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Autore: Shainareth    11/03/2015    1 recensioni
Feci per rifiutare l’invito, mio malgrado, quando delle esclamazioni più o meno concitate coprirono il suono della mia voce e ci costrinsero a voltarci di scatto verso il cancello della scuola. E rimanemmo senza parole.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CORAGGIO




A volte l’impensabile accade per davvero.
   Attraversando il cortile della scuola, al termine delle lezioni, avevo incrociato Rosalya che, mi disse, avrebbe dovuto passare dal negozio di Leigh insieme a Lysandre e Castiel. I due la stavano aspettando più in là, nei pressi del cancello d’ingresso dell’istituto, e quando lei mi fece cenno col capo nella loro direzione, mi voltai a guardarli da sopra alla spalla. Ci stavano fissando in silenzio. I miei occhi si soffermarono solo per pochi istanti su di loro, perché poco dopo scorsi altre due figure per me più interessanti: Kentin e Armin si stavano dirigendo insieme verso l’uscita della scuola. Solitamente c’era anche Alexy a far casotto con loro, ma quel giorno era rimasto a casa per colpa di un brutto raffreddore.
   «Vieni con noi?» mi sentii domandare da Rosalya. Tornai a rivolgermi a lei, fissandola come se fosse pazza, e questo la fece ridere. «Lo so che con Castiel non vai d’accordo, ma con Lysandre non hai problemi, no?»
   Lysandre mi piaceva molto. In realtà neanche Castiel sarebbe stato male, se non fosse stato troppo criptico nei suoi atteggiamenti o nelle sue parole. I primi tempi, quando ci eravamo conosciuti da poco, spesso mi ero ritrovata a dirgli qualcosa che, dal mio punto di vista, avrebbe dovuto essere gentile; dal suo, invece, suonava in modo completamente diverso. Se io intendevo A, lui recepiva B. Se io azzardavo a dire ba, lui capiva bo. Eravamo incompatibili per natura, insomma.
   Per dirla tutta, anche con Lysandre avevo problemi di comunicazione, ma nulla di insormontabile. Soprattutto, Lysandre era un ragazzo dall’animo gentile e non era propenso ad insulti o sfottò gratuiti – a differenza del suo migliore amico. Non avevamo mai passato molto tempo insieme, a scuola, eppure ricordavo ancora con piacere quando, durante le vacanze estive, ci eravamo incontrati per caso in spiaggia, finendo col passare una deliziosa giornata in compagnia anche di suo fratello e di Rosalya. Addirittura, Lysandre si era lanciato a raccontarmi alcuni episodi della propria infanzia, trascorsa nella fattoria dei suoi genitori. Da quell’incontro fortuito non era nata alcuna amicizia; ciò nonostante, ero stata contenta di essermi imbattuta proprio in lui. Lo rispettavo e lo ammiravo molto.
   «C’è un motivo particolare per cui vorresti che mi unissi a voi?» domandai a Rosalya, sospettando che sotto ci fosse qualcosa. La conoscevo bene e sapevo che difficilmente agiva senza un secondo fine.
   La vidi stendere le labbra in un’espressione furbetta. «Leigh mi ha detto che oggi sarebbero stati consegnati al negozio un sacco di nuovi arrivi. Non ti piacerebbe comprare qualcosa di carino per far colpo sul ragazzo che ti piace?»
   Ovvio che sì. Avrei accettato volentieri l’offerta, benché fossi convinta che, probabilmente, la presenza di Lysandre e, soprattutto, di Castiel mi avrebbe messa in soggezione. C’era un’unica nota dolente in tutto quello: non avevo un gran gruzzolo di denaro, con me. In più, trattandosi di nuovi arrivi, di certo non sarebbe stata merce in sconto. Mi rassegnai.
   Feci per rifiutare l’invito, mio malgrado, quando delle esclamazioni più o meno concitate coprirono il suono della mia voce e ci costrinsero a voltarci di scatto verso il cancello della scuola. E rimanemmo senza parole.
