con i suoi pensieri;
cominciò a vagare per
i corridoi del suo Mind Palace,
mentre
i passi dei ricordi riecheggiavano silenziosi nella sua testa:
tornò a ciò che
era successo, sperando di trovare un'altra strada, ma erano giorni che
ci
rimuginava su e il risultato restava invariato.
Volendo tirare le somme, era stata tutta colpa di
Sherlock Holmes.
Prima dell'arrivo di John Watson nelle loro vite,
lui e Sherlock si vedevano
con una certa frequenza tacitamente concordata: Mycroft gli sottoponeva
spesso
vari casi e il fratello faceva quasi sempre finta di non essere
interessato,
salvo poi accettarli o dare semplicemente qualche dritta che poi
avrebbe reso
possibile anche ad un qualsiasi agente di polizia risolverli; si
facevano in un
certo qual modo compagnia a vicenda, senza chiederselo o dirselo. Ma
poi John
aveva cambiato le cose e lui si era fatto elegantemente da parte.
L'anno prima, una serie di sfortunati eventi aveva
portato su Sherlock
l'attenzione di Irene Adler, donna pericolosa che frequentava gente
pericolosa,
ma anche scaltra e intelligente; Sherlock aveva accettato il caso, il gioco era cominciato, come gli
piaceva dire, ma poi l'epilogo era stato prevedibilmente nefasto e
Mycroft,
preoccupato per le condizioni del fratello, aveva deciso di sfiancarlo
di
lavoro per distrarlo e fargli superare la cosa.
Si era quindi rivolto, per forza di cose, ad un
certo Detective Ispettore
di Scotland Yard che conosceva bene Sherlock e che lui aveva
già fatto
contattare da Anthea qualche altra volta per tenerlo d'occhio. In
precedenza
c'aveva parlato di persona solo in tre occasioni: due per telefono e
una ad un
piccolo ricevimento pacchianamente formale di non ricordava
più quale ente
benefico governativo; quello che ricordava però era la
presenza dell'uomo nel
suo completo blu notte con cravatta coordinata e camicia azzurra, che
lo
rendeva estremamente gradevole alla vista. Il tempo totale che avevano
passato
a parlare era poco, ma Mycroft ne aveva da subito avuto una buona
impressione e
anche Lestrade sembrava aver apprezzato davvero la sua compagnia, non
nel modo
finto e affettato della maggior parte della gente, tanto che avrebbe
quasi
voluto chiedergli se sapeva chi era lui in realtà. Poi
vabbè c'erano gli sms,
ma quelli non contano, no?
Dalla scomparsa di Irene, quindi, per colpa di
Sherlock lui e Gregory
Lestrade si erano sentiti con più frequenza, sia
telefonicamente che per
messaggi, ma senza incontrarsi più di persona; Mycroft gli
passava i file di
casi da sottoporre al Consulente Investigativo e lui riusciva sempre a
farglieli accettare, lo teneva aggiornato durante le indagini e con
orgoglio lo
informava della risoluzione che arrivava puntuale.
« Ottimo. » rispondeva sempre
Mycroft, sollevato. « Davvero un buon lavoro,
Ispettore, grazie per la collaborazione. »
Lestrade rimaneva sempre piacevolmente colpito da
quegli apprezzamenti;
sapeva chi era quell'uomo elegante e formale molto più di
quanto lui avesse
immaginato e sapeva anche che non era solito lodare i sottoposti con
tanta
leggerezza.
Quello strano avvicinamento era continuato nel
tempo come se niente fosse,
senza che nessuno dei due facesse niente per fermarlo o accelerarlo.
Ormai era chiaro a tutti che Sherlock avesse
abbondantemente superato il caso Adler,
ma Mycroft aveva lo stesso
deciso di continuare a rivolgersi a Lestrade per passare i casi a suo
fratello
e un paio di mesi prima l'Ispettore si era dimostrato più
utile che mai:
avevano archiviato otto casi in un colpo solo perché lui era
stato in grado di
farlo lavorare contemporaneamente su tutti fino a giungere alla
conclusione che
il colpevole era uno solo.
Quindi, quando quella sera di due settimane prima
lo aveva chiamato dal suo
ufficio silenzioso, non era stato solo per complimentarsi ma anche per
premiarlo.
« Stare appresso a quell'uragano di mio
fratello è un lavoro a tempo pieno,
me ne rendo conto, quindi penso che lei meriti un gesto di gratitudine
da parte
mia. » gli aveva detto, con tono più rilassato del
solito. « Mi chieda
un'informazione, Ispettore: qualsiasi cosa voglia sapere io posso
scoprirla,
lei non ha che da domandare. »
La proposta era sembrata a Lestrade quanto mai
bizzarra, ma dal politico
non si sarebbe aspettato nulla di diverso. Ci rifletté
giusto un momento prima
di parlare.
« C'è una cosa che vorrei
sapere, effettivamente. » ammise.
« Sentiamo. »
« Mia moglie... o, meglio, la mia ex
moglie... » si corresse con gioia. «
Ecco, ho saputo che ha intenzione di
andare in vacanza in questo periodo... potrebbe scoprire dove di
preciso? »
Mycroft rimase amaramente colpito da quella
richiesta e non sapeva neanche
lui il perché.
« Certo, posso scoprire qualsiasi cosa.
» rispose. « Ma, se non sono
indiscreto... perché vuole saperlo? »
Si morse la lingua troppo tardi, ormai la domanda
era stata fatta.
« Beh, sa... avrei dei giorni di ferie
arretrate da prendere che scadono a
fine mese e mi piacerebbe andare in vacanza, per questo vorrei sapere
dove ha
prenotato lei per poter scegliere un posto il più lontano
possibile ed evitare
di incontrarla per strada anche solo per sbaglio. » rispose
con sincerità. «
Così se tipo lei avesse in mente di andare in Galles io
prenoterei per l'America,
mentre se lei avesse optato, chessò, per il Giappone, io
potrei concedermi una
crociera tra i fiordi norvegesi in completo relax! »
Dall'altra parte del telefono ci fu qualche secondo
di silenzio, poi una
risata discreta ma sincera risuonò nell'aria.
« Ahahah! Ora capisco, mi scusi se sono
stato invadente ma dalle mie
ricerche mi era parso di capire che lei e la sua ex moglie non eravate
in buoni
rapporti... ma forse non mi sarei dovuto impicciare, mi perdoni.
» si scusò,
sentendosi però inspiegabilmente più leggero e
cercando di convincersi che era
perché le sue ricerche non si erano rivelate erronee.
« Si figuri, Mr Holmes, nessuna
invadenza. » anche Lestrade stava
sorridendo, ne era sicuro.
« Bene allora, se mi da un paio d'ore
scoprirò tutto e le farò avere le
informazioni richieste. »
« Attenderò con impazienza, Mr
Holmes. » rispose l'altro, con tono
ammiccante.
