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Autore: Bad A p p l e    11/03/2015    3 recensioni
Storia partecipante al contest "Beware the... Warning" indetto da Rota sul forum di EFP
"«Vi sfiderete in una gara di cucina e la squadra che vincerà sarà la più adatta ad occuparsi dei pasti per il resto del campo estivo» si era limitata a dire, per poi sparire dietro la porta, abbandonandoli al loro triste destino.
Si guardarono in silenzio per diversi secondi, ognuno perso nella speranza che Satsuki sarebbe riapparsa da un momento all’altro, ridacchiando di loro e annunciando che era tutto uno scherzo. Ci misero cinque minuti buoni a rassegnarsi tutti al fatto che, no, Momoi non stesse scherzando.
«Oha-Asa l’aveva predetto».
[...]
«Vuoi passare il resto del campo estivo a cucinare?»
«No».
«Allora dobbiamo perdere»."
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: __Bad Apple__

Titolo: Di Gare di cucina, mestoli portafortuna e uova sode

Fandom: Kuroko no basket.

Personaggi: Kiseki no Sedai, Momoi Satsuki.

Parole: 2856 (nda escluse)

Rating: Verde.

Genere: generale, comedia.

Avvertimenti: What if…?

Nda: A fine capitolo.

 

Di gare di cucina, mestoli portafortuna e uova sode.

 

 

Aomine non aveva mai dato molto peso all’opinione altrui, ritenendola rilevante quanto una goccia d’acqua in un oceano, tuttavia per la prima volta invidiò la capacità di Tetsuya di passare del tutto inosservato, desiderando scappare dalla situazione assurda che si era andata a creare per colpa sua.

Gli occhi di tutta la Generazione dei Miracoli erano puntati su di lui, tutt’altro che amichevoli e in cuor suo sentì di non poterli biasimare del tutto.

«C’era proprio bisogno di offenderla in quel modo, Aominecchi?»

«Mine-chin, ti distruggo».

«Aomine-kun, sei insensibile».

Ancora sentiva rimbombare nella testa le parole dei compagni di squadra, ad esclusione di Midorima e Akashi che non avevano commentato alcunché – anche se per un solo istante lo sguardo di Seijuurou era stato attraversato da una luce inquietante che prometteva ripercussioni future.

“Oh, insomma! Ho solo detto che la cucina di Satsuki fa schifo!” si disse, passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso. “Sono tutti degli ipocriti, ecco cosa. La pensano esattamente come me, ma devono demonizzarmi perché gliel’ho detto in faccia!”

Avrebbe voluto guardarli uno ad uno con aria di sfida, ma in quel momento Momoi parlò, ferendogli l’udito con la voce fin troppo acuta, alterata dalla rabbia.

«Sono la vostra manager! Faccio di tutto per voi e voi come mi ricambiate?» chiese, facendo avanti e indietro per la stanza, guardandoli severamente; aspettò qualche istante, ma ottenne solo il silenzio come risposta.

«Ecco, appunto. Il nulla.» sbottò, poggiando le mani sui fianchi, «Motivo per cui da adesso fino alla fine del campo estivo cucinerete voi».

«Come, prego?»

«Hai capito benissimo, Akashi-kun» rispose la ragazza, scocciata.

Nel momento stesso in cui quell’idea si era formata nella sua testa, aveva messo in conto le rimostranze che avrebbero avuto gli altri; poteva sopportarle, anche solo per la soddisfazione di andare fino in fondo.

«Non essere ridicola, nessuno di noi sa cucinare» borbottò Midorima, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

Momoi gli rivolse un sorriso per nulla rassicurante, quasi feroce, «Be’, abbiamo appena appurato che nemmeno io so cucinare~. Forza, al lavoro».

 

[…]

 

La cucina della pensione in cui alloggiavano disponeva di due piani cottura differenti e questo si adattava perfettamente alla malsana idea che aveva avuto Momoi.

