The
brothering life of a forced writer
Capitolo
1 - Complicazioni improvvise - quando una diciottenne ti mette nei guai
“Er…
No. No, non era materiale per la pubblicazione. Sì, so che
sua figlia è
entusiasta… Sì, signore. Terminerò
quella storia. Arrivederci”.
Riagganciai,
frustrato. Quella dannata mocciosa aveva la bocca larga –
esageratamente larga.
Non la farò leggere a nessuno,
aveva detto. Certo. Come no.
Nota
per me: mai fidarsi di una donna, specie se si chiama Kagome Higurashi
ed è
famosa per la sua loquacità. Potresti pentirtene.
Mi
voltai verso il mio computer – un portatile con un paio di
anni di servizio,
ormai giunto quasi alla pensione – e sospirai, pensando al
lavoro che, ne ero
certo, mi sarebbe toccato a causa di una mocciosa logorroica. Ho
già detto che
detesto Kagome con tutto il mio cuore, vero?
“Dannazione”,
sospirai, pigiando un tasto a caso. La schermata
s’illuminò, mostrandomi una
vagonata di appunti piuttosto grossolani che stavo – disperatamente, mi duole aggiungere
– tentando di riordinare.
In
primis: cosa c’entrava uno shinigami
con una studentessa delle superiori? E che cavolo di lavoro voleva
offrirle? E,
domanda più importante, perché non mi ero ucciso
quando ne avevo avuto
l’occasione?
Lasciai
scorrere lo sguardo, cercando l’intuizione,
l’idea geniale che mi avrebbe consentito di scrivere un
best-seller. Nulla.
Mimi – la studentessa
– era una
sottospecie di genio, talmente simile ad una Mary
Sue da poterne ereditare il nome senza alcun problema: alta,
mora, bella, intelligente, abile con il computer… Non il mio
tipo ideale, ma
pur sempre una ragazza di tutto rispetto.
Poi
c’era Shinji, lo
shinigami, una mia
personalissima versione dei supereroi del ventunesimo secolo.
Erano
entrambi penosi. Assolutamente
penosi.
Nessuno
– a parte quella malata di mente di Kagome –
avrebbe potuto gradire un’idea
così grossolana; non avrei mai pubblicato un libro
così. Sarebbe stato uno
sfregio totale.
“Pensa”,
grugnii, afferrando una matita e posizionandola in equilibrio tra il
pollice e
l’indice, muovendola di tanto in tanto. “Pensa,
stupido”.
Offendermi
era sempre stato un buon metodo per recuperare la concentrazione
– l’avevo
imparato alle scuole medie, quando, pur odiando la matematica, ero
riuscito ad
ottenere un punteggio vagamente sufficiente. Ero sempre stato capace di
prendere voti abbastanza onorevoli in tutte le materie, in
realtà.
“Dannazione”,
esclamai, portandomi le mani tra i capelli ed afferrando malamente le
mie
orecchie.
Mi
venne in mente la sagoma sfocata di una mocciosa dai capelli corvini
che
sorrideva divertita, e mi ritrovai a ringhiare, soprappensiero.
Dannata
mocciosa.
Era
insopportabilmente irritante.
“Dannata”.
Poggiai
le mani sulla tastiera, tentando di scacciare i pensieri negativi e di
concentrarmi – andiamo, come avrei potuto farli incontrare?
“Mm…
Mimi è convocata dal preside”, biascicai,
scribacchiando. “È una studentessa
irreprensibile, così si domanda il perché,
soffocando qualche bestemmia
particolarmente plateale e qualche maledizione”, aggiunsi,
convinto. Sì, era
proprio così.
Mimi
era arrabbiata, perché il preside l’aveva
convocata senza motivo.
E
ora?
“Entra
nello studio, ma lui non c’è”. Socchiusi
le palpebre, tentando di focalizzare
l’immagine di una moretta piuttosto carina che apre turbata
una porta,
aspettandosi un uomo che in realtà non si trova
lì. “Al suo posto c’è Shinji,
che si è sostituito al preside proprio per
parlarle”.
