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Autore: NoeHP    08/03/2015    2 recensioni
- Ogni stella attende di essere trovata Legolas; per questo illuminano il cielo…
Affinché ognuno trovi la propria attraverso la pura luce che esse ci diffondono.
E questo è il motivo per il quale noi festeggiamo Mereth en Gilith. –
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mereth en Gilith



La notte avanzava lentamente posando il suo manto d’oscurità sulla terra mentre una lieve fragranza silvestre trasportata dalla brezza notturna riempiva l’aria circostante.
La luna, regina della notte, vestita d’argento e madreperla irradiava quell’innato scintillio che rendeva la nottata ancora più affascinante, illuminando ogni più recondito angolo della pianura circostante e intorno a lei, un corteo di piccole stelle impassibili brillavano lontano da tutto non curandosi delle sofferenze dei popoli.
Non un rumore si udiva, se non il dolce fruscio delle foglie che ferite mortalmente dall’aria tiepida si staccavano dai rami per poi debolmente cadere verso il terreno umido.
Seduto ai piedi di una colonna in rovina l’elfo di guardia in quel momento scrutava il cielo abbracciando le ginocchia con le braccia.
Adorava la notte, Legolas.
La osservava procedere, soffermandosi su quell’infinita processione di minuscoli barlumi consiglieri della Sovrana Luna godendo della loro luce; quella luce così preziosa e pura che rassicurava il suo cuore innocente, riscaldandogli l’anima e facendolo sentire a casa nonostante la lontananza che incombeva tra lui e la sua terra. Bosco Atro.
Suo padre; Thranduil.
Poi un velo di nostalgia attraversò il suo sguardo assente, perso nel chiarore della nottata.
Era Mereth en Gilith a Bosco Atro quella notte: la festa della luce stellare sacra per gli Elfi Silvani.
Già… chissà se stavano festeggiando a palazzo.
Chissà se suo padre pensava a lui qualche volta, pregando magari per la vita dell’unico figlio che aveva e che fin troppo giovane pur essendo un elfo era stato coinvolto nella più grande battaglia di tutti i tempi.
Avrebbe pianto per lui, Thranduil? Avrebbe riportato a casa il suo corpo se fosse morto combattendo?
Legolas sbatteva impercettibile le palpebre osservando la luna e rivedendo in lei lo sguardo fiero e orgoglioso di suo padre.
Entrambi così lucenti, imponenti, così distanti. Entrambi freddi.
Ada.
Abbassò lo sguardo sospirando leggermente alla vista dell’arco posto vicino a lui ripensando alla missione da compiere con Gimli e Aragorn e una sensazione d’angoscia si fece strada dentro sé.
Da tre giorni camminavano ininterrottamente, seguendo le orme degli Uruk che sempre più velocemente guadagnavano terreno portandosi ad Isengard, probabilmente con i due giovani Hobbit Merry e Pipino, e dopo quell’estenuante corsa i tre compagni avevano trovato riparo tra qualche colonna in rovina.
Avevano sostato ai piedi dei pilastri di pietra e avevano cenato con frutti selvatici, pezzi di Lembas dissetandosi infine con l’acqua fresca del ruscello, poi scelsero i turni di guardia concordando che al sorgere del sole si sarebbero messi in marcia lasciando per sempre quelle rovine.
 
