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Autore: Diarly    08/03/2015    1 recensioni
In un mondo non tanto lontano dal nostro, in un'epoca prossima, qualcosa di misterioso e di complesso appare agli occhi della nostra protagonista. Infy, appena sedicenne, all'improvviso sarà costretta ad espandere i suoi orizzonti, messa a confronto con un pianeta a lei sconosciuto finora.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dei fatti misteriosi

Dei Fatti Misteriosi - Capitolo VII Junior Planet A svegliarmi è il buonissimo odore di un cappuccino e non riesco a crederci: mi stanno servendo la colazione in camera? Secondo me c'è qualcosa sotto, come potrebbe essere possibile altrimenti? Da quando una scuola del genere esiste? Forse sto ancora sognando.

Dopo un primo pasto meraviglioso e a dir poco soddisfacente, mi affretto a mettermi la divisa scolastica. Quest'ultima varia colori in base al corso di cui si fa parte, a quanto pare quella per chi frequenta l'indirizzo scientifico è di un bel blu scuro accompagnato con una cravatta azzurra. Per fortuna è facile da indossare e, sebbene sia prevista nel completo anche una gonna, per chi come a me non piace portarle è stata data una scelta alternativa che consiste nel calzare dei jeans blu. Questa scuola sì che mi capisce.

Esco dalla mia stanza e mi fermo un attimo a godere del panorama che si estende davanti ai miei occhi. Questa mattina vi è un cielo terso e limpido con giusto qualche paffuta nuvoletta bianca di contorno; i fiori dai sgargianti colori giallo e rosso che si trovano nei dintorni della piscina, si muovono leggeri al passare della brezza antimeridiana, mentre i lunghi corridoi ancora ombreggiati definiscono il luogo in uno spazio rettangolare. In un attimo tutto si azzera, il tempo pare rallentare per permettermi di osservare il miracolo che la natura può offrirci.

Una volta uscita dalla mia riverenza, mi ricordo che non mi è mai stato fatto presente dove si trovi la mia classe.  Porca paletta, che diamine faccio ora? Non esiste che inizi a vagare per questo posto enorme e di sicuro non mi metterò a bussare alle porte degli altri studenti per chiedere indicazioni... forse la cosa migliore da fare è aspettare che qualcuno esca e seguirlo. Brava, complimenti!  Primo giorno di scuola e già non sai dove andare. Ma non ti vergogni? "Taci tu", finisco per borbottare tra me. Ecco che arriva la mia cara coscienza, che non fa altro che criticare ogni piccola cosa che faccio e dico di sbagliato. Aspetto qualche minuto quando finalmente qualcuno si fa vivo e inizio a seguirlo. Sembro quasi una stalker, non posso far meno di pensare. Lo studente svolta prima l'angolo a destra, poi quello a sinistra e ci ritroviamo nella piazza principale, quella con l'enorme fontana di lucchetti volteggianti a campeggiarne il centro. Che poi mi devo far spiegare come fanno a librarsi in aria. Riporto la mia attenzione sullo studente che sto praticamente pedinando solo per ritrovarlo fermo immobile, dalla parte della fontana opposta alla mia. Possibile che mi abbia scoperta?

Sto cercando di squadrarlo meglio quando all'improvviso si volta, sorprendendomi; poiché è celato leggermente dietro la fontana non riesco a vederlo chiaramente, ma sembra sia molto alto. Dopo la mia veloce analisi il ragazzo mi rivolge la parola: "Potresti smetterla di tallonarmi?" Be', sembra proprio che sì, mi abbia notata. "Ehm, scusami tanto, ma non so dove sia l'aula di scienze e così... be', ho pensato che tu potessi portarmici se ti avessi seguito." Spero tanto che mi creda e che non pensi che gli stia mentendo. "Va bene, okay, ecco questa è una cartina della scuola. Consultala e non ti perderai, ma la prossima volta evita di starmi alle calcagna per favore.", inizia a dirmi con un tono di voce gentile, appoggiando un foglio, che deve essere la pianta della scuola, sul bordo della fontana. "Anche perché detesto le persone bugiarde, maniache, viziate e stalker come te, quindi in futuro evita direttamente di approcciarmi." Okay, forse non è proprio così garbato come sembrava. Ma che razza di problemi mentali hanno tutti? Che gli ho fatto? È fortunato che non gli ho ancora messo le mani addosso.


