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Autore: stay here    10/03/2015    1 recensioni
Incipit:
Maryann si aggrappò con forza alla ringhiera di quel ponte abbandonato, sotto cui le acque di un fiume imperversavano. Si morse le labbra mentre le lacrime precipitarono giù, facendo compagnia alle altre nel corso d’acqua.
Doveva farlo.
… Stava davvero tentanto il suicidio per matematica?
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Maryann si aggrappò con forza alla ringhiera di quel ponte abbandonato, sotto cui le acque di un fiume imperversavano. Si morse le labbra mentre altre lacrime precipitarono giù, facendo compagnia alle altre nel corso d’acqua.
Doveva farlo.
… Stava davvero tentanto il suicidio per matematica?
No, non proprio. Maryann non era così folle, né melodrammatica. Lo stava facendo per quello che provava ogni volta che davanti a lei si presentavano equazioni, disequazioni, radicali, e quant’altro.
Si sentiva idiota, peggio di un’ameba.
Si sentiva incompresa, da quelle menti “brillanti”.
Si sentiva inferiore, agli altri.
Si sentiva debole e senza speranza.
Maryann aveva anche provato con delle ripetizioni, giusto per raddrizzare la media fiacca, ma non le erano servite a nulla.
Così prese quella decisione… su due piedi? No, ci riflettè a lungo.
Matematica era una materia obbligatoria, non poteva astenersi dal farla. L’unica soluzione era quella, o la continua sopportazione fino alla morte.
« Ora o mai più » mormorò.
Scavalcò la ferriata verde completamente arrugginita. Sentì uno strano rumore, una specie di cigolio, quando si ritrovò dall’altra parte.
Aveva la sensazione che stesse per cedere. Le venne un po’ di paura.
« Non fare la codarda » si ammonì, stretta nel cappotto blu.
Pose dolcemente un piede sospeso nell’aria. Era stato facile… finora.
Quando ripetè l’azione sull’altro, le scappò un gemito che soffocò sul nascere, stringendo la mascella.
Mancavano solo le mani. Un altro sforzo e tutto sarebbe finito.
La mano destra si staccò, con non poca fatica, e fece compagnia agli arti inferiori.
Quella sinistra rimase ferma nella sua posizione per due secondi, poi ecco che la paura le annebbiò la mente.
Cercò di raggiungere in modo più rapido possibile la ringhiera, ma ogni tentativo sembrava vano.
Quando ci riuscì, un’ondata di sollievo la investì da capo a piedi.
Voleva vivere.
Mosse i piedi con frenesia, con l’intento di raggiungere il suolo. Non era un gioco da ragazzi.
E le mani!, le bruciavano dal dolore. Erano ormai minuti che stava lì appesa come uno stoccafisso.
« Aiuto! » gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
«Vi prego, qualcuno mi aiuti! » ripetè, mentre le lacrime iniziarono a scivolarle lungo le gote paonazze.
Gridò ancora e ancora, ma lo sapeva che sarebbe stato inutile. Era una strada poco frequentata, se non addirittura abbandonata. Aveva pensato a tutto lei, mica era sprovveduta.
Semmai, la cosa di cui non aveva tenuto conto era proprio cambiare idea.
Le braccia iniziarono a tremare, messe a dura prova dalla situazione in cui le aveva costrette. Per quanto non volesse morire, non ce la faceva più a tenersi.
Maryann lanciò un grido poco dopo che si lasciò andare.
Sarebbe dovuta morire in modo così miserabile?
Non le apparvero le immagini dei momenti significativi che aveva vissuto. Sperò solo di morire il prima possibile: una morte rapida e indolore. Anche se, doveva ammettere, affogare non seguiva il suo filo di pensiero.
Chiuse gli occhi,non voleva guardare.
 

L’acqua l’aveva avvolta, e con forza la strattonava, portandola con sè sul fondo. Lei si sbracciava, consapevole della futilità del gesto, e gridò ancora nella speranza di essere salvata.
Iniziò a bere acqua e poi ad affondare. Tremava di freddo: se non fosse morta per affogamento, la causa sarebbe stata l’ipotermia.
Si sentì scoppiare la testa a causa della mancanza di ossigeno. Lasciò libero accesso all’acqua di invaderle la bocca e aspettò con rimpianto e ansia la sua ora.
 