Legolas si voltò osservando Gimli, che preso dal pesante sonno dormiva avvolto dal mantello seduto appoggiando la schiena alla parete di una colonna con gambe distese, mentre ancora in posizione di difesa teneva l’ascia tra le mani.
Era diventato amico suo quel nano.
Poi si voltò verso Aragorn.
Lo osservò per molto e ancora molto tempo, mentre coperto dal mantello si era rannicchiato anch’egli alla base di una colonna.
Qualche ciuffo di capelli ricadeva sul viso segnato dalla stanchezza di quei giorni e lievemente sporco di terra.
Ora che quella missione suicida aveva preso inizio, il vaso del Destino era stato aperto nonostante il suo contenuto rimanesse celato, avvolto dall’oscurità che dimorava all’interno dell’anfora.
Cosa sarebbe successo se ogni singola goccia di quell’infuso velenoso si fosse rovesciata, caduta giù e riversandosi contro i due? Avrebbe il destino lasciato che annegassero nella loro misera speranza di riuscire a salvarsi invano e ad amarsi?
Forse no, forse era tutto frutto della paura. Si.
Era decisamente frutto della paura.
Aragorn.
Così l’incolmabile tensione vuota ed amara che l’Anello del Potere aveva creato, sembrava tener l’elfo e l’uomo aggrappati su di un filo così fragile, ma abbastanza resistente da riuscire ad immobilizzare i gesti e i sentimenti più nascosti dei due.
Eppure, nonostante tutto Legolas avrebbe lottato fino alla fine, proteggendo Aragorn al costo della propria vita…
L’avrebbe guidato, aiutato nel corso di quell’avventura e portato quel fardello così pesante insieme a lui.
L’avrebbe abbracciato una volta finito tutto, avrebbero pianto insieme sfogandosi l’un l’altro.
Si voltò verso l’uomo e una forte scossa elettrica gli fece inarcare la schiena riportando la propria mente a quel momento oramai passato, ma ancora vivo nella mente…
Quel bacio a Lothlorien tanto innocente, quanto proibito per entrambi…
 
Ambedue soffrirono per l’apparente morte di Gandalf e piansero fino a quando anche le ultime lacrime non morirono lente sulle guance.
Distrutti dal dolore quella notte tra i Mallorn aurei trovarono conforto solo in loro stessi, e per Legolas, quel bacio riuscì a riportare alla luce sensazioni che da tempo non provava…
E da quando Tauriel morì così tragicamente sotto i suoi occhi, la convinzione di non essere capace a lasciar andare lo spettro dell’elfo femmina dal suo cuore, il suo primo grande amore, e di credere che non avrebbe trovato nessun altro, accompagnò Legolas per lunghissimi interminabili anni.
Fino a quando non conobbe Estel.
Non era stato un bacio passionale il loro, se non un leggero sfiorarsi le labbra, ma l’inebriante tuffo verso la felicità, verso il mare dell’emozioni e la prima ma grande scoperta che spinge a volerne sempre di più si fecero strada nel cuore di Legolas e così quel gesto, quel bacio nascondeva molto più di qualunque parola mai detta.
Ai piedi della colonna il ramingo ancora assopito si mosse leggermente coprendosi meglio e nascondendo la testa all’interno del cappuccio come meglio poteva.
Poi la voce sorda del silenzio si fece strada tra le orecchie dell’elfo che alzando lo sguardo al cielo osservò ancora una volta quella trapunta di stelle.
 “Mi manchi, Ada…” Sussurrò al cielo.
 
- Ogni stella attende di essere trovata Legolas; per questo illuminano il cielo…
Affinché ognuno trovi la propria attraverso la pura luce che esse ci diffondono.
E questo è il motivo per il quale noi festeggiamo Mereth en Gilith. –
 
Le parole del padre riecheggiarono sempre più deboli nella testa dell’elfo silvano mentre queste venivano inghiottite da lamenti che sempre più prepotenti si fecero strada nelle orecchie di Legolas. 
Nell’ombra Aragorn riprese a muoversi, sussurrando impercettibilmente suoni e parole sconnesse, nascondendosi sempre di più all’interno del mantello elfico.
L’elfo si alzò allarmato.
Con leggeri spasmi, Aragorn cominciò ad ansimare sempre più forte, mentre un tremolio improvviso s’impossessò delle sue mani e della testa.
 
