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Autore: Ghost Writer TNCS    11/03/2015    0 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Secondo racconto della saga Delta Survivors.
È giunto il momento di raggiungere un altro guardiano senza memoria, ma il fatto di averlo trovato sarà solo l’inizio dei problemi.
Che posto è l’isola bianca in cui sono finiti? Che segreti nasconde? Perché un potente alchimista l’ha scelta per dare inizio al suo ambizioso progetto? Ma soprattutto riusciranno a sconfiggere il famigerato evocatore di demoni che quest’ultimo ha scatenato contro di loro?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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2. Realtà o finzione?


I fuochi fatui tremolavano silenziosi fra gli alberi, immobili, come se anche loro fossero curiosi di vedere cosa sarebbe successo ai tre guardiani.

«Kenvster, mettilo giù.» ordinò Prometheus.

La chimera digrignò i denti aguzzi e gettò indietro il figlio di Loki. «Io non mi chiamo Kenvster, come ve lo devo dire?! E poi che cosa cazzo sta succedendo?!» Si prese la testa tra le mani. «È un sogno. Per forza. Deve essere un sogno…»

«Ti sbagli, questo non è affatto un sogno. Tutto ciò che vedi è reale, anche questa dimensione. Hai perso la memoria a causa di un sortilegio…»

«Zitto!» gridò la chimera «Questo è un sogno! Questo è un sogno! Adesso mi sveglierò e sarà tutto come prima…»

Ma non si svegliò. Quella realtà così inverosimile rimase del tutto identica a se stessa e i due individui che erano lì con lui non sembravano avere nessuna intenzione di scomparire.

Cadde in ginocchio. No, era impossibile. Impossibile! Tutto quello che gli stava capitando non era reale! Non poteva esserlo! Eppure non sembrava affatto finzione…

«Ohi Prometheus, è una mia impressione o manca Bit?» notò Trickster.

Il carcarodon annuì. «Ci avevo fatto caso anch’io. Probabilmente l’incantesimo che ci ha portati qui non ha effetto sugli oggetti inanimati, del resto questo spiegherebbe anche la mancanza dell’edificio scolastico.»

«Mi sa che hai ragione… Adesso però cosa facciamo? Non possiamo restare qui a guardarci in faccia…»

«Lo so perfettamente, prima però dobbiamo capire dove siamo.»

«Magari siamo in una dimensione parallela o qualcosa di simile.» suggerì il semidio «Di certo questi fuochi fatui e questi alberi bianchi non fanno parte del giardino di un riccone eccentrico.»

«Quando parli di ricconi eccentrici non dare mai nulla per scontato, quelli sono capaci di tutto.» ribatté Prometheus «In ogni caso sono d’accordo con la tua idea della dimensione parallela, peccato che non sappiamo quasi nulla di questa dimensione. Se è stata fatta da qualcuno, con ogni probabilità avrà uno scopo ben preciso, ma quale potrebbe essere…?»

«Ehi, voi due! Smettetela di fare come se non ci fossi!» imprecò Kenvster «Siete stati voi a trascinarmi in questa situazione, quindi…» Non riuscì a trovare le parole e la sua frase terminò con un ruggito di rabbia.

«Beh, se non fosse per il ciondolo che ti ho messo al collo, adesso saresti a bruciare insieme ai tuoi finti compagni di classe.» gli fece notare Trickster.

La chimera gli rivolse uno sguardo truce. «Dobbiamo salvarli!» esclamò in direzione di Prometheus «Quelli sono miei amici!»

«Non metto in dubbio che sia il caso di riportarli come prima.» convenne il carcarodon «Ma prima prova a pensarci: da quanto li conosci?»

«Da… da sempre!»

«Sicuro? Prova a pensarci meglio…»

La chimera fece un verso di stizza, ma seguì la sua richiesta. Quando li aveva incontrati per la prima volta? Era sicuro che la risposta sarebbe arrivata subito, invece più si sforzava di ricordare, e più capiva di avere un vuoto totale, come se prima dell’ultimo mese non fosse esistito nulla. Ma non era proprio così. C’era qualcosa… ma non era quello che si aspettava di trovare. Scosse il capo, come a scacciare via quelle memorie assurde.

«Ehi, i fuochi si muovono!» esclamò Trickster.

Gli altri due guardiani sollevarono lo sguardo e anche loro poterono constatare che ogni globo ardente aveva cominciato a spostarsi, tutti nella medesima direzione e in maniera molto lenta.