Sì,
ma perché proprio per parlare con lei?
Mi
grattai il capo, indeciso – da un lato, darle qualche
particolare potere avrebbe solo
contribuito a
enfatizzare il suo lato Mary Sue. Dall’altro, renderla una
timida e debole ragazzina
avrebbe sortito lo stesso effetto, infastidendo i lettori, che
l’avrebbero
trovata insopportabilmente carina.
In
entrambi i casi, avevo bisogno di un perché.
Non sapevo ancora per quale strano scherzo del destino Shinji aveva
scelto di
convocare proprio lei, e questo mi mandava in escandescenze. Dopotutto,
era il mio libro. Dovevo decidere
io, cos’era
giusto e cosa no.
Non
appena il campanello suonò, scattai in piedi, chiudendo
velocemente la
schermata e collegandomi istantaneamente ad internet, alla ricerca di
qualche
informazione inutile sugli
shinigami.
Sentii
distintamente una chiave girare nella toppa, e sospirai, sollevato: non
era un
ladro.
Non
che avessi paura di fronteggiare qualche malvivente, ovvio, ma di prima
mattina
era noioso. Le risse si fanno di
sera, quando si è sbronzi e non si pensa minimamente alle
conseguenze.
“Chi
è?”, domandai, non appena la porta, con un debole click, si aprì.
“Miroku? Rin? Sesshomaru?”, elencai velocemente i
nomi delle persone in possesso del duplicato della porta di casa mia,
sperando
ardentemente che no, mio fratello
non
avesse deciso di presentarsi senza preavviso.
Sesshomaru
non è un tipo particolarmente loquace, e, di certo, non
provava il benché
minimo affetto per me – io sono un hanyou, nato dalla seconda
relazione di
nostro padre. Lui uno youkai, il primogenito di mio padre, superiore a
tutti
quelli che incontra. Me compreso.
“Ehi,
sono io”.
Mi
passai una mano tra i capelli. “Miroku, che cazzo
vuoi?”, chiesi, evitando accuratamente le gentilezze e
cercando di simulare una
voce ancora assonnata.
“Nulla,
Inu-Yasha”. Spalancò la porta sorridendo. Aveva i
capelli neri legati in uno
stupido codino, e gli occhi celesti mi osservavano, tentando di
valutare il mio
umore. “Volevo solo raccontarti la mia splendida
serata”. Sospirò, prima di
iniziare ad elencare il numero spropositato di belle
donzelle che aveva avuto il piacere
di osservare in discoteca.
Ho
già detto che il mio amico è un maniaco, vero?
“Vaffanculo, Miroku”, borbottai.
Era un hentai di
prim’ordine, certo, ma le
donne perseveravano a fare la fila per entrare nel suo letto, pur
sapendo
perfettamente che, da qualche mese, era blindato.
La sua ragazza, Sango, avrebbe eliminato tutte le pretendenti.
Non
c’era possibilità d’appello.
Mi
infastidiva ascoltare i suoi racconti
– detestavo sentirmi rinfacciare i miei quasi sei mesi di
castità. Non era
colpa mia se non avevo tempo di uscire, no? “Ti diverti a
mettere il dito nella
piaga”.
“No”,
ribatté lui. Sembrava felice come una pasqua –
strozzarlo non sarebbe stato poi
così grave. “Volevo solo raccontarti di
com’è bello il mondo, tutto qui”.
Sorrise, e la voglia di cavargli gli occhi, per poi gettarlo in un
fosso, mi
solleticò.
Forse
dovevo smetterla di guardare film come Il
silenzio degli innocenti in piena notte…
“Comunque,
Inu-Yasha, stamane mi ha chiamato Kagome”.
Alzai
lo sguardo dal pc, congelandolo prontamente con
un’occhiataccia. Detestavo
ricordare che il mio migliore amico
era anche il ragazzo della migliore amica
della mocciosa irritante.