Legolas s’avvicinò veloce verso la figura di Aragorn, impugnando l’arco e una freccia mentre girava su se stesso aspettandosi di vedere qualcosa o qualcuno dietro gli alberi… ma non vi era nessuno, se non un improvviso sbuffo di vento gelato che l’elfo non percepì in precedenza.
Allungò poi inutilmente la mano libera verso il nulla tentando di afferrare il soffio freddo che lentamente danzava intorno al ramingo.
Si chinò repentino verso Aragorn ormai in preda ai contorcimenti prendendogli il viso tra le sue mani.
Estel! Kuivea! Svegliati Aragorn!!” (Svegliati Aragorn!)
Niente.
“Kuivea Estel!”
Se pur un senso di pesante inquietudine invase il cuore di Legolas, il suo mantenuto autocontrollo era notevole. Posò tre dita sulla fronte dell’uomo e dopodichè toccò le sue mani: ghiacciate.
“Incubo.” ammise.
Strinse le mani dell’uomo tra le sue dita e chiudendo gli occhi iniziò a mormorare con tranquillità alcune frasi nella sua lingua d’origine.
Per alcuni minuti la voce di Legolas sussurrò dolci parole, mentre le mani cominciarono ad emanare calore nelle mani di Estel, il quale percosso dall’energia elfica iniziò lentamente a calmarsi se pur ancora addormentato. Il suo respiro tornò a farsi regolare, le mani acquistarono nuovamente il calore perduto poco prima e il corpo accovacciato verso la nuda pietra che fino a poco prima era rigido e freddo sembrava aver trovato finalmente tranquillità, donando sollievo alla mente dell’uomo.
Diversi altri minuti passarono da quando Legolas finì di parlare e rimanendo ad occhi chiusi ancora per un po’ aspettava che gli occhi di Aragorn s’aprissero mentre teneva tra le sue mani quelle dell’ amato.
“Legolas…cosa…” biascicò.
L’elfo abbassò lo sguardo e notando gli occhi stanchi e arrossati ma comunque splendidi di Aragorn tentò un tenue sorriso.
“Energia negativa è penetrata nella tua mente stanotte e un brutto sogno ha destato la tranquillità dei tuoi pensieri, Aragorn.”
“…Dov’è Gimli?” chiese l’uomo ancora spaesato.
“Dorme da molto tempo ormai…” rispose Legolas voltandosi verso il nano addormentato.
“E troppo dolci sono i suoi sogni affinché si possa svegliare. Lasciamolo riposare ora che possiamo, tra poco monterà il suo turno di guardia, ma tu puoi riprendere il tuo sonno se preferisci, o raccontarmi il motivo della tua agitazione.”
Aragorn si guardò intorno: era ancora notte. Poi si sistemò meglio appoggiandosi alla colonna. Sospirò guardando gli occhi dell’amico.
“Vi era una montagna alta, avvolta da fumo grigio e sputava fuoco: Monte Fato.
Una schiera di orchi affamati di carne umana vi era ai suoi piedi, mentre essa si stagliava sempre più alta sopra di me. Il sentiero era tracciato e due piccole persone, alte quasi quanto due bambini si trascinavano a fatica lungo la via: Frodo e Sam.
Uno dei due parlò, sentii delle risa e successivamente la figura del piccolo hobbit Frodo, s’innalzò insieme alla montagna proclamandosi l’unico padrone dell’Anello. Delle occhiaie cerchiarono i suoi brillanti occhi, e un ghigno maligno si creò tra le sue labbra. In quel momento capii quindi che era tutto divenuto inutile, la compagnia, i nostri sforzi, e avvicinandosi sempre di più a Mordor, l’anello stava rigenerando il proprio potere, esercitando il male sull’anima del nostro amico. 
Due Nazgul alati dunque arrivarono verso gli Hobbit, e catturando Sam emisero un urlo attraverso la loro stridente voce. 
Lo presero, gli tagliarono la testa e ne diedero il corpo in pasto agli orchi infondo alla montagna…
Osservavo da lontano la scena, ma sebbene volessi intervenire, sotto di me si aprì un baratro buio e dell’acqua putrida e nera stava sotto la pietra che ci sorreggeva, infine uno per uno ho visto i nostri amici ed alleati precipitare dentro essa: Gimli, Merry, Pipino e me compreso.
Ma non te, Legolas, poiché tempestivo ti sei aggrappato con tutte le forze alla roccia possente. Mi hai urlato di rimanere e combattere, nonostante il mio corpo stesse perdendo man mano le forze… poi girandoti verso il cielo in fiamme mi hai voltato le spalle sorridendomi. Pensavo di non farcela, ma ti sei girato nuovamente verso me indicandomi un puntino luminoso nel cielo. Così l’ho vista: tra la morte e la disperazione di Mordor, una stella cadente sempre più grande si faceva strada sopra me.
–Estel- Ho udito pronunciare dalle tue labbra e dopo ciò ho sentito la tua presa fare leva sulla mia mano sempre più bagnata di quel fango.
La luce mi ha avvolto, vincendo sulle tenebre e l’acqua nella quale stavo per affogare è divenuta sempre più limpida e calda man mano che udivo la tua voce chiara come il giorno. Ho inalato l’odore del miele e fiori, poi ti ho sentito nuovamente. Mi hai detto che avrei dovuto concentrarmi, ma era tutto così strano e così surreale… sebbene una sensazione di beatitudine si è fatta strada fino alle corde del mio cervello… e alle porte del mio cuore.