«Li seguiamo?» chiese il semidio.

Prometheus annuì. «Speriamo che ci portino da qualche parte.»

«E andiamo! Una bella scampagnata in una dimensione sconosciuta!»

Sfortunatamente il vivace entusiasmo di Trickster non riuscì a contagiare Kenvster. «Perché dobbiamo andare da quella parte? Chi ci dice che non finiremo dritti in una trappola?!»

«Se vuoi, tu puoi benissimo restare qui.» gli fece notare il figlio di Loki in tono indifferente «Da solo, in un luogo sconosciuto, con ogni probabilità presto al buio e senza sapere se ciò che hai sotto i piedi ci sarà ancora tra cinque minuti.»

La chimera prese in considerazione l’idea di strozzarlo, ma dopo un aspro conflitto interiore la parte più razionale della sua mente lo convinse a posticipare i progetti a quando fosse uscito da quel luogo assurdo.

Si accodò al semidio e Prometheus lo affiancò. Anche il carcarodon, pur essendo più alto di Trickster, veniva superato di diversi centimetri dalla stazza della chimera.

«Non prendertela troppo, a volte è un po’ uno scassaballe, ma infondo ci tiene agli amici. Sono sicuro che presto tornerete ad andare d’accordo.»

Kenvster si limitò ad un mugugno seccato.

«Capisco che tutto questo non sia l’ideale per te, avrei preferito spiegarti gradualmente come stanno le cose, però ormai siamo qui e la cosa migliore che possiamo fare è cercare di andare subito d’accordo. Ti prego di avere fiducia in me… e anche un po’ in Trickster, giusto quanto basta per non mettergli le mani al collo. Ok?»

La chimera rispose di nuovo con un mugugno.

«Ohi, gente! E se provassi a chiamare Claire? Magari lei potrebbe tirarci fuori di qui.»

Prometheus scrollò le spalle. «Dubito fortemente che verrà, però se proprio non riesci a resistere, sei libero di provarci.»

«Chi è Claire?» domandò Kenvster.

«Un angelo uditore e una bella ragazza.»

La chimera fece un verso di stizza. «Trickster è sempre il solito, dice a me che penso solo a mangiare e poi lui è il primo che pensa solo alle ragazze!»

Prometheus sorrise. Dunque anche Kenvster stava cominciando a ricordare…


***


Erano ormai quasi venti minuti che avanzavano e Prometheus aveva approfittato di quel tempo per spiegare brevemente a Kenvster come stavano le cose.

«Ma allora questo Midnight sa o no di noi?» domandò la chimera.

«Purtroppo non ne ho idea. In teoria non dovrebbe essere a conoscenza del sortilegio che vi ha colpito, tuttavia è molto probabile che presto o tardi lo venga a sapere, e a quel punto farà qualsiasi cosa per finire ciò che ha iniziato.»

Il ragazzo si limitò ad un mugugno di riflessione.

I due non ebbero modo di continuare il loro discorso perché Trickster richiamò la loro attenzione: «Secondo me quelli non sono qui per fare amicizia.»

I due guardiani seguirono la linea dello sguardo del semidio e anche loro poterono vedere le creature a cui stava facendo riferimento. Si trattava di esseri quasi completamente bianchi, con una struttura fisica vagamente antropomorfa e gli arti più simili a rami contorti che a braccia e gambe. Le loro teste allungate e senza espressione erano dominate da una bocca grande e irregolare e il loro modo di muoversi li faceva assomigliare a dei primati che saltavano agilmente da un punto all’altro lanciando sibili e rantoli.

«Cerchiamo di evitare scontri inutili.» ordinò Prometheus.

«Questo dovresti dirlo a loro…» ribatté Trickster.

Il semidio aveva appena finito di parlare che un manipolo di quelle strane creature sbarrò loro la strada.

«Non vi preoccupate, li sistemo io.»

Il figlio di Loki caricò una grande quantità di energia magica nella mano destra e poi la scatenò con forza sui nemici, travolgendoli con una raffica che sapeva di mitragliatrice.

Le strane creature stramazzarono a terra e i loro corpi incolori si illuminarono, tramutandosi in fuochi fatui. Subito i globi bianchi scattarono nella medesima direzione degli altri, solo molto più rapidamente e producendo delle tenui scie luminose.