Appena lo squilibrato se ne fu andato, mi sbrigai a prendere la cartina che mi aveva lasciato e a correre verso la mia classe. Accidenti, ancora un po' e sarei stata in ritardo. La nostra classe è veramente molto grande, con le sedie ed i banchi rivestiti in bianco posizionati in file ordinate; quest'ultimi hanno pure dei tablet incorporati, come se fossero dei libri! Ma ecco che sorge spontanea la fatidica domanda tipica del primo giorno di scuola: dove mi metto? Sto per sedermi a uno dei posti nella terza fila, quando due mani mi coprono all'improvviso gli occhi. "Chi è?" mi domanda una voce malamente camuffata da dietro, come se non la potessi riconoscere. "Kety, potresti smetterla di spaventarmi?" È l'unica risposta che concedo. "Uffa, mi hai scoperto subito... non vale!" Mi metto a ridere e poco dopo anche lei si unisce a me. Finalmente suona la campanella e tutti noi prendiamo posto nei banchi scelti e naturalmente Kety si siede vicino a me; più tardi entra Augustine, che non perde tempo a fare l'appello.

Le ore passano sorprendentemente veloci e il nostro primo giorno di scuola è stato... semplicemente fantastico!

Mentre mi dirigo alla mia stanza non posso fare a meno di chiedermi dove sia Billy. È strano che non l'abbia ancora visto, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che sia in un'altra classe e quindi non mi dilungo a pensarci su troppo. Una volta arrivata decido di togliermi la divisa e di cambiarmi in un vestito leggero, dopodiché mi corico sul divano e accendo la TV. E subito sento nostalgia di casa: infatti il telegiornale sta trasmettendo un servizio che racconta degli avvenimenti accaduti sulla Terra. Oh, la Terra.

All'improvviso mi rendo conto di quanto mi mancano i momenti più disparati, come le urla di mia madre perché non ho preso il pranzo per scuola oppure tutte le volte che mi sono persa a guardare le stelle con mio padre grazie al cannocchiale che i miei genitori mi avevano regalato per il mio compleanno. Sento nostalgia dei miei fratelli e di ogni volta che ridevamo da pazzi mentre giocavamo alla Playstation. Più di tutti sento la mancanza di Milly; siamo state insieme fin da piccole, ed eravamo unite come solo le amiche d'infanzia sanno essere, ci definivamo invincibili e ci chiamavamo sempre le 'IM', cioè le immortali.

Ed è con questi pensieri nostalgici a riempirmi la mente che mi addormento senza accorgermene, solo per risvegliarmi quando sono quasi le quattro e mezza di pomeriggio; qui il tempo sembra passare veramente in fretta.

Decido di andare a fare una passeggiata: essendo il primo giorno non ci hanno dato nessun compito, quindi è meglio se ne approfitto, finché posso, per esplorare meglio la scuola. Dopo aver girovagato per un bel po', mi ritrovo in un corridoio interno con delle grandi finestre rosse a incorniciarlo da ogni dove, alla fine del quale raggiungo una grossa porta affiancata da una targhetta che enuncia: "BIBLIOTECA J. PLANET".

Che figo, una biblioteca: questo è di sicuro un luogo che varrà la pena visitare! Apro la porta e subito un'immensa stanza si espande davanti a me, riempendo il mio campo visivo; è grande, forse una cinquantina di metri quadrati - se non di più - e i suoi scaffali s'innalzano maestosi, riempendo ogni spazio dei due piani a disposizione. Di sicuro si tratta di un bel posto in cui perdersi, ma penso di aver esplorato abbastanza luoghi per oggi, quindi mi dirigo dalla bibliotecaria, una signora molto bassa che dev'essere sulla quarantina, la cui caratteristica più spiccante sono gli occhiali a lente rotonda, molto antiquati, poggiati sul suo piccolo naso. "Mi scusi! Vorrei sapere... dov'è che posso trovare dei libri sulla storia di questo pianeta?" Lei alza la testa e mi rivolge un piccolo sorriso gentile: "La storia di questo pianeta? Certo, nessun problema! Ecco, ho appena chiamato un drone, arriverà qui tra poco e ti porterà alla destinazione richiesta." La ringrazio e, pochi minuti dopo, proprio come mi aveva detto, il drone arriva; seguendolo, mi ritrovo di fronte ad uno scaffale del secondo piano, dove procede a raccogliere alcuni libri che poi mi porge, prima di andarsene.