Mi sono svegliato trovandoti accanto a me, e solo ora capisco che è stato solo un brutto sogno.”
Legolas fissò intensamente l’uomo, e avvicinandosi poggiò le proprie mani sulle larghe spalle di Aragorn.
Poteva avvertirlo bene l’elfo; il ramingo aveva ancora negli occhi la paura.
Quella che costantemente in agguato si lancia rapida verso la preda debole e che la stritola avidamente tra le sue spire fino a farla cedere. Lenta ne assapora l’anima oramai corrotta e facendo esalare i tenui ed ultimi respiri, l’abbandona inerme.
“Il male si manifesta in tante situazioni, insinuando panico e paura all’interno delle nostre menti capovolgendo lo scorrere delle giuste azioni.
Non disperare per Frodo, Aragorn… è stato un sogno irrequieto, ma adesso sei sveglio e lucido più che mai… ti starò accanto affinché nessuno riesca più a farti del male.” gli disse con un sorriso carico d’amore e d’incoraggiamento.
Granpasso sorrise a sua volta, mentre i riflessi della luna si posarono delicati sul viso dell’ultimo illuminandolo.
“Io…” la voce tremante dell’uomo si troncò a mezz’aria quando guardò l’elfo davanti a se e sentendo ogni singola parte del corpo cedere e rivoltarsi, mentre lo stomaco sembrava andasse a fuoco.
“Io… vorrei poter dire che sei un amico. Ma non è così, lo sai bene. Tu… tu sei molto di più… Hanta, Legolas.” (Grazie, Legolas)
Eccola quindi: la verità si era rivelata agli occhi di entrambi.
L’elfo inginocchiato a terra fissò l’amico prima di lanciarsi verso lui sfiorando le labbra rosee e morbide di Aragorn e perdendosi nell’incanto di quel bacio. Entrambi chiusero gli occhi ancora con un leggero sorriso, mentre si persero in quell’infinita carezza.
Era tutto ciò di cui avevano bisogno e quel bacio così tanto atteso ma così allo stesso tempo pauroso, cancellò ogni segno di terrore, ogni gesto che nascondeva dietro sé il gusto amaro del veleno e l’urlo straziante del dolore.
Si lasciarono in silenzio e Aragorn sorrise alzò gli occhi al cielo.
“Legolas…” sussurrò piano l’uomo, prima che l’elfo potesse posare due dita sulla sua bocca.
Poi prendendo tra le mani i capelli biondi del principe sorrise contro le labbra dell’elfo il quale schiudendole nuovamente si perse nella calda emozione che il nuovo bacio stava a lui procurando. 
Riuscendo ad allacciare lo sguardo si staccarono, ridendo nuovamente e con ancora una ciocca di capelli biondi in mano lo sguardo di Aragorn s’incupì spaventato.
 “… Credi che riusciremo a vincere? Vinceremo questa battaglia? ”
 L’elfo lo guardò dritto negli occhi e vide la stessa paura di poco prima insidiarsi lentamente dentro le chiare iridi dell’uomo.
“Si, Estel. La vinceremo…Vinceremo la guerra.”
“Non posso farcela senza te. Stammi vicino.” poi la mano toccò quella dell’elfo, il quale accennando un lieve sorriso strinse con determinazione quella dell’uomo.
“Lo farò. Promesso. La vinceremo insieme…”
Aragorn annuì debolmente osservando ancora una volta Legolas seduto davanti a sé ed infine scrutò il cielo scuro.
“…Il cielo veste i suoi indumenti migliori stasera. Le stelle sono meravigliose.”
Legolas seguì il suo sguardo.
“E’ Mereth en Gilith a Bosco Atro, la festa dedicata alla luce delle stelle.” 
“Il regalo più bello che tuo padre potesse farci…” sussurrò Aragorn guardando il cielo splendente per poi ritornare a guardare la pura creatura che gli stava davanti.
L’elfo abbassò gli occhi.
“Legolas io…”
“Aragorn… Devi riposare. Vieni qui…” concluse velocemente Legolas mentre sistemandosi meglio contro la colonna e incrociando le gambe abbracciò il compagno facendolo adagiare verso sé.
L’uomo sorrise un’ultima volta mentre capì che da quella notte, l’elfo sarebbe diventato solo suo. Sospirò debolmente prima di lasciarsi trasportare attraverso il dolce suono della voce dell’elfo che iniziò ad intonare una canzone, e con leggerezza Legolas continuò ad accarezzare i capelli scuri dell’uomo sfiorandoli più volte.
“Grazie…” Aragorn baciò la mano del compagno.
Cantò fino a quando gli occhi di Aragorn non si chiusero per la stanchezza e ormai addormentato adagiò ingenuamente la testa e le braccia sulle gambe di Legolas, il quale sfiorando per l’ultima volta quei capelli così castani, lanciò un breve sguardo alla luna che ancora splendeva.
In quella notte il saluto più grande era rivolto al padre.
Chiudendo poi gli occhi e abbandonandosi al sonno il principe accasciò la testa di lato mentre le mani ricadevano vicino a quelle dell’uomo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
 