La questione sembrava risolta, invece altri di quegli esseri si fecero avanti, comparendo all’improvviso dalla vegetazione circostante per impedire loro di avanzare.

«Ne volete anche voi? Benissimo, eccovi serviti!»

Il semidio scatenò una doppia raffica di proiettili magici dalle mani, ma questa volta i nemici non si fecero sorprendere e la maggior parte riuscì a mettersi al riparo dietro ai tronchi più robusti. Ma Trickster non si perse d’animo. Con un balzo felino andò a stanare i più vicini e subito sparò una scarica elettrica abbastanza potente da eliminarli tutti e tre.

Stava per generare un’altra scarica elettrica, ma i nemici privi di volto lo presero alle spalle e in quattro gli bloccarono braccia e gambe. Il semidio imprecò. Quei dannatissimi mostri gli stavano risucchiando le energie!

Con un grido scatenò una folgore che gli attraversò l’intero corpo, i quattro aggressori vennero investiti in pieno e anche loro si tramutarono in fuochi fatui che sfrecciarono via descrivendo linee scintillanti.

Il divario di forza tra quegli esseri e il figlio di Loki era abissale, tuttavia il numero giocava a favore dei nemici, che venivano rimpiazzati a ritmo vertiginoso. Per ogni creatura che veniva eliminata, ce n’erano subito almeno altre due pronte a prenderne il posto, creando un circolo apparentemente infinito.

«Devi aiutarlo.» affermò Prometheus «Trickster è forte, ma da solo non potrà mai farcela contro tutti quei nemici.»

Kenvster sbarrò gli occhi. «Cosa? Io? No, non posso farlo! Mi spiace, ma non ricordo niente di incantesimi e robe del genere, sarei del tutto inutile…»

«Non è vero. Tu non ricordi nessun incantesimo semplicemente perché non sei un mago. Tu sei una chimera, le tue armi principali sono la tua forza fisica e la tua capacità di rigenerazione.»

Il ragazzo scosse il capo. «No, è impossibile. Sono più forte degli altri ragazzi, va bene, ma tutte le volte che mi ferivo ho sempre dovuto aspettare come tutti gli altri per guarire…»

Prometheus non disse nulla. Mosse la mano e una lama di vento descrisse un segno rosso sul braccio della chimera.

«Oh, ma che cazzo fai?!»

Kenvster stava per passare alle mani, ma il carcarodon lo anticipò: «Guarda, sei già guarito.»

Il ragazzo si osservò il braccio e con sua grande sorpresa constatò che non c’era più traccia del taglio, solo una goccia di sangue era rimasta a testimoniare che la ferita era stata reale.

«E ora vai, Trickster ha bisogno di una mano.»

Kenvster stava per andare, ma si fermò. «E tu non ci aiuti?»

«Purtroppo la mia arma è rimasta fuori da questa dimensione, senza vi sono solo d’intralcio.» mentì.

La chimera fece un mugugno di assenso e poi corse in aiuto del semidio. Ormai il figlio di Loki era stato letteralmente sommerso da quegli esseri privi di connotati e Kenvster dovette faticare per riuscire a scacciare tutti i nemici.

«Serve una mano?»

Trickster, steso a terra, gli rivolse un mezzo sorriso. «Se proprio insisti…»

La chimera lo aiutò a rialzarsi e solo allora si accorse della trasformazione avvenuta: la pelle ramata dei suoi avambracci adesso sfumava al verde e somigliava più ad un insieme di scaglie spigolose e coriacee, le dita invece si erano allungate in artigli forti e aguzzi.

«Avanti uomo-coccodrillo, facciamogli vedere di cosa siamo capaci!» esclamò Trickster.

La risposta di Kenvster arrivò automatica: «Sono un uomo-alligatore, quante volte te lo devo dire?!»

Ma ormai il semidio non lo stava più ascoltando e con una raffica di frecce di ghiaccio trafisse una mezza dozzina di nemici.

La chimera emise un verso che ricordava un ruggito e anche lui partì all’attacco. Afferrò il primo nemico e lo stese con un poderoso sinistro, quindi spinse indietro una coppia di creature grazie ad una spallata e mandò al tappeto un altro aggressore colpendolo proprio sotto la mandibola.