   «Giuro che ti strappo gli occhi dalle orbite, bastardo!» gridò Kentin a gran voce, scagliandosi contro Castiel. Stentai a crederci, eppure era proprio ciò che si stava palesando alla vista mia e di tutti gli studenti ancora presenti nel cortile. Armin fu rapido a placcare Kentin per le spalle e a cercare di farlo retrocedere, ma quello pareva ormai intenzionato ad iniziare una rissa proprio con l’unica persona di cui, a suo dire, aveva paura – suo padre a parte.
   Dal canto suo, Castiel si fece una grassa risata. «Sentilo, il nanerottolo…» lo prese in giro, per nulla intenzionato a prenderlo sul serio. «Ho una fifa blu, per le tue minacce.»
   «Ti spacco la faccia, se non chiudi quella fogna!» ribatté Kentin, che in quel momento mi pareva del tutto irriconoscibile. Che ne era del ragazzo gentile e tollerante che avevo sempre conosciuto e amato?!
   Castiel accigliò pericolosamente lo sguardo. «Bada a come parli, tappetto», sbottò, insistendo sulla sua bassa statura perché, in effetti, lui e Lysandre lo superavano in altezza di almeno una spanna.
   «Castiel, lascialo in pace», cercò di farlo ragionare il suo migliore amico, mettendosi fra i due e mostrandosi pronto ad intervenire qualora la situazione lo richiedesse.
   «Solo se questo moccioso mi chiederà scusa», stabilì l’altro, incrociando le braccia al petto con aria di sfida.
   «Mai», sentenziò fra i denti Kentin, dimostrando il lato più cocciuto del suo carattere.
   «Ehi, vuoi stare calmo?» esclamò Armin, faticando a tenerlo fermo. «Vuoi beccarti una sospensione, per caso?»
   Quell’ipotesi mi riscosse finalmente dallo stato catatonico in cui ero piombata a causa dello sbigottimento e, facendomi largo fra il capannello di persone che avevano iniziato a radunarsi attorno a loro per assistere alla scena, mi precipitai dal mio amico insieme a Rosalya, frapponendomi anch’io fra lui e Castiel. Non appena presi Kentin per le spalle, sotto al tocco delle mie mani avvertii venir meno la tensione dei suoi muscoli. «Che succede?» gli domandai, cercando i suoi occhi con i miei.
   Kentin evitò quel contatto visivo e non mi rispose, ma placò in parte la propria rabbia, tant’è che Armin riuscì a tirare un sospiro di sollievo. Rivolsi uno sguardo interrogativo ai due ragazzi alle mie spalle, ma anche Castiel parve intestardirsi nel silenzio e di certo non mi aspettavo che Lysandre, che pure aveva mostrato più di una volta simpatia per Kentin, tradisse la sua fiducia.
   Rassegnandomi, interrogai Armin. «Allora?»
   Un po’ seccato, lui vuotò il sacco. «Mentre eri girata di spalle, Castiel ha fatto un apprezzamento fin troppo lusinghiero sul tuo fondoschiena.» Mi irrigidii tutta e, sforzandomi di non pensare al fatto che anche adesso Castiel si trovava dietro di me, evitai di commentare e di ignorare le risate di chi stava ancora assistendo a quello spettacolo gratuito.
   «Oh, gente! Smammate!» intervenne a quel punto Rosalya, venendo in mio aiuto e riuscendo ad allontanare molti dei curiosi. Portandosi le mani sulle anche con aria spazientita, anche lei fissò Armin. «E quindi?»
   Lui sollevò gli occhi al cielo. «E quindi questa testa calda», e per una volta fu Kentin ad essere appellato in questo modo, «lo ha sentito e subito ha cercato di dargli un cazzotto.»
   Calò un silenzio carico di imbarazzo.
   «Ma che amore…» commentò Rosalya, realmente convinta di ciò che diceva. L’oggetto della sua tenerezza distolse ulteriormente lo sguardo, imbronciato. «È sempre piacevole quando due ragazzi fanno a botte per te.»
   «Smettila di dire fesserie!» sbottai, voltandomi a guardarla con tanto d’occhi ed iniziando a convincermi di essere l’unica sana di mente, in quel dannato liceo.