Attaccarono senza troppi altri convenevoli e
Mycroft si mise subito al
lavoro, mettendo da parte i documenti russi che stava esaminando. Lo
specchio
che arredava l'elegante scrittoio gli restituì l'immagine di
un sé stesso
sorridente e rilassato, quasi sognante, e ringraziò il cielo
che in quel
momento non ci fosse nessuno a vederlo in quello stato così umano. Il fatto era che la voce
dell'uomo gli piaceva molto: era calda, colorata, sapeva esprimere alla
perfezione qualsiasi stato d'animo provasse, che fosse rabbia,
frustrazione o
contentezza; gli trasmetteva tutta la vita e la vitalità che
lo
caratterizzavano così bene e che scarseggiavano
nell'ambiente politico inglese
e internazionale, e questa era una delle cose che più lo
attraevano di lui. E
poi gli piaceva immaginarsi quel sorriso attraente che gli illuminava
il viso
mentre gli stendeva le labbra.
Scosse la testa per scacciare quell'ennesimo flusso
di coscienza molesto e
si mise a cercare ciò che Lestrade voleva sapere;
effettivamente due ore era un
tempo esagerato per una ricerca così semplice, ma si impose
comunque di
rispettare la scadenza prima di richiamarlo, occupando svogliatamente i
restanti novantasei minuti con questioni di lavoro.
Quando la sveglia che aveva messo nel suo Mind Palace suonò,
lasciò qualsiasi cosa stesse leggendo e riprese
il telefono per chiamare l'Ispettore. Non era ancora finito il secondo
squillo
che la voce di Lestrade lo raggiunse di nuovo.
« Pronto? Mr Holmes? »
« Ha un PC a portata di mano, Ispettore?
»
« Certo, sono ancora in ufficio.
»
« Bene allora, apra la sua casella di
posta elettronica: troverà un
messaggio con le informazioni che mi ha chiesto in allegato. »
Lestrade obbedì in silenzio:
aprì l'ultima mail che gli era arrivata ma di
file allegati ne trovò due.
« Mi sono preso un paio di piccole
libertà. » spiegò, senza che l'altro
avesse ancora detto niente. « Oltre ai piani della sua ex
moglie per queste
vacanze, ho dedotto alcune possibili scelte future in base alle
precedenti
destinazioni, e ho indicato anche tre possibili mete per lei,
Ispettore, in
base ai suoi gusti e alle sue... necessità. »
Lestrade era molto sorpreso per quella mossa,
ovviamente piacevolmente.
« Nuova Zelanda?? »
esclamò, leggendo la meta della donna.
« Questo le permetterà di non
dover andare dall'altra parte del mondo,
Ispettore. » ironizzò Mycroft.
« E le mie finanze ne sono oltremodo
contente! » rispose a tono. « Invece
per me... Isole Baleari, Croazia e... crociera
tra i fiordi norvegesi! »
La calda risata di Lestrade fu come un colpo allo
stomaco per il politico,
non abituato a simili manifestazioni spontanee di piacevole
divertimento; sentì
il cuore un po' più caldo e sospirò di
conseguenza.
« Ho seguito le sue indicazioni.
» si giustificò, con tono divertito.
« Lo immagino... beh, grazie mille,
è stato davvero molto utile! »
« Faccia una buona vacanza, mi
raccomando. A presto. »
Mycroft rideva di sé stesso nelle stanze
segrete del suo Mind Palace e
nell'abitacolo della
macchina: premi, concessioni, risate, palpitazioni; e cos'era stata
quella?
Complicità, forse? O magari si poteva addirittura dire che
avessero flirtato?
« Il Governo
Inglese sta andando
in malora... » si ritrovò a constatare fra
sé e sé.
Ma il peggio doveva ancora venire. Senza il minimo
sforzo aveva saputo che
Lestrade era partito per dieci giorni una settimana esatta dopo quella
loro
telefonata, scegliendo la prima delle tre mete che gli aveva segnalato;
la sua
vacanza era però solo a metà quando il politico
ricevette una comunicazione
della massima urgenza: qualcuno si era introdotto a Baskerville
spacciandosi
per lui; c'era una sola persona al mondo talmente stupida da provarci e
talmente scaltra e fortunata da riuscirci almeno in parte, e,
sfortunatamente,
portava il suo stesso cognome: Sherlock Holmes.
Con una naturalezza che sfiorava l'inverosimile,
Mycroft aveva preso il
telefono una settimana prima e composto il numero dell'Ispettore.
« Mr Holmes, che piacere sentirla!
»
Tanta allegria incupì un po' il
politico, conscio del fatto che una volta
finito di parlare l'altro non l'avrebbe più pensata
così.
« Non lo dica troppo presto, Ispettore.
» mise le mani avanti. « Ho un
favore da chiederle: so che è in vacanza, ma il nostro uomo in comune sta creando
scompiglio nei laboratori della
base militare di Baskerville e ho bisogno di qualcuno di fidato che
tenga
d'occhio lui e il suo degno compare. Io purtroppo sono bloccato a
Londra e non
mi potrei muovere neanche se il Papa in persona dichiarasse guerra al
Dalai
Lama, quindi ho bisogno del suo intervento. »
« Oh... beh sì, va bene...
» rispose, tentando di camuffare il tono
vagamente risentito. « Sappiamo entrambi come è
fatto suo fratello, no? È un lavoro
a tempo pieno... d'accordo, ma
come faccio a muovermi? »
« Di questo non si deve preoccupare,
faccio partire subito un volo privato
che la verrà a prendere e la porterà a
destinazione, lei deve solo farsi
trovare all'aeroporto tra due ore, può farlo? »
« Certo, corro subito a preparare i
bagagli. »
Il tono della sua voce era calmo, non sembrava
essersela presa
particolarmente, eppure Mycroft non riuscì a stare
tranquillo.
« Grazie mille Lestrade, le assicuro che
mi farò perdonare quanto prima per
questo spiacevole inconveniente. »
« Non lo dica nemmeno per scherzo, Mr
Holmes! » rispose l'Ispettore. « In
fondo fa parte del mio lavoro... »
« Sherlock è innanzitutto una
mia responsabilità, e non voglio approfittare
della disponibilità di nessuno, neanche di un elemento
valido come lei,
Ispettore. »
« Ma... »
« Un'altra parola e mi vedrò
costretto ad ordinarle di accettare
qualsiasi cosa mi verrà in mente per porle
le mie scuse. » disse il politico, permettendo ad un velo di
maliziosa ironia
di avvolgere quella finta minaccia.
« Beh, se la mette così allora
non posso rifiutare... » rispose Lestrade, e
di nuovo Mycroft fu convinto che stesse segretamente sorridendo.
« Mi permette
di essere certo che non resterò deluso? »
« Permesso accordato. » resse
il gioco.
Lo avevano fatto di nuovo? Sul serio?? Lui, Mycroft
Holmes soprannominato Iceman, aveva
di nuovo flirtato col
Detective Ispettore Gregory Lestrade??
Nell'ultimo periodo si ritrovava a scuotere la
testa più per sé stesso che
per il fratello, il ché aveva davvero dell'incredibile visti
gli svariati grattacapi
che era solito dargli Sherlock.
