È mattina presto, e il suono della sveglia di Jackson unito allo squillo del mio cellulare, mi costringono ad alzarmi. Dopo averlo fatto, seppur controvoglia, do uno sguardo al display del mio telefonino, che segna le nove e mezza. In quel momento, l’unico pensiero che ho è il voler tornare a dormire, ma comunque, decido di non farlo e iniziare come al solito la mia giornata. Così, presi in mano il cellulare per cercare di capire come mai avesse squillato. Presto detto. Avevo appena perso una chiamata dalla mia amica Karen, che non vedo dal giorno in cui, insieme, avevamo sostenuto il nostro primo esame di storia e filosofia. In principio, decisi di ignorare la cosa. In fondo, avevo molto da fare prima di richiamarla, compreso il dover fare la doccia e vestirmi, visto che mi ero praticamente appena alzata dal letto ed ero ancora in pigiama. Più tardi, quando mi fui vestita, decisi di richiamare Karen per due motivi. Non la vedevo da ormai un bel pezzo, e volevo assolutamente scoprire perché mi avesse telefonato e cosa avesse da dirmi. Dopo una lunga conversazione telefonica avuta con lei, durante la quale parlammo del più e del meno, capii che l’unico motivo per cui mi aveva telefonato, era fare una chiacchierata. Qualche ora dopo, mentre io, Jackson e la sua famiglia stavamo pranzando, il mio cellulare squillò di nuovo. Mi ero completamente dimenticata di spegnerlo, quindi lo afferrai e mi affrettai a farlo, ma mentre ero nell’atto di spegnerlo, notai che avevo ricevuto un messaggio. Era di nuovo Karen, che voleva invitarmi a passare il pomeriggio in giro per negozi assieme a sua sorella Britney, aggiungendo, che, sempre se avesse voluto, anche Jackson avrebbe potuto unirsi a noi. Dopo aver ricevuto quel messaggio, feci finta di niente appoggiando il cellulare sul tavolo vicino a me, in modo tale da riuscire a controllarlo nel caso in cui avesse squillato di nuovo. Finito il pranzo, dissi a Jackson del messaggio che avevo ricevuto e gli chiesi se gli andasse di uscire assieme a me alle mie amiche, ma lui rifiutò asserendo di avere altri piani per il pomeriggio. Ovviamente, accettai questa sua risposta senza insistere nel convincerlo. Difatti, anche se io e lui siamo una coppia da ormai tre anni, non mi dispiace rinunciare a stare con lui per passare un pomeriggio con le mie amiche, anzi, è l’esatto contrario. In fondo, è ormai cosa risaputa, che, in una relazione, ognuno ha bisogno dei propri spazi, senza eccessiva invadenza da parte del partner. In fin dei conti, io non sono una di quelle ragazze che una volta fidanzate, tendono a passare tutto il loro tempo incollate al loro fidanzato quasi per paura di perderlo da un momento all’altro, Ad ogni modo, quel pomeriggio sembrò letteralmente volare, perché lo passai interamente in giro per negozi con le mie amiche. Dopo un giro per il centro commerciale, decidemmo, tutte e tre di comune accordo, di fare una passeggiata, e, proprio mentre stavo passeggiando assieme a loro, mi capitò di incrociare l’odiosa e insopportabile Ashley Brook, una mia vecchia compagna di liceo. Fra me e lei non era mai corso buon sangue, e ad essere sinceri, lei era stata, seppur non per lungo tempo, mia rivale in amore. Sì, c’è da dire che io e lei ci eravamo innamorate dello stesso ragazzo, ossia Jackson, che alla fine scelse me come fidanzata semplicemente perché gli piacevano i miei modi di fare e il mio carattere, e perché odiava la costante e continua altezzosità di Ashley nei confronti degli altri. Confesso che pensavo che una volta finito il liceo, mi sarei lasciata Ashley e il suo caratteraccio alle spalle, ma a quanto pareva, non era stato affatto così. Difatti, non appena mi vide e mi riconobbe, mi salutò in maniera piuttosto calorosa, come se non avessimo mai avuto alcun litigio o diverbio, cosa in realtà non vera. Dopo tutto quel tempo, ero ancora in collera con lei per tutti i torti subiti in passato, e non mi sto riferendo alla nostra temporanea rivalità in amore, bensì al fatto che, quando eravamo compagne al liceo, non ha mai perso un’occasione per farmi sentire inadeguata, sciocca e inferiore agli atri. Tuttavia, per evitare di fare la figura dell’attaccabrighe davanti alle mie amiche, la guardo e decido di salutarla dicendo: ”Ashley! Come va? È un bel pò di tempo che non ci si vede, eh?” Avevo a malapena avuto il tempo di finire la frase, e lei era già lì con la risposta pronta, che mi diede dopo essersi