   «Appunto», mi appoggiò inaspettatamente Castiel. «Non mi interessa affatto, la tua fidanzatina», precisò, a scanso di equivoci. Non ero la fidanzatina di nessuno, ma non mi curai di farglielo sapere. «Solo il suo fondoschiena», aggiunse poi, con un ghigno provocatorio tutto per Kentin.
   Quest’ultimo ebbe un nuovo scatto furioso verso di lui e per poco non mi travolse. Armin mi salvò, strattonandolo indietro, e Lysandre mi afferrò per le spalle prima che potessi perdere l’equilibrio. «Ehi, sta’ attento!» esclamò, rivolgendosi a Kentin, che finalmente si rese conto di avermi quasi gettata in terra.
   Subito passò un braccio attorno ai miei fianchi e mi strinse contro di sé, mortificato. «Perdonami», mormorò, affondando la bocca fra i miei capelli.
   Sospirando di sollievo, ricambiai l’abbraccio con quella stessa tenerezza che aveva commosso Rosalya. «Non importa, non mi sono fatta niente», lo rassicurai.
   Gli animi finalmente si placarono e, sbuffando, Castiel borbottò qualcosa che non riuscii a capire. Se non altro, mi parve di capire che avesse deciso di andar via. «A questo punto, direi che usciremo insieme un’altra volta», concluse Rosalya. Stretta com’ero a Kentin, non riuscivo a vederla; per la verità, non riuscivo a vedere nessuno. Solo vagamente Armin che, dalla sopra la spalla del suo amico, ci guardava con espressione perplessa e scocciata a un tempo, forse domandandosi fino a che punto potessimo essere stupidi. Azzardai una risposta con me stessa: lo eravamo moltissimo.
   «Ci vediamo domani, allora», continuò Rosalya con voce allegra. «E buon divertimento!»
   Imbarazzata, nascosi il viso contro la spalla di Kentin, che proprio non voleva saperne di lasciarmi andare o anche solo allentare la presa. «A domani», balbettai, non del tutto certa di essere riuscita a farmi sentire.
   «Beh», sospirò Armin, da qualche parte – non riuscivo più a vedere neanche lui, ormai. «Vado anch’io», annunciò. Poi, con fare divertito, mentre si allontanava aggiunse: «Almeno, ho qualcosa di interessante da raccontare ad Alexy.»
   Avrei voluto ribattere, dirgli di non far indispettire suo fratello per via di quella storia, ma non riuscii più a parlare. Trovavo stupido il modo in cui Kentin si era comportato, ma le sue braccia forti e il calore e l’odore del suo corpo mi inebriarono al punto che la mia stizza si dissolse lentamente ed io finii per cedere alla parte più debole del mio inconscio.
   «Non avresti dovuto reagire così», lo rimbrottai comunque, sia pure con voce malferma.
   «Non mi va che ti metta gli occhi addosso», mi sentii rispondere.
   Mi venne quasi da ridere, ma cercai di trattenermi per amor suo. «Non puoi pretendere di cavarli a chiunque mi guardi per più di cinque secondi», gli feci notare. «Ci sarà sempre qualcuno che lo farà, e non certo perché sono la ragazza più bella del mondo. È nella natura umana osservare gli altri, specialmente il sesso opposto.» Sorpresi me stessa con quel discorso, soprattutto perché di solito odiavo attirare l’attenzione e non amavo che la gente mi fissasse, foss’anche solo per pura curiosità. «E poi», ripresi con voce più gentile, «lo hai sentito, no? Ha detto che non gli interesso.»
   «Ma interessi a me, perciò deve smetterla di importunarti», affermò Kentin con decisione, stringendo maggiormente la presa attorno al mio corpo.
   Pur conoscendo da tempo i suoi sentimenti per me, sentirglieli esprimere con tanto impeto dopo mesi in cui non lo faceva, mi provocò un intenso brivido alla bocca dello stomaco. E pur nello stordimento di quella che aveva tutta l’aria di essere l’ennesima dichiarazione, spiaccicata com’ero contro di lui, temetti che Kentin potesse sentire il battito furioso del mio cuore, così come io riuscivo a sentire il suo. Le gambe mi tremarono e quasi mi venne da piangere per quel groviglio di sensazioni che mi salirono fino in gola. Vigliacca com’ero, per un attimo sperai che fosse di nuovo lui a fare la prima mossa, come aveva fatto nell’aula di scienze. Le mie dita si strinsero con forza attorno alla stoffa della sua camicia, in cerca di un disperato appiglio per mantenere salda la mia lucidità mentale.
