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Autore: Kiruzy    13/03/2015    2 recensioni
Un breve racconto dell'orrore per venerdì 13, buona lettura.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le undici e cinquanta di giovedì sera, era il dodici Marzo, in una piccola casa in periferia, Jakob si stava preparando alla "Notte dell'orrore", che cominciava ogni venerdì da mezzanotte fin le sei del mattino su uno di quei canali poco conosciuti della televisione.
In realtà ogni tanto cominciava un pò prima o un pò dopo, non era esattamente preciso ma essendo un canale undergraund nessuno si era mai lamentato.
Era sdraiato sul divano con addosso pantaloni da tuta, una cannottiera bianca e una camicia di flanella sopra, era un amante del brivido e delle storie horror quindi non si perdeva mai una maratona che includeva film e storie raccapriccianti di misteri mai svelati.
"Salve mie creature della notte."
Disse la presentatrice del programma che indossava un elegante abito nero dalle maniche ampie.
"Siete pronti al brivido?"
Qualcuno bussò alla porta, ma Jakob non aspettava visite.
"Chi è?"
Chiese restando ancora un attimo sul divano ma non ricevendo risposta andò verso la porta.
"Allora si puo sapere chi ha bussato?"
Chiese ancora prima di guardare dallo spioncino senza vedere nessuno, allora aprì la porta e fece due passi fuori per guardarsi attorno, la strada era deserta, quasi tutte le case del quartiere avevano le luci spente, i lampioni illuminavano la strada a tratti, in aloni di luce giallastra, che si espandeva per la nebbia primaverile che era tipica di quei luoghi.
Jakob rientrò in casa pensando di aver avuto un abbaglio, puo capitare di avere l'impressione che ci sia qualcuno alla porta.

L'orologio a pendolo che teneva appeso nel soggiorno, accanto ad un quadro di un paesaggio notturno boschivo senza luna, scoccò la mezzanotte e gli parve di sentire nuovamente bussare alla porta, allora si girò ma invece di spalancare la porta come prima, guardò attraverso lo spioncino.
Vedendo un enorme occhio nero, dall'iride  color ocra anchessa di discrete dimensioni e dalla pupilla frammentata che creava ulteriori venature nere nlell'iride dando l'illusione che si unisse alla sclera nera.
Jakob sobbalzò dallo spavento e cadde a terra.
Credeva di aver appena visto un occhio non umano fissarlo dallo spioncino.
Rimase seduto sul pavimento ancora qualche attimo prima di alzarsi e guardare interrogativamente e con inquietudine la porta di casa sua, cosa aveva visto veramente?
Era questa la domanda che gli balenò in testa quando si avvicinò nuovamente allo spioncino per ottenere una risposta, da esso vide solo la strada buia e vuota illuminata dalla luce giallognola del lampioni, quello accanto casa sua lampeggiava ad intermittenza per un mal funzionamento.
Jakob si sentì sollevato nel non vedere nulla di strano ma restò inquietato mentre si avviava nuovamente sul divano.
Il programma "Notte dell'orrore" era appena cominciato e Jakob si sedette sul divano cercando di convincersi di aver avuto un abbaglio.
Pochi minuti dopo sentì nuovamente bussare alla porta, questa volta a Jakob vennero i brividi e la guardò restando sul divano nel soggiorno che dava al corridoio dell'entrata, decise di ignorarla.
Pochi minuti dopo bussarono nuovamente e Jakob rimase sul divano fingendo di non aver sentito.
Poi vide la maniglia della porta abbassarsi, lentamente quasi pregustanto il terrore che in quel momento attanagliò l'animo di Jakob che fissava la porta con occhi sbarrati, fortunatamente la porta era blindata e dall'esterno si poteva aprire solo utilizzando le chiavi.
Jakob si alzò dal divano e lentamene si avviò verso l'ingresso, questa volta guardando dallo spioncino non vide nulla, nemmeno la strada illuminata dalla gialla luce del lampioni, vide solo il buio, ma non ebbe il coraggio di aprire la porta per assicurarsi che ci fosse ancora il suo quartiere.
Si lasciò prendere leggermente dal panico e andò verso il telefono di casa a chiamare aiuto, non pensava alla polizia quanto al suo amico Mark, digitò il suo numero ma nessuno rispose al telefono, allora appoggiò il cordless sul mobiletto accanto al divano, vicino ad una cornice con dentro la foto di lui e Mark da bambini sotto ad un albero pieno di foglie e si risiedette  cercando di non pensarci mentre il programma continuava la sua maratona dell'orrore.