scostata i suoi lunghi e biondi capelli dal viso dicendo: ”Carly! Sei proprio tu? Ma guardati! Sono passati anni e nemmeno ti si riconosce! Come va?” In quel momento avrei davvero voluto non esserci, scomparire e sprofondare per sempre. Stavo avendo la più banale conversazione possibile con la persona, a mio parere, meno gradevole del pianeta. Ad ogni modo, le risposi dicendo che ero fidanzata da tre anni e che frequentavo l’università locale. Lei, con la sua solita e innata sfrontatezza, mi derise, dandomi della perdente e aggiungendo che, al contrario di me, studiava da privatista, che aveva da poco compiuto ventidue anni, e che era vicina al terminare gli studi. Dopo averla ascoltata, e visto come mi aveva fatta sentire, le mie amiche mi difesero, dopodiché cambiammo strada, e mi augurai di non incontrarla mai più. Sinceramente, pensavo che in tutti questi anni, almeno in parte, fosse cambiata, ma mi illudevo sbagliandomi di grosso, perché a dispetto del tempo che è passato, lei è rimasta la solita acida, sfrontata e maleducata ragazza di sempre. Una vota tornata a casa, decisi di non dire nulla a Jackson, e, quando mi chiese come fosse andato il pomeriggio con le mie amiche, mentii dicendo che era andato a meraviglia, quando in realtà dentro di me sapevo che era accaduto l’esatto contrario. Dopo che gli risposi, raccontandogli una bugia, dentro di me avvertii una strana sensazione, che ancora non riuscivo a spiegarmi. L’unica certezza che avevo, era che quella sensazione doveva essere, in qualche modo, legata al mio incontro con Ashley. Infatti, quando quella stessa sera andai a dormire, feci degli strani sogni, che non furono sogni veri e propri, bensì parvero un insieme di flashback, durante i quali, ripercorsi mentalmente, tutte le angherie da lei subite anni prima. Può sembrare incredibile, ma a quanto pare, svolgere una certa attività o incontrare una certa persona, può riportare a galla memorie, ricordi ormai lontani. Quella sorta di visioni, mi tenne sveglia per tutta la notte, perché continuavo, seppur non volendo, a ripensare a quel che Ashley mi aveva fatto passare: scherzi pesanti, burle di pessimo gusto, e svariate umiliazioni una peggiore dell’altra. Quella stessa notte approfittai della mia insonnia per riflettere, e d’un tratto compresi che, se volevo che tutto finisse, dovevo andare dritta alla radice del problema, e affrontare quella smorfiosa una volta per tutte, così da sfogare la collera che avevo nei suoi riguardi, e levarmi quel peso di dosso. Così, l’indomani pomeriggio, mentre Jackson era uscito con alcuni suoi amici, e io ero a casa completamente da sola, decisi di fare ciò che andava fatto, così, prendendo il cellulare, composi il numero di Ashley, e le telefonai. Ad essere sincera, non vedevo davvero l’ora che rispondesse per dirle davvero ciò che pensavo di lei, e quando finalmente lo fece, sfogai tutta la rabbia che avevo accumulato in quegli anni, intimandole infine, di non provare mai più a mettersi contro di me. Certo, ero e sono ancora oggi una ragazza gentile, solare e scherzosa, ma quando qualcuno si prende gioco di me o mi manca di rispetto, può star certo che un giorno, anche a distanza di anni, la pagherà cara. Ognuno è diverso, e unico nel suo genere, ma io a volte mi chiedo perché si faccia di tutto per rendere infelice la vita degli altri, conseguentemente rendendosi a dir poco detestabili. Subito dopo il mio incontro con Ashley, mi sono posta questa domanda varie volte, tentando poi di trovare una risposta, arrivando quindi ad una semplice conclusione. Se vuole davvero isolarsi da chiunque, con la sola compagnia del suo squallido gruppetto di amiche snob, invidiose e irrispettose degli altri almeno quanto lei, che faccia con comodo. A quanto sembra, lei è felice così, chiusa nel suo mondo, formato dalla costante invidia verso gli altri, e dai suoi pochi, banali e futili interessi. D’altronde, è impossibile cambiare la realtà, né io posso intervenire per convincere Ashley a cambiare, visto dove i suoi comportamenti da ragazza presuntuosa, la stanno portando. In effetti, anche se con mille sforzi, e con tutta la mia buona volontà, facessi un tentativo e ci provassi, credo che finirebbe male, proprio come ieri, quando mi ha deriso e trattato in maniera orribile davanti alle mie amiche, dandomi della perdente. Ora come ora, ho diciannove anni, ragion per cui, restare ferma e immobile a prendersela, rimanerci