   Poi, da qualche parte, arrivò la voce di Kim a ferirci le orecchie e a spezzare quell’incanto. «Se i professori o la preside vi scoprono, potreste passare un brutto quarto d’ora!»
   Aveva ragione, per la miseria. Consapevoli entrambi di non poterci lasciare andare ad atteggiamenti di quel genere a scuola, io e Kentin fummo costretti a sciogliere repentinamente l’abbraccio. Evitando lo sguardo di lui, cercai Kim con il mio e la vidi sorriderci da lontano, ormai già oltre il cancello. Ammiccò e ci fece un cenno d’approvazione. Mi venne spontaneo ridacchiare, ma poiché dovevo avere in volto un’espressione stravolta a causa delle prepotenti emozioni che mi avevano portata fin quasi sull’orlo delle lacrime, non riuscii a mantenere il sorriso troppo a lungo.
   Passandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, azzardai un’occhiata a Kentin e realizzai che non era in condizioni migliori delle mie. In più, dava l’impressione di vergognarsi da morire per ciò che aveva fatto. Ma c’era anche dell’altro e, imbarazzato, non tardò a farmelo sapere con un borbottio confuso. «Ho… davvero minacciato Castiel?»
   Stavolta mi morsi le labbra per non ridere forte e, prendendolo affettuosamente a braccetto, lo sospinsi al di là del cancello della scuola per fare almeno un pezzo di strada insieme a lui, prima di tornare a casa. «Non è la prima volta che lo fai», gli ricordai, poiché già durante la recita scolastica aveva dimostrato un coraggio che credeva di non possedere. Sempre per prendere le mie difese. «Finché ti limiti a questo, va anche bene», lo consolai.
   Lo sentii sospirare con una certa apprensione, segno che, nonostante tutto, adesso che riusciva a ragionare con più lucidità, si rendeva conto di aver avuto una reazione esagerata. Probabilmente, si stava di nuovo preoccupando per le conseguenze del suo comportamento, domandandosi se, prima o poi, Castiel gliel’avrebbe fatta pagare. Sebbene quest’ultimo fosse una testa calda, dubitavo che del fatto che sarebbe accaduto qualcosa e che quell’episodio avrebbe avuto un seguito. Dopotutto, se non gli interessavo, perché mai Castiel avrebbe dovuto perdere tempo a litigare con quello che credeva essere il mio ragazzo? Non avrebbe avuto senso.
   Rimanendo in silenzio, feci scivolare nella mano di Kentin quella con cui mi ero aggrappata al suo braccio e lui, rincuorato almeno in parte, strinse le mie dita alle sue.












Se devo essere sincera, non amo troppo questo genere di storie. Ho sempre l'impressione di dare troppa importanza agli OC protagonisti, finendo col farli apparire come degli odiosi Mary Sue o Gary Stu. Ma va beh, tanto, volente o nolente, la Dolcetta del gioco risulterà sempre una Mary Sue.
A parte questo, ieri ho scoperto che Kentin è il ragazzo più bassino tra quelli proposti dal gioco. Ho sorriso per la tenerezza e mi è venuto spontaneo immaginare Castiel che lo prende in giro per questa ragione (Kentin ora dovrebbe essere alto 170 cm, contro i 180 di Castiel e i 182 di Lysandre, se non ricordo male). Inoltre, nonostante la paura che Kentin continua a dimostrare nei confronti del rockettaro, sono certa che per l'amata riuscirebbe a trovare il coraggio di affrontarlo a muso duro (proprio com'è successo nella recita scolastica, se si sceglie la fiaba di Cappuccetto Rosso).
E questo è quanto. Con la speranza di non aver combinato pastrocchi con l'IC dei vari personaggi, vi auguro una buona giornata.
Grazie per la lettura!
Shainareth





  
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