Li aveva trascinati per le orecchie in cucina e aveva detto loro di dividersi in due gruppi che, dopo svariate discussioni, furono: Kuroko, Kise e Aomine da una parte, dall’altra Akashi, Midorima e Murasakibara.

«Vi sfiderete in una gara di cucina e la squadra che vincerà sarà la più adatta ad occuparsi dei pasti per il resto del campo estivo» si era limitata a dire, per poi sparire dietro la porta, abbandonandoli al loro triste destino.

Si guardarono in silenzio per diversi secondi, ognuno perso nella speranza che Satsuki sarebbe riapparsa da un momento all’altro, ridacchiando di loro e annunciando che era tutto uno scherzo. Ci misero cinque minuti buoni a rassegnarsi tutti al fatto che, no, Momoi non stesse scherzando.

«Oha-Asa l’aveva predetto».

Akashi dovette utilizzare ogni goccia di autocontrollo per non sospirare, «Midorima, non–».

«No, l’aveva predetto sul serio: “Giornata sfavorevole per il segno del Cancro; per scongiurare la sfortuna procuratevi un mestolo, l’oggetto fortunato del giorno, e state alla larga dal colore blu”» recitò a memoria, «Capisci, Akashi? Il blu

«Pffft…»

Midorima si voltò verso Kise, che non era riuscito a frenare in tempo un accenno di risata, fulminandolo con un’occhiata omicida.

«Scusa, Midorimacchi» bofonchiò Ryouta, cercando ancora di trattenersi, «Stai seriamente dicendo che il tuo oggetto fortunato è un… mestolo?» domandò, per poi lasciarsi andare ad una risata a cui nessuno si unì, tutti troppo demoralizzati dalla situazione per poter condividere l’ilarità del compagno di squadra.

Per un momento Midorima sembrò sul punto di dire qualcosa, ma solo per quella volta dovette decidere di lasciar cadere l’argomento, per concentrarsi su ciò che dovevano fare.

«Nessuno di noi è abituato a questo genere di gara» borbottò, mascherando il nervosismo aggiustandosi le fasciature alle dita.

Aomine alzò gli occhi al cielo, nella completa convinzione di trovarsi circondato da idioti senza speranze, «È ovvio che nessuno di noi sia preparato ad una gara di cucina».

«Non penso che Midorima-kun intendesse questo».

Daiki rivolse un’occhiata interrogativa alla sua ombra.

«Vuoi passare il resto del campo estivo a cucinare?»

«No».

«Allora dobbiamo perdere».

Dagli sguardi degli altri fu evidente che gli unici che avevano considerato quel lato della situazione erano stati Kuroko e Midorima.

«Nel mio vocabolario non esiste la parola “perdere”» protestò Akashi, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del suo vice.

Aomine aprì bocca per parlare, probabilmente per esprimere la propria incapacità di venir sconfitto, ma in quel momento entrò Momoi con gli ingredienti che avrebbero dovuto utilizzare. «Su, meno chiacchiere e più cucina, avete mezz’ora per preparare un primo o un secondo» disse, colpendo Daiki alla testa con una spatola.

 

 

 

Inutile dirlo, ma a Daiki l’idea di dover perdere non piaceva neanche un po’, lo trovava del tutto innaturale. Insomma, la vittoria equivale alla vita e la sconfitta alla morte, che senso aveva correre a braccia aperte verso la propria fine?

Si sentiva in gabbia, ecco cosa. Era un animale ingabbiato che voleva solo vivere e che tuttavia sarebbe stato soppresso entro mezz’ora a causa dei due mezzi idioti che aveva in squadra.

Quasi quasi sarebbe stato meglio finire in squadra con Akashi e Murasakibara” pensò, sbuffando appena, per poi rivolgere la sua attenzione alle due piaghe che aveva in squadra.

«Direi che siamo in vantaggio» trillò allegramente Kise, rigirandosi tra le dita un coltello da cucina, «Io non ho mai cucinato, la cucina di Kurokocchi è potenzialmente letale, mentre nell’altra squadra ci sono Murasakibaracchi che sa cucinare e Akashicchi che… be’ conosciamo tutti l’indole di Akashicchi~»

«Ohi, Kise, non dimentichi una cosa?»