male e combattere con le ferite e i torti del passato, potrebbe certamente sembrare una pazzia, ma per me non è affatto così. Indipendentemente dalla mia età, ho sempre odiato le offese e le prese in giro che mi venivano spesso e volentieri rivolte, non solo dalla stessa Ashley, ma anche dal suo gruppo di amiche, quindi, visto il modo in cui mi ha trattato in tutti questi anni, non sono affatto disposta ad accettare che continui, impunita, a farlo, ragion per cui, ieri sera ho deciso di telefonarle e sfogare tutta la rabbia e la collera che avevo nei suoi riguardi. Subito dopo averlo fatto, nella stanza dove mi ero rintanata, è entrato Jackson, rivelandomi di essersi preoccupato sentendo tutte quelle urla. In quel momento, mi accorsi che la bugia che gli avevo raccontato, aveva ormai smesso di reggere, così sospirai e gli raccontai tutta la nuda e cruda verità. Dopo la fine del mio discorso, lui rimase attonito ed esterrefatto. In cuor suo, non riusciva a capacitarsi di quanto Ashley, una ragazza all’apparenza come tante, avesse potuto essere così meschina nei confronti di qualcuno, in special modo, nei miei. Dopotutto, almeno che io sappia, non ho mai fatto nulla per attirare verso di me l’attenzione di Ashley, in modo che si accanisse contro di me con quei comportamenti. È davvero strano, sono ormai passati anni, e ancora non riesco a spiegarmi la ragione di questo suo modo di comportarsi. Ad ogni modo, mi pare perfettamente inutile restare qui a rimuginare circa quel che mi è successo a causa sua, perché, dopotutto, ho fatto il possibile per cambiare le cose, dall’ignorarla, al telefonarle e sfogarmi. Sono convinta, poi, che l’averle telefonato ed essermi finalmente levata quel peso dal cuore, mi abbia profondamente aiutato. In fondo, non potevo certo rimanere lì immobile come una statua lasciando che continuasse a farmi subire tutte quelle angherie. Finalmente, dopo averle davvero detto ciò che penso di lei, mi sento più libera, senza più quei brutti pensieri che, tempo prima, avevo in testa come chiodi fissi. Mi sento meglio, finalmente è acqua passata, e sono libera di essere quella che sono, senza dovermi più preoccupare di venire giudicata, né da Ashley, né da nessun altro. Mi auguro, però, che sia davvero così, e che lei smetta di giudicarmi e deridermi per come sono fatta. A conti fatti, io vado bene a me stessa, e a coloro che mi vogliono bene, così come sono. Molte persone, inclusa la mia famiglia, sanno cosa ho passato durante i cinque lunghi anni di liceo, e hanno continuato a dirmi di sopportare, che prima o poi lo schernirmi e il deridermi le avrebbero dato noia, che sarebbe tutto passato, finito per sempre. Si sbagliavano. Sapevo fin dall’inizio che non sarebbe andata mai a finire come i miei cari speravano, ero certa che le cose avrebbero preso una piega ben diversa. Difatti, gli scherzi pesanti, le prese in giro di cattivo gusto, lo scherno e la derisione, a distanza di anni, continuano. Ne ho decisamente avuto abbastanza. Ognuno è padrone della propria vita, così come io lo sono della mia. Non posso lasciare che qualcun altro mi condizioni o ne prenda il controllo al mio posto. Vado bene a me stessa e agli altri, perciò, se non piaccio a lei, non mi importa. Ho ormai scelto di voltare pagina e dare un taglio netto alla lotta contro le ferite passate. Il giudizio delle persone, conta se positivo, mentre va ignorato se negativo, proprio come ho deciso di fare io. È vero, il tempo passa, ma le ferite restano, e l’unico e il solo modo di guarirne, non è il tempo stesso, ma la voglia di riuscire a cambiare le cose e superare il dolore, proprio come ho volutamente deciso di fare io, dopo anni passati nel dolore derivante dal giudizio altrui. Molta gente, quando si trova nella mia stessa situazione, decide di reagire in maniera passiva, tentando di ignorare ciò che gli succede attorno o lasciandosi scivolare tutto addosso. Devo poi confessare che inizialmente ci avevo provato anch’io, finendo pero, per sentire ancora di più il già di per sé immenso dolore che provavo. Durante gli anni di liceo, visto quello che passavo, ho finito per non sentirmi completamente padrona della mia stessa vita, e solo oggi, ho capito che era tutto un enorme errore. Adesso, infatti, ho deciso che non m’importa più nulla del giudizio degli altri. Non gli piaccio? Non mi apprezzano? La cosa non mi tocca. Vado bene a me stessa, e questo è ciò che conta.