“Sembrava
entusiasta”, sussurrò. “Ha divagato
parecchio su quanto la intrighi una tua
idea, e quanto tu sia intelligente”.
“Che?”,
borbottai, confuso. “Higurashi
mi ha
fatto un complimento?”. Era inammissibile. Miroku doveva aver
bevuto parecchio,
quella notte, e la telefonata di Kagome doveva essere stata solo un
sogno – o
un incubo.
“Sì,
certo”.
Inarcai
un sopracciglio. “Ne sei sicuro?”.
Sorrise,
guardandosi intorno, ed afferrando la mia
caffettiera. “Al cento per cento”,
confermò, prendendo una tazza e
riempiendola del liquido color cioccolata, che subito inondò
l’ambiente
circostante del suo disgustoso aroma. Odiavo il caffè.
L’unica ragione per cui
ne avevo sempre un po’ a portata di mano era
perché – ormai – mi era entrato in
circolo come droga, e non riuscivo a mantenermi sveglio senza berne un
sorso.
Tentai
di analizzare razionalmente la cosa: Kagome Higurashi – quella Kagome Higurashi – mi
aveva fatto un complimento. Cazzo.
Doveva aver fumato qualcosa di molto potente, per arrivare a
complimentarsi con
me.
“Ehi,
Inu-Yasha, mi dici qualcosa sul tuo libro?”,
domandò a un tratto Miroku,
sorridendo, malizioso. “Ci sono parti interessanti?”.
“Non
il genere di storie che piacciono a te, hentai”,
grugnii, rendendomi presto conto di ciò a cui alludeva, e
ringhiando
sommessamente, imbarazzato.
“Oh…
Andiamo, neppure una scena leggera
leggera?”.
Feci
cenno di no col capo, e riaprii la pagina. L’ultimo appunto
– Mimi entra in presidenza, ma il
preside non
c’è – attirò
nuovamente la mia attenzione, ricordandomi il motivo
dell’irrazionale rabbia provata poco prima. “Ehi,
Miroku, secondo te, perché uno
shinigami dovrebbe ingaggiare una studentessa?”.
“In
che senso?”.
“Che
genere di lavoro potrebbe offrirle?”.
Mi
osservò qualche attimo, indeciso. “Per farle fare
la centralinista di un numero
porno?”.
Inarcai
uno sopracciglio: colpirlo o non colpirlo? Questo il dilemma.
Poi
qualcosa – qualcosa di assolutamente inaspettato –
mi colpì: centralinista?
“Sei un genio”,
borbottai, scrivendo. “Shinji vuole offrirle un posto come
centralinista”.
“Di
un numero porno?”, domandò lui, sorseggiando
ancora un po’ di caffè, e
inclinando il capo, deliziato da se stesso.
“No”,
chiarii. “Non sarà una centralinista porno. Anzi,
il suo lavoro sarà utile
alla comunità dei mostri: lei
gestirà un numero di pronto intervento, dando consigli agli
esseri
soprannaturali in crisi esistenziale”, dichiarai,
compiaciuto. “Non ti sembra
un’idea geniale?”.
Miroku
rise, rischiando di macchiare il mio
divano con il mio caffè.
“No. Io ci
aggiungerei qualche scenetta simpatica,
ma sei tu lo scrittore”. Ridacchiò, sistemando una
ciocca di capelli sfuggita
al codino.
Ancora
una volta mi trovai a domandarmi se uccidere il mio migliore amico
potesse
essere considerato un atto così malvagio. “Sei uno
stupido, Miroku”.
“Me
lo dicono tutti”, sospirò –
probabilmente Sango doveva avergli ripetuto che era
un baka per tutta la notte.
“Specie
quando saluto una bella donzella. Ti sembra logico?”.
Finsi
di non aver sentito la sua domanda, per evitare di spiegargli che sì, era normale, dato che lui
sembrava
provarci spudoratamente con ogni singolo essere vivente di sesso
femminile. “Mi
dici perché sei venuto qui?”, domandai ad un
tratto.