Ad ogni modo tutto era andato per il meglio e anche
il caso H.O.U.N.D.S. di
Baskerville era stato risolto; John e Sherlock erano tornati a Baker
Street da
quattro giorni e la vita di tutti aveva ripreso il corso di sempre. O
almeno
così sembrava. Mycroft era l'unico ad avere ancora qualcosa
in sospeso, e
questo pensiero era peggio di un tarlo nel suo cervello che non lo
lasciava in
pace: aveva promesso a Lestrade che si sarebbe fatto perdonare
garantendo anche
che non sarebbe rimasto deluso, ma cosa poteva fare?
« Siamo arrivati, Mr Holmes. »
La voce dell'autista lo distrasse dalle sue
elucubrazioni, e Mycroft
realizzò che erano almeno dieci minuti che tutti i rumori
attorno a lui erano
cessati: l'auto sostava davanti Pall Mall col motore spento e la
portiera del
suo abitacolo tenuta aperta dal suo uomo, ma lui era troppo concentrato
su
altro per accorgersene. Si riscosse in fretta e scese, col fidato
ombrello nero
in una mano e la borsa di pelle in tinta nell'altra, congedando la
macchina ed
entrando in casa.
Una volta rimasto solo si tolse il cappotto,
lasciò tutto nell'ingresso e
si diresse verso il salotto, dove scelse la compagnia del suo Bourbon
preferito. La solitudine, là dentro, era meno pesante che
altrove: aveva
arredato quella villa esattamente come il suo Mind
Palace, quindi poteva davvero considerarla casa;
non lo aveva detto a nessuno,
ovviamente, in modo tale che chiunque vi entrasse non potesse sapere
quanto
intimo fosse quel posto, ma era sempre stato sicuro che Sherlock lo
avesse
capito, così come lui sospettava che il Mind
Palace del fratello fosse come la prima casa in cui avevano
abitato da
bambini.
Alle 8 in punto di quel venerdì sera il
suo cellulare lo avvisò che era
arrivato un messaggio: era Anthea, che gli comunicava di avergli appena
inviato
la solita mail col programma dei suoi impegni istituzionali per quel
weekend.
Efficiente e puntuale come al solito. Aprì la casella
direttamente dallo
smartphone e lesse pigramente le informazioni, finché un
punto in particolare
non attirò la sua attenzione: ricevimento
informale con ballo a Buckingham Palace sabato sera. La tenue
fiammella di
un'idea illuminò la stanza. Ci mise un paio di minuti per
scoprire che
l'Ispettore aveva in programma di andare in un pub con dei colleghi,
quel
sabato, a vedere una partita di football, e la metà del
tempo per avere la
conferma del fatto che l'uomo non tifava per nessuna delle due squadre.
« Perfetto! » si fece sfuggire.
Inviò una mail all'indirizzo di Lestrade
con l'invito al ricevimento
firmato da lui in persona in allegato.
Devo
ancora farmi perdonare per averla costretta ad interrompere a
metà le
sue vacanze, spero che questo non la lascerà delusa. MH
Aspettò un minuto, poi inviò
un sms.
Ha
un PC a portata di mano,
Ispettore? MH
Quando fu sicuro che il messaggio fosse arrivato e
che l'altro uomo lo
avesse letto, tentando di tacitare quella vocina che lo derideva per il
fatto
che stesse palesemente flirtando
con
lui un'altra volta, si formò nitida davanti agli occhi della
sua mente
l'immagine del volto sorridente di Gregory Lestrade, come lo aveva
visto
durante quell'unico ricevimento a cui avevano partecipato insieme mesi
prima e
che gli era rimasta impressa sotto le palpebre come un marchio a fuoco.
Era
sicuro che stesse sorridendo così come lo era stato tutte le
altre volte quando
non poteva vederlo ma lo percepiva chiaramente.
« Sono il Governo
Inglese, che
diamine! » sbuffò, un po' contrariato da
sé stesso
Era il Governo Inglese
e sentiva
di essere nel bel mezzo di una trattativa rischiosa eppure
così eccitante, e
lui adorava tutto ciò che non lo annoiava.
A diversi chilometri di distanza, quasi dall'altra
parte di Londra, il
telefono dell'Ispettore Lestrade suonò per l'arrivo di un
messaggio. Era ancora
in centrale, a finire di sistemare scartoffie varie su casi risolti e
su altri
ancora aperti, quindi fu contento di potersi distrarre un po'; quando
poi lesse
il nome del mittente fu ancora più contento.
Ha
un PC a portata di mano, Ispettore? MH
Sorrise leggendo quelle poche parole, ricordando
quando il politico gliele
aveva dette a voce per telefono. Era una delle persone più
interessanti e
stimolanti che avesse mai conosciuto: intelligente, brillante, sempre
impeccabilmente elegante, discreto, garbato, eppure dotato di un'ironia
fuori
dal comune; in fondo si poteva dire che tutto fosse fuori dal comune in
Mycroft
Holmes.
Grazie a Sherlock si erano conosciuti molto tempo
prima, intrattenendo
inizialmente un tranquillo scambio di messaggi per poi passare alla
fase telefonate. Si erano
incontrati una sola
volta ed era stato bellissimo per lui poter godere della sua compagnia
e
poterlo ammirare in tutto il suo fascino così perfettamente inglese, avvolto in un costoso completo
su misura che gli stava divinamente bene, e aveva cominciato a
rammaricarsi per
il fatto che, pur essendo un uomo così importante, non
compariva mai sui
giornali: gli sarebbe piaciuto molto trovare una sua foto sul
quotidiano del
mattino, per cominciare bene la giornata. Doveva accontentarsi del bel
ricordo
che gli era rimasto di quella sera e che, da allora, custodiva
gelosamente
dentro di sé.
Aprì la casella di posta, come il
messaggio suggeriva, e lesse l'ultima
mail che gli era arrivata, non potendo fare a meno di sussultare quando
lesse
il contenuto dell'allegato. Davvero Mycroft pensava che per farsi
perdonare per
quella sciocchezza lo dovesse addirittura invitare ad un ricevimento al
Palazzo
Reale? In un primo momento pensò di declinare la proposta,
magari dicendo che
era troppo per lui che era un semplice Detective Ispettore; poi
però realizzò
che in questo modo avrebbe avuto la possibilità di rivederlo
di persona, e
l'idea gli piacque più di quanto ci si sarebbe aspettati. Se
lo immaginò più
elegante che mai, sicuramente a suo agio nei saloni di Buckingham
Palace mentre
intratteneva personalità importanti di altri Paesi con
classe e disinvoltura...
davvero voleva perdersi un'occasione del genere?
Avrebbe voluto chiamarlo per dargli la risposta, ma
poi cambiò idea; senza
programmarlo si erano ritrovati più di una volta a flirtare in modo molto soft ma
estremamente gratificante, per lui
che non era certo abituato a rischiare in certi ambiti per non restare
deluso,
e qualcosa gli diceva che anche Iceman
fosse nuovo a questo genere di approcci, anche se se la cavava
egregiamente e
rendeva interessante qualsiasi conversazione.
Lei
fa sempre le cose così in grande quando deve farsi perdonare
di qualcosa,
Mr Holmes? Le sono grato per il pensiero e accetto di buon grado
l'invito,
anche se non so se sarò all'altezza del luogo e,
soprattutto, della compagnia.
GL
Inviò una mail in risposta all'invito,
poi prese il telefono a mandò un
sms.