Ma era troppo scosso e pensò che una tazza di te caldo avrebbe potuto aiutarlo a calmare i nervi, quindi si avviò in cucina e mise a bollire dell'acqua in una brocca da te e poi tornò sul suo divano, quando l'acqua cominciò a bollire tornò in cucina ma, anche se di sfuggita, vide un ombra muoversi davanti alla finestra, rimase fermo li un paio di minuti a fissare quel'agghiacciante finestra mentre dalla brocca usciva il vapore dell'acqua bollente, si avvicinò cautamente alla finestra e scostò la tenda, non vide nulla, osservò la boscaglia di fronte a lui, la osservò attentamente scrutando fra gli albero, vide qualcosa di indefinito, cercò di mettere a fuoco ed erano due occhi ocra che da lontano lo osservavano, quando se ne rese conto richiuse le tende e tornò in soggiorno a prendere il cordles digitando il numero della polizia.
"Qui pronto intervento, posso aiutarla?"
Al telefono rispose una voce femminile.
"Sì mi serve aiuto, credo ci sia qualcuno fuori casa mia non so cosa voglia."
Disse Jakob con vode agitata e preoccupata.
"Va bene, mi dica il suo indirizzo."
"Sono al 58 di via Melverg."
"Va bene ora le mandiamo una pattuglia, lei resti in casa e chiuda porte e finestre."
"Grazie, grazie, vi aspetto."

Leggermente sollevato Jakob appoggiò il cordless, la stazione di polizia era poco distante non ci avrebbe dovuto mettere più di cinque minuti ad arrivare, si sedette sul divano ad aspettare, ormai non seguiva nemmeno più il programma, era troppo nervoso.
Passarono i cinque minuti ma la pattuglia non arrivava ancora quindi aspettò, dopo altri dieci minuti Jakob cominciò ad innervosirsi nuovamente, altri cinque minuti dopo riprese il cordless in mano e richiamò la polizia
"Pronto qui la polizia posso aiutarla?"
"Sì ho chiamato venti nimuti fa, c'è qualcuno che mi osserva fuori casa mia ho paura mi voglia fare del male, dovè finita la pattuglia che dovevate mandarmi?"
"Non si agiti la pattuglia è per strada sta arrivando."
"Ma tra quanto arriva? Da dove è partita?"
"Non tema, la pattuglia arriverà a momenti Jakob."
"Sì ma... Aspetti io non le ho detto il mio nome, come fa a conoscerlo?"
La linea si interruppe.
"Pronto?"

Chiuse il telefono e tentò di richiamare Mark.
Il telefono squillò un pò poi risposero.
"Pronto Mark sei tu?"
"Pronto, Jakob."
La voce era quella della donna che aveva risposto alla centrale di polizia.
"Perchè rispondi a questo numero? Chi sei?"
"Io credo che lei debba smettere di agitarsi."
"Chi cazzo sei?! Cosa vuoi da me?!"
"Vada a bersi una tazza di te."
Chiuse la linea.
La ragazza aveva detto di andare a prendere una tazza da te, questo ricordò a Jakob della brocca del te che aveva lasciato sul fuoco a bollire, riappoggiò il cordless sul mobile e andò in cucina ma la brocca non era più sul fuoco a bollire, bensì sul tavolo, assieme ad una tazza gia riempita di te caldo e fumante.
Non si avvicinò, anzi arretrò verso il soggiorno per riprendere il cordless ma si accorse che nella fotografia d'infanzia la scena era cambiata, prese la foto in mano, non c'erano più loro due sorridenti ma c'era solo Jakob da solo sotto ad un albero morto che piangeva.
"No!"
Urlò facendo cadere la cornice con foto di cui si ruppe il vetro.

"Tutto questo dev'essere un brutto sogno, solo un brutto sogno."
Disse tra se, sedendosi sul divano.
"Tutto questo non piò essere reale..."
"No, Jakob è tutto reale."
Disse la condutrice del programma tivù.
"Cosa? Non puoi aver parlato con me..."
Jakob si avvicinò alla televisione.
"Questo è un incubo ad occhi aperti Jakob, il tuo incubo."
Continuò la conduttrice.
"Cosa volete da me?! Lasciatemi in pace."
"Credo che questo non sia possibile caro Jakob, il mio programma dura fino alle sei del mattino, lo show deve continuare."
Prese il telecomando e spense la televisione che un secondo dopo si riaccese sempre su quel canale.
"Credo che questo non basterà ad eliminare gli incubi."
Disse la conduttrice a Jakob, quasi sbeffeggiandolo per aver sperato che spegnere la televisione servisse a qualcosa.
"Benvenuto all'inferno."
Disse lei guardandolo, poi lui tentò di cambiare canale.
"Ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha."
La conduttrice fece una malefica risata che si perpetuò per tutti i canali che Jakob cambiò.