«Cosa?»

«L’unico che può battermi sono io» si limitò a dire, come se ciò spiegasse ogni cosa. Questo prima che una confezione di spinaci surgelati gli finisse sotto la maglietta, a contatto con la schiena.

«Tetsu!» ringhiò, senza nemmeno doversi voltare per smascherare il colpevole.

«Aomine-kun, per favore, concentrati. Dobbiamo perdere».

In tutta risposta, Aomine brontolò qualcosa di incomprensibile che somigliava vagamente ad un: “Non finisce qui”, per poi mettersi in un angolino a braccia incrociate, pronto a monopolizzare i fornelli al minimo cenno di distrazione altrui. Non avrebbe perso quella sfida, anche se ciò avesse voluto dire sgobbare in cucina per il resto del campo estivo.

Gli altri due dovettero intuire parte dei suoi pensieri, perché si scambiarono un’occhiata d’intesa, ripromettendosi di non perdere di vista Daiki nemmeno per un secondo, la sua smania di vittoria rischiava seriamente di mandare a monte i loro piani.

«Be’, lasciamo i fornelli a Kurokocchi, l’altra squadra non riuscirebbe a preparare qualcosa di più immangiabile neanche con tutto l’impegno del mondo» disse Kise, allegramente.

Vide Kuroko prendersi diversi secondi prima di rispondere qualcosa, probabilmente indeciso su come valutare la frase appena pronunciata dall’altro: era un insulto bello e buono, ma data la situazione disperata in cui si trovavano, quell’idiota di Kise avrebbe potuto intenderlo come un complimento. Kuroko dovette optare per la seconda possibilità perché dopo un po’ si strinse nelle spalle e prese un pentolino.

«Le uova sode sono un primo o un secondo?»

Il sorriso sempiterno di Kise si illuminò ancora di più «Questo è lo spirito giusto, Kurokocchi! Non sapere neanche da che parte iniziare!»

Daiki si batté una mano sulla fronte, sconsolato. “Iniziamo bene…”

 

 

 

Dall’altra parte della cucina, Akashi era più o meno nella stessa situazione di Aomine. Il suo sguardo vagò da Murasakibara, che ciondolava pigramente attorno agli ingredienti, in cerca di qualcosa da mangiucchiare e Shintarou che cercava di allontanarlo con una certa punta di isteria nella voce, come se avesse l’assurda idea che l’altro potesse mettersi a cucinare di nascosto.

“Ma lui DEVE cucinare” pensò il capitano, incrociando le braccia al petto. Si schiarì la voce, attirando l’immediata attenzione degli altri due.

«Bene, lasceremo che sia Murasakibara ad occuparsi della cucina, dopotutto…»

«Akashi…»

«… lui è il più indicato per un compito del genere. Noi…»

«Akashi…»

«… due lo aiuteremo al massimo delle nostre capacità e…»

«Akashi!»

«Midorima».

Seijuurou rivolse la sua attenzione al proprio vice, mascherando l’irritazione con più difficoltà di quanto avrebbe mai ammesso apertamente.

Odiava venir interrotto mentre parlava, soprattutto se stava esponendo un piano d’azione come in questo caso.  «Stavo parlando, stai al tuo posto».

A quel punto, nell’immaginario di Akashi, Midorima avrebbe dovuto zittirsi. Aprì, quindi, bocca per parlare ma l’altro lo interruppe ancora, andando contro ogni sua aspettativa.

«Akashi… Noi. Dobbiamo. Perdere».

«Stai contestando un mio ordine, Midorima?»

«Sono il vice-capitano. Il mio compito è anche quello di avere buonsenso quando il capitano sembra esserne sprovvisto» sbuffò, aggiustandosi con nervosismo gli occhiali sul naso. Andare apertamente contro Akashi non era una scelta saggia, ma se non avesse usato ogni mezzo a sua disposizione per raggiungere il proprio scopo, il fato avrebbe anche potuto decidere di voltargli le spalle.

