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Autore: meduise    12/03/2015    4 recensioni
One shot || D18
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Il povero decimo boss dei Cavallone, per colpa del freddo dell'inverno giapponese si era ritrovato con una febbre e un raffreddore che probabilmente mai in ventidue anni si era preso tanto pesantemente. [...]
Hibari Kyouya passava ogni sera, dopo la scuola, per l'hotel dove i Cavallone alloggiavano, nella speranza di trovare il suo insegnante un minimo attivo e non buttato nel letto a dormire, cosa che lo faceva innervosire un po'. Inoltre sentiva il bisogno di combattere contro quell'uomo, di mordere a morte quella persona, quindi sarebbe stato ben contento, a modo suo, di scorgere un minimo di forze in Dino. Doveva comunque reprimere quella necessità: il decimo Cavallone non si sarebbe ripreso in fretta, da erbivoro quale era.
Tuttavia, una volta lo beccò impegnato col suo computer; era tutto pallido in volto, con delle occhiaie che avrebbero fatto paura a chiunque e i capelli legati in una coda molto arruffata, in bella compagnia di acqua e buste di medicine.
Non era bello da vedere, in pratica.
Quindi sì, forse era molto meglio trovarlo a dormire.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: _K u r a g e
Titolo: Flu.
Fandom: Katekyo Hitman REBORN!
Parole: 837 secondo OpenOffice (one-shot)
Personaggi: Dino Cavallone, Hibari Kyouya, Romario
Pairing: D18
NdA: al fondo~

 

 

 

 

 

Flu.

 

 

 

Inverno. La stagione in cui ci si diverte giocando con la neve, si fanno spese durante il periodo natalizio, ci si riposa sotto le calde coperte di pile. Ma soprattutto, la stagione in cui ci si ammala. Chi non si becca una bella influenza con il gelo e il vento che colpiscono entrandoti nelle vene?

Ed ecco, infatti, che il povero decimo boss dei Cavallone, per colpa del freddo dell'inverno giapponese si era ritrovato con una febbre e un raffreddore che probabilmente mai in ventidue anni si era preso tanto pesantemente. Era ammalato da quasi una settimana e questo rendeva molto difficile svolgere il suo compito di capo di una famiglia mafiosa. Più difficile di quanto già non fosse, insomma. Almeno c'era Romario che si occupava del lavoro da fare – fin quando gli era concesso.

 Hibari Kyouya passava ogni sera, dopo la scuola, per l'hotel dove i Cavallone alloggiavano, nella speranza di trovare il suo insegnante un minimo attivo e non buttato nel letto a dormire – siamo sicuri fosse solo per questo, Kyouya? –, cosa che lo faceva innervosire un po'. Inoltre sentiva il bisogno di combattere contro quell'uomo, di mordere a morte quella persona, quindi sarebbe stato ben contento, a modo suo, di scorgere un minimo di forze in Dino. Doveva comunque reprimere quella necessità: il decimo Cavallone non si sarebbe ripreso in fretta, da erbivoro quale era.

Tuttavia, una volta lo beccò impegnato col computer; era tutto pallido in volto, con delle occhiaie che avrebbero fatto paura a chiunque e i capelli legati in una coda molto arruffata, in bella compagnia di acqua e buste di medicine.
Non era bello da vedere, in pratica.
Quindi sì, forse era molto meglio trovarlo a dormire.
Come accadde infatti quella sera. Una volta arrivato all'albergo, Hibari si diresse subito verso la camera del suo amante, incontrando Romario che lo salutò con un «Anche oggi qui, Kyouya», il quale però non ottenne alcuna risposta.
Il ragazzo lo fissò. Si era un po' innervosito perché era stato chiamato per nome, ed era già più che sufficiente sentirselo dire in continuazione da quell'idiota di Haneuma – che non ne voleva sapere di cambiare abitudine –, tuttavia in qualche modo riuscì a passare oltre e si avviò alla stanza del biondo, chiudendo così una conversazione che in sostanza non era mai cominciata. Il fidato subordinato di Dino non diede molto peso al comportamento del giapponese: sapeva com'era fatto.

