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Autore: Dark_Water    11/03/2015    1 recensioni
Clara Oswald aveva due vite. Una era un punto fisso, stabile, sicuro e controllabile. L’altra era imprevedibile, ingovernabile ma della quale non poteva fare a meno.
A volte Clara si svegliava di soprassalto, tremante, sudata e spaventata, con un vuoto allo stomaco e la sensazione opprimente e nauseante di essere caduta da una grande altezza.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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In bilico

In bilico

 

 

Clara Oswald aveva due vite. Una era un punto fisso, stabile, sicuro e controllabile. L’altra era imprevedibile, ingovernabile ma della quale non poteva fare a meno.

Clara a volte si sentiva come in bilico tra due mondi, due Universi incompatibili ma che voleva assolutamente tenere sotto controllo. Non ci riusciva sempre, ma per certo sapeva due cose.

Una cosa che sapeva era che amava Danny, la sua dolcezza, il suo essere sicuro di ciò che lo circondava, disilluso ma con i piedi per terra e consapevole di cosa significasse vivere sulla Terra alle prese con tasse e problemi vari e reali. Compreso avere a che fare con la morte.

L’altra cosa che Clara sapeva, però, era che non poteva rinunciare al Dottore. Perché era vero che le faceva vedere posti bellissimi, le meraviglie dell’Universo, i suoi idoli storici vissuti in epoche lontane; ma era vero soprattutto che non poteva rinunciare a quell’uomo brontolone che nascondeva un Universo infinito ed indescrivibile di emozioni intense e contrastanti, un uomo con tanti amici ma sempre solo che si lasciava toccare e leggere dentro soltanto da lei.

 

**

 

A volte Clara si svegliava di soprassalto, tremante, sudata e spaventata, con un vuoto allo stomaco e la sensazione opprimente e nauseante di essere caduta da una grande altezza; a volte piangeva senza rendersene conto, mentre cercava di regolarizzare il respiro. Il cuore in quei momenti le sembrava volesse esploderle nel petto ed il rumore tamburellante nelle sue orecchie sembrava volesse assordarla, tanto quello le batteva forte. Danny accanto a lei si svegliava e la abbracciava, la stringeva forte al suo petto sussurrandole che era solo un sogno, non poteva farle del male. Ma Clara sapeva che non era vero, che i sogni a volte sono echi di vite passate e dolore inciso a lettere incandescenti nell’anima.

 

 

“E’ successo ancora, vero?”

Il Dottore lo capiva quando Clara ricordava, anche se lei non glielo diceva. Perché se la sua Ragazza Impossibile gli leggeva dentro era anche vero il contrario, e forse lui sapeva farlo meglio di quanto le lasciasse intendere.

“Dove eravamo stavolta?”

E Clara raccontava. Di invasioni Cybermen, di alieni mai incontrati, a volte di luoghi che ricordavano Gallifrey e poi di pianeti che scomparivano nel nulla, navi Dalek e doppi dottori, di TARDIS lanciati a bruciare in nuclei infuocati dopo che lei, con uno schiocco di dita, ne aveva chiuso le porte perché lei era un fantasma,  l’ombra un passo dietro Donna e quello era l’unico modo per salvare il Dottore. Lei lo sentiva. Lei sapeva sempre come e quando, anche se lui non la vedeva mai.

Il Dottore non parlava, ma le stringeva la mano. La guardava con i suoi grandi occhi tristi e le chiedeva scusa senza voce ma solo con lo sguardo. Clara poggiava la testa contro la sua spalla senza rompere il silenzio e sospirava. Il suo modo di dirgli che non era colpa sua, che lo aveva scelto lei. Restavano fermi così per attimi brevi o interminabili, il tempo non aveva più misura in quei momenti in cui, per l’uno, la presenza dell’altra era necessaria tanto quanto l’aria lo era ai polmoni, o un supporto vitale ed una dose di morfina per un moribondo in preda agli spasmi dolorosi di un trauma letale.

Quel contatto in quel momento era come dividere in due un peso pressante e costante che mai li avrebbe abbandonati e che nessuno oltre loro avrebbe mai capito. In quei momenti erano in due ad avere duemila anni e tante vite vissute.

 

**

 

Clara col tempo aveva imparato a mentire. A Danny, al Dottore… il suo stesso cuore le mentiva continuamente.

Quando le bugie si erano dissolte ed i veli caduti, alla sua vista tutto ciò che la vita aveva di positivo era scomparso e la cruda realtà che le si mostrava era un buco nero che risucchiava ogni emozione ed ogni speranza.