E
lei, Mr Holmes? Ha un PC a
portata di mano? GL
Ancora guardava con aria divertita lo schermo del
PC su cui aveva lasciato
aperto il file del ricevimento, quando la porta del suo ufficio si
aprì senza
che nessuno avesse bussato.
« Capo, se non ti servo più io
andrei a casa. » disse Sally Donovan, prima
di notare che l'uomo era mentalmente assente. « Capo? Ti
senti bene? »
« Come? Ah, sì sì,
sto bene! Vai pure, continuiamo domani. » rispose,
sbrigandosi a cambiare schermata prima che qualcuno vedesse l'invito.
« Ah e
vedi che per domani sera non verrò a vedere la partita con
voi, dillo pure agli
altri! »
« D'accordo... » rispose la
collega, perplessa.
Ma l'Ispettore aveva ricevuto un messaggio e non la
sentì uscire.
Perfetto.
Purtroppo capirà che è richiesta la mia presenza
a Palazzo con un
certo anticipo, manderò Anthea a prenderla a casa sua per le
7:30 pm. MH
Greg rise di nuovo, notando che la sua non era una
richiesta.
Grazie
del pensiero, Mr Holmes. GL
Grazie
a le per aver accettato, Ispettore. Buona serata. MH
Dopo quella piccola parentesi qualsiasi caso aveva
perso interesse per lui,
almeno per quella sera. Era ancora nel suo ufficio e rileggeva quella
breve e
all'apparenza formale conversazione, lasciandosi andare per una volta
ad
immaginare ammiccanti sottotesti dietro al loro darsi del lei
chiamandosi Ispettore e Mr Holmes.
« Mycroft Holmes... »
sussurrò, sciogliendo le iniziali con cui si firmava.
« Chi sei tu in realtà? »
Sorrise, pensando che quello
era
senz'altro un caso più interessante di tutti quelli a cui
stava lavorando.
Mycroft dormì poco e male anche quella
notte, ma ovviamente non erano
questioni di lavoro a tenerlo sveglio sebbene un paio di situazioni
gravi
pendessero sul suo capo proprio in quei giorni. No, non era la politica
a
monopolizzare la sua attenzione ma il pensiero del ricevimento e
dell'azzardo
che probabilmente aveva fato ad invitare il Detective Ispettore. Cosa
diavolo
gli era saltato in mente? Cosa pensava o, peggio, cosa sperava
di ottenere in quel modo? I sentimenti erano uno svantaggio
e lui lo sapeva bene, era sempre riuscito a starne alla larga, a non
farsi
coinvolgere... cosa aveva di tanto speciale quell'uomo dalla chioma
brizzolata,
lo sguardo limpido e la voce calda? Forse niente, o forse tutte queste
cose
insieme; che ne poteva sapere lui, Iceman,
che non si era mai trovato in situazioni del genere?
Stanco di lambiccarsi il cervello,
ringraziò di cuore la sveglia che suonò
alle 6 in punto come tutte le mattine; si alzò, fece una
rapida colazione, si
lavò e si vestì come da routine, poi
uscì, diretto prima al Diogene's Club dove
avrebbe incontrato un ambasciatore cinese, poi in giro per la
città con la sua
assistente. Per tutta la mattinata guardò nervosamente il
cellulare più spesso
del solito, ma se anche Anthea se n'era accorta non lo diede certo a
vedere e
non fece domande. Si stupì nel constatare che provava ansia per la serata: da una parte temeva
una rettifica da parte
dell'Ispettore per un qualsiasi motivo di lavoro o personale, o anche
solo
perché poteva sempre realizzare che andare ad un ricevimento
con lui non gli
interessava affatto; contemporaneamente si sentiva impaziente, voleva
che il
tempo accelerasse, che fosse già sera.
« Alle 7:30 vai a questo indirizzo e
scorta il Detective Ispettore Gregory
Lestrade a Buckingham Palace. Quando sarete arrivati mandami un
messaggio e mi
occuperò io del resto. » le aveva detto appena si
erano incontrati, passandole
un foglio con le informazioni; in quel momento era iniziato il calvario.
Mattinata noiosa, pranzo noioso, primo pomeriggio
noioso. Non andava fiero
di ammettere di essere distratto quel giorno, ma sapeva di non poterci
fare
niente.
A metà pomeriggio, poi, ricevette un
messaggio dall'unico occupante dei
suoi pensieri. Era ad una riunione col Gabinetto inglese ma in quel
momento non
toccava a lui parlare, quindi poté concedersi di distrarsi.
Non
vorrei disturbarla, Mr Holmes, ma credo ci sia un problema per stasera.
GL
Ecco, una delle sue nefaste previsioni si stava
avverando. Registrò a
malapena che un burocrate panciuto stava parlando del bilancio di fine
trimestre, prima di decidere che poteva anche smettere di ascoltare e
occuparsi
di altro.
Spero
niente di grave, Ispettore.
MH
Attese sulle spine di scoprire il motivo per cui
l'altro si stava tirando
indietro, perché era sicuro che era quello che stava
succedendo. Quando il
telefono vibrò di nuovo era già pronto a tutto, o
quasi.
Ho
notato ora che poco dopo “ricevimento”
c'è la parola “ballo”. Sa, uno
dei motivi per cui io e mia moglie ci siamo lasciati è
proprio che io sono una
frana a ballare. GL
Lo sguardo gli si accese di sollievo e divertimento
e si lasciò sfuggire
una breve risata composta, che però attirò lo
stesso l'attenzione di molti dei
presenti.
« Trova il mio resoconto divertente, Mr
Holmes? La prospettiva di una
chiusura in negativo del trimestre la mette di buon umore? »
chiese il
conferenziere, risentito.
A quelle parole, Mycroft riportò
l'attenzione sulla riunione.
« Niente affatto, Lord. »
rispose, senza farsi cogliere alla sprovvista. «
Ma si da il caso che quindici minuti di indagini mi abbiano portato a
scoprire
che è stato proprio il suo staff ad appropriarsi dei soldi
che lei crede
scomparsi del nulla. Quanto crede che ci metterò a scoprire
e rendere noti i
nomi dei colpevoli? E se tra questi nomi ci fosse anche il suo o quello
di suo
figlio, cosa crede che succedere? Come pensa che dovrei agire in quel
caso? »
Forse fu il tono meno annoiato del solito,
più che le parole in sé, a
colpire tutti i presenti; fatto sta che calò dapprima un
gelido silenzio nella
sala, in breve sostituito dal brusio sempre più forte di un
vociare indistinto,
mentre tutti i politici cominciarono a scambiarsi pareri e opinioni
sulla
questione. Mycroft aveva deciso di partecipare a quell'incontro solo
per
mettere in chiaro l'oscura questione dell'ammanco economico, quindi ora
che
aveva detto quello che aveva da dire si ritenne libero di lasciare il
Parlamento per andare a dedicarsi ad altro. Mentre rispondeva
salì in macchina.
Se
ci fa caso, Ispettore, da
qualche parte dovrebbe esserci scritto anche
“informale”. MH
Il
ché mi solleva da ogni responsabilità? GL
Assolutamente,
stia tranquillo. MH
« Dove la porto, Mr Holmes? »
Mycroft distolse lo sguardo dal telefono e
rifletté un secondo. Non aveva
altri impegni ed era ancora presto per prepararsi per il ricevimento,
aveva
ancora almeno un'ora libera.