Hibari non si degnò neanche di bussare alla porta. Questa non era chiusa a chiave e quindi fece presto ad entrare. Si ritrovò in un locale che oramai gli era parecchio familiare. Una stanza abbastanza grande, ma non troppo. Due divanetti e una poltrona di velluto contornavano un tappeto nel lato destro della stanza, una televisione si trovava di fronte a questi; c'era poi una piccola cucina e affianco a questa si poteva vedere un balcone che affacciava la città; sulla sinistra c'era una porta bianca che dava al bagno e infine c'era il letto che – ancora non si sa il perché – era matrimoniale. Il tutto era debolmente illuminato da una lampada gialla da comodino: evidentemente Dino si era addormentato prima di spegnerla.
Dopo aver lanciato uno sguardo fugace tutt'intorno, Kyouya si diresse verso il letto dove, per l'appunto, Haneuma riposava supino. L'uomo non aveva affatto una bella cera, ma almeno pareva stesse dormendo tranquillamente. Hibari fissò il più grande per un po' di tempo, come aveva fatto con Romario poco prima, stando in piedi al lato dell'alcova.
Solo successivamente si sedette accanto a Dino. Continuava a guardarlo con un'espressione annoiata – beh, era tale solo all'apparenza. Si tolse la casacca della divisa scolastica dalle spalle e la adagiò ai piedi del letto, quindi si sporse nuovamente vicino al volto del boss, facendo peso sul braccio destro, mentre con la mano opposta prese a giocherellare con le innumerevoli ciocche bionde che circondavano il suo – bel – viso.
Lentamente, quei capelli scivolavano fra le snelle dita del ragazzo, poi si attorcigliavano, si scioglievano e cadevano, perciò quelle dita andavano subito a cercare un nuovo ciuffo con cui ricominciare a giocare. 

Passarono così dieci minuti buoni; il silenzio regnava ancora nella stanza. Quando per l'ennesima volta un gruppetto di capelli era caduto dalle dita di Hibari, questi non si preoccupò di ripescarne ancora un altro, bensì posò la mano sulla fronte di Dino – sentì subito calore, segno della febbre che non era ancora passata – e poi gli accarezzò il volto.
Uno scossone gli fece ritrarre la mano: il boss si era girato sul proprio fianco e aveva piegato le braccia davanti a sé.
«Kyouya~» mormorò.
Il ragazzo giapponese lasciò trapelare sul viso un sentimento di stupore, o forse di curiosità. Credeva che il suo amante si fosse svegliato.
Invece egli aveva gli occhi chiusi.
Aveva parlato nel sonno.
Quando Hibari se ne rese conto, aggrottò la fronte, innervosito e seccato.
«Stupido Haneuma» sussurrò notando il viso lieto di Dino.

Però subito dopo riprese a giocherellare tranquillamente con i suoi capelli.

 

 

 

 

 

 

 

♫ Note della medusah. (?)

Salve a tutti! O come potrei dire in questo fandom... ciaossu~

Ho scritto questa one-shot dopo... sette mesi in cui non riuscivo a finire niente di ciò che cominciavo e devo dire che sono davvero contenta. E anche un pochino emozionata. (?) ;_;

Inoltre stiamo parlando della mia grande, suprema otp della serie (ma anche in assoluto, attualmente), quindi dovevo per forza provare a raccontare qualcosa su di loro. uvu

E' la prima storia che pubblico al di fuori del fandom di Inazuma Eleven, e riuscire in questo era uno dei miei piccoli-grandi obiettivi.
In teoria mi sono ispirata ad un prompt trovato su Tumblr qualche giorno fa, solo che rileggendolo una volta conclusa questa OS mi sono accorta di non aver usato tutti gli spunti che dava, quindi non so se citare tale prompt o meno. Se è una cosa che devo fare in ogni caso, fatemelo sapere, io lo aggiungerò subito nelle note all'inizio~

Per chi non lo sapesse, "Flu", il titolo, significa "influenza" in inglese. Io l'ho scoperto praticamente solo quando mi sono messa a cercare qualcosa di adatto come nome della ff. Ringrazio mia sorella per questo, HAHAHAH.
All'inizio, nemmeno mi piaceva come parola, ma poi ho iniziato a considerarla carina. uvu

E niente... ringrazio in anticipo chi leggerà, recensirà o aggiungerà a qualche lista questa mia piccola uscita. ☆

_ K u r a g e  

   
 
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