Amava Danny, il suo punto fisso.

Amava il Dottore, il suo uomo impossibile.

Ma li aveva persi entrambi e lei altro non era che un involucro vuoto senza anima e senza scopo, con una voragine al posto del cuore ed acqua gelida che le scorreva nelle vene.

 

**

 

Il ricordo di Danny faceva male, ma col tempo le sferzate che le laceravano la carne dall’interno sapeva sarebbero diventate vento fresco di un piacevole ricordo dei tempi in cui con lui era stata felice. Col Dottore di nuovo al suo fianco tutto era più facile, era un po’ come ingannare la vita e le sue frustate e questo controllo sull’angoscia che le era dentro le andava bene. Anche dire finalmente la verità le piaceva, ammettere apertamente ciò che provava per il suo uomo impossibile la faceva stare bene, le dava la sicurezza e la stabilità di cui aveva bisogno in quel momento di puro e profondo sconvolgimento. Anche se aveva posto lei stessa i limiti, anche se aveva chiarito che sarebbe stato impossibile aver qualcosa di più.

 

**

 

Clara sapeva dell’esistenza di un Universo Alternativo; non conosceva i dettagli, ma era come un eco di una sua vita passata confusa col ricordo della sua adolescenza. A volte era come se avesse vissuto due o più vite nello stesso momento e la sua mente vacillava, dimenticava le cose per tenerla sana e non farla impazzire. Scordava i dettagli, ma nella nebbia onirica dei ricordi incoerenti le sorgevano delle domande. Sulla se stessa di quella dimensione, su Danny, sulle differenze eventuali e le similitudini certe.

“Era un Universo simile, ma con tante differenze. Piccoli particolari diversi che però portano le persone a scelte differenti e lo rendono un posto… difficile, duro in cui vivere. Ed era anche un Universo senza Dottore.”

La voce del Dottore era calma, ma profonda e triste.

Clara non gli aveva mai chiesto dei suoi compagni passati, lui non ne aveva mai parlato prima e nemmeno in quel momento lo stava facendo. Sapeva che non le piacevano i paragoni, e lui sapeva ancora di più che Clara era Clara, la sua Clara.

Non le aveva raccontato di Rose. Non le aveva raccontato della sua Meta Crisi, anche se nei suoi ricordi sfocati lei avrebbe potuto averli visti in una qualche occasione, uno dei suoi ‘sogni’.

Clara restava in silenzio, guardando un punto indefinito oltre le spalle del Dottore prima di sorridere e prendergli la mano.

“Quindi… in quell’Universo non ci sono neanche io.”

Il pensiero di una qualche versione di Clara felice con Danny si stava sgretolando e faceva male. Ma faceva ancora più male l’idea di una qualche versione di Clara senza un Dottore a farle scoprire quanto possa essere meraviglioso lasciarsi andare, fidarsi ed affidarsi completamente a qualcuno, perdere il controllo ogni tanto e lasciare che sia qualcun altro a farlo per te.

Le labbra del Dottore si mossero come per dire qualcosa, un tentativo forse di dissolvere la tristezza dallo sguardo di Clara e quell’ombra che le scuriva gli occhi quando pensava a Danny. Ma un dito della ragazza sul labbro inferiore dell’uomo gli impose di non parlare.

Una foglia con una specifica forma, portata via dal vento ad una specifica velocità ed in uno specifico momento per creare qualcosa di speciale; basterebbe cambiare un solo particolare e…

“Una foglia mi ha portata in questo mondo. Sono nata per salvare il Dottore, ma se il Dottore non esiste… non esisto nemmeno io.”

Per un attimo Clara credeva di aver trovato il suo posto. Poi c’erano sempre quei cinque minuti al giorno che le facevano capire che, si, lei esisteva in un solo Universo, sempre la mano stretta in quella del suo migliore amico ad infondersi a vicenda  sicurezza, fiducia e protezione,  ma sempre divisa. E forse, in fondo, un po’ diviso come lei lo era anche il Dottore.

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Nota:



Quando parlo di Clara come 'fantasma' e 'ombra un passo dietro Donna' faccio riferimento a Journey’s end, momento in cui le porte del Tardis si chiudono misteriosamente intrappolando Donna al’interno poco prima che esso venga lanciato nel nucleo incandescente dai Dalek per essere distrutto. E’ una mia idea (o giustificazione del buco che RTD non ha mai chiarito e quindi dico che con Clara lì Moffat gli ha salvato le chiappe xD) che un qualche eco di Clara possa averlo fatto ^^
   
 
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