« Facciamo un giro per la City.
»
Mentre l'auto passava lenta per le strade
trafficate, l'attenzione di
Mycroft fu catturata dalla vetrina di un negozio di abiti da cerimonia
al
centro della quale faceva bella mostra di sé un elegante
completo da uomo
bianco con camicia grigio scuro, fascia di seta nera in vita e cravatta
coordinata. Probabilmente fu il colore della camicia a fargli venire
l'idea, ma
decise rapidamente di assecondarla.
« Ferma la macchina. »
ordinò.
Spero
potrà anticipare di un quarto
d'ora, Anthea sarà da lei alle 7:15 pm. MH
Va
bene, Mr Holmes. Posso chiederle il perché? GL
Lo
scoprirà alle 7:15 pm. MH
Guardò l'uomo che sostava accanto
all'auto con la portiera aperta e, scendendo,
constatò che doveva avere misure simili a quelle
dell'Ispettore.
« Altezza e peso? » gli chiese,
squadrandolo.
« Sono alto 6 piedi*, Mr Holmes, e peso
200 libre**. » rispose prontamente.
« Sì, dovrebbe andare. Vieni
con me. »
Entrarono nel negozio e gli fece provare il
completo: il suo uomo doveva
essere solo un po' più grosso di petto, essendo la sua
guardia del corpo oltre
che il suo autista, quindi optò per mezza taglia in meno di
camicia e una cinta
con un buco in più. Pagò 6400*** sterline senza
battere ciglio e in venti
minuti erano fuori dal negozio.
« Dovrai andare a prendere il mio ospite
alle 7:15 e portargli questo da
parte mia. » disse alla donna che lo aveva aspettato in
macchina.
« Nessun problema, capo. »
Il tempo da perdere in inezie era finito, Mycroft
si fece accompagnare a
casa e cominciò a prepararsi per la serata.
Quando Greg sentì suonare alla porta di
casa alle 7:15 in punto non ebbe
bisogno di chiedersi chi fosse: Anthea, la bella assistente del
maggiore degli
Holmes, era sull'uscio con una grande busta in una mano e lo smartphone
nell'altra.
« Buonasera. »
« Salve! Si metta questi, Ispettore, io
l'aspetto in macchina. » disse,
consegnandogli la busta guardarlo a malapena e tornando verso l'auto
che
l'aspettava sulla strada.
Confuso, Lestrade tornò dentro e
tirò fuori il misterioso regalo. Lo
stupore fu, se possibile, maggiore di quello che aveva provato la sera
prima
quando aveva letto l'invito al ricevimento. In realtà era
già pronto, aveva
optato per un completo gessato con camicia bianca e cravatta color
smeraldo, ma
quando indossò i vestiti nuovi e si guardò allo
specchio non credette ai suoi
occhi: gli stava tutto alla perfezione, i colori erano bellissimi e lui
adorava
tutto questo.
« Mi sento tanto la regina della serata!
» esclamò al suo riflesso.
Prese il cappotto e raggiunse la berlina nera che
lo attendeva.
« Mr Holmes ha davvero un ottimo gusto.
» constatò Anthea, guardandolo,
mentre la macchina partiva.
« L'ha scelto lui? »
« Certo! Chi altri sennò?
» chiese, come se fosse ovvia la risposta.
Greg era ancora a bocca aperta, lusingato ed
eccitato da tutto quello che
stava succedendo.
Per Mycroft il ricevimento era cominciato da
più di un'ora e questo già lo
faceva annoiare troppo. Aveva accolto gli invitati che erano arrivati
prima,
aveva finto di non conoscere un paio di ambasciatori e il novello
presidente
sudafricano, di cui invece sapeva vita morte e miracoli con precisione
assoluta, e al momento stava intrattenendo il presidente egiziano
discorrendo
delle differenze climatiche tra i loro Paesi.
"Se ci siamo ridotti a parlare del tempo, siamo
proprio alla
frutta." pensò sconsolato, controllando l'ora.
Proprio in quel momento sentì vibrare il
telefono nella tasca interna della
giacca dell'elegante completo nero lucido che indossava. Si
scusò col suo
interlocutore invitandolo ad assaggiare le deliziose tartine che
avrebbe
trovato sul tavolo del buffet, prima di allontanarsi.
Siamo
all'ingresso. A
Ebbe un impercettibile sussulto leggendo quelle tre
parole e rapido andò ad
accogliere l'unica persona che stava aspettando. Quando
arrivò nel grande atrio
del Palazzo Reale scorse da lontano l'Ispettore Lestrade, voltato quasi
di
spalle e intento a guardarsi intorno; appena si girò,
Mycroft fu molto
compiaciuto nel constatare che l'acquisto fatto impulsivamente quel
pomeriggio
si era rivelato azzeccato: durante la breve vacanza il sole gli aveva
donato
un'abbronzatura uniforme di medio tono, che per contrasto rendeva quasi
luminoso il bianco della giacca, mentre la camicia si abbinava
benissimo al
colore della chioma mai troppo ordinata.
Dal canto suo Greg non poté fare a meno
di concedersi qualche secondo di
muta contemplazione quando vide il politico scendere la larga e
luminosa
scalinata di marmo e avanzare verso di lui; era più elegante
del solito, nel
suo completo nero lucido con camicia immacolata e cravatta rossa
abbinata alla
fascia di seta scarlatta che portava in vita, un dettaglio
così discretamente
retrò che aggiungeva quel tocco in più al
già apprezzabile complesso. Trasudava
sicurezza da ogni poro, e dall'incedere controllato era chiaro che
fosse
assolutamente a suo agio in mezzo a tutto quel lusso.
« Ben arrivato, Ispettore Lestrade.
» lo accolse Mycroft, sorridendo.
« Mi scuso per il ritardo, ma le strade
di Londra sono impraticabili il
sabato sera. »
« Il traffico è una di quelle
cose della City di cui farei
volentieri a meno. » convenne, quando ormai lo
aveva raggiunto.
« Non lo dica a me, praticamente ci
lavoro per strada! »
Quelle poche battute amichevolmente formali
già li avevano messi a loro
agio, o forse era solo perché stavano ancora da soli,
lontani dalla sala del
ricevimento e dagli ospiti illustri di quella serata.
« Vedo che ha accettato il mio pensiero.
» disse poi Mycroft, squadrandolo
da capo a piedi.
« E come avrei potuto rifiutarlo, Mr
Holmes? Anche se immagino che avrei
dovuto mettere da parte lo stipendio di un anno per potermi comprare un
vestito
del genere. » rise.
« Spero che la cosa non la offenda o non
la metta a disagio, Ispettore. »
« Offendermi? Assolutamente no!
» si affrettò a rassicurarlo. « Il
disagio
è un altro discorso, diciamo che non sono proprio nel mio habitat naturale. »
« L'altra volta se l'è cavata
bene, e sono sicuro che stasera non farà
eccezione. »
Lestrade si fermò un attimo a chiedersi
se il maggiore degli Holmes avesse
davvero ammiccato nel pronunciare quell'ultima frase. Poi sorrise,
più
rilassato nel sapere che il Governo
Inglese in persona avesse fiducia in lui e nelle sue
capacità relazionali.