Murasakibara rimase ad ascoltare distrattamente il litigio che ne seguì, spulciando gli ingredienti portati da Momoi nella ricerca di qualcosa che potesse soddisfare la sua fame.

Si rassegnò al fatto che in mezzo a tutta quella roba non ci fosse nulla di appetibile e alzò lo sguardo sui due compagni di squadra che ancora discutevano.

«Aka-chin, Mido-chin, io vado alle macchinette a prendere qualcosa» sbadigliò, passandosi pigramente una mano tra i capelli, per poi avviarsi senza aspettare una risposta.

 

 

 

Kise stava tenendo d’occhio Aomine, ma allo stesso tempo stava riflettendo sulla sfida: certo, loro stavano lasciando tutto a Kuroko, ma a discapito di ciò che aveva detto prima, con il dovuto impegno anche l’altra squadra poteva preparare qualcosa di immangiabile.

Dopotutto, cucinare male è molto più facile che cucinare bene” si disse, pensoso, “ah! Se solo ci fosse un modo per assicurarsi che gli altri preparino qualcosa di commestibile!”

In quel momento sentì Murasakibara annunciare che sarebbe andato ai distributori automatici e lì ebbe l’illuminazione.

«Arrivo subito!» trillò, per poi seguire Murasakibara fino alle tanto agognate – da quest’ultimo – macchinette. Lo osservò qualche istante.

«Sai, devo iniziare un servizio fotografico per una campagna pubblicitaria» esordì Ryouta, allegramente, non curandosi del fatto che l’altro sembrava non aver notato affatto la sua presenza.

Inserì un paio di monete nella macchinetta al fianco di quella assalita dall’amico e poi selezionò una lattina di caffè; mentre la prendeva, si permise un sorriso simile a un ghigno, forte della sua certezza di avere già in pugno l’altro senza che lui lo sapesse ancora. «Niente di eclatante, una serie di cartelloni pubblicitari per una nota azienda specializzata in prodotti dolciari. Sicuramente dopo il servizio fotografico regaleranno a me e agli altri modelli un sacco di prodotti, ma io sono perennemente a dieta e non potrei proprio mangiarli. Sarebbe un peccato sprecarli, non credi?» domandò sornione, sorseggiando il suo caffè, sicuro di aver ottenuto tutta l’attenzione di cui Atsushi era capace.

«Cosa vuoi in cambio, Kise-chin?» chiese l’altro, che ormai aveva imparato che se qualcuno della sua squadra gli offriva un’ingente quantitativo di dolci era solo perché desiderava qualcosa in cambio.

«Vinci questa gara».

«Poi dovrei cucinare per tutto il campo estivo…»

«Ovvio, ma poi avresti un sacco di dolciumi. Ed eviteresti di mangiare cose preparate da me, da Aominecchi e da Kurokocchi. Le ricordi le uova sode di Kurokocchi, vero?~»

Per un solo istante, Atsushi impallidì, per poi deglutire a vuoto. Se possibile, la cucina di Tetsuya faceva ancora più schifo di quella di Momoi.

«Mido-chin non mi farà mai avvicinare ai fornelli».

Kise si avvicinò di più a lui, con fare cospiratorio, «Oh, non preoccuparti, ad allontanarlo ci penso io~»

 

 

 

Midorima era inquieto.

Non perché aveva sprecato dieci dei preziosi trenta minuti a disposizione per convincere Akashi di aver cambiato idea e quindi voler vincere a tutti i costi, per poi spiegargli che per la ricetta perfetta serviva dell’aceto balsamico; farsi accompagnare a cercarlo e quindi chiuderlo a chiave nella dispensa era stato relativamente semplice, pur sapendo che in quel modo aveva praticamente firmato la sua condanna a morte.

Non era nervoso nemmeno per il fatto che il suo diretto sfidante fosse Kuroko, un avversario temibile che sembrava avere già la vittoria – “O sarebbe meglio dire ‘sconfitta’?” – in pugno.