“Mah,
per perdere tempo…”.
Sbuffai.
“Sango ti ha di nuovo
cacciato di
casa?”.
Sbatté
più volte le palpebre, incredulo. “Come hai fatto
a capirlo?”, chiese,
scioccato. “Ti ha chiamato e te l’ha
detto?”.
“No.
Ma, quando vieni a casa mia da solo,
vuol dire che Sango ce l’ha con te”, spiegai
– l’ultima volta che la sua
ragazza si era arrabbiata, Miroku aveva soggiornato
nel mio salotto per almeno una settimana. Per una volta avevo quasi provato pena per lui –
salvo poi
scoprire che aveva palpato il sedere a tutte le donne presenti al
compleanno di
un’amica di Sango. “Quanto tempo hai intenzione di
restare, questa volta?”.
Abbassò
il capo, osservando torvo la tazzina. “Non ne ho
idea”, disse infine,
sospirando. “Sango era molto
arrabbiata”.
“Ah”.
Bene.
La mia pace era andata definitivamente a farsi benedire.
Goodbye, mio nuovo romanzo.
“Non
preoccuparti, Inu-Yasha. Non farò alcun
rumore”.
Inarcai
un sopracciglio – ho già fatto presente che il mio
qui presente amico è stato
arrestato per disturbi alla quiete pubblica?
“Te
lo prometto”.
E
ho
già detto che ha vinto il premo di spergiuro
dell’anno?
“Certo”,
mugugnai. “Sicuro. In ogni caso, io dovrei terminare le
bozze, quindi… Potresti
gentilmente andare a farti un
giro?”.
Lui
fece cenno d’assenso. “Vado al bar. Non ho ancora
fatto colazione”, ridacchiò,
stiracchiandosi. “Devo portarti qualcosa da
mangiare?”.
Annuii.
“Mm… Un cornetto”. Abbozzai un sorriso.
“Ti perdonerà. Lo fa sempre”.
“Lo
spero”.
Fece cenno con la mano, poi aprì la porta.
Aspettai
che l’ingresso si chiudesse, per sospirare: perché
tutte a me? Non poteva
bastarmi una mocciosa logorroica? Doveva aggregarsi anche un maniaco di
prim’ordine?
Beh,
com’è quel modo di dire?
Al
peggio non c’è mai fine?
Forse
avrei dovuto ricordarlo, prima di sconfortarmi.
“Mm…”.
Scrissi velocemente qualcosa sull’idea malsana che mi era
balzata in mente,
sorridendo al pensiero di Mimi-la-Mary-Sue che osservava sbigottita
Shinji,
seduto innanzi a lei, tra le mani dei depliant e un ghigno divertito
sulle
labbra. Poi suonò il telefono.
“Pronto?”,
grugnii – odiavo essere interrotto durante il mio lavoro.
“Pronto?”.
Non
sentivo nessuna voce. Solo un
brusio,
e un rumore strano, di acqua che scroscia.
“Pronto?”.
Inarcai un sopracciglio, infastidito. “Se non vuoi fare una
brutta fine, ti
conviene rispondere”.
Sospirai
sollevato, quando la voce divertita di Kagome mi chiamò
dall’altro capo della
cornetta.
“Cosa
vuoi?”, chiesi, storcendo il naso.
“Mah,
volevo sapere come procede la tua idea”.
Sentii
un moto di stizza crescermi dentro, e mi domandai se – oltre
ad uccidere Miroku
– farla fuori avrebbe potuto mettermi nei guai. O se
l’umanità si sarebbe
rattristata per la sua scomparsa – probabilmente no: nessuno poteva sentire la mancanza di
una piattola logorroica
come lei. “Non penso ti riguardi”, sbottai.
“Er…
Invece sì, mi spiace. Papà mi ha dato
l’incarico di supervisionare il tuo
lavoro, e correggere le tue bozze. Lavoreremo insieme molto, molto a
lungo,
sai?”.