Bussarono e lui si fermò, andò verso la porta e attraverso lo spioncino stavolta vide solo l'androne della sua dimora e il lampione che illuminava ad intermittenza, tutte le altre case e i lampioni non c'erano più.
Si staccò un attimo poi riguardò, allo spioncino vide di nuovo quell'enorme occhio nero dall'iride ocra fissarlo, si spense la luce del lampione e non vide più nulla per qualche secondo poi, si riaccese e l'occhio era sparito.
Tornò in soggiorno.
"Cosa volete da me?"
Chiese fissando la presentatrice del programma "Notte dell'orrore" che era tornata a comportarsi normalmente e parlare del programma.
"Che cosa volete da me?!"
Ripetè scuotendo lo scermo della televisione.
Squillò il telefono.
Jakob fissò il cordless per qualche secondo poi lo prese in mano.
Rispose e lo portò all'orecchio senza dire nulla.
"Hai paura del Babau?"
Chiese la voce femminile, con voce sussurante prima di chiudere la chiamata.

Jakob non sapeva cosa fare, c'era qualcosa che lo stava minacciando, ma lui non sapeva cosa fosse e nemmeno se si potesse scacciare.
Si guardò attorno per cercare un arma, qualcosa che lo potesse proteggiere, e gli cadde l'occhio sul quadro, sul paesaggio notturno boschivo compariva uno spicchio di luna, lui sapeva che quella luna non c'era mai stata prima, si avvicinò al quadro e si rese conto che era anche cmbiata la luce nel quadro, si intravedevano più dettagli, tra cui una figura indistinta nella notte.
Bussarono.
Jakob si girò verso la porta.
Bussarono ancora.
Non si mosse da li.
"Signore? È in casa? Siamo della polizia, è lei che ci ha chiamato per segnalare la presenza di un individuo sospetto aggirarsi nei d'intorni di casa sua?"
La voce era qualla di un uomo, e sentendo queste parole corse immediatamente alla porta ma non aprì subito, prima guardò attraverso lo spioncino per assicurarsi che alla porta ci fossero veramente dei polizziotti.
Vide due agenti, uno dal fisico normale e l'altro leggiermente sovrappeso, sembravano persone normali, sembravano persone vere.
"Sì ho chiamato io!"
Disse staccandosi dallo spioncino e aprendo la porta.
"Sono contento che siate arrivati!"
Ma quando spalancò la porta non c'era nulla a parte l'androne della sua casa e il lampione dalla luce intermittente.
Non c'era la strada, e nemmeno le case attorno alla sua.
Era in mezzo al nulla, intrappolato nel limbo.
Richiuse immediatamente la porta.
"Oddio che cosa sta succedendo? Dove sono finito, dov'è finito tutto?"
Si chiese agitato.
Digitò il numero di Mark sul cordless.
La linea era staccata.
Allora tentò di digitare quello della polizia.
Anche li la linea era staccata.
Non poteva chiamare nessuno, era isolato.
Era da solo nel nulla.

Non sapeva cosa fare, riguardando il quadro con quella figura indefinita ripensò alla figura indefinita che lo fissava in lontananza, si chiese se era ancora li e andò in cucina a guardare dalla finestra, scostò la tenda ma non vide nulla.
La tazza di te era ancora li, ancora fumante anche se ormai sarebbe dovuta essere fredda, guardò la tazza, senza toccarla, le foglie che galleggiavano al suo interno cominciarono a muoversi, ad agitarsi.
Jakob continuò a guardarle, nella tazza si era formato un piccolo vortice, come quelli che si fanno agitando il cucchiaio, e mentre si formava questo vortice il te al suo interno diminuiva.
Quando non ci fu più te nella tazza a Jacob sembrò che le foglie formassero delle lettere.
'BUH'
Era perplesso, distrattamente alzò lo sguardo verso la finestra.
C'era una creatura enorme dall'aspetto canino e dal pelo nero che poggiava con il muso sulla finestra appannando il vetro, lo fissava con i suoi enormi occhi neri e gialli.
"AAAAAH!"
Jakob urlò dal terrore e la creatura si dileguò nella nebbia che si era fatta più fitta.
"Che cos'era quello? Un lupo?"
Corse in soggiorno vedendo con orrore che la stanza era stata devastata, il divano era lacerato, e le pareti graffiate, le uniche cose rimaste intatte erano la televisione che era ancora accesa sul programma "Notte dell'orrore" e il quadro che si era modificato ulteriormente, la luna era piena quasi a metà , il paesaggio boschivo era più dettagliato e anche la figura indistinta cominciava a prendere una forma.
Era tutto folle.
Jakob era invaso dal terrore.
Non poteva credere che quello che gli stava accadendo fosse reale ma non riusciva a svegliarsi da quell' incubo.

