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Autore: miacroix    13/03/2015    4 recensioni
STORIA SOSPESA
Dal prologo:
"Che Allah mi perdoni per tutto questo.
E mentre riabbassava lo sguardo, sconfitto dai propri pensieri, qualcuno alle sue spalle si rivolse alla donna:« Madame, abbiamo trovato il secondo, ma è morto.»
"
{ Assassin's Creed I • Rating: +15 • OC© In questa storia sono presenti alcuni personaggi di mia invenzione. }
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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NOTE:  CAPITOLO REVISIONATO IN SEGUITO ALLA RECENSIONE DI MICHO
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Gerusalemme,
Anno Domini 1191
 
Malik sentì che all’improvviso tutto diventava bianco. Era intoccabile, immacolato, salito nell’alto dei Cieli, puro, senza forze.
Credeva di essere morto, o comunque di esserci molto vicino.
Era quella la morte? Il nulla più isterico e profondo. Non sentiva dolore, o felicità, o odio. Si stava affacciando sul vuoto dagli spalti delle sue stesse ciglia.
Poi, tutto d’un tratto, un assurdo fascio di luce lo rapì dal suo stato comatoso e lo costrinse ad aprire gli occhi.
Una voce baritonale urlava:« Je le veux vive. Vas-y !» Lo voglio vivo.
Sbatté un paio di volte le palpebre, in cerca della sua coscienza dilaniata e sparsa per la stanza come brandelli di corpi dopo un massacro.
Degli  uomini coperti in volto da pesanti maglie di ferro erano intenti a  togliere freneticamente  le rovine del Tempio dal suo corpo.
Lì, stritolato dalle pietre, sembrava un gatto impaurito dalla pioggia e dalla fame. L’Assassino alzò lo sguardo su di loro, e quando due Cavalieri si fecero avanti ad afferrarlo per le braccia e sollevarlo, Malik levò un urlo di dolore che fece piangere persino l’umida stanza, colpendo ogni muro con il suo eco.
Il suo volto si accartocciò su sé stesso: i denti s’incastonarono come gemme nel labbro inferiore, e gli occhi vennero strizzati dentro le orbite.
Il braccio, era il suo braccio sinistro. Provò a muovere le dita, ma attraverso i nervi cavalcavano impetuosi fasci di dolore.
I Crociati lo trascinarono in un’altra stanza del Tempio, dove si erano radunati il resto dei Templari, ma di De Sable nessuna traccia, così come di Altaїr o di Kadar.
Lo buttarono a terra come un torsolo di dattero, ed era proprio così che si sentiva: divorato e desideroso di tornare al fango ancestrale.
Attorno a lui si creò una discreta folla di Cavalieri, tutti dalle lingue petulanti, ma Malik non li ascoltava, ogni singolo atomo del suo corpo urlava e delirava e piangeva. Il dolore era così forte che sembrava spingerlo in un abisso nero, in perenne caduta con quindicimila spilli infilati sotto pelle.
Ad un certo punto, però, la folla si divise per permettere il passaggio ad una donna. Malik alzò, per quanto poté, lo sguardo oltre il cappuccio per poterla guardare: aveva un viso perfettamente ovale, messo in risalto dalla morbida treccia avvolta sulla nuca,dalla cui sfuggivano alcune ciocche castane. Sotto le sopracciglia scure spiccavano due occhi verdi e meravigliosamente duri come gli scudi dei soldati lì intorno.
La sua pelle era così pallida che a Malik sembrò, per un attimo, di potercisi specchiare in tutto il suo orrido stupore.
Un pesante mantello blu notte le ricadeva sgraziato sulla veste, nascondendo un corpo non particolarmente asciutto. Da sotto il mantello, ad ogni suo movimento, faceva capolino una spada incredibilmente sottile, quasi la zampa di un ragno.
Era bella, certo, ma tremendamente intimidatoria in quel momento.
Sembrava una di quelle Madonne che aveva visto ritratte nei libri, e lui, schiacciato fra il pavimento e la realtà, si sarebbe trascinato ai suoi piedi e avrebbe invocato la debole grazia della morte.
Uccidimi, spediscimi all’altro mondo.
Se ti fa piacere, mastica la mia anima e sputala ai miei piedi.  
Che Allah mi perdoni per tutto questo.