Ecco. Avrei dovuto ricordarlo, quel detto, prima di sollevare la cornetta. Perché dopo questa simpaticissima telefonata, mi ritrovai a terra. Svenuto.
*\* Ta-dan! Probabilmente, qualcuno, in questo momento, starà osservando la schermata, ancora confuso: come mai roro ha aggiornato così in fretta?
Boh, se lo sapessi ve lo dire. XD Avevo pensato di farli attendere ancora qualche giorno - come sono perfida - ma il capitolo, impresso nella pagina di Word, sembrava osservarmi, e dire "Postarmi!". ù.ù Non potevo dirgli di no.
Poi... Non so. Il capitolo è abbastanza lungo, o preferivate qualcosa di più? Io ho preferito concluderlo qui per non appesantire il tutto. ù.ù E perché, se mi dilungassi troppo, non scriverei neppure un capitolo ogni tre mesi. ù.ù
Mm... Ah! XD Per chi conosce la storia che Inu-Yasha vuole scrivere: sì, è quella mia cavolata. No, non ho mai avuto intenzione di finirla. Sì, mi va benissimo così. XD
Allora, ringrazio sentitamente le dodici commentatrici, che hanno fatto di me la baka più felice della terra! ç.ç Mi sono molto commossa, notando che la storia ha comunque riscosso un certo consenso!
RINGRAZIO:
sango93 Maddai! Figurati, non fa nulla se non hai più seguito le mie storie. ^^ Sono davvero felice di sapere che il prologo ti è piaciuto, e spero vivamente che il seguito ti sia piaciuto. XD Ciao!
inufan4ever ò.ò Kikka! ù.ù Non puoi adorare i miei scleri, è matematico. Sìsì. Per le idee folgoranti... XD Oddèi, a me vengono di continuo, ma spesso non le metto su carta. XD Te le regalerei tutte, se potessi! XD Ah... Che te n'è parso del capitolo?
jessy je XD Ehi, non esageriamo, non sono mica chissà chi! ù.ù Mi farai montare la testa, uno di questi giorni, sìsì. ù.ù Spero che il capitolo ti sia piaciuto! ^^
Mary_lovelovemanga XD Già, per una volta ho invertito le parti, rendendo Kagome superiore ad Inu-Yasha. ù.ù Non mi piace cadere nei soliti cliché, preferisco sondare sempre nuovi terreni. ^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, baci!
ran ugajin92 Ma ciao! XD No che non ti ho dimenticata, figurati: può capitare a tutti, che il pc impazzisca. ù.ù Succede di continuo anche a me, dopotutto! XD Mi fa piacere sapere che la storia ti piace. Bacioni!
stella93mer ^^ Sono felice di sapere che la mia idea ti è piaciuta, e spero vivamente che il capitolo sia stato di tuo gusto. ^^ Fammelo sapere, mi raccomando!
daygum XD Beh, Inu-Yasha scrittore era uno dei miei sogni nel cassetto: non appena l'ispirazione ha deciso di assistermi, non ho potuto esimermi dal realizzare questo sogno. XD Spero tu abbia gradito il capitolo. ^^
demetra85 Sono felice di sapere che mi segurai, e spero vivamente che questo primo capitolo sia stato all'altezza del precedente. ^^ Sono inoltre lieta di sapere che la mia idea di stravolgere le parti sia stata gradita: per un attimo avevo temuto di essere linciata. XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto!
Aryuna *.* Il titolo è di Elisa, per questo è geniale! *.* Io mi sono limitata alla trama - a questa stupidissima trama. XD E poi... *.* Ary-tesoro, sei riuscita a trattenerti per ben 118 parole! *.* Non è da tutti! E... XD Come hai fatto a capire che quel prologo era mio? Per il mio stile? Per le cavolate contenute al suo interno? *.* O forse perché tra amiche di succo di frutta alla pera ci si capisce al volo? *.* (No, perché siete stupide. ù.ù ndTakkun) (Leggermente ritardate, prego. ù.ù ndInu) -.-'' Questi due non cambiano mai, eh? Eppure ho preso tutti i loro giocattoli con l'intenzione di bruciali... (ò.ò Non oserai! ndTakkun) (ò.ò Oserà, oserà. La conosciamo bene: oserà. ndInu) ^^ Andate via? *I due si allontanano, di corsa* XD Ebbene, Ary, io mi congedo: devo ringraziare molte persone. *.* Spero di sentirti presto! E di leggere presto la tua fic per il concorso, my dear ghost! *.* Sao!