Bussarono alla porta.
Jacob decise di non andare nemmeno a vedere chi o cosa fosse, non ci riusciva, era pietrificato dal terrore.
Bussarono alla porta ma questa volta bussarono violentemente e con forza.
Sì spaventò maggiormente.
Ora l'unico pensiero che aveva era fuggire.
Ma dove?
Una strana creatura gli girava attorno casa e qualcosa di demoniaco si stava divertendo con lui al suo interno.
Squillò il telefono.
Rispose.
"Pronto?"
"Hai paura del Babau?"
Si chiuse la chiamata.
Lui guardò il cordless e cadde a terra, ormai non si reggeva più in piedi dal terrore.
Gli cadde l'occhio sulla cornice a terra rotta, la foto spuntava fuori da essa, lui la prese, c'era sempre lui da bambino che piangeva sotto l'albero morto, la girò.
Sul resto della foto c'era una scritta.
"Lui sta venendo a prenderti."
Jakob osservò quella scrittura infantile, sembrava la sua calligrafia di quand'era bambino, ma lui non aveva mai scritto quelle parole dietro la foto, la rigirò, la foto era cambiata, ora c'era solo l'abero morto al suo interno e la nebbia.
Osservò meglio la fotografia.
Dietro la foschia della nebbia intravedeva una sagoma scura.
lasciò cadere la foto e si portò le mani al viso, nella disperazione si mise a piangere.

Bussarono di nuovo violentemente alla porta.
Lui si trovava rannicchiato al suolo in quella stanza che sembrava fosse stata distrutta da una bestia feroce.
"Perchè mi stai facendo questo?"
Urlò Jakob alla porta da dove era rannicchiato ma alla porta sentì solo bussare, questa volta senza violenza come le prime volte.
"Perchè non mi uccidi e basta?"
Gli chiese Jakob in lacrime.
Ci fu in silenzio per un pò.
Poi sentì nuovamente bussare alla porta, stavolta leggermente quasi fosse un invito.
Allora lui si alzò ed andò a vedere cosa ci fosse stavolta fuori dalla porta.
Guardò attraverso lo spioncino.
Il lampione non c'era più ma fuori non c'era buio pesto come prima, il paesaggio era scuro ma si potevano distinguere le forme, nella nebbia non molto distante poteva chiaramente vedere lo stesso albero morto della foto, lo osservò per qualche secondo poi da dietro l'albero sbucò un bambino, lo guardò attentamente, il bambino si avviciava alla casa, era in lacrime, piangeva disperato, appena il bimbo fu abbastanza vicino Jakob non ebbe più dubbi.
Era lui.
Era lui quand'era bambino, lo guardava avvicinarsi da dietro la porta.
Si osservava avvicinarsi in lacrime e impaurito.
Quando d'un tratto il bambino fu trascinato via da quella creatura canina che gli corse in contro e se lo portò via, si sentirono le urla del bambino ma poco dopo cessarono.
Jakob si allontanò dalla porta sconvolto.

Tornò in soggiorno guardandosi attorno e notò che la luna nel dipinto ormai era piena, si poteva distinguere la creatura nel quadro, non c'erano dubbi, era la stessa che lo stava osservando da tutta la notte.
Prese il dipinto dal muro e lo sbattè a terra cominciando a distruggerlo,prese un accendino  e gli diede fuoco.
Jakob osservava con rabbia il dipinto bruciare finchè non ne rimase solo la cornice.
Poi andò in cucina a prendere qualcosa per spegnere le fiamme rimaste, riempì una brocca d'acqua ma riavviandosi verso il soggiorno si accorse che la tazza era nuovamente piena, stavolta non di te.
C'era un liquido rosso al suo interno, lo osservò bene, era decisamente sangue.
Arretrò un attimo e corse in soggiorno, il soggiorno era tornato come prima, senza lacerazioni sul divano ne sulle pareti.
Il quadro era appeso nuovamente alla parete intatto e senza luna.
"Sono le sei del mattino, il nostro programma termina qui."
Disse la conduttrice della "Notte dell'orrore".
"Speriamo che ti sia spaventato Jakob, buon venerdì tredici."
La televisione si spense, fuori cominciava ad albeggiare e Jakob corse verso l'uscita, guardò dallo spioncino e vide che il suo quartiere era nuovamente li con tutte le case, uscì per constatare che non fosse un' illusione, fece qualche passo in strada e si convinse poi rientrò in casa e corse verso la cucina non c'erano più ne la tazza ne la brocca del te.
Non sapeva cosa fosse successo quella notte, forse aveva davvero fatto un brutto sogno, magari si era addormentato sul divano.
Tornò tranquillamente in soggiorno, si sedette mettendo le mani in tasca, sentì qualcosa in tasca come un pezzo di carta, lo tirò fuori, era la foto raffigurante lui e il suo amico Mark da bambini, sorridenti  sotto un albero pieno di foglie, girò la foto, con la stessa scrittura che lui aveva da bambino lesse.
"Ora hai paura del Babau?"
  
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