I libri che mi ha dato sono solo tre: non pensavo che ce ne fossero così pochi sulla storia di questo pianeta... be', non c'è nulla che possa fare a tal proposito, mi dovrò far bastare questi.  Mi dirigo ai tavolini posizionati al fondo, vicino alla finestra, perché voglio leggere tranquilla, tuttavia mentre sto attraversando l'ultimo scaffale rimanente prima di giungere alla meta, sento qualche voce intterompere la quiete. "Non devi dirlo a nessuno, intesi?" Ma... questa è di Billy! "Perché?" risponde un'altra che riconosco essere quella di Giusy. Oh mio Dio, Giusy! Sembra così tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo parlato, quando alla fine dei conti è solo stato ieri. "Be', perché questa è una faccenda seria e se tutta la scuola lo venisse a sapere, ogni studente andrebbe nel panico e ci sarebbe solo il caos." Ma di che cosa stanno parlando? "Ma non possiamo dirlo nemmeno a Kety o ad Infy?" Mi sposto di lato, nello scaffale accanto a dove la conversazione sta avendo luogo e attraverso un paio di volumi riesco a sbirciare Billy mentre le afferra le spalle in una presa ferrea. "Soprattutto ad Infy." Non ho la massima visuale, ma riesco comunque a vedere l'espressione leggermente spaventata e impensierita di Giusy, la quale ancora una volta persiste: "Ma per quale motivo?" Riesco a malapena sentire la risposta, nonostante non ci sia nessun altro rumore nella biblioteca deserta. "Perché lei mi dà l'impressione di essere fin troppo furba e intelligente; credo che se glielo dicessimo, cercherebbe di risolvere la situazione da sola e finirebbe per mettere in pericolo molti di noi. Quindi me lo prometti? Non lo devi dire a nessuno." Anche se non sembra tanto convinta, vedo Giusy annuire.

La conversazione sembra essere giunta alla sua fine e, di qualsiasi cosa stessero parlando quei due, per il momento non credo mi possa interessare, seppure ovviamente mi sembra strano. Decido comunque di abbandonare l'idea di restare a leggere su uno dei tavolini e mi dirigo verso camera mia, con i libri sottobraccio: li leggerò domani. Sono quasi arrivata alla mia destinazione quando all'improvviso il boato di una grossa esplosione riverbera alla mia destra. Voltandomi da quella parte faccio solo in tempo a notare che la piscina non c'è più e che, poco più in alto, una persona vestita in nero è sopra il tetto del dormitorio.

Sfortunatamente mi nota anch'egli e, senza neppure un attimo d'esitazione, lancia nella mia direzione qualcosa di luminoso ad una velocità impressionante. Freneticamente la mia mente si chiede se si tratta di una bomba, ma di certo preferirei non scoprirlo affatto. Mi scanso di fretta per cercare di evitare l'oggetto misterioso e finisco - assieme ai libri - per cadere a terra. Un bruciore allucinante mi pervade la schiena e il dolore si diffonde anche alle gambe; le orecchie sembrano rimbombare e fischiare al tempo stesso, forse a causa del boato. Riesco a girare il viso nella direzione del tetto e, attraverso il fumo alzatosi per via delle esplosioni e i contorni sfocati della mia visuale, riesco a scorgere un'altra persona che sta combattendo contro il tizio sconosciuto che - E oh, Dio, sta succedendo tutto così in fretta, com'è possibile una cosa simile? - ha tentato di uccidermi. Provo a guardare verso la mia camera, ma vedo solo frammenti di muri e macerie e tutto è in frantumi; intorno a me c'è solo cenere e un po' di fuoco che lambisce leziosamente il bellissimo giardino fiorito che avevo avuto modo di ammirare solo questa mattina. La mia vista si fa sempre più appannata, non riesco più a sostenere lo sguardo e diventa sempre più difficile cercare di prestare attenzione ai miei dintorni; i miei pensieri scivolano con lentezza, fanno fatica a formarsi ed è come se la mia mente stesse cercando di attraversare un banco di nebbia troppo fitta anche per la persona con il miglior senso d'orientamento. La mia testa ha preso a girare velocemente e con un ultimo, lento, battito di ciglia, non riesco a riaprire gli occhi. Presto l'oscurità avvolge il resto dei miei sensi.