 E mentre riabbassava lo sguardo, sconfitto dai propri pensieri, qualcuno alle sue spalle si rivolse alla donna:« Madame, abbiamo trovato il secondo, ma è morto.»
Il cuore dell’Assassino, nell’udire quelle parole, annegò nell’angoscia. Sperava con tutto il suo rancore che il secondo, quello morto, fosse Altaїr, ma quando trasportarono il  corpo esangue  accanto al suo, Malik sentì l’esofago riempirsi di bile.
Ci vollero un paio di secondi perché l’Assassino riprendesse a respirare. Il copricapo grigio da novizio era inconfondibile, come l’eterno ghigno impresso sul volto di Kadar.
Ormai neanche il braccio doleva più.
Delle silenziose cascate lavarono il suo viso con il loro rovente passaggio.
«Ed il terzo?» chiese la donna.
«Scappato, Mia Signora, come il codardo che è.» rispose l’uomo, avvicinandosi agli altri confratelli.
Per Malik tutto ciò sembrava lontano, al di sopra delle stelle. Per lui ora esisteva solo suo fratello, accanto lui, che dormiva.
Kadar dormiva e non si svegliava.
Kadar era lontano e sognava del mare, a cui le sapienti montagne di Masyaf sbarravano il passaggio.
Avrebbe voluto accarezzarlo, dirgli che andava tutto bene, che lui era lì, ma il dolore lo teneva stretto nella sua morsa e Malik non riusciva quasi a vivere.
La donna si avvicinò all’Assassino morto, lo esaminò, e poi, lentamente com’era arrivata, s’inchinò accanto a Malik.
Gli sfilò il copricapo, poi la sua esile e bianca mano si poggiò sulla guancia dell’uomo. Lo guardò in quei vitrei buchi neri per infiniti secondi, poi disse: «Era tuo fratello? Vi somigliate molto.» si espresse in un arabo perfetto, e nella sua voce poté individuare dolci note di tristezza.
Malik si ritrasse dalla carezza, e in un moto d’ira rispose:« Non ho bisogno della tua compassione, Templare.»
« Mi dispiace.»
La Madame si rialzò, rivolgendosi all’uomo ai suo piedi:« Va’, Assassino. Racconta al tuo Maestro che la vostra arroganza vi distruggerà.»
Malik sentiva tutto il peso del cosmo spaccargli la schiena e le gambe, e mentre tentava di sollevarsi, un’altra fitta lancinante di dolore travolse il suo cervello.
I Cavalieri dietro di lui gli si strinsero attorno, sguainando di poco le spade, ma la donna li divise con un cenno della mano, permettendogli, finalmente, di scappare da quell’incubo.




Meet me in the bathroom. ♠
Salve a tutti, e grazie per essere arrivati fin qui.
Questa non è la prima fic che scrivo su Assassin's Creed, in realtà non scrivo d'altro.
Non ho voluto fare di Altaїr il protaganista assoluto di questa storia, bensì di affiancarlo a Malik. Ho sempre trovato abbastanza facile scrivere del nuovo Gran Maestro, ma ora che mi trovo a fronteggiare il Rafiq, beh.. non è altrettanto facile.
Ah sì, e un'altra protagonista sarà la misteriosa donna di cui si farà il nome fra un paio di capitoli. Diciamo che ho voluto dare un pizzico di mio alla saga, creando una "what if" in piena regola. 
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità con questo semplice prologo, e se avete riscontrato qualche incongruenza stilistica o grammaticale, non esitate a farmelo sapere con una recensione/mp/ambasciatore, insomma, fate voi! c:
Un abbraccio grande grande e tanti bacini.

 
Mia.
   
 
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