Mycroft si fece da parte mostrandogli la strada con
un ampio gesto del
braccio.
« Il ricevimento è al piano di
sopra, vogliamo andare? »
« Volentieri. » rispose Greg,
anche se in realtà avrebbe preferito restare
lì con lui a chiacchierare tranquillamente come avevano
fatto fino a quel
momento.
La serata fu piacevole, Lestrade conobbe molte
persone importanti, alcune
interessanti altre decisamente meno, ma la sua tolleranza era
senz'altro
superiore a quella di Mycroft, sul cui volto scorgeva spesso
espressioni
annoiate o di sufficienza a seconda di chi si trovava davanti; con suo
sommo
piacere notò che quando invece parlava con lui tutta la noia
scivolava via,
lasciando il posto a sorrisi rilassati, sguardi divertiti, espressioni
più
vive.
Alle 9 in punto cominciò la musica e
l'Ispettore decise che era meglio non
restare troppo al centro della sala onde evitare imbarazzanti
situazioni.
L'altro uomo avrebbe voluto, e di gran lunga preferito, fargli
compagnia, ma fu
suo malgrado trascinato sulla pista da ballo per ben tre volte da
altrettante
affascinanti donne che volevano avere l'onore di ballare con lui almeno
una
volta. Mycroft non fece una piega e le guidò in banali balli
di coppia da sala,
un po' meno impegnativi di un comune valzer: era uno spettacolo vederlo
volteggiare sicuro di sé spaziando in lungo e in largo in
base a dove i
movimenti lo portavano, con la testa alta che si muoveva a tempo e il
portamento elegante ancora più accentuato; sorrideva alla
dama di turno e
questa ricambiava sempre, intrattenevano brevi conversazioni che
duravano
giusto il tempo della musica e poi si dividevano, di modo
ché fosse di nuovo
disponibile per la partner successiva. Ogni volta, Lestrade si
ritrovava a
desiderare segretamente di essere guidato da quelle braccia forti sulle
note di
una di quelle musiche.
Tra balli e convenevoli, il politico
riuscì a riconquistare un minimo di
libertà solo tre quarti d'ora dopo, ansioso di tornare dal
suo ospite che nel
frattempo, senza mai togliergli gli occhi di dosso, si era intrattenuto
con un
paio di membri della polizia belga che gli erano stati presentati a
inizio
serata. Lo raggiunse al tavolo a cui sedeva e prese posto accanto a lui.
« Chiedo scusa, Ispettore, ma ci sono
lati del mio lavoro di cui vado meno
fiero che di altri. » disse, indicando con un cenno della
testa chi ancora
ballava. « Non sa quanto è fortunato a non saper
ballare. »
« Lati insospettabili, direi. »
rispose Greg, catalizzando l'attenzione su
di lui. « Sherlock sa che è un ottimo ballerino,
Mr Holmes? »
A Mycroft rischiò di andare per traverso
l'acqua che stava bevendo.
« Purtroppo è un destino che
ci accomuna, quando eravamo piccoli nostra
madre ha insistito affinché imparassimo. Credo sia l'unico
ambito in cui non
facevamo a gara a chi era il più bravo. »
constatò. « Ad ogni modo più di una
volta ho incastrato anche lui in alcuni di questi ricevimenti, durante
i quali
è stato costretto a dar prova della sua
abilità... sotto minaccia, ovviamente.
»
Lestrade rise di gusto immaginando i fratelli
Holmes che prendevano lezioni
di ballo, salvo poi ammettere che il risultato, per almeno uno dei due,
era
stato perfetto.
« Lei è più
apprezzato di quanto crede, Mr Holmes. » disse poi, cambiando
discorso.
« Lei dice, Ispettore? »
rispose, notando che diverse donne che non avevano
ballato con lui lo guardavano deluse. « Non si faccia
ingannare dalle
apparenze: i mariti di quelle tre signore sono importanti uomini
politici che
tentano di avvicinare il Governo Inglese
per proprio tornaconto personale, questo è solo un altro
volto di quella cosa
sporca che chiamano politica. »
« Beh, i mariti avranno anche intenzioni
politiche, ma l'interesse delle
mogli era tutt'altro che lavorativo, dia retta a me, Mr Holmes!
»
« Ispettore, la prego! »
arrossì Mycroft, e fu contento di averlo fatto per
quelle insinuazioni perché sennò lo avrebbe fatto
per la calda risata che seguì
la sua reazione.
« Ahahahah! Non ci credo! Ahahah!
»
« Cosa? »
« Niente! Pensavo che stiamo facendo
questo genere di discorsi continuando
a darci del lei, Mr Holmes. » rispose, col tono di chi
però era divertito e non
contrariato.
Il politico non poté negare che la cosa
era quantomeno bizzarra, vista da
quella prospettiva, e la risata divertita lo contagiò
portandolo a ridere
discretamente a sua volta. Lestrade aveva ragione, e lui provvide
subito a
rimediare.
« Mycroft. » disse
semplicemente, porgendogli la mano.
L'altro la strinse con sicurezza, trasmettendogli
un calore che non aveva
mai trovato in nessun'altra occasione.
« Gregory... Greg per gli amici.
» rispose.
« Ti prego di non chiamarmi Myckey,
è una cosa che fa solo Sherlock quando
vuole indispettirmi e ci riesce benissimo! »
« Non mi meraviglia per niente, Mycroft!
»
Risero entrambi. Rimasero in quella posizione per
qualche secondo, rapiti
in quello sguardo e in quel contatto.
Passarono molto tempo al tavolo a conversare, a
conoscersi, a
divertirsi.
Per una volta Mycroft non si sentiva vittima della
noia e del tedio che di
solito gli facevano compagnia, quella nuova compagnia era di gran lunga
più
piacevole e stimolante; apprezzava molto l'ironia di Greg, il suo
essere più
brillante rispetto alla media delle persone comuni che conosceva e di
cui si
circondava, parlare con lui era piacevole quanto stare ad osservarne la
bella
presenza, le movenze sicure, gli sguardi vivi, i sorrisi sinceri.
Per Greg invece, Mycroft era completamente diverso
da tutto ciò a cui era
abituato: era ad un livello superiore, gli piaceva come parlava, come
ragionava, già adorava sentirsi in qualche modo speciale per
lui perché era
chiaro che il rapporto che stavano instaurando era lontano anni luce da
quello
che aveva con tutte le altre persone presenti in quella sala; era
lampante il
contrasto tra il politico annoiato che intratteneva brevi scambi di
opinioni
formali con gli altri invitati e l'uomo vivo che parlava con lui, che
si
lasciava andare a risate divertite, a lievi confidenze.
Entrambi erano attratti dall'altro in un modo che
non avevano mai
sperimentato prima.
Come sarebbe proseguita la serata? La risposta
arrivò verso le 11, quando
Mycroft riuscì con una scusa ad abbandonare una noiosa
conversazione che aveva
deviato sull'economia interna.