Prometheus osservò da posizione privilegiata il combattimento dei due giovani guardiani e rimase piacevolmente colpito dalle loro prestazioni. Entrambi erano lontani dalla forma migliore, tuttavia avevano ingranato bene la marcia e se andavano avanti così, non ci avrebbero messo molto per tornare ai loro soliti livelli.

Trickster scansò un nemico che si era buttato su di lui e con una folgore lo tolse di mezzo, quindi creò un’onda d’acqua per ripararsi dalla carica di un terzetto di creature. Gli aggressori vennero poi prontamente investiti da un vortice pieno di aguzzi cristalli di ghiaccio e in pochi istanti si tramutarono in innocui fuochi fatui.

A poca distanza, Kenvster sollevò senza alcuna difficoltà uno di quegli esseri e senza volerlo lo strinse con tanta forza da farlo diventare un globo luminoso. Ormai la sua parte di alligatore stava emergendo in maniera sempre più prepotente e la forza dei suoi muscoli si era quanto meno triplicata. Le scaglie verdi e coriacee ora lo ricoprivano quasi completamente, le file di punte sulla schiena erano diventate cinque e il muso allungato presentava la tipica fossetta per contenere il grosso quarto dente della mandibola, che anche a bocca chiusa risultava chiaramente visibile.

La chimera eliminò con una doppia artigliata una coppia di nemici e poi ne scaraventò a terra un altro che aveva cercato di prenderlo alle spalle. Il combattimento stava risvegliando in lui delle sensazioni familiari e più di una volta gli era capitato di trovarsi davanti agli occhi immagini lontane ma conosciute, come i ricordi di un sogno fatto molto tempo prima: un laboratorio, delle persone dai tratti indefiniti, figure sfocate che sapeva essere amici…

Colpì con un tremendo mancino il nemico che aveva davanti e l’energia fu tale da spedirlo contro un albero posto ad almeno sette metri di distanza. Il bizzarro essere si illuminò e come tutti i suoi simili si tramutò in un fuoco fatuo che sfrecciò chissà dove descrivendo un’impalpabile scia di luce.

«Direi che era l’ultimo.» constatò Trickster dando un’occhiata in giro.

Kenvster si guardò intorno ed effettivamente non trovò nessuna di quelle strane creature bianche. Solo in quel momento si accorse di avere il fiato corto, ma non si sentiva stanco. Al contrario, si sentiva più carico che mai!

«Ehi Ken, adesso puoi tornare normale, sai?» gli fece notare il semidio.

La chimera lo guardò stranito, poi però capì a che punto era arrivata la sua trasformazione e ne fu quasi spaventato. Non solo il suo corpo era completamente rivestito da scaglie, ma gli era anche spuntata una coda e il muso tozzo e allungato non aveva nulla da invidiare a quello di un alligatore vero e proprio.

Subito si voltò verso Prometheus, che li stava raggiungendo in quel momento. «Come faccio a tornare normale?!»

Il carcarodon acquisì un’espressione stupita. «A me lo chiedi? Dovresti saperlo tu.»

«Non me lo ricordo! Ho perso la memoria!»

«Non ti preoccupare, tanto eri brutto anche prima.» lo consolò Trickster.

Kenvster gli rivolse un gesto di stizza. «Sta’ zitto Hildr!»

«Non chiamarmi Hildr!»

«Sei tu che hai cominciato!»

I due stavano per venire alle mani e Prometheus dovette intervenire per dividerli. «Non mi sembra il momento adatto per litigare. Adesso vediamo di uscire da questa dimensione e poi vi potrete pestare quanto vorrete. Chiaro?»

I due guardiani borbottarono dei versi di assenso.

«Bene, e adesso rimettiamoci in marcia, prima che arrivi qualche altra sorpresa.»

I tre ripresero il loro cammino sulla strada dei fuochi fatui e Kenvster continuò a guardare quelle mani artigliate e ricoperte di sceglie che mai avrebbe detto essere sue.

Davvero la vita che aveva trascorso fino a mezz’ora prima non era altro che un’illusione? Gli sembrava impossibile, però più ci pensava e più i suoi dubbi aumentavano.

E poi quella dimensione come poteva essere reale? Andava contro tutti i principi alla base di un mondo razionale, e con la sua esistenza cancellava in maniera indelebile quella linea un tempo così chiara e definita che separava il concreto dall’immaginario.

Ma ora che quella linea non esisteva più come avrebbe fatto a distinguere la realtà dalla finzione…?

   
 
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