No, lui era nervoso perché nonostante Murasakibara fosse già tornato da un paio di minuti con le enormi braccia cariche di dolciumi e pacchetti di patatine, Kise era ancora fuori chissà dove a complottare chissà cosa.

Sbuffò e tastò il piano di lavoro alla propria destra, dove aveva poggiato il proprio mestolo.

“Che adesso non c’è più” pensò con la calma serafica più falsa del mondo, continuando a tastare il bancone.

«Mi~do~ri~ma~cchiiii~» sentì intonare dalla voce stridula di Kise, che aveva trascinato l’ultima “i” del suo cognome in modo davvero irritante – ma non irritante quanto il furto del suo oggetto fortunato, dato che girandosi verso Ryouta lo vide sventolare il suo mestolo come se si trattasse di un trofeo di guerra.

Decise di non perdere la calma e di provare con un approccio civile.

Tese una mano verso di lui, «Rendimelo» si limitò a dire, in fondo avrebbe potuto uccidere Kise dopo, in caso si fosse rifiutato.

«Vieni a prendertelo~» rispose l’altro, per poi correre via, ridacchiando come l’ebete che era.

È una trappola” si disse, senza riuscire ad impedirsi di inseguire il suddetto ebete, “È ovvio che si tratti di una trappola… ma quello è il mio oggetto fortunato!”

 

 

«Tetsu, sei sicuro di quel che stai facendo».

«Credo di sì».

Aomine sbuffò; dubitava fortemente che sapesse cosa stava facendo, dal momento che dalla padella e dal pentolino utilizzati dall’ombra provenisse un odore acre indescrivibile, facendogli pensare che più che uova sode e spinaci l’altro stesse preparando calzini usati fritti. Si avvicinò cautamente e si sentì morire.

«T-Tetsu, non credi che quegli spinaci siano pronti? E con pronti intendo che lo sono già da almeno dieci minuti…»

«No, non sono ancora ben cotti».

«Toglimi una curiosità, tu con “ben cotti” intendi ridotti a carbonella? E le uova hanno finito l’acqua, si stanno annerendo!»

«Aomine-kun, ancora due minuti».

«Tra due minuti finisce la gara!»

«Ah, davvero?»

Finalmente Tetsuya spense i fornelli, adagiando in un piatto quelli che una volta erano stati degli spinaci. Sgusciò le uova alla meno peggio, non curandosi del fatto che perfino gli albumi avevano raggiunto una colorazione orribilmente vicina al giallognolo e le tagliò sgraziatamente, per poi abbandonarle sopra gli spinaci carbonizzati.

Daiki sospirò sconsolato nel sentire che, invece, dall’altra parte della cucina arrivava un odorino più che invitante di carne di maiale.

Aveva appena iniziato a pensare che se fosse riuscito a distrarre sia Tetsuya che Murasakibara, forse sarebbe riuscito a scambiare i piatti, ma in quel momento entrò Momoi, distruggendo ogni sua speranza.

La ragazza era seguita da Kise e Midorima, il primo sfoggiava un vistoso occhio nero, l’altro stringeva al petto il proprio mestolo con l’aria di poter seriamente uccidere chiunque avesse osato avvicinarsi ancora ad esso. Akashi chiudeva quello strano corteo, osservando il proprio vice come se stesse seriamente valutando in quale punto avrebbe potuto colpirlo per ucciderlo causandogli la maggior sofferenza possibile.

«Midorima ti ha preso a pugni?» domandò Aomine, appena Kise si avvicinò a lui e a Kuroko; il tono di voce era stato insofferente, come se si fosse semplicemente informato sulle previsioni del meteo.

«Sì!» mentì Kise, iniziando a lagnarsi di quanto Shintarou fosse stato cattivo con lui, conscio del fatto che far credere di essere stato pestato sarebbe stato molto meno imbarazzante rispetto al raccontare la verità su quanto accaduto.