« Che strazio questi momenti! »
si lasciò sfuggire a bassa voce, di modo
che solo Greg potesse sentirlo.
« Siamo costretti a restare? »
gli chiese.
Mycroft lo guardò per un paio di
secondi, decidendo in breve che no, non
erano costretti a restare.
« Ti dispiace abbandonare il ricevimento,
Gregory? »
« Dipende. »
« Da cosa? »
« Da quanto è valida
l'alternativa. » ammiccò l'Ispettore.
Mycroft sorrise a quella velata proposta e in
risposta gli fece cenno di
seguirlo. Trovarono l'auto che già li attendeva all'uscita,
col motore acceso
pronta a partire.
« Sicuro che non dovevi salutare nessuno?
»
« Il Governo
Inglese preferisce
uscire di scena con discrezione. » rispose. « E
preferibilmente prima del ballo
finale, per non sprecarlo. »
Non c'era tensione nell'abitacolo, e anche la
sociopatia di Mycroft
sembrava essersi fatta da parte per lasciare il posto ad un inedito
desiderio
di contatto col corpo dell'altro: sedevano vicini, si parlavano, si
guardavano,
godevano l'uno della presenza dell'altro.
« So che avevi altri programmi per questa
serata. » gli disse mentre erano
ancora in viaggio.
« Niente di importante, ero stato
invitato a vedere una partita di
football, ma... »
« Non tifi per nessuna delle due squadre,
lo so... »
Greg rimase colpito per come l'altro avesse
anticipato le sue parole.
« Sei incredibile! » rise.
« Quindi è anche questo che fa il Governo
Inglese? Tenta di fare colpo sui
cittadini dimostrando di sapere tutto? » si
informò l'Ispettore.
« Non è esatto.»
« Ah no? »
« No. Vedi, Gregory, il Governo
Inglese non tenta di fare colpo sui cittadini, ci riesce e
basta.» rispose
con sicurezza, chiedendosi nel mentre da dove gli venisse tanta sicura
spavalderia.
« Oh, posso confermarlo assolutamente.
»
« Dove vi porto, Mr Holmes? »
la domanda dell'autista smorzò quell'attimo
di complicità.
Prima di rispondere, Mycroft si rivolse a Greg.
« Ti piace il Bourbon? »
« Assolutamente sì. »
« Pall Mall. » disse quindi ad
alta voce per farsi sentire anche
nell'abitacolo di guida.
Arrivarono in fretta a destinazione e il politico
congedò la macchina prima
di far strada al compagno dentro la villa. Si sistemarono nel salotto,
col
grande camino acceso come unica e più che sufficiente fonte
di luce e calore;
finalmente potevano mettersi un po’ più comodi,
levandosi almeno le giacche e
sciogliendo i nodi alle cravatte.
« Sicché non ti è
mancata la compagnia dei tuoi colleghi, stasera? » chiese
il padrone di casa, porgendo all'altro una coppa di cristallo con due
dita di
liquido ambrato.
« Per niente, credimi. E poi sbaglio o se
avessi detto un'altra parola ti
avrei costretto ad obbligarmi ad
accettare? » lo provocò, facendogli il
verso.
« Ahahah! Vedo che sei stato attento!
»
« Non sarò brillante quanto
Sherlock, ma sono pur sempre un detective,
faccio attenzione ai dettagli. »
Fecero tintinnare i bicchieri e sorseggiarono in
silenzio il liquore per
qualche secondo, beneficiando del calore delle fiamme e di quella
complicità che
scaldava i loro cuori solitari.
Greg era seduto un po' più scomposto sul
divano, con la schiena appoggiata
allo schienale e il gomito sul bracciolo, e guardava quell'affascinante
mistero
che gli stava accanto, seduto più elegantemente con le gambe
accavallate ma
senza la formalità che lo distingueva quando era in
pubblico. Mycroft si
sentiva osservato ma la cosa non lo metteva a disagio, apprezzava la
discrezione dell'Ispettore.
« Credo che tu e tuo fratello siate stati
fortunati, in un certo senso, ad avere
una madre che si è preoccupata anche di insegnarvi a
ballare. »
« Tu dici? » chiese il politico
in risposta.
« Sì, vedi che poi ti torna
utile all'occorrenza? »
Mycroft sorrise, non potendo contraddirlo.
« Beh, in fondo non erano così
male le lezioni. » ammise, con sufficienza.
« Ma non dirlo a Sherlock, mi raccomando! »
« Il tuo segreto morirà con
me! »
« Ovviamente erano tutte lezioni private.
» cominciò a raccontare. «
Eravamo seguiti da una coppia che ballava insieme da anni e a turno ci
insegnavano a guidare e a farci guidare, perché anche l'uomo
deve sapere quando
non esagerare nel comando. Il brutto, poi, è quando non ti
trovi con la partner
giusta e non c'è sintonia. »
Mentre parlava e aveva tutta l'attenzione di
Lestrade, a Mycroft venne
un'idea.
« E tu? Sei davvero un così
pessimo ballerino? » gli chiese, poggiando il
bicchiere non ancora vuoto sul tavolino accanto al divano e alzandosi.
« Più di quanto immagini,
temo! » rispose, guardandolo avvicinarsi ad un
mobile a ribalta.
Pochi secondi dopo una musica melodiosa e frizzante
invase l'aria, non
troppo alta per non risultare fastidiosa.
« È una di quelle che hanno
suonato a Palazzo! » esclamò l'Ispettore,
riconoscendola dalle prime note.
« È la registrazione di un
concerto di musica da camera che si è tenuto a
Palazzo l'anno scorso. » spiegò, mentre tornava
verso il divano.
Una volta arrivato di fronte a lui non si sedette,
ma rimase in piedi
porgendogli la mano sinistra e guardandolo con un mezzo sorriso sulle
labbra.
« Fai sul serio? » gli chiese
Greg, divertito.
« Raramente scherzo, Ispettore.
» rispose, non accennando ad abbassare il
braccio.
Lestrade guardò rapito quella mano
curata, dalle dita lunghe e affusolate,
tesa verso di lui che lo invitava a provare, a fidarsi, a mettersi in
gioco...
a farsi guidare; ricordò la bravura di Mycroft nel
volteggiare conducendo tre
donne diverse senza prendersi il tempo di capire prima qualcosa di
ognuna di
loro, e il desiderio che aveva segretamente espresso di essere al posto
loro.
Chissà se era in grado di tirare fuori un po' di grazia
anche da lui? Il
sorriso gli si accentuò a quel pensiero, e si decise ad
accettare: lasciò il
bicchiere a terra vicino all'angolo del divano, gli porse la mano
destra e si
fece tirare in piedi, ritrovandosi in un attimo tra le braccia di
quell'uomo
che per lui era come una calamita.
« Tieniti alla mia mano e mettimi l'altra
sulla spalla. » gli disse,
cingendolo con un braccio per la vita e avvicinando i loro corpi
finché non
aderirono perfettamente. « Tranquillo, non andrò
veloce, tu pensa solo ad
ascoltare la musica e ad assecondare i miei movimenti »
Fecero un mezzo giro per allontanarsi dal divano e
per un attimo Greg si
sentì bruciare dietro le spalle per il calore del fuoco e
davanti per quello
del corpo di Mycroft, e non sapeva quale dei due fosse più
intenso.