E dopo “Hymn to the Sea” e “Magnolia” eccomi di nuovo qui con la mia terza ff nel fandom di Lotr... tra le altre cose, ho questa ff pronta da… Luglio? Agosto? Insomma, da tanto tempo e non avevo ancora avuto modo di pubblicarla!
Inizio dicendo che AMO la coppia “Aragorn/Legolas” e perciò una ff su loro era obbligatoria!
Perché proprio Mereth en Gilith vi chiederete? Ebbene, questa festa viene citata da Tauriel ahimè al nano Kili, ne “Lo Hobbit, La Desolazione di Smaug” e ammetto di esserne stata attratta… solo dalla feste eh! Non dal nano =P
Perciò ho deciso di inserirla/citarla in questa ff!
Il motivo ricorrente della stella cadente o delle stelle in generale è collegato appunto alla festa della luce stellare e mi piace pensare che Thranduil avesse, in quella notte, mandato un messaggio di speranza e amore al suo bambino ^^
Come al solito mi piace inserire all’interno della ff una canzone o una base sonora che faccia un po’ da sfondo alla storia… questa volta ho deciso “ Arrival of the Birds & Transformation, di The Cinematic Orchestra ” vi consiglio di ascoltarla perché è meravigliosa e inoltre mi ha aiutato moltissimo nella stesura!
Spero che questa piccola one-shot vi piaccia e sarei più che felice nel sentire una vostra opinione! =D
 
Grazie a tutti, Noe. 
  
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