Gli sguardi si spostarono su Midorima, troppo occupato a stringere a sé il proprio oggetto fortunato per arrabbiarsi sul serio di quanto lo si stava accusando.

«L’idiota è inciampato mentre correva ed ha sbattuto la faccia sul mio mestolo» spiegò comunque, spicciolo. Aveva una reputazione da mantenere, lui.

Seijuurou lasciò momentaneamente perdere i suoi progetti omicidi e si avvicinò a Murasakibara.

«Maiale caramellato in miele e salsa di soia contro… qualcosa di non meglio classificato. Sai, Murasakibara, forse dovresti essere tu il vice-capitano»

«Nominami vice-capitano ed io ti distruggo» mise in chiaro Murasakibara, decretando la fine di quel breve scambia di parole, per poi portare il piatto davanti a Satsuki.

Momoi assaggiò entrambi i piatti, sembrando sul punto di strozzarsi una volta arrivata agli spinaci e alle uova sode, facendo sprofondare nella disperazione totale Aomine e facendo sorridere soddisfatto Akashi.

«Allora?» domandò quest’ultimo, incrociando le braccia al petto.

«Be’…» esordì la ragazza, dubbiosa. «Ovviamente vince la squadra di Tetsu-kun!~»

«COSA?!»

«Momocchi, non puoi...!»

«Momo-chin, ti distr– » Murasakibara non riuscì a finire la frase che Aomine gli infilò una pagnotta in bocca, impedendogli di parlare.

«Certe persone non sanno proprio perdere, eh?»

«Perdere? Oh, no, Aomine. Voi passerete il campo estivo a cucinare e noi no, chi è che ha perso? Lo ammetto, era il mio piano fin dall’inizio».

«Certo, Akashi, certo…»

«Hai detto qualcosa?»

Aomine avrebbe voluto dirgli quanto fosse patetico dichiarare di aver perso intenzionalmente quando fino a poco prima smaniava per la vittoria, ma notò che il capitano stringeva tra le dita il coltello che Murasakibara aveva utilizzato per tagliare la carne, quindi decise che per una volta tacere sarebbe potuta essere la scelta più saggia.

Inutile… in ogni caso l’ha sempre vinta Akashi”.

 

 

 

 

Death Note: Spero davvero che questa “cosa” non scada nel demenziale ;; Volevo scrivere qualcosa di simpatico, solo che non riesco a farmene un’idea precisa, forse perché l’ho scritta io °-° Insomma, spero che non sia demenziale, ma che riesca a strappare almeno un paio di risate o sorrisi  n(_ _)n.

Per quanto riguarda Daiki ed il suo “l’unico che può battermi sono io”, be’, non è ancora arrivato al punto di crederci sul serio, è solo una sbruffonata consapevole di essere una sbruffonata!

Discorso simile per Akashi, che non ha ancora risvegliato l’occhio dell’Imperatore – quindi si rivolge ancora a tutti per cognome x°D – ma si sta avvicinando al periodo Io-sono-assoluto.

E ovviamente Momoi non ha fatto vincere la squadra di Kuroko perché c’era lui, ma perché c’era Aomine, di cui voleva vendicarsi, cosa che Akashi aveva previsto (tuttavia, doveva mantenere la facciata di quello che vuole vincere a tutti i costi, o sarebbe stato sospetto… anche se penso che non perdonerà mai del tutto Midorima per essere riuscito a chiuderlo nella dispensa).

Per quanto riguarda il pochissimo tempo utilizzato da Murasakibara per cucinare, che forse sembrerà poco verosimile, be’… probabilmente guardo troppo “Cuochi e Fiamme”, ma in dieci minuti si possono fare delle vere e proprie prodezze culinarie o/.

Ultimissima cosa: so che la scelta di far andare la squadra della Teikou in una pensione che non fornisce i pasti sembra assurda, ma anche lo Shuutoku, per tradizione, va in una pensione simile nonostante sia un liceo “prestigioso”. Quindi, per esigenze di copione, anche la Teikou ha una tradizione simile.

 

   
 
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