ryanforever XD Sì, l'idea di base era sfatare questo cliché secondo cui Inu-Yasha è sempre il ragazzo ricco e viziato e Kagome la mocciosa povera. ù.ù Per una volta, volevo vedere la situazione un po' ribaltata. ù.ù Sono comunque felicissima di rivederti come commentatrice. ^^ Una mia storia non sarebbe tale, senza il tuo prezioso contributo! ^^
Gweiddi et Ecate *.* Elisaaaa! *.* *Roro urla contenta, saltellando sul letto* *.* Tu il capitolo l'hai letto in anteprima, ma scritto su EFP ha tutt'un altro aspetto, eh? *.* Non sembra più professionale? ... -.- Ok, come non detto. Riavvolgiamo il nastro. ^^ Io... Io adoro il titolo! *.* Sei la persona più brava che conosco, a scegliere i titoli! *.* E poi... Mm... Scriverò in fretta il prossimo capitolo! Spero ne esca qualcosa di abbastanza comico, per i tuoi gusti. XD Ho già qualche ideuzza... Niente di che, ma pur sempre qualche idea. ù.ù E ora saltello via, attendendo il tuo arrivo su msn - se arrivi, ovvio.
pillo XD Beh: vista la prima pena? XD Kagome è riuscita a farlo svenire. Il che è tutto dire... -.- Andiamo, quella sottospecie di cucciolotto è rimasto sconvolto dal sapere che lei correggerà le sue bozze... -.- Mi fa quasi pena. Che te n'è parso di questo capitolo? All'altezza del prologo? ^^ Spero di sì. Baci!
HimeChan XD ù.ù Io non ho trascurato proprio nessuno. Sìsì. ù.ù Il contest è aperto a tutti, e chi voleva poteva sentirmi su msn, come hai fatto tu. Sìsì. ù.ù Non farmi rattristare. ç.ç Eddai, dopotutto ora sono qui, con un nuovo lavoro e tanta voglia di scrivere! Sono anche riuscita a farmi venire voglia di ricominciare con Inu - dopo aver quasi deciso di lasciare il fandom e passare a qualcos'altro. -.-'' Quindi, Hime cara, accontentati di sapere che sono pucci. XD E che lo sei anche tu!
E, ovviamente, un grazie molto speciale va anche a chi mi supporta solo leggendo o - *.* - inserendo la storia tra le preferite. E' davvero un onore.
Poi... Beh, voglio deliziarvi con uno spoilerino ino ino tratto dall'inzio del prossimo capitolo - è tutto ciò che ho scritto, accontentatevi. XD
“Dove
sono?”, sbuffai, incapace di mettere a fuoco
l’ambiente circostante, e ancora
troppo scosso per tentare di analizzare gli odori.
“A
casa”, rispose Miroku, ridendo. “Kagome deve averti
dato una brutta notizia:
sei svenuto. Quando sono rientrato, ho sentito la sua voce urlare nella
cornetta”. Sospirò. “Povera
ragazza.
Credeva ti fossi fatto male”.
Mi
passai una mano sugli occhi, iniziando a riconoscere le forme, e
notando che
l’oggetto morbido su cui ero disteso era il mio divano.
“Quanto tempo…?”,
esordii, salvo poi essere bloccato da una sua pronta risposta.
“Mah, penso un’ora. O forse due. Non saprei dirti, in realtà, e Kagome era troppo sconvolta per darmi le informazioni necessarie”.
Spero - ovviamente - che l'abbiate gradito. XD Bye!