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Autore: Gnarly    12/03/2015    2 recensioni
La maggior parte delle persone fotografavano montagne, mari, feste, eclissi. Lui no, a lui piaceva intrappolare in una singola immagine un momento di felicità, per non dimenticarlo mai. Perché lui, in quel momento, non desiderava altro che osservare Laura dormire, dedicata ad un momento di pace. Ed era felice. Luca, in quel momento, era davvero felice.
[Partecipante al contest Photographer's World indetto da Felicity Weedon sul forum di EFP]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scatto di felicità


Per Luca la fotografia era ormai diventato più che un hobby, un passatempo. Per lui era un motivo di tranquillità, di felicità. Ogni volta che posizionava il treppiedi al centro di Piazza Castello, gli amici, i conoscenti ma anche i turisti, gli chiedevano per quale motivo fotografasse in continuazione la monotona e poco interessante città che era Torino, e lui rispondeva sempre con la stessa frase: “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà.” Adorava questa citazione di Henri Cartier-Bresson, un fotografo francese che Jeorge ammirava particolarmente e reputava che fosse uno dei pochi uomini sulla Terra degni di essere chiamati così.

La sera precedente, come tutti i venerdì, Luca era rimasto a dormire da Laura, in quanto nessuno dei due il giorno successivo sarebbe dovuto andare a lavoro.
La casa di Laura era diventata per entrambi un rifugio, un covo dove esistevano loro e loro soltanto. Era un’appartamento non molto grande, ma davvero accogliente.
All’ingresso si trovava il tavolo da pranzo, intagliato in legno e lungo quanto un letto matrimoniale; alla sinistra della sala da pranzo c’era la cucina, alla quale si poteva accedere passando attraverso un’arcata di legno color noce, dove erano appesi diversi vasi contenenti i fiori dai colori più svariati.
Il salotto, posizionato dinanzi alla tavola in legno di ciliegio, era piuttosto piccolo. Il divano rosso cremisi faceva pendant con le tende che, per quanto la loro finezza potesse permetterglielo, filtravano la luce dei raggi solari.
L’unica cosa che in quell’appartamento faceva pensare di non trovarsi in un’abitazione risalente agli anni ’60 era la televisione, piatta con la lama di un coltello, ma larga quanto il dipinto di Monet che Laura aveva comprata diversi anni prima in Francia, La Pie - in italiano chiamato La Gazza. La ragazza adorava quel quadro, e allo stesso modo adorava lo spirito natalizio che le infondeva qualvolta fissasse quello splendido dipinto.

La mattina, non appena Luca si svegliò, notò con quale angolazione la luce colpiva il volto di Laura, rendendolo particolarmente luminoso. La reputava bella, una tra le più belle ragazze che avesse mai incontrato. E non lo diceva solo perché l’amava, no. Lui lo pensava davvero, così come sosteneva che non avesse bisogno di trucchi e impiastri vari per rendere il suo viso ancora più adorabile di quanto non lo fosse già.
Le mani erano posizionate in modo casuale sul cuscino; una era intrecciata con quella massa informe che erano i suoi capelli, normalmente color rosso carota ma che, a causa dei riflessi luce, in alcune zone sfumavano nel rosso più acceso, l’altra mano era, invece, posizionata tra la guancia ed il cuscino. Con un tocco morbido e delicato, Luca accarezzò il viso di Laura, chiedendosi per quale motivo Dio gli avesse mandato in dono un angelo così dolce.
Si allontanò dal letto, sfatto per i movimenti che aveva subìto durante la notte, e si avvicinò al comodino, realizzato anch’esso da un artigiano del legno - Laura adorava il legno, di qualsiasi albero e colore, per questo decise di arredare la casa solamente con oggetti lavorati da ottimi falegnami -, e prese una borsa contente l’oggetto a lui più caro: la reflex.
Non voleva comprarsi macchine fotografiche qualvolta ne usciva una nuova, gli bastava la Nikon che Laura gli regalò per il compleanno. Si trovava bene, non era di grandi dimensioni, ma l’obiettivo era piuttosto potente e questo poteva rendere facile lo scattare una foto anche a distanze piuttosto notevoli.
I raggi solari che colpivano il viso di Laura creavano dei giochi di luci affascinanti, che Luca sarebbe rimasto volentieri ad ammirare se non avesse avuto una tale voglia di immortalare quel momento così perfetto ed intimo.
Scattò una, due foto, fino ad arrivare ad un numero abbastanza alto che gli permettesse di confrontare le diverse immagini da lui fotografate, per poi far sviluppare le più belle ed incorniciarle sui muri del corridoio.
Controllò tutte le fotografie che aveva scattato a Laura, eliminò quelle che meno lo emozionavano e si alzò per spostare la tenda, in modo da non svegliare la ragazza che era sdraiata affianco a lui.
Si sentì in pace con sé stesso, in quell’istante. Adorava le semplici cose, ed immortalare un momento di semplicità come il dormire lo fece sorridere.
La maggior parte delle persone fotografavano montagne, mari, feste, eclissi. Lui no, a lui piaceva intrappolare in una singola immagine un momento di felicità, per non dimenticarlo mai. Perché lui, in quel momento, non desiderava altro che osservare Laura dormire, dedicata ad un momento di pace. Ed era felice. Luca, in quel momento, era davvero felice.





Note dell'autrice: heilà!
Per prima cosa volevo ringraziare chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui. So che il contesto di questa storia non sia propriamente romantico, ma era l'unica sezione in cui avrei potuto appioppare questa storia.
È stata scritta per un contest sulla fotografia e non sapevo proprio dove pubblicare questa Os, quindi... nulla, siate clementi eheheh.
Oh, vorrei ringraziare anche BlackIceCrystal per aver creato un banner che, personalmente, adoro, ahw.
Spero che la storia non faccia così senso come sembra, uhm.
Strano a dirsi, ma non ho molte cose da dire, questa volta.
Un abbraccio,
Gnarly



 
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