Poi Mycroft si staccò un po', ma solo
per guidarlo al centro del salotto
dove c'era più spazio per muoversi. Fece un passo avanti col
piede destro e
Greg indietreggiò in risposta col sinistro, cercando di
stare attento alla
musica e ai movimenti.
« Rilassati, Gregory, sei completamente
teso. » gli suggerì, massaggiando
piano la parte bassa della schiena con leggeri movimenti circolari.
« Lo sento
qui, sei un fascio di nervi... ballare ti inibisce così
tanto? »
Come poteva Lestrade dirgli che non era il ballo ma
il ballerino ad
agitarlo? Si distrasse un secondo appena realizzando questa cosa e per
poco non
inciampò nell'angolo del tappeto, rischiando di far finire
entrambi stesi a
terra; per non perdere l'equilibrio si aggrappò forte alla
mano del politico,
stringendola forse un po' troppo.
« Ahi! »
« Scusa... ma ti avevo avvertito...
» rise, cercando di camuffare
l'imbarazzo e quell'accenno di eccitazione che non riusciva bene a
controllare.
« Allora dicevi la verità
quando mi hai raccontato di essere una frana? »
lo provocò Mycroft.
« Esatto! E visto che a quanto pare siamo
d'accordo, io tornerei a... »
« Dove credi di andare? » lo
bloccò mentre tentava di allontanarsi,
afferrandolo per le estremità della cravatta slacciata che
aveva ancora appesa
al collo per non farlo scappare. « Non vorrai rinunciare
così presto? Datti
tempo almeno fino alla fine dell'aria. »
Lestrade si sentiva in trappola, ed era una
situazione così nuova ed
elettrizzante che non seppe dire di no; fece un profondo sospiro e
chiuse gli
occhi, rilassandosi un minimo.
« Ecco, vedi? Così va meglio.
»
Fecero qualche passo e un paio di giri ancora
incerti, ma l'Ispettore
sentiva davvero che stava cominciando a sciogliersi.
« Forse hai ragione. » gli
concesse, con un sorriso.
Se teneva gli occhi chiusi e non lo guardava
riusciva a concentrarsi un po'
meglio, anche se il corpo era sempre premuto contro il suo e sentiva il
respiro
caldo vicino al viso.
« Sì, anche tenere gli occhi
chiusi può aiutare a mantenere la
concentrazione. » gli sussurrò Mycroft in un
orecchio, e fu come se gli avesse
letto nel pensiero.
Greg riaprì gli occhi e si
ritrovò davanti le labbra del politico così
vicine; realizzò in quel momento quanto forte fosse la
voglia di baciarlo e
questo pensiero lo fece di nuovo andare fuori tempo.
« Scusa... » ripeté,
questa volta senza ridere.
« Sei distratto, Gregory? » si
sentì chiedere, ed ebbe l'impressione che i
loro visi si fossero fatti più vicini, ma sentire come
continuava a pronunciare
il suo nome completo era un'ulteriore distrazione.
« In... in un certo senso... »
balbettò.
Ma Mycroft era pur sempre il più
intelligente dei fratelli Holmes e non gli
era sfuggito il vero motivo del turbamento dell'Ispettore, cosa che lo
rendeva
estremamente compiaciuto.
« Allora direi di superare queste
distrazioni... » soffiò a meno di un
centimetro dalle sue labbra, prima di accarezzarle con bacio leggero.
Il corpo di Greg ebbe un sussulto e
inspirò forte quando quel contatto che
tanto stava agognando si concretizzò, ma quella reazione
stupita durò pochi
secondi: in breve si rilassò completamente sulle sue labbra
e tra le sue
braccia, e si ammorbidì di più quando l'altro
aprì un po' la bocca per
permettergli di approfondire il bacio; le lingue si sfiorarono dapprima
delicatamente, come era stato il casto bacio all'inizio, poi le carezze
si
fecero più intense e i movimenti più audaci. La
mano dell'Ispettore strisciò
dalla spalla del politico alla nuca, dove si perse tra i capelli corti
e
incredibilmente setosi.
Senza dar modo al compagno di rendersene conto,
Mycroft aveva approfittato
di quella sua resa completa per condurlo in una danza sicura e
volteggiante,
facendolo piroettare per il salotto al ritmo dell'orchestra che
diffondeva la
sua musica tramite le casse dello stereo; lo stringeva più
forte per la
schiena, intensificando il contatto tra i loro corpi per imporsi meglio.
Continuarono per lunghi minuti a baciarsi e
ballare, riuscendo a fare
perfettamente entrambe le cose insieme. Quando Greg se ne accorse non
poté fare
a meno di sorridere nel bacio; l'altro lo sentì e gli
lasciò le labbra per
permettergli di esprimersi in uno dei suoi sorrisi più
belli. Dopo pochi minuti
la melodia cambiò e loro si fermarono.
« Sei un bravo maestro oltre ad essere un
ottimo ballerino! » si
complimentò Lestrade.
« Visto che non era impossibile?
» gli chiese Mycroft, un po' provocatorio.
« Bah, forse finora mi era mancato il
partner che mi sapesse guidare nel
modo giusto! »
« O tu non ti eri concesso ancora a
nessuno. »
Si allontanarono un po' ma non si lasciarono la
mano, tornando verso il
divano.
« Sicché era questo?
» chiese Greg.
« Cosa? »
« L'ultimo ballo,
quello che il Governo Inglese non
vuole sprecare. »
« Beh, in un certo senso... »
Greg recuperò da terra il bicchiere non
ancora vuoto e mandò giù il resto
del Bourbon, sentiva di aver bisogno di una spinta extra arrivato a
quel punto.
« Peccato che sia già finito,
non trovi? » chiese, mentre guardava il
fuoco.
« Sai Gregory, l'ultimo
ballo ha
il privilegio di non finire quando e come finiscono gli altri, per
questo
finora non l'avevo mai concesso a nessuno. »
ammiccò Mycroft in risposta.
Lestrade si voltò, forte di quelle
parole.
« Allora che ne dici di continuare a
ballare? » propose, tornando ad
avvicinarsi.
« Dipende da che programmi ha per il
resto della serata, Ispettore
Lestrade. »
« Sono aperto a qualsiasi proposta, Mr
Holmes, ma accetterò solo la più
invitante. »
« Allora resti da me, so cosa fa al caso
nostro. »
Quella era davvero la proposta più
invitante di tutte, e come promesso Greg
accettò di buon grado, firmando l'accordo con un secondo
bacio di cui fu lui,
questa volta, a prendersi la responsabilità. Le trattative
potevano
considerarsi chiuse.
Il fuoco nel camino ardeva ancora e la musica non
aveva smesso di riempire
l'aria: furono spettatori discreti della passione che per la prima
volta quella
notte si consumò tra quelle mura, accompagnarono e
illuminarono quel ballo che
continuò a lungo senza pubblico, senza vestiti, senza remore
o freni,
sciogliendo il ghiaccio che circondava Iceman
e risvegliando il senso del ritmo che Lestrade credeva di non possedere.
*1,80 m circa
** 90 kg circa
*** 9000 euro circa