Era morta? Vedeva solo nero.
« Dai, coraggio! » Ma chi era? Non riusciva nemmeno a riconoscere di che sesso fosse.
Sentì l’acqua ingerita spingere contro la sua gola. La sputò immediatamente e tossì più volte. Il sapore era disgustoso, merito dei rifiuti che infestavano il fiume, e le acque dell’intero pianeta.
Aprì gli occhi e davanti c’era un ragazzo di qualche anno più grande di lei.
« Sono viva? » chiese lei con espressione confusa.
Il giovane le sorrise, per poi annuire col capo.
« Mi hai salvata? » realizzò con tono interrogativo. Era ancora incredula.
Annuì di nuovo.
« Oh… grazie » proruppe, diventando rossa come un peperone.
Aguzzò lo sguardo, dopo essersi messa a gambe incrociate. Il ragazzo aveva gli occhi gialli e i capelli dorati.
Dopotutto poteva essere plausibile che quello fosse solo un sogno. Forse si moriva così: dopo aver esalato l’ultimo respiro, si iniziava a sognare.
Quando spostò lo sguardo in cielo e poi lo riportò su di lui, i suoi occhi erano di un blu intenso. Forse l’aveva immaginato, si disse.
« Dove abiti? » la guardò penetrante. A cosa stava alludendo quello sconosciuto?
« Ehm… non credo sia il momento adatto » rispose lei, dandosi una spinta con le mani poggiate sull’erba, per alzarsi in piedi.
Cadde goffamente sul sedere, facendosi male. Mascherò il gemito in un colpo di tosse. Stava morendo di imbarazzo, tanto per cambiare.
Lui, che era in ginocchio chino su di lei, si mise in piedi e allungò la mano verso Maryann.
Lei abbassò lo sguardo colmo di vergogna e la afferrò titubante.
« Ehi, non volevo provarci. Mi serve il tuo indirizzo perché così ti porto a casa. »
La ragazza si guardò attorno, chiedendosi dove fosse la sua auto. Non voleva di certo portarla a piedi, no?
Che importava? Aveva freddo e voleva andare a dormire.
Vedendola tremare, il biondo le si avvicinò e la accolse sul suo petto, strofinandole la schiena e le braccia con vigore. Non vedeva l’ora di spogliarsi da quegli abiti zuppi d’acqua.
« Non morirmi di freddo, però. » Rise.
In un sussurro lei gli disse dove abitava.
 

Era dinnanzi a casa sua, esterrefatta. Erano trascorsi a malapena due minuti ed erano magicamente giunti a destinazione.
Forse soffriva di allucinazioni, sì.
« Okay, io ora devo andare » la informò, mentre un sorriso si faceva spazio sul suo viso. Stava per farla adagiare a terra dato che l’aveva tenuta in braccio nel tragitto verso casa, o qualsiasi cosa fosse stata.
« Aspetta un attimo… » Non sapeva nemmeno lei cosa dirgli, era confusa e non si era ancora ripresa da quella brutta esperienza.
Il misterioso ragazzo contraccambiò il suo sguardo, incitandola a parlare.
« Come siamo arrivati qui? Come hai fatto a salvarmi? I tuoi occhi erano gialli… » sparò a raffica.
« Piccola, sei ancora scossa. » Suonò il campanello, ignorando le sue domande. Che forza sovrumana, notò la ragazza. Riusciva a tenerla ben salda con una mano, mentre con l’altra era impegnato a premere il campanello.
 

Una voce maschile ruppe il silenzio: « Chi è? »
« Salve, signor Springhole – lesse sul campanello - potrebbe aprirmi? C’è qui sua figlia, che le spiegerà a tempo debito cosa sia successo. Io sono un suo amico, diciamo. »
« Che cosa? Mh… Capisco, la apro subito » esordì preoccupato e ansioso il padre della fanciulla.
Maryann aveva una domanda che le solleticava la lingua da quando l’aveva presa in braccio.
Il cancello si aprì e lui lo socchiuse col piede.
« Come ti chiami? » domandò tutto d’un fiato, vincendo l’imbarazzo.
« Logan » rispose senza battere ciglio.
« Bel nome, mi fa pensare a Logan Echolls di Veronica Mars » commentò senza ricevere risposta.
Si sentì travolgere dal senso di sicurezza, che gli infuse suo padre, quando quest’ultimo spalancò la porta di ingresso.
« Mary perché sei tutta bagnata? »
Logan la lasciò per terra con gentilezza; erano ormai parecchi minuti che la teneva in braccio.
« Oh papà! » esclamò mentre le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi. E chi le fermava più ora!
Si aggrappò a lui con forza. Stettero chiusi in quell’abbraccio per diversi secondi.
Il ragazzo non voleva di certo disturbare, ma doveva andare.
« Signori, io dovrei abbandonarvi. Spero che starai meglio » disse infine rivolto a Maryann.
Lei fece di sì, incapace di parlare per tutte quelle emozioni che la stavano travolgendo.
« Ragazzo, le sono riconoscente per avermi riportato la mia bambina sana e salva. Come posso sdebitarmi? »
Logan sorrise.
« Non si preoccupi. Sono felice di averla salvata. Mi congedo. » Si diresse verso la porta dopo aver fatto un cenno di saluto ad entrambi.
Lei lo fece fermare e voltare dopo che lo ebbe nominato. « Logan… » Maryann lo guardò con una dolcezza inestimabile, gli occhi colmi di gratitudine, « … grazie di cuore. »

 









Bonsoir!
Ebbene non so cosa mi sia preso, ma ecco la mia prima Fantasy in assoluto.
Un appunto: sì, odio matematica e a volte mi vien voglia di suicidarmi ahah… poi be’, la fantasia mi ha fatta viaggiare fino a creare un qualcosa di sovrannaturale.
Sono solo curiosa di vedere se questo delirio sia notato da qualche anima. Recensioni positive/neutre/negative sono ben accette. Se qualcuno la mette nelle seguite/ricordate/preferite ne rimarrei davvero sorpresa e sarei grata ^^
Grazie per aver letto.
Un bacione,
stay here

P.S.: Spero che mi diate un'opportunità!
   
 
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