Quando rinsavisco una luce molto violenta mi acceca la vista; sbatto le palpebre una quantità spropositata di volte, ma comunque ci metto un bel po' a mettere a fuoco i miei dintorni: riesco a vedere delle persone in uniformi linde e così bianche che combatto l'istinto di chiudere di nuovo gli occhi, indaffararsi intorno a me e capisco che devono trattarsi, per forza, di medici. Mi stanno operando? Sono in ospedale?

Sbatto le palpebre un'ultima volta e quando le rialzo, tutto quello che mi circondava è sparito. Non mi ritrovo più distesa, ma anzi sono posizionata dritta contro un'altra superficie e ora, mi ritrovo in acqua; la sento toccarmi, in una carezza infinita, fresca e piacevole contro la mia pelle, mentre una maschera davanti alla bocca e al naso mi porta l'ossigeno più puro che abbia mai avuto il piacere di respirare. Cerco di sforzare la vista e di vedere attraverso la cortina di liquido trasparente per cercare di capire dove mi trovo e davanti a me vedo... è un corpo? C'è una persona, posta verticalmente, dentro quella che sembra essere una capsula piena d'acqua, proprio davanti a me. Se non fosse per la tecnologia che mi circonda, il suo corpo immobile mi farebbe pensare subito alle mummie e ai sarcofagi. Ma quindi... anch'io sono dentro ad una capsula? Rivolgo il viso alla mia destra e vedo che non sono l'unica - ce ne sono altre come la mia; in fondo alla fila ce n'è una molto più grande e non posso fare a meno di chiedermi: che cosa contiene?
All'improvviso scatta un allarme così acuto e forte, che persino circondata dall'acqua riesco a sentirlo; da dentro la capsula più grande riesco a scorgere dei movimenti quando di colpo un braccio frantuma il vetro dall'interno, facendo straripare il liquido che v'era dentro attraverso il nuovo foro. La figura che, distruggendo il resto della parete vetrata, ne fuoriesce, emana una luce talmente abbagliante, che non riesco a vederne la faccia. Dopo qualche passo solo vagamente malfermo, raggiunge la capsula più vicino alla sua e dopo averne frantumato il vetro e fatto sgorgare l'acqua, afferra crudamente la persona totalmente floscia e priva di coscienza al suo interno e... sparisce. O, meglio, la fa sparire. E non si ferma a quella, con metodica perseveranza prosegue a fare la stessa cosa con altre cinque capsule, cinque persone; le assorbe, come se stesse risucchiando la loro forza vitale, finché non rimane niente, assolutamente nulla.

Poi si avvicina alla mia.

La luce che irradia si infrange e riflette in maniera sublime sull'acqua mentre io mi agito, invano. Non posso muovermi...! Sono legata alla parete che mi mantiene dritta e attaccata ad un respiratore. Cerco di parlare, di urlare: "AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI, VI PREGO!" Ma è tutto inutile, se anche non avessi la bocca coperta, finirei solo per annegare. Nessuno può sentirmi e per un attimo la figura si ferma di fronte a me, quasi come se mi stesse osservando. Non riesco ancora a vedere il suo volto eppure la sensazione è quella; la sua luce è così luminosa che è come guardare il sole. Non so se sto piangendo per il terrore che mi attanaglia o lacrimando per lo sforzo di tenere gli occhi aperti o, ancora, se nessuno dei due casi è la situazione e semplicemente l'acqua mi sta accarezzando le guance. Ma non ha importanza, perché quell'attimo eterno è finito: con uno scatto infrange il vetro e in una pioggia di schegge la sua mano si chiude intorno al mio collo.




Mi risveglio di scatto, con un brivido gelido che mi percorre su per la schiena e i sudori freddi. "Calma, calma... è stato solo un brutto incubo." La voce familiare di Kety mi tranquillizza subito, prima ancora che sia riuscita a schiarirmi la vista. È calda e confortante e ha lo stesso effetto di dieci tazze di camomilla. Sento il panico scemare, ma il cuore mi batte ancora all'impazzata. "Kety...! Ciao, io- dove mi trovo? Che ci faccio qui?" Kety mi rivolge uno sguardo triste e, sempre con un tono di voce gentile, mi risponde: "Ero in aula di biologia ad osservare una cellula, quando ho sentito un'esplosione nella direzione dei dormitori. Sono corsa subito in quella direzione - non c'era nessuno, gli altri studenti erano andati tutti a fare shopping visto che avevamo il via libera oggi -, comunque appena sono arrivata mi sembrava di essere capitata nel luogo sbagliato. Al posto della piscina c'era un grosso cratere e l'ala dove la tua stanza era situata era in mille pezzi; poi ho abbassato lo sguardo e ti ho vista, per terra... piena di sangue e- sapevo che probabilmente eri solo svenuta, ma..." Le prendo la mano incoraggiandola a continuare. "E ho chiamato aiuto", conclude con un filo di voce.

"Per caso hai visto qualcun altro?", mi arrischio a domandarle. Lei corruga la fronte, come se ci stesse pensando su, ma il suo sguardo è confuso e conosco la risposta prima ancora di sentirla: "No, perché?" Strano, molto strano. "No, niente... e i miei libri?" Se Kety nota il cambio di discorso non lo dà a vedere e si limita ad indicare alla mia sinistra dove vedo... Giusy! Questo non è il momento per porre altre domande inopportune e decido di non chiedere che cosa sa o il motivo per cui Billy fa tanto il misterioso - almeno per il momento. Quindi la abbraccio forte, felice di rivederla, senza nessun scaffale in mezzo. "I tuoi libri sono nella camera di Kety; infatti finché non finiranno di ristrutturare i danni, sarete compagne di stanze." Non so se è per via del fatto che sono a conoscenza che mi stia tenendo all'oscuro di qualcosa, ma Giusy sembra diversa, non pare più carismatica come prima. "Ma stanno indagando sul l'avvenuto?" È Kety a rispondermi: "Ho sentito dire da alcune infermiere che la polizia sta arrivando, quindi mi auguro di sì." Aspetta un secondo... "Kety dammi lo specchietto!" Lei me lo porge, sorpresa dal mio improvviso requisito; appena mi guardo, noto immediatamente delle occhiaie nere sotto gli occhi, risaltate ancora di più dalla mia solita carnagione pallidissima, il tutto incorniciato dai miei capelli scompigliati... insomma un zombie! "Sono messa proprio male", mugugno tra me ed entrambe sorridono, felici che io stia bene e sia sempre la solita. Poco dopo arriva un'infermiera, la quale le prega di uscire per farmi riposare. "Mi raccomando, rimettiti e ricorda che ti vogliamo tanto bene", si raccomanda Kety prima di congedarsi con un abbraccio; dopo di lei arriva Giusy che mi da un piccolo bacio sulla fronte. Alla fine tirano la tendina che mi impedisce di vedere la porta per concedermi un po' di privacy e se ne vanno.

Mi distendo sul letto e per qualche minuto guardo fuori dalla finestra; devono essere passate almeno un paio d'ore, perché adesso è l'imbrunire e a breve ci sarà la cena. Ad ogni modo è meglio non pensare a tutte le cose che sono successe oggi, finirei solo per stressarmi e conoscendomi sarò irrequieta per tutto il resto del tempo che mi toccherà passare qui. Mi giro dalla parte della tendina e, proprio mentre inizio ad addormentarmi, qualcuno la tira di colpo e, ad una velocità tale che il mio corpo insonnolito non ha neppure tempo di sedersi, s'avventa su di me. Due mani si stringono con forza intorno alla mia gola con un unico, chiaro intento: quello di strozzarmi. Ma ciò che mi sconvolge di più è il fatto che riesco ad identificare l'assalitore, perché è una persona che conosco: Billy. Perché fa questo? Perché mi sta facendo del male?

Angolo Autrice
Salve a tutti! È da tanto che non ci sentiamo, eh? Ho scritto molto di più questa volta, spero che vi sia piaciuto... Fatemi sapere che cosa ne pensate. Che cosa succederà alla nostra protagonista adesso? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! Un abbraccio forte e buona festa della donna!
By